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Autore: xxlollipamxx    07/04/2016    1 recensioni
Pamela ha scritto come vorrebbe che fosse la sua vita, chi vorrebbe che ci fosse ad accompagnarla. Questo però non le basta... vuole andarsene davvero, vuole scappare! E quale meta potrebbe essere migliore della Corea del Sud, di Seoul, di quel posto che tante volte ha sognato?
Uno scontro inaspettato e un nuovo caro amico daranno inizio a tutto, le faranno incontrare due persone importanti...
Il suo cuore e la sua testa lotteranno che per scegliere tra l'amore che ogni ragazza sulla faccia della terra desidera e l'amore che lei ha sempre desiderato: si dice che il cuore ha sempre ragione, ma Pamela ascolterà davvero il suo cuore o si lascerà trascinare da qualcosa di più facilmente raggiungibile e decisamente meno complicato?
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, T.O.P.
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You won't be able to sleep because of your fluttering heart

5

You turn me on
 

“Una ragazza come te è meglio che stia lontana da uno come me” mi sembra di avere l'eco nella testa, è una frase che non riesco a far uscire dall'attimo in cui Seung Hyun l'ha pronunciata. Non ho potuto fare molto dopo averla ascoltata, MaRu si è svegliato di colpo, fresco come se non avesse bevuto affatto, e dopo aver controllato l'ora ha deciso che per noi era arrivato il momento di sloggiare per lasciare al padrone di casa il campo libero per andare a dormire. Dopo le parole di Seung Hyun, il risveglio di MaRu è stato quasi un regalo dal cielo, un modo per togliermi da quella situazione che non sapevo gestire, ma allo stesso tempo mi ha tolto la possibilità di capire cosa volesse dire davvero.

Ho da poco salutato MaRu, sono nella mia stanza ad abbracciare il cuscino ancora una volta nel buio della mia stanza. Sono tornata un po' più in me, quel poco che basta per rendermi conto che è tardissimo e che devo darmi una botta in testa per addormentarmi all'istante visto che domani mattina devo lavorare.

Mi sveglio con la suoneria del mio cellulare. Lo prendo e qualcuno mi sta chiamando. MaRu. Sono in ritardo, in ritardissimo!! Salto giù dal letto e corro al bagno per lavarmi velocemente. Scendo di corsa e trovo all'entrata anche SoRa, deve essere in ritardo anche lei. MaRu ci guarda e ci sorride, non è arrabbiato per fortuna. Io e SoRa corriamo nello spogliatoio per indossare la divisa e la sento parlare del suo bambino che sta male. Quindi per questo è arrivata tardi, penso, e ha un bambino.. eppure sembra più piccola di me. Non è mai stata una novità che parecchi orientali spesso dimostrino meno anni di quelli che hanno realmente, invidio terribilmente il loro sembrare adolescenti fino ai quarant'anni. Parlare con lei mi fa piacere, nonostante la fretta, ma non sono abituata a spogliarmi difronte agli altri, mi sento molto a disagio anche se cerco di non darlo a vedere perché non voglio che si senta di troppo o che comunque percepisca che qualcosa non va, in fondo sono l'ultima arrivata, ci manca solo che mi metta a fare i capricci.. Sto, forse per la prima volta dopo MaRu, socializzando con una persona e visto che devo passare molto tempo con lei non voglio creare situazioni imbarazzanti. Mentre ci cambiamo, mi racconta che ha avuto suo figlio, ChangSung, molto giovane e che il padre del bambino inizialmente non voleva saperne, ma poi forse per paura di uno scandalo o forse sotto pressione dei genitori si era deciso a prendersi le proprie responsabilità così SoRa aveva abbandonato l'idea di mettere fine a quel principio di vita. Innamorata com'era di quel ragazzo, si era bevuta tutte le belle parole che lui le aveva detto, ma ben presto si accorse che lui stava con lei per dovere più che per amore però non riusciva a fare a meno di lui, era troppo debole, troppo bambina e troppo impaurita per decidere di crescere da sola quella nuova vita. La necessità di farlo, però, cresceva giorno dopo giorno, cresceva come aumentava il suo peso e come quel piccolo esserino diventava più simile a un vero e proprio bambino. Scappò dal suo paesino sul mare, con il pancione che la rendeva un ingombrante fardello, ed arrivò al centro di Seoul con pochi soldi e senza un posto in cui stare. Fu in quel periodo che incontrò la nonna di MaRu: era seduta sotto una delle tende del ristorante per ripararsi dalla pioggia e lei l'aveva invitata ad entrare offrendole un pasto caldo e degli abiti puliti per cambiarsi quelli bagnati per evitare che si ammalasse. L'aveva presa e tenuta sotto la sua ala da quel giorno, dandole un lavoro e una stanza nella sua casa. Penso che suo nipote abbia fatto più o meno la stessa cosa con me: forse la bontà d'animo è proprio una dote di famiglia o forse la disperazione che hanno visto nei nostri occhi è simile.

