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Autore: Gigli neri e ombre    08/04/2016    1 recensioni
Dal Capitolo 13:
"[...]Notò subito però che quei Veliant invece di essere rossi come i soliti, erano rosa. Puntandola sullo scherzoso pensò fossero Veliant di tipo folletto, ma analizzando meglio lo scenario che lo circondava si accorse che non avevano armi e che inoltre uno di loro aveva un gioiello grazioso e brillante a forma di rosa rossa che evidentemente doveva essere una spilla. Il suo primo pensiero fu quello di portarselo per venderlo eventualmente, al fine di fare qualche soldo valido. Tornò a casa incurante di ciò che si lasciava dietro senza farsi troppe domande riguardo le particolarità notate. Menefreghismo assoluto ben previsto da parte sua.[...]"
Presenza di un linguaggio scurrile.
Genere: Azione, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale
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– Eleventh Chapter –



Showing Mysteriously






 
L'ennesimo sorso di Bourbon. Gwen si limitava ad osservare, ascoltare. Ad esaminare.
«Abbiamo avuto da fare, siamo stati... intrattenuti» La sua voce maschile, per quanto piacevole da sentire, camminava sulla stessa frequenza di quella che sembrava ad una prima occhiata la sua compagna. Compagna, qualunque fosse il genere di compagnia. Lui doveva essere Ennui. Come preannunciato, il loro essere gotici era notevolmente maggiore a confronto di quello di Gwen. Il suo impallidiva tramutando da dark a light. Ennui portava una lunga giacca che ai lati era fatta di un tessuto nero che non rifletteva la luce e Gwen lo riconobbe, era il vantablack. Fronte e retro invece era con un pattern che richiamava le pareti della sala da pranzo della Regina Elisabetta, ma rosso scuro. I suoi capelli: esattamente la stessa combinazione cromatica, lunghi e lisci capelli neri con delle ciocche rosse, due davanti che scendevano libere.
E lei, Crimson... La sua frangia che arriva per un pelo a scoprire gli occhi insieme a dei ciuffi che si posavano bellamente sulla sua giacca erano argentei ma Gwen notò, osservandola camminare verso Chef, che dietro erano neri. Acconciatura quindi analoga a quella di Ennui. Lei, sempre similmente al ragazzo, indossava un cardigan che no, non era fatto di vantablack, questa volta. Semplice nero, con una texture ondulata, indefinibile con esattezza. Era aperta, mostrava una camicia nera – questa sì, era vantablack – sopra alla quale c'erano dei lacci che collegavano i due lati del cardigan. Aveva pure un cappuccio largo con tanto di pelliccia nera che in quel frangente non indossava. Tetri ed oscuri, eppure eleganti agli occhi di Gwen. Insomma, The Addams Family approves. Guardarli voleva dire sentirsi sempre meno dark, la loro esistenza smontava il suo soprannome “la Gotica”.
«Li avete fatti secchi anche questa volta?» Chiese Chef scrutandoli, pulendo il bancone.
«Dubitavi?» Fu Ennui a rispondergli.
Ma Gwen continuava a guardarli, non poteva farne a meno. Crimson, giustamente, si girò verso di lei, verso sinistra. Lì Gwen, alzò le mani in segno di resa e innocenza. «Perdonatemi, probabilmente vi darà fastidio» La sua voce fece girare pure Ennui verso di lei. Anche a Gwen dava fastidio essere guardata, perciò si scusò, sapeva l'odio che si provava.
«Siamo abituati» Precisò Crimson, impedendole di capire se fosse stata offesa o meno.
«Chi è, Chef?» Interrogò Ennui rivolgendo gli occhi all'omaccione. «Avresti dovuto essere solo e il pub dovrebbe essere chiuso» Aggiunse Crimson.
«Soldi ragazzi, soldi. Posso dire no al guadagno? Mettetevi nei miei panni» Fumò il suo sigaro.
Crimson ed Ennui, probabilmente gemelli di cervello, si osservarono negli occhi a vicenda per poi tornare a puntarlo «Chi è, Chef?»
