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Autore: Grey Wind    04/04/2009    1 recensioni
Le Ojamajo non si conoscono, il mondo della magia non è mai esistito... le ragazze dovranno scontrarsi con la vita e con i problemi che questa comporta. Il rating è attualmente verde, ma non so se peggiorerà! XD
Pairings: OjamajoxFLAT4
Dedicato alle mie due splendide nee-chan + imotou-chan (rirettificato)! Arigatou...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Due
Watashi Wa Fujiwara Hazuki Desu


-È quella?- domandò una ragazza, mettendosi la mano davanti alla bocca e avvicinandosi furtiva alla sua amica.
-Sì, sì!- borbottò quella in risposta, fissando con sfacciataggine colei che stava placidamente camminando nel corridoio con gli occhi bassi e le mani dietro alla schiena.
-Certo che le fortune le ha avute tutte: figlia del regista, carina, intelligente, ricca e scommetto che conosce un sacco di attori famosi! Che invidia!-
-Già...- sussurrò l’altra ragazza, stringendosi all’amica.
Il soggetto delle loro frasi e delle loro invidie aveva sentito ogni minimo sibilo ed era indecisa se irritarsi o imbarazzarsi. Optò per la prima sensazione, pensando a quanto odiasse certe invidie insensate; era ricca, è vero, però non le piaceva sperperare. Non si sentiva particolarmente intelligente: un conto è andare bene a scuola e un altro è essere intelligente. Aveva conosciuto attori, però pochi erano stati davvero interesanti.
Si accigliò leggermente e pensò “ È l’ultimo giorno... forza!”
Accelerò il passo e tornò in classe senza che nessuno la notasse, ormai era abituata: tutte parlavano con lei, ma nessuna era sua amica.
Si sedette e posò le mani sul banco, guardandosi le unghie perfettamente curate e le dita chiare e affusolate.
“Se almeno ci fosse lui...” si ritrovò a pensare, stringendo appena appena le mani.
Senza volerlo il suo pensiero volò lontano verso il suo unico vero amico: Yada Masaru. Era l’unico che non la guardasse in maniera distaccata, era l’unico che le parlava perché era semplicemente Hazuki e non...
-... Fujiwara-san?- gli occhi castani della ragazza si alzarono verso chi l’aveva chiamata; sorrise educatamente e si scusò di non aver ascoltato.
-Non preoccuparti... dicevo, puoi darmi la tua e-mail, così potremo continuare a sentirci!- trillò una sua compagna di classe, porgendole un quaderno.
-Certo... grazie!- borbottò prendendo il quaderno e passandole il suo. Scribacchiò velocemente il suo nome e il suo indirizzo, prima di porgerlo nuovamente alla sua proprietaria.
-Sai, mi mancherai!- gracchiò la compagna di classe, intristendosi.
-Da...- si interruppe prima di dire in maniera sarcastica: “Davvero?”
-Anche tu...- sussurrò dopo un sospiro. Non voleva essere ipocrita, però le dispiaceva anche trattarla male.

L’ora finì presto ed arrivò il momento della cerimonia per prendere i diplomi; i ragazzi non facevano altro che parlottare, mentre le ragazze si davano gli ultimi tenui abbracci.
-Un po’ di silenzio!- gridò la professoressa, zittendo tutti in pochi secondi. La fila si fece ordinata e lunga, tanti quanti erano i ragazzi di terza.
Hazuki camminava ordinatamente come al solito, sguardo dritto mentre si storceva le mani dal nervosismo: era pur sempre il raggiungimento di un traguardo. Poi ci sarebbero stati suo padre, sua madre e la sua balia... e forse anche Masaru-kun.
Al pensiero del ragazzo lo stomaco si contrasse in maniera innaturale, provocandole un dolore improvviso e forte; visto che lei frequentava una scuola privata la cerimonia di diploma si sarebbe svolto un giorno prima rispetto a quella delle scuole pubbliche.
-Fujiwara-san, sei nervosa? Non è da te...- sentì dire da un suo compagno di classe, proprio davanti a lui.
-Io... un pochino...- concesse sorridendo nervosamente. Non era sicura fosse un vero e proprio sorriso, visto lo stomaco che le bruciava sempre di più.
-Stai tranquilla! Saranno tutti fieri di te...- aggiunse un altro ragazzo, davanti a quello che aveva parlato prima.
Hazuki scoccò uno sguardo interrogativo ai due, ma prima di poter dire qualcosa l’ennesimo monito della professoressa zittì tutti.
La castana fissò la schiena del ragazzo che aveva davanti e sorrise dolcemente, capendo solo allora che forse si era chiusa troppo in se stessa per guardare chi gli stava attorno e notare che non rimaneva così indifferente come aveva sempre pensato.