<< E il padre del bambino? >> mi viene da chiederle sperando di non riaprire ferite ancora non del tutto risanate.

<< Ogni tanto lo incontro per strada, è venuto a Seoul anche lui pochi mesi dopo. Vivere nel nostro paesino deve essere stato duro per lui. Avere gli occhi di tutti puntati addosso, sentire le persone che ti parlano dietro, venire isolato... deve essere scappato per disperazione! >> risponde come se fosse dispiaciuta per lui mentre abbottona gli ultimi bottoni della camicetta bianca che usiamo come divisa. Ancora una volta quella parola: disperazione. Non ci sono parole per descrivere il comportamento di quel ragazzo, il modo in cui ha ignorato tutti i bisogni di SoRa durante i primi mesi della gravidanza, come aveva evitato qualcosa di importante come la prima ecografia e come si era mostrato indifferente quando lei gliel'aveva mostrata. Eppure lei non sembra serbare rancore verso di lui, anzi, sembra quasi dispiaciuta e preoccupata per quello che ha dovuto passare lui nel loro paese. Forse lo ama ancora e ha deciso di andare via solo per il bene di suo figlio.

<< Non ti ha mai chiesto di ChangSung? >> mi chiedo perché sono così curiosa, ma le parole non vogliono smettere di uscire dalla mia bocca.

<< Mai, nemmeno una volta. Non che mi sia mai fermata a parlare con lui, l'ho sempre e solo salutato da lontano, di fretta. Sai, ho paura... sono sicura che, se mi dicesse anche solo una parola di più, ci cadrei di nuovo con tutte le scarpe ed ora non posso più permettermelo, non ho più solo me a cui pensare. >> sento una grande tristezza nella sua voce, deve amarlo davvero tanto. << Tu hai un fidanzato? >> mi chiede forse per cambiare argomento.

Allaccio il piccolo grembiule bianco con il mio nome ricamato sopra e lo stiro con le mani. Cerco di prendere tempo perché ogni volta che mi pongono questa domanda la risposta è sempre un NO secco e dopo averle fatto il terzo grado non posso rispondere acida ad una sola domanda che è lei a porre a me. << N-no. >> dico, stranamente balbettando e lei mi sorride comprensiva.

<< Beh a volte è meglio. Ti saresti potuta ritrovare a ventisei anni con un figlio di sette! >> esclama ironica e mi sforzo di sorridere perché ormai so quanto quel ricordo le faccia male. Glielo si legge negli occhi. << Andiamo prima che MaRu decida di licenziare entrambe! >> esclama sistemandosi la coda alta e sapientemente tirata come io non riesco mai a fare. Mi accontento di fare una mezza coda per tirare indietro giusto le ciocche che mi cadono in avanti mentre pulisco i tavoli, lasciando libero però il ciuffo, senza il quale mi sento persa e troppo esposta al mondo.

Durante il lavoro, mi arriva un messaggio... è Lee Jin Wook che mi conferma il pranzo di oggi ed io vado nel panico più totale. L'avevo dimenticato, dopo aver saputo che avrei passato la sera a casa del mio sogno lungo quattro anni, tutto il resto mi era sembrato davvero poco importante... ma di certo ora non posso rimangiarmi la parola. Ore 13 al Majestic. Farò mai in tempo ad arrivare?

Corro ancora, mi sembra di non aver fatto altro da quando mi sono svegliata e sono le 13.17 quando arrivo davanti al Majestic. Lo vedo seduto a un tavolo attraverso l'enorme vetrata lungo tutto il perimetro del ristorante. Entro e mi accompagnano al tavolo, ovviamente non potevo pensare di andare da sola, che stupida che sono, ma in fondo io a questi ristoranti di alta classe non ci sono abituata, anzi posso dire anche che non ci sono mai entrata. Non so neanche se sono vestita in modo adeguato a un posto come questo, ma di certo ora come ora è il mio ultimo problema. Mi scuso con Jin Wook per il ritardo, parlo formalmente e quasi mi rimprovera dicendo che non è molto più grande di me, posso anche essere informale con lui, cosa che non mi riesce proprio semplice vedendolo qui difronte a me tutto d'un pezzo in giacca e cravatta, perfetto come la prima volta che l'ho visto. Pranziamo con calma, troppa calma, e sono poche le cose di cui parliamo. Sembra più un colloquio che un pranzo, ma, venendo qui, non mi aspettavo molto, sono venuta soltanto per restituirgli parte di quella somma spropositata che mi ha lasciato come mancia. << Ovviamente ti devo un pranzo! >> esclama dopo avermi costretta anche a farmi accompagnare a casa.