Il barista alzò un sopracciglio. Poi capì, sbuffò alzando gli occhi sul soffitto «Sì ragazzi, è come noi» Disse. Ma anche se non fosse stata una Ullr, lei si sentiva di troppo perché evidentemente secondo i due gotici lo era. Ringraziò Chef per il (i) drink, si stava per alzare ma fu fermata «Aspetta» Fu la voce di Crimson, che si avvicinava lentamente verso Gwen per poi prenderle il mento e guardarla negli occhi. «Saresti disposta a...» spostò la testa di qualche grado puntandola fissa negli occhi come se stesse studiando la sua personalità «A rimanere?»
«Se la risposta fosse sì?» Non che lo volesse fare, ma la curiosità parlo al posto suo. 
«Vedresti cose che non ti aspetteresti mai di vedere da...» sì girò verso Chef.
Gwen ebbe già pronta la risposta «Un barista con poteri sovrannaturali che autocombustiona il suo pollice a suo piacimento con una fiamma viola? Già questo non risulta esattamente nella norma. Oltretutto, tra robot provenienti da una strana "corporation" che cercano essere umani con strani poteri dei quali purtroppo faccio parte e tutto il resto, non mi sorprendo più di tanto di niente» Espirò chiudendo gli occhi «Ma no, no grazie. Vorrei andare a dormire» Accennò un gesto verso Chef «Grazie ancora, tornerò a trovarti» Si rivolse verso Crimson nuovamente «Arrivederci» Stava per alzare i tacchi tornando a casa ma una presa salda le teneva il braccio. No, Crimson non era intenzionata a lasciarla andare in realtà, il che confuse non poco la Dark non Dark.
«Tu...» Sussurrò Crimson spaventosa e macabra.
«Gwen...» Come se non bastasse la ragazza, anche Ennui andava verso lei. Le accarezzò i capelli turchesi e le disse «...cosa sai fare?»
«Che intendi?» Chiese, irritata dal fatto che qualcuno le stesse toccando i capelli. Fu un sollievo quando Ennui smise. «Intendi la mia capacità “speciale”? Perché vuoi saperlo?»
«Tu hai qualcosa di particolare...» Le disse con decisione Crimson. Il tono vocale sempre funereo.
«Sono una Ullr, cosa vi aspettavate? Che venda gelati allegra e felice?»
In quel punto i due gotici non proferirono parola, silenzio tombale come se di tombale non bastassero già loro. Ennui, senza troppa leggerezza e senza troppa imposizione, parlò. «Resta»
Gwen sgranò gli occhi.
«Sempre se ti ritieni pronta ad andare in contro a dei cambiamenti e a delle situazioni che potrebbero coinvolgerti. Cosa sai dei Veliant?»
«Beh, so quel che...»
«Siamo abbastanza sicuri che tu ne sai più di tutti noi tre» La interruppe Crimson, lasciandola e tornando da Chef.
Come già scritto prima, Gwen non era una che si tirava indietro. E benché fosse stata confusa e ipnotizzata dal volere dei due che ancora non aveva avuto modo di inquadrare al meglio, non sapendo cosa intendessero con “se sei pronta a vedere quel che sarà”. Non ci aveva capito nulla. Tuttavia, valeva la pena restare. Stranamente, molto stranamente, aveva una buona impressione di Chef.
«Chef» Riprese Ennui dall'inizio. «Che ne è di Angrboda?»
«Volete andare subito al sodo, eh Satanassi? Non volete niente da bere prima?» Propose scuotendo una bottiglia di Chopin, ma i gotici lo guardarono senza fare la minima musione. «Niente Chopin? Volete un Bloody Mary?»
«Chef, no» Rispose probabilmente scocciata Crimson. Probabilmente, perché era tutto da intuire.
«In ogni caso non ti pagheremmo, non oggi» Aggiunse Ennui.
Chef sbuffo roteando gli occhi cercando qualcosa sotto il bancone. «Ma non potevate restare a casa ad ascoltarvi un album dei Ghost?»
«Ghost? Metal Svedese, Bellissima opzione» Commentò Crimson.