Giunti in palestra attraversarono il corridoio che si era creato tra le sedie quasi tutte occupate; ogni ragazzo o ragazza salutava con cenni i propri genitori o amici col sorriso in bocca; Hazuki riconobbe i suoi nella seconda fila, suo padre sorrideva e sua madre si premeva la faccia su un fazzoletto, nemmeno si stesse sposando! Baaya aveva quel bel sorriso radioso sulle labbra e la squadrava in maniera minuziosa, contenta di vederla in maniera impeccabile. Alzò appena la mano, quel tanto che bastava per farsi vedere. Sua madre si soffiò il naso con forza, suo padre e Baaya sorrisero maggiormente.
Poi gli occhi della ragazza si spostarono a qualche sedia più distante e vide Masaru, seduto compostamente con lo sguardo serio e pieno di significato che assumeva sempre in presenza di Hazuki. Uno strano calore le imporporò le guance, ma riuscì a sorridere e a fare un altro cenno in direzione dell’amico, che ricambiò con un’alzata di testa, mentre gli occhi verdi la seguivano nella breve camminata.

La cerimonia volò, in breve arrivarono alla lettera F e dopo un paio di nomi, Hazuki fu chiamata a ricevere il suo attestato, venendo elogiata come una delle migliori studentesse che la scuola avesse mai avuto. Con il solito calore sulle guance, si inchinò davanti alla professoressa e davanti al preside, che ricambiò con un sorriso di circostanza.
Si sedette attendendo che tutti i compagni avessero finito, ogni tanto si voltava verso sua madre che soffiava nel fazzoletto, ogni tanto invece si fissava su Masaru, intento a guardare i diplomandi con lo sguardo fisso e serio.

-*-*-*-

-Amore, è stato bellissimo! Eri decisamente la più carina!- si complimentò leziosamente la madre, stringendo la figlia in un abbraccio stritolante.
-Mamma... non ... ho fatto nulla!- sussurrò col fiato corto.
-Cara, lascia stare la piccola Hadzuki.- le disse il marito, appoggiando una mano sulla spalla della donna.
Questa ubbidì delicatamente, poi tornò ad immergere la faccia nel fazzoletto ricamato.
-Complimenti piccola...- sussurrò poi il padre, abbracciando delicatamente la figlia.
-Grazie papà!- rispose lei, ricambiando la stretta.
-Signore, ha un appuntamento... anche lei signora!- esclamò Baaya, con tono gioviale. Fece l’occhiolino ad Hazuki e trascinò via i due genitori con forza.
La castana sorrise al terzetto e si voltò velocemente per tornare dai suoi compagni classe. L’ultimo probabile saluto.
-Fujiwara-san!- si trovò Masaru davanti, le mani in tasca e la testa inclinata leggermente.
-Masaru-kun, grazie... grazie per essere venuto!- esclamò celermente la ragazza, allungando una mano verso la direzione dell’amico.
Il ragazzo non rispose, si limitò a stringere la mano tesa e si guardò le punte delle scarpe leggermente impolverate.
-Sarà meglio andare... devi tornare dai tuoi compagni di classe...- sussurrò lasciando la presa e sorpassandola con due passi.
-A...aspetta!- gracchiò la castana, voltandosi per guardarlo.
-Sì?- chiese stupito.
-Rimani? Per favore... saluto tutti e andiamo!- aveva la voce leggera, incrinata.
Gli occhi verdi si spalancarono per qualche secondo, prima di brillare per colpa di un sorriso.
-Ok...- si ricompose subito, tornò indietro e si appoggiò ad un albero, socchiudendo gli occhi.
-Grazie! Torno tra poco!- la castana si sentì nuovamente piena di vitalità e corse dentro per il saluto.