<< Poi torniamo al punto di partenza... >> commento. Non è stato spiacevole pranzare con lui, anzi in realtà, dopo l'imbarazzo iniziale e lo stile colloquio, ci siamo rilassati entrambi e in lui ho ritrovato un po' della complicità che ho sempre avvertito con MaRu, ma è tutto così strano... Jin Wook però sembra così sicuro di sé, ovviamente lui è un ceo che ha a che fare con pezzi grossi tutto l'anno, quindi perché dovrebbe spaventarsi di una ragazzina come me? Mi sorride.

<< Ti chiamo io. >> dice semplicemente e so che devo scendere, ma ci metto un po' più del previsto perché vorrei dire qualcosa a riguardo però non ho idea su cosa dire. Scuoto la testa sconfitta ed esco. Un ultimo cenno con la mano e poi la sua macchina riparte. Ammetto di capire a fatica i rapporti tra uomini e donne, che la mia esperienza in questo campo è limitata, ma Jin Wook cosa sta facendo?

Non ho molto tempo per pensarci perché, tornata al locale, mi ritrovo MaRu che quasi mi costringe ad aiutarlo a organizzare una serata a casa sua con gli amici. Vorrei davvero riposare, non ho avuto il tempo di farlo e sdraiarmi anche solo per cinque minuti sarebbe un regalo del cielo, ma il mio amico ha deciso di rendermi la vita impossibile e mi trascina al supermercato con lui. Compra qualsiasi cosa gli capiti sotto gli occhi e mi chiede conferma, mettendola nel carrello qualunque sia il mio sguardo o la mia risposta. Mi domando cosa mi abbia portato a fare se non mi lascia neanche dare una mano a portare le buste!

Casa sua. Era molto che non entravo qui, siamo sempre stati nella mia stanza e credo sia perché casa sua è un casino perenne. Vestiti lanciati a caso su ogni superficie, una catasta di pentole da lavare e almeno due dita di polvere. Passa quasi tutto il suo tempo al locale, o lavora o comunque resta per dare una mano e credo che una volta a casa abbia poca voglia di mettersi a pulire. Riflette davvero poco il perfezionista che invece è in ogni altro aspetto della sua vita. Prendo l'elastico che porto sempre al polso, faccio una coda alta e, dopo aver preso un grande respiro, vado alla ricerca della scopa e di qualche panno per pulire. MaRu prova a farmi cambiare idea, ma un << Se uno dei tuoi amici è allergico alla polvere, ci muore qua dentro! >> gli basta per convincerlo almeno a ripulire la cucina dove dovrebbe cucinare tutte quelle buste di cibo che ha comprato.

Pulita, lavata e truccata, sono pronta per conoscere questi amici che da quando sto qui non ho mai visto. In realtà non ho tutta questa voglia, più che altro la forza, di restare sveglia per qualche altra ora, ma dopo tutta la fatica per pulire la casa del mio, ormai non più perfetto, amico, penso di meritare qualcosa da bere e da mangiare. Arrivano tre ragazzi di cui a stento ricordo i nomi un po' perché il mio cervello non mi sta affatto aiutando e un po' perché prima di imparare un nome mi ci vogliono secoli. Si accomodano come se fosse casa loro e questo mi fa pensare che allora forse sono io quella che non è stata attenta e magari sono andati da MaRu più spesso di quanto io pensi.