«Ma probabilmente avremmo ascoltato i Dead Skeletons, Islandesi. O Nocturnal Bloodlust, Giapponesi. Più probabilmente i primi» Precisò Ennui.
«Sì, sì, non me ne frega un cazzo. Era per dire»
Se per un secondo Gwen sentiva parlare di cose che finalmente poteva capire – metal –, stava ancora cercando di comprendere quel che c'era prima. Angrboda, era più che sicura di aver già sentito quel nome. Chef, mentre lei era impegnata a pensare altro, aveva premuto o tirato qualcosa che fece apparire una porta metallizzata e blindata, non aveva capito come semplicemente perché non se ne era accorta. Rimase sbalordita. «Bene. Gwen, ti avevano avvisata» Si fece due risate notando il volto di Gwen. Aprì la porta, appoggiando prima la mano sopra. Riconoscimento di impronte digitali, banale e scontato, ma pur sempre efficace. Una stanza alla quale solo lui ci poteva accedere e più tempo passava e più la cosa si faceva bizzarra, paranormale e fantascientifica. Gwen, che pensava di aver visto di tutto, poteva finalmente dire di essere sconvolta. La domanda era questa: In che genere di bar si trovava? O meglio ancora: Si trovava veramente in un bar?
Comunque, seguì i tre in un corridoio poco illuminato per chissà dove senza farsi ulteriori domande quando a un tratto dalla tasca destra del suo pantalone sentì vibrare. Staccò la telefonata non appena vide che era Duncan dopodiché mise il telefono in modalità aereo, così, giusto per far sì che nessuno rompesse le scatole, fino ad arrivare in una camera che non era possibile definire bene con precisione. Questa era una stanza vuota, lo sarebbe stata a tutti gli effetti se non fosse stato per un cilindro, una macchina strana. Avete presente quella dove fu creato Cell o Mewtwo? Esatto! Fu la prima cosa che pensò anche Gwen. Analizzava il suo interno: acqua, tanta acqua, se era acqua, e dei cavi collegati in un essere che a prima vista appariva come un Veliant. Bastava invece guardarlo meglio per notare il contrario. Era un robot dalla sagoma femminile. Grigio scuro tendente al blu, ci andava molto vicino, con delle liane spinose che uscivano dalla testa, lunghe, molto lunghe, verde scuro quasi nero. Non era metallizzato ma appariva come una fisarmonica, elastico, non aveva faccia e in più riportava diverse fratture e marcature. Tra l'altro un braccio era staccato dal corpo come la testa. La gamba, quasi snodata. Non era ridotto affatto bene. Finché, nel studiarlo, un flash colpì Gwen. «Allora questo è Angrboda» Concluse infine.
«Lo conosci?» Chef rimase sorpreso «Beh, sì comunque. Hai davanti Angrboda, uno dei robot con i quali non ti conviene andarci troppo leggero. No, non è...»
«Non è un Veliant. Lo so» Gwen lo precedette. «Dotato di una velocità elevata, ha una struttura abbastanza elastica, utilizza le liane per attaccare e con il suo piacere anche per uccidere. È un robot assassino, creazione più spietata di Blaineley e i suoi scagnozzi scienziati senza palle»
Chef rimase letteralmente colpito e i due gothici dedicarono nuovamente la loro attenzione su di lei. Crimson la guardava semplicemente.
«Siete stati voi tre» Affermò Gwen con fermezza.
«Se intendi a ridurlo così, sì. Questo essere infernale è un pericolo ambulante» Rispose Chef.
«Se non altro l'avete preso» Appoggiò la mano sul vetro. «Ricordatemi di non sfidarvi mai senza una tattica efficace»
«No, Gwen, il peggio non è passato» Si aggiunse Ennui. «Ci sono altri Angrboda»
Gwen si voltò verso il gotico. «Il vostro obbiettivo è farli fuori tutti?»
«Io e Ennui sappiamo come sterminarli tutti, sono abbastanza preparata con questo genere di robot. Il nostro punto non è esattamente questo»
Gwen cercò di capire quale, ma non ci riuscì.
«E no, Gwen, non siamo intenzionati a dirtelo su due piedi» Continuò Crimson.