Ritornò in palestra e cominciò a salutare, strinse le mani a tutti col sorriso brillante che la risposta di Masaru le aveva lasciato nella mente e nel cuore.
-Fujiwara-san, ti ho vista parlare con un bel ragazzo! È il tuo fidanzato?- chiese pettegola una sua ormai ex-compagna.
-M-ma cosa vai a pensare?!- domandò diventando bordeaux.
-Oh, non devi diventare rossa... c’è sotto qualcosa?- continuò a chiedere, battendo un gomito contro il braccio della castana.
-Nulla! Nulla di nulla!- gracchiò in risposta, ridendo per quella situazione.
-Hadzuki-san... è stato un peccato non aver stretto amicizia...- borbottò la ragazza, prima di sparire nella folla di ragazzi che la attendevano.
La bocca di Hazuki formò una perfetta ‘o’ dallo stupore generato da quella semplice frase. Non seppe il motivo, ma gli occhi le divennero lucidi e le figure sfocarono lentamente, fino a diventare macchie indistinte. Prima che qualcuno la potesse vedere, scappò fuori con gli occhi coperti dalla mano. L’unica cosa che voleva fare era andare via.

Masaru non appena la vide uscire con gli occhi coperti e leggermente tremante si mosse rapido per raggiungerla. Non che Hazuki corresse velocissima, però quando la raggiunse erano già lontani dalla scuola media.
-Fujiwara-san!- le disse, prendendola per il braccio e bloccandola.
Notò le guance rigate, gli occhi cerchiati di rosso e gli occhiali premuti troppo sul viso.
-Cosa è successo?- domandò serrando la mascella.
-Oh...- sbuffò tremando per colpa delle lacrime.
Il ragazzo fece un gesto che non era solito fare: la abbracciò. Strinse le braccia intorno alla schiena minuta e morbida, fino a far toccare la fronte della ragazza sulla sua spalla.
Hazuki per lo stupore smise di piangere e tremare.
-Masaru-kun...-
-Sfogati...- le ordinò quasi, stringendola un po’ di più. Aveva un bel profumo.
Hazuki strinse i pugni sul petto del verde e si sciolse in mille altre lacrime.

-*-*-*-

-Va meglio?- domandò Masaru, osservando lo sguardo atterrito della ragazza, mentre dondolava delicatamente sull’altalena.
Si erano spostati in un parco, un posto più privato per parlare... o piangere!
La castana annuì alzando il viso in un bel sorriso radioso.
-Grazie...- aggiunse poi, dandosi una dolce spinta. La brezza fu appena accennata, ma parve rinvigorirla quel tanto che bastava per farla rialzare.
-Figurati...- rispose lui, guardando altrove.
-Che ne dici di mangiare un boccone?- domandò lei, massaggiandosi lo stomaco.
-I tuoi non saranno preoccupati?- chiese accigliandosi, ma speranzoso di non dover lasciare di già l’amica.
-Non credo... sanno che sono con te!- esclamò gioiosa. Masaru... il suo unico vero grande amico!
-Hai fame?- chiese fissando l’orologio del parco che batteva le 12.
-Un po’...- sussurrò massaggiandosi lo stomaco.
-Andiamo, ti porto in un posto...- sussurrò tendendole la mano, che venne immediatamente stretta e non lasciata.

Camminavano fianco a fianco, le mani strette l’una all’altra e lo sguardo perso in mille pensieri.
Il calore che Masaru sentiva alla mano era quasi insostenibile, il suo cuore batteva più velocemente del solito e non riusciva a guardarla in faccia.
Hazuki d’altra parte si sentiva protetta da quella stretta, sentiva di poter superare tutto con la forza che Masaru le diffondeva. Si sentì una sciocca, pensava di dare solo fastidio al suo caro amico e una strana angoscia la fece tremare per la paura di perderlo. L’ultimo suo appiglio.

-Entriamo!- si lasciarono le mani ed entrarono in un piccolo ristorantino che faceva ramen e ordinarono un paio di scodelle.
-Non è proprio il massimo, però i ramen sono eccezionali!- esclamò il verde, mettendosi meglio seduto sullo sgabello.
-Mi piace molto invece... è così familiare!- rispose guardandosi attorno con fare leggero e tranquillo.
Come suo solito non rispose e si portò le mani dietro alla nuca, guardando in alto con insistenza.