Sul divano non mi sento molto diversa da un'ameba e lui lo nota, ma faccio davvero fatica a tenere gli occhi aperti. Mangio qualcosa, giusto perché masticare mi aiuta a mantenermi sveglia quanto basta per non crollare su questo divano fin troppo comodo per i miei gusti, quando il campanello suona. Spero vivamente che sia una ragazza perché, nonostante io mi senta più a mio agio con i ragazzi, molto meno acidi e invidiosi delle ragazze, ammetto che poter parlare di qualcosa che non sia il grado della bevanda alcolica di turno o lo sport mi farebbe piacere. Alzo lo sguardo e la persona che mi ritrovo davanti è tutt'altro che una ragazza e per poco la birra non mi va di traverso. Tossisco più di due o tre volte per far scendere la bevanda nel canale giusto, poi torno a guardarlo mentre si siede a terra come un ragazzo qualunque. Sorride ai suoi amici e stappa una lattina. Mi ci vuole un livello di concentrazione non indifferente, e adesso la mia testa è decisamente tornata a fare capolino, per smettere di fissare il modo il cui i muscoli del suo braccio si tendono e si rilassano ogni volta che porta la lattina alla bocca e poi di nuovo sul tavolo, o come le sue dita picchiettano sul bordo della lattina seguendo un ritmo tutto loro, un ritmo che fa iniziare a battere il cuore insieme a loro. Sto seriamente impazzendo, lo so, e la cosa peggiore è che non ho alcuna intenzione di disfarmi di tutto questo. Sto così bene con la mia pazzia che mi viene voglia di impazzire ancora di più se questo volesse dire stare nella stessa stanza di SeungHyun. Lui non sembra accorgersi di come lo guardo insistentemente e devo ammettere che sono grata di questo perché potrei risultare davvero fastidiosa.

Ora non c'è niente che possa farmi chiudere occhio, non c'è attimo in cui vorrei non essere qui e davvero non riesco ad accettare come una sola persona possa farmi questo effetto. Improvvisamente, anche parlare di calcio mi andrebbe bene, ma dall'arrivo di SeungHyun sembra l'argomento meno gettonato... c'è lui che si congratula con uno degli amici di MaRu, MinHyun, per la sua prima mostra della settimana prossima e, da quell'istante, è questo l'argomento che preferiscono per parlare, sia seriamente che sfottendo il povero ragazzo che non riesce a fare altro che bere una birra dopo l'altra rischiando più volte di strozzarsi per quante battute fanno sul suo conto e sulle sue fotografie. L'arrivo del mio principe azzurro, come mi è sempre piaciuto chiamarlo da quando l'ho visto la prima volta in tenuta principesca e con i capelli azzurri, mi ha salvato da una serata apatica, per colpa mia e non di certo della compagnia, trasformandola in una serata tutta divertimento e birra.

Ci vogliono parecchie birre prima che SeungHyun si decida a comportarsi come l'idiota che è e che me lo fa adorare ancora di più. Io mi imbarazzo quando mi trovo difronte persone come lui, ma non questa volta, se è lui a fare il cretino potrei anche pensare di imitarlo. Un altro amico di MaRu, poi, alza il volume della musica, segno che la serata sta iniziando a degenerare, e tre quasi uomini che dovrebbero pensare a sistemarsi o comunque a mettere un po' di sale in zucca si ritrovano a ballare in modo tutt'altro che normale e del tutto sconnesso. Noi altri ridiamo, io non riesco a fare altrimenti guardando SeungHyun nel suo ambiente naturale, nel vederlo come brilla di una luce completamente diversa quando si sente libero di comportarsi come vuole, mentre gli altri non capisco se ridono perché divertiti o perché ubriachi, ma poco importa. Quando anche il non più perfetto MaRu si alza per raggiungere i suoi amici, la mia bocca di riflesso si spalanca... mai avrei immaginato di vedere una scena del genere e i quattro ragazzi insieme mi fanno pensare a una sera in cui con le mie amiche era successa una cosa del genere, ma noi eravamo ragazze, non mi sembrava poi così strano, forse lo è lo stesso e non me ne rendo conto o forse è la presenza del mio giullare di corte preferito a rendere la serata del tutto no sense. Smetto di pensarci nel momento in cui SeungHyun mi prende per mano e mi trascina tra di loro, butto uno sguardo al divano e alla fossa che ormai avevo fatto col mio sedere e noto che non c'è più nessuno intorno, sono tutti in piedi a fare gli scemi. “Per questo è venuto a prendermi” penso e mi sento un po' stupida perché la mia immaginazione stava cominciando a vagare, ma va bene lo stesso, in fondo sono di nuovo insieme a lui, perché dovrei voler chiedere di più alla fortuna? Eppure lo faccio. Qui, in mezzo al salone del mio primo amico coreano, mentre ballo a ritmo di quel tipo di musica che non ho mai amato più di tanto, mentre credo di essere l'unica ad andare davvero a tempo, non riesco a non voltarmi ancora una volta verso il mio bel rapper e sperare in qualcosa di più. Di tanto in tanto le nostre mani si sfiorano e mi chiedo se è proprio questo il “di più” che voglio, ma no, non lo è. È pur sempre un contatto che mi da un brivido, un bellissimo brivido che mi riscalda il cuore, ma non è questo quello che intendo e non so nemmeno se ho il diritto di chiedere qualcosa del genere.