«Sono riservati» Giustificò Chef alzando le spalle.
«Li capisco» Ribatté Gwen. «Dicevamo, cosa avete intenzione di fare con questo gioiellino?» Si riferì ad Angrboda.
«Non possiamo controllarlo, in ogni caso, lo abbiamo messo totalmente k.o.» Rispose Chef.
«La nostra idea è quella di distruggerlo» Propose Crimson, ma Chef non rispose.
«A tempo debito, Crimson. A tempo debito» Placò Ennui.
«Suppongo sia tutto qui, gotici. Non volete nient'altro» Deviò Chef.
«No» Ennui fu secco nel rispondere.
«Attualmente... c'è un pensiero che ci tiene la mente occupata» Premise Crimson.
«Cioè?»
Crimson prese fiato «Jormungandr»
Quel nome fece sussultare Gwen.
«Ah! E qui sono cazzi» Cercò di essere il più serio possibile. «Presumo non abbiate dolcetti e caramelle, vero?»
Cominciò Crimson «Abbiamo scoperto che la notte scorsa dei Veliant hanno presenziato in un porto abbandonato in cui hanno scaricato delle merci metalliche. In mezzo a loro, c'era anche una Ullr»
Continuò Ennui «Lei ha impulsivamente attaccato robot e umani uccidendoli brutalmente finché non è spuntato Jormungandr dall'acqua. Sappiamo che ha cercato di fronteggiarlo ma ha avuto la peggio ed è svanita nel nulla»
«Ahia...» Chef si perse nel nulla «Questo è un bel problema»
Il silenzio calò e dopo un po' di secondi fu Gwen a fare la sua mossa. «Che altro sapete?»
«Non sono stata lì, ho un punto di vista limitato a riguardo. Ma sappiamo per certo che Blaineley ha qualcosa in mente. I Veliant stavano scaricando pezzi di metallo inutilizzabili e imbarcando nella Nave Cargo dei pezzi nuovi di zecca con materiali chimici»
Le cose furono più chiare, anche se non molto. Era comunque un buon passo.
«E voi come fate a saperlo?» La domanda fu lecita, considerando che ancora non ci erano passati. Era bene sapere con chi stava parlando.
«Sei libera di crederci o no» Crimson non si sbilanciò e neanche il suo compare.
«Credimi, Gwen, nessuno è più affidabile di loro due» Appoggiò Chef.
Chiaramente, Gwen era ancora più confusa di prima, ma pensava che partire da quella pista poteva essere un valido inizio. Tentare non nuoce.



Tornata a casa, aprì la porta dell'appartamento ed entrò senza problemi. Chiuse a chiave accuratamente e le posò da qualche parte nel salone. Andò in bagno desiderosa di una lavata, si struccò e si sciolse i capelli dopo ciò si lavò i denti dopodiché si guardò allo specchio. Notò che i suoi capelli neri e turchesi erano più lunghi, per poco non arrivavano sotto le spalle. Aspirò e soffiò verso su, facendo svolazzare una ciocca ciano. Non sapeva decidere se tagliarli o meno, non ne aveva nemmeno voglia tra l'altro. Alla fine non ci pensò più e, dopo essersi messa addosso il pigiama, si diresse in camera da letto dove scoprì che Duncan dormiva con il telefono in mano. Si diede una manata sulla fronte, aveva scordato totalmente di disattivare il telefono dalla modalità aereo. Infatti non appena lo riattivò le vennero notificate diverse chiamate da parte del Punk. Va bene, pensò. Ci mise una pietra sopra e lo spense definitivamente. Si sdraiò anche lei sul letto, sotto le coperte e abbracciò suo cugino confermando ancora una volta una teoria universale risaputissima d'altra parte: il momento più bello della giornata è solo quando ti metti a letto. «Gwen» Morto di sonno con una voce “annebbiata” la chiamò suo cugino, che si strofinò gli occhi. «Ma che cazzo di fine hai fatto?»
«Perdonami, Dun...» Sospirò lei «Mi sono prolungata più del solito e il telefono si è scaricato» Mentì.
«Fantastico. Sono stato in pensiero!»
«Scusa, mammina, non lo farò mai più»
«E non copiarmi le battute»
I due risero. Gwen si strinse di più e il gesto venne ricambiato mentre Duncan le accarezzava i capelli. Dopo pochi minuti si addormentarono entrambi.





Il giorno dopo il sole splendeva radiosamente preannunciando una bella giornata. Stranamente c'era anche abbastanza caldo, il che disturbava Scott che si era svegliato sempre con i soliti quattro raggi che lo importunavano come la sveglia di uno scolaretto facendolo imprecare in tutte le lingue conosciute e qualcun'altra inventata da lui. E per intenderci, sì, lo faceva in relazione ai raggi di sole, ma anche se fosse stato al buio lo avrebbe fatto. Ah, brutto svegliarsi... tuttavia, senza il minimo pudore e come al solito suo usando solo un boxer come pigiama, scese verso la cucina ignorando, emerito idiota, un piccolo particolare infondo non tanto piccolo. Per cui scese, ma non appena notò Dawn dormire sul divano si fermò subito. Che ci faceva lei lì? Fu la prima cosa che si chiese. Ricordò solo dopo: era lì perché lui l'aveva ospitata. Si diede un palmface così forte da lasciarli il segno, gli occhi verso l'alto. Avrebbe dovuto immaginarsi che si sarebbe intrattenuta oltre fino a dormirci, anche visto l'orario. E poi, l'assedio dei robot – quelli che fronteggiavano i Veliant – ebbe fine solo all'alba. In relazione a questi ultimi, decise di tornare in camera sua, degnarsi di indossare solamente un paio di Jeans e uscire fuori a controllare. Ma fu giusto il tempo di toccare la maniglia. «È tutto apposto, là fuori» Sussurrò appena sveglia Dawn, rannicchiandosi su se stessa rilassata. Non si alzò.
Lui sorrise bastardamente. «Buongiorno Trilli» aprì la porta «Prego, la strada verso l'isola che non c'è dovresti conoscerla»
Dawn apprezzò almeno il suo “buongiorno” «Potresti almeno offrirmi un tè»
«Non sei in un bed & breakfast» Precisò tirchio e avido «Ritenta la prossima volta da qualcun'altro coglione, magari sarai più fortunata»
«Non intendo dirti come devi comportarti» Aprì gli occhi che erano verso il muro, concentrandosi sul percepire la sua aura «Preferisco la sincerità»
«Grandioso, ti sei appena svegliata e già dai i numeri» Sbuffò, chiuse la porta. «Ascolta, vai a fanculo e vattene quando cazzo vuoi, basta che non rompi i coglioni» Si diresse in cucina.
Dawn non rispose, non emise nemmeno un fiato. Lo sapeva, era sicura che lui avrebbe avuto quella reazione. Lei quando disse che preferiva la sincerità intendeva dire che andava bene quella risposta perché quello era il vero Scott. Non una persona che faceva falsi sorrisi, la ospitava con odio e rancore. Del resto le era anche diventata chiara una cosa che ormai dovrebbe esserlo penso per tutti. Una cosa nuova. Scott era combattuto: da un lato voleva buttarla fuori, a calci possibilmente; dall'altro lato invece voleva restasse lì per prenderla in giro. Per prendersi gioco di lei, cercare di farla arrabbiare soprattutto in quei momenti, proprio quando aveva scoperto il suo punto debole. Il fatto che anche Dawn si innervosiva, Scott con sua sorpresa ne aveva avuto prova. Sorpresa e piacere. E quel bacio dato così, a caso? Prevedeva che lui ci avrebbe riprovato. In tal caso, non aveva pronta una risposta. Esattamente come la prima volta.