La fine della serata è dietro l'angolo, un paio degli amici di MaRu crollano a terra sfiniti, cosa che avrei fatto io se non fossi stata risvegliata dall'arrivo di SeungHyun, era solo questione di tempo. MinHyun, il maestro della fotografia, come lo chiamano i suoi amici, si offre di accompagnarmi a casa nonostante io abbia ripetuto che non c'è bisogno e che ci vuole pochissimo per arrivare da me, omettendo il fatto che sono nello stesso edificio senza un reale motivo, forse perché la birra continua a fare effetto e non riesco a ricordare nessuna parola nella loro lingua che possa aiutarmi a far capire cosa voglio dire, anche se dubito che ci riuscirei in ogni caso per come sono fatta, troppo poco decisa e incisiva.

Scendiamo le scale tutti e cinque insieme, mentre MaRu credo che sia svenuto a terra dal sonno. Io cammino davanti a tutti, sembra che le loro buone maniere prevalgano in ogni caso anche se si tratta semplicemente di scendere le scale, MinHyun è subito dietro di me e SeungHyun chiude la coda. Mi sento come se avessi quattro bodyguard tutti miei e ammetto che la cosa comincia a piacermi. Mi fermo di scatto quando mi accorgo che siamo arrivati al mio piano, la porta della mia stanza è proprio alla mia destra e MinHyun quasi mi viene addosso, ma riesce a fermarsi in tempo.

<< Io sono arrivata. >> dico decisa con un sorriso dolce e allo stesso tempo amaro sulle labbra. Sono felice di potermi andare a lanciare in perfetto stile olimpionico nel mio letto, ma sono anche triste di abbandonare la mia costante fonte di energia. MinHyun mi guarda stupito, a bocca aperta.

<< Ah quindi quando intendevi che non ci voleva molto era perché abitavi praticamente insieme a lui? >> ride in modo isterico e non so come interpretare la sua risata, ma poco mi interessa perché quello che cattura la mia attenzione è il mezzo sorriso che vedo spuntare dalle labbra di Seung Hyun che magari non ha niente a che fare con il piccolo siparietto che si è appena creato sul mio pianerottolo, ma sognare non costa nulla no?

I ragazzi mi salutano uno dopo l'altro quando mi passano davanti per continuare la loro discesa, compreso Seung Hyun che si ferma per qualche attimo in più prima di raggiungere gli altri, il tempo di far uscire dalle sue labbra un appena udibile << La prossima settimana c'è la mostra di MinHyun. Andiamo tutti insieme, ricordalo a MaRu che stasera non mi sembrava proprio il caso di dirgli qualcosa da ricordare e domani io parto. Te lo dico in caso vi venga in mente di prendere impegni per il prossimo sabato. Buonanotte. >>. Va via e, se solo avessi avuto qualche problema di udito, non avrei mai potuto sentire quello che voleva dirmi.

Una volta nella mia stanza, non riesco a fare a meno di pensare che lo rivedrò. Ho già il cuore che svolazza felice nella stanza, poi, come sotto una doccia gelata, studio attentamente le sue parole e mi viene da pensare che potrei non essere inclusa nel suo “tutti insieme”, magari parlava solo dei suoi amici. Farmi paranoie a quest'ora della notte non è mai una buona idea e infilo le cuffie con la speranza che la musica al massimo possa superare i miei pensieri o al massimo stordirmi così da permettermi finalmente di sprofondare nel sonno.




Buonasera a tutti!
Come ho già detto aggiornando l'altra storia, sono stata via e non avevo una connessione a cui attaccarmi col pc e ricopiare tutto da cell era praticamente un'impresa per qualcuno con molto tempo e, essendo da un'amica, di tempo ne avevo ben poco ... T.T 
La canzone da cui prende vita il capitolo è Everything, una delle poche in inglese e che, cantando, so per certo di non dire una cosa per un'altra. Neanche devo dirvelo che il rap di Top qui mi uccide, vero? Anche perché penso di averlo detto così tante volte per ogni canzone da finire per diventare noiosa e ripetitiva. Quello che ho preso da questa canzone è proprio il pezzo "you turn me on", tu mi accendi, in tutti i modi e i significati che questo possa avere: il suo arrivo mi risveglia (perché so che succederebbe davvero) sia mentalmente che "ormonalmente" perché gli si può dire tutto tranne che non sprizzi sensualità dalla testa ai piedi... 
Solo a ripensarci mi si è risvegliato tutto e a questo punto vi lascio ancora una volta in attesa, spero breve, mentre io mi concedo qualche video in cui fa l'idiota, così, giusto per ricordarmi che è anche questo ahhah 
Alla prossima ^^ 
P.

  
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