Lui era in quella confusione. Avrebbe dovuto fare finta che non esistesse, non solo in casa ma per sempre, oppure stuzzicarla considerando anche i diversi rischi? Sicuramente gli sarebbe venuto difficile attuare la prima opzione ma Scott li conosceva, oh sì, se li conosceva quei rischi. Lo sapeva di che si stava parlando e lui era, per quanto facesse il ganzo e si sforzasse ad esserlo, un bamboccione che non sapeva neppure distinguere il tramonto dall'alba, figuriamoci se sarebbe mai stato capace di sapere come comportarsi nel caso in cui Cupido ubriaco scagliasse frecce a destra e a manca con il rischio di essere bestemmiato da delle persone vittime della sua sbronza. Mica si può essere tutti fortunati in amore come Crimson ed Ennui, no? Tuttavia, proprio perché era un bamboccione, a lui piaceva giocherellare così: impulsivamente e fregandosene altamente di chi si presentasse di fronte a lui. Il bacio che diede a Dawn era una prova sufficiente. Perché stiamo parlando di Scott.
Scott... lui in tutta verità era forse l'unico rosso malpelo che non prendeva botte da nessuno ma, in compenso, Madre Natura fece si che il gentil sesso volesse quelle botte da lui. ...ah, no. La regia mi dice che questa è la descrizione di Michael Fassbender. Eppure, per quanto il campagnolo non potesse in alcun modo eguagliare l'attore citato prima, lui era alquanto fortunato. Anche lui aveva avuto le sue grazie e glorie in amore e in seduzione. Più che amore, seduzione. Non aveva mai affrontato una relazione seria, none ra mai stato veramente preso da una situazione simile. Chiaramente, il fatto che lui era un redhead giocava un po' a suo favore. Lui ci sguazzava. Questo Dawn lo aveva capito e notato. E sempre parlando di lei, la ragazza ci stese un po' a realizzare il tutto. Sperava solo in una cosa, una cosa che non poteva prevedere, non come i Veliant. Sperava che quel gioco non fosse troppo grande. Lo so, è banale. Ma lei aveva paura di quello che poteva venire dopo. 
Ma visto che Scott non si vide intenzionato proprio per i suoi giochi fini al suo ego, Dawn decise di fare come se fosse a casa sua e prepararsi un tè da sola, abbandonando i suoi dilemmi sull'amore. Lo sentiva parlare al telefono con qualcuno avvicinandosi dalla cucina. 
«Sì, certo che me lo ricordo» Diceva, il telefono sorretto dalla spalla mentre le mani riempivano la moka. «Se non sbaglio dev'essere quello scheletro frignone. Giusto?»
Scott, ricevuta la risposta, incurvò le labbra e liberandosi della moka, prese il telefono «E quindi? Mi stai dicendo che vorresti la mia presenza in modo tale da... ah» Scott lì si bloccò.
Era da un po' di tempo che Dawn si infiltrava nelle telefonate, sembrava lo facesse apposta, ma a quanto pareva era il destino a volerlo. «Va bene, va bene, dammi il tempo di fare una decente colazione e verrò lì» Sospirò spalancano gli occhi poco dopo «Ah, dimenticavo! ...» Silenzio «... nah, nulla di importante... No, fai come se non avessi detto nulla... Sì... Sì, ciao, vai a fanculo pure tu» Staccò la telefonata. Dawn lo osservava con occhi curiosi. «Che cazzo guardi?! Era Duncan!» Accese il gas.
La bionda non aveva nulla da dire, non aveva nemmeno la voglia di controbattere. Solo una richiesta: «Posso prepa...»
«Prepararmi un tè? – conosceva le sue abitudini – Ti ho già detto che non voglio rotti i coglioni, fai quello che cazzo vuoi e sparisci» Scott era molto agitato e il perché non si capiva. A occhio e croce era forse l'avere un ospite in casa, tra l'altro non gradito. Se fosse stato vero, beh, Dawn ci sarebbe andata con i guanti. Cosa che fece. «Quand'è che hai intenzione di levare le tende?» Chiese sgarbato.
«Dopo aver bevuto il tè» Rispose con calma.
«Sei peggio di un'inglesina precisina della minchia» Borbottò sarcastico.
«Lo prenderò come un complimento» Si decise di darsi da fare e si preparò il tè, Scott permettendo.
«Presumo tu debba uscire con Duncan»
«Sì» Rispose preparando biscotti, fette biscottate, e il resto. «Ma non sono affari tuoi»
«Cameron?»
La Iena la guardò con la bocca aperta. «Come lo sai?»
«Leggo le aure e i pensieri. E, conoscendoti, quando hai detto “Scheletro frignone” ho pensato intendessi lui»
Scott si girò sorrise e poi tornò a guardarla. «Ora cosa vuoi? Un premio? Sì, brava, mi conosci bene allora»
«Diciamo che so chi sei»
«Ascoltami fatina...» Si avvicinò a lei, così vicini da appoggiare la sua fronte con quella dell'altra. La sua mano appoggiata nella guancia bianca «Tu non sei autorizzata a leggere i miei pensieri. Non farlo mai più o potrò arrabbiarmi seriamente. È tutto chiaro?»
Dawn stava scrutando nel frattempo i suoi occhi grigio perla con la massima cautela, sapendo il rischio di perdersi dentro. Si era resa conto che Scott le faceva provare qualcosa che non riuscire bene a definire nemmeno con tutte le parole del mondo. In ogni caso, annuì alla sua domanda.
«Così mi piaci» Le diede un bacio sulla guancia con fare ambiguo e tornò al caffè. Sollevò la moka e si sedette con una tazza davanti a lui nella quale ci versò il nettare divino benedetto in tutte le mattine. «Dove vuoi arrivare, comunque?»
Dawn, non capendolo, si voltò verso di lui in cerca di delucidazioni.
«Perché tutto 'sto discorso? Sì, Duncan mi ha chiesto un favore. Non dirmi che vuoi venire»
«Non voglio venire, non è una mia competenza» Si dedicò nuovamente al tè. «Anche fosse, non te lo avrei chiesto. Prevederei la tua risposta»
«Ecco, brava» Sorseggiò il caffè.
Non si dissero nulla, non più. Scott fece una colazione rapida ma abbondante dopo la quale andò a lavarsi e cambiarsi, lasciando Dawn avvolta nei suoi pensieri. Che comunque, per quanto potesse essere comprensiva, altruista e buona, essere trattati in quel modo non faceva piacere. Ma ci dovette stendere un velo pietoso. Vista anche la situazione, sopportava, convinta che quella condizione con Scott fosse simile ad un vicolo cieco. Vicolo cieco che si sarebbe evoluto ulteriormente, se in bene o in male non lo sapeva. Tuttavia, le carte erano brutte ma erano quelle ed erano costretti a giocare per liberarsene e pescarne altre, indipendentemente dalla bilancia che stabiliva la loro vittoria o sconfitta. E così è un po' anche la vita. Sbaglio?
Quando anche lei finì di fare colazione, essersi cambiata e tutto quell'ambaradan di cose che fate pure voi la mattina, aspettò il Rosso prima di uscire. Lui scese le scale con un mazzo di chiavi in mano. Una giacca nera abbottonata e jeans. Aprì la porta, guardando poi Dawn alzando il sopracciglio. «Prima le signore»
Dawn uscì ridendo, i panni del galantuomo non gli calzavano bene, sorrise anche lui senza farsi vedere dalla ragazza. Chiuse la porta a chiave e si diresse in macchina. Una bmw grigia. Grigia, un grigio simile ai suoi occhi.
Lei stava per andare via. Lo voleva prima salutare. «Beh, allora... buona giornata. Grazie per avermi ospitata» 
«Aspetta» La fermò lui «Ti do uno strappo» Cosa che Dawn non si sarebbe mai aspettata, lo scrutò perplessa. Dov'era il tranello?
«Davvero mi fai così bastardo?» Lui era già in macchina con le mani sul volante.
«Sinceramente...»
«Sentì, Trilli, hai dormito a casa mia. Tanto vale fingere un briciolo di simpatia» Fu serio in primo piano, ma si presentò un ghigno successivamente.
Lei, senza dire niente, salì in macchina.
Alla fine del teatrino, Scott mise in moto la macchina e partì.
 



 

Gothic Corner:
Alla fine rieccomi!
Sì, beh, avrei voluto aggiornare prima ma mi è venuto infine un blocco. 'Sta notte ho deciso di fronteggiarlo in modo tale da far uscire qualcosa di decente dalla mia testa e fatemelo dire, è stato faticoso. Ma più che altro perché mi sono reso conto, sì, di essere arrivato al capitolo undici e che quindi il tempo per giocare è poco, visto quello che ho in mente. Perciò quello che ho scritto prima in questo capitolo l'ho tolto e ho messo quello che vedete adesso. Sì, non che sia serio, lo so, ma il nucleo ritengo sia la parte nella quale ci sono i gotici e Chef. Devo portarlo avanti e devo portare avanti la Dott. Eh, eh, eh, la Dott. Non c'è molto succo, ma tranquilli che arriveranno Tutti Frutti e qualche alcolico pesante. Ragazzi, non immaginatevi troppe rose e orchidee. Attenzione. Chi leggerà vedrà. 
Lo so, Scott è un bastardo coglione ambiguo, non sa nemmeno lui cosa vuole. Preciso, anche se sembra diversamente, Scott ancora non è esattamente preso da Dawn. Tranquilli, farò in modo che ciò avvenga, ma tempo al tempo.  Sto procedendo a piccoli passi e riconosco che sono troppo piccoli. Ma fosse per me farei capitoli più lunghi di quanto già non siano, più di 6/7 pagine. Ma non lo so, non vorrei che poi venga troppo pesante. Ditemi voi. 
Sempre parlando di coppie, sono in un limbo. Un trio, ecco:
Duncney?
Doey/Zuncan?
Djey?
La terza non mi entusiasma più di tanto. Dj X Zoey? Nah, troppi agnellini. La Duncey è la Duncey, ma la Doey mi gasa parecchio.
Volete consigliarmi? Sarò lieto di sapere quante più opzioni possibili, siete liberi di esprimervi.
Io non sono un amante del genere romantico, fluff, e 'sti qui. Non mi ritengo infatti di essere un genio in quel campo, non mi aspetto striscioni troppo positivi. Ci metto tutto quello che so fare, ecco. Spero sia e sarà di vostro gradimento.
Adoro Crimson ed Ennui, ah. Quei due fenomeni. In senso positivo, ah!
Ok, detto tutto ciò passo la palla a voi. Recensite pure, io sarò qui a leggere ed aspettare.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi è piaciuto, se i vostri errore-radar e OOC-radar si sono attivati. Fatemi sapere.

Prima di andare volevo dire giusto una cosa veloce e rapida.
Ricordate quando dissi che ero intenzionato a scrivere un'altra storia. Beh, sì. Lo sono ancora.
Questa storia... No, in realtà.
QuestE storiE sono due.
Una sempre nel fandom di TD. Non so quando la scriverò. So solo che sarà corta. Genere? Mah... Sci-fi sempre, mistero, e un altro che devo ancora definire.
La seconda invece è una storia originale e l'idea di scriverla mi ha preso sin da subito. Il problema di base è che per diversi versi è simile a Ragnarok. Devo pensarci bene.
Ci sto andando con i guanti di velluto. E se la scriverò, comunque, probabilmente mi aprirò anche un account su Wattpad. Ma devo, ripeto, pensarci molto molto molto attentamente. Non so se avrò il tempo essensiale per dedicarmici. 
Un conto è una, Ragnarok, un conto sono già 3, per non dire 4 - sto facendo finta di dimenticarmi della crossover con Inside Out di cui dovrei darvi novità non troppo tardi e non troppo presto.
Ditemi voi.

Ok, ho ufficialmente finito di sproloquiare.  
Confido vivamente di avervi intrattenuto e di non avervi fatto perdere tempo, scusatemi se invece è stato il contrario.
Spero di essere stato abbastanza... abile? Bravo?
Datemi voi un aggettivo, non ho testa attualmente.
Io intanto vado a sedermi sul divano ad aspettare impazientemente Ciao Darwin. Tina Cipollari mlmlml.

Vi ringrazio per aver dedicato parte del vostro tempo alle mie sproloquiate.
Bless!

*Diventa un aquila e vola via*
Nero


 

 

   
 
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