-*-*-*-

I giorni stavano passando velocemente, Hazuki trascorreva la maggior parte del suo tempo a suonare il violino e ad esercitarsi nel ballo, senza però lasciare indietro lo studio. Amava soprattutto suonare, oltre al tempo che passava con l’insegnante, si esercitava in camera con la porta e le finestre chiuse, al buio quasi totale e chiudendo gli occhi. Si sentiva quasi parte integrante del suo strumento e si perse in mille sogni che il suono le faceva fare, annullandosi in quel mare di note che stava ricreando con movimenti fluidi e veloci, ma impeccabili.
In quel modo riusciva a stare tranquilla, a non pensare alle paure che aveva: aveva paura di non riuscire a fare amicizia e di essere abbandonata anche da Masaru.
Mentre una melodia corposa, piena e dolce risuonava nella camera da letto, Baaya bussò velocemente alla porta.
-Sì?- domandò Hazuki togliendo il violino dal mento.
-La sta cercando il signorino Yada.- gracchiò la donna, senza aprire la porta.
A quelle parole Hazuki aprì le imposte della finestra e appoggiò delicatamente il violino nella custodia per correre fuori dalla camera. In poco tempo raggiunse l’entrata e si fiondò nel giardino in cui l’aspettava il ragazzo.
-Ciao Masaru-kun!- esclamò con gli occhiali storti sul naso.
-Ciao...- sbottò mettendole dritti gli occhiali.
-Vuoi del thé?- domandò girandosi verso la grande casa.
-No, grazie... ero venuto a parlarti.- sussurrò delicatamente.
-Di cosa?- la bocca della ragazza si storse e la paura la immobilizzò.
-Riguardo noi.- borbottò incapace di proseguire.
Hazuki sbiancò e cominciò a tremare, impaurita da ciò che avrebbe potuto dire.
-C...cioè?- balbettò stringendosi nelle spalle morbide.
-Io...- si bloccò di fronte agli occhi imperlati di lacrime della ragazza.
-Tu?- domandò sempre più preoccupata.
-Non è nulla di preoccupante! Tranquilla...- le assicurò, accarezzandole la guancia quasi involontariamente.
-Mi vuoi allontanare, vero?- chiese mordendosi il labbro per non piangere ulteriormente.
-Ma... ma cosa dici?!- chiese lui, preoccupato.
-Allora non vuoi abbandonarmi?- domandò spalancando le iridi castane.
-Certo che no!- rispose pronto lui.
-Davvero? La tua amicizia è la cosa più importante per me! Sei l’amico più prezioso che possa desiderare!- respirò affondo e prese una mano di Masaru tra le sue, sentendo quanto fredda fosse.
Il cervello del ragazzo stava assimilando quelle parole, indeciso se dire ciò per cui era venuto o lasciare il discorso in sospeso.
Dopo un minuto di silenzio Hazuki strinse la presa sulla mano dell’amico e con gli occhi lo invitò a parlare.
-Lascia stare...- sussurrò scrollando la testa.
-Sicuro?- chiese asciugandosi le guance con la mano libera.
-Non era poi così importante...-
-Vorrei una promessa...- sussurrò lei, sorridendo. Il ragazzo annuì e lo guardò enigmatico.
-Promettiamoci che non ci tradiremo mai! Che saremo amici per sempre... tu sarai per sempre il mio preferito! L’unico che c’è sempre stato per me... e sappi che io ci sarò sempre per te...-
-Certo!- rispose lui, dopo un momento di riflessione.
-Cosa c’è?- chiese lei, allegra.
-Nulla...-
-Promessa?-
-Promessa!- si sorrisero, Hazuki con sentimento sincero, mentre Masaru aveva voglia di gridare che a lui non bastava la sua amicizia, però sapeva anche che la ragazza era troppo debole per poter sopportare certe cose.

-*-*-*-

Dopo la promessa con Masaru, il ragazzo era più taciturno del solito e non si faceva vedere spesso. Non che di solito fosse espansivo, però Hazuki diede la colpa ad un vicinissimo rientro a scuola, così si occupò di studiare e di esercitarsi con più leggerezza nel cuore.

Stava riflettendo sul rapporto col suo amico la notte prima dell’inizio della scuola, le coperte tirate fin sopra il naso e non poté fare a meno di augurargli buona fortuna nella nuova scuola in cui sarebbe andato. Lei si sentiva baciata dalla fortuna, così si addormentò col sorriso sulle labbra e la mente sgombra.

-Signorina Hazuki, si alzi! La colazione è pronta!- Baaya aprì le tende vellutate per far entrare dei dolci raggi di sole che andarono a colpire il bel volto candido di Hazuki, facendola svegliare.
-Bu...buongiorno Baaya!- sussurrò mettendosi seduta sul comodissimo letto.
-Pronta per un nuovo anno?- chiese la donna, prendendo dall’armadio la cartella della violinista per metterla sulla scrivania.
-Sì...- rispose lei, stirandosi e scendendo dal letto con la solita eleganza.
-Bene, la colazione è già pronta.- con delicata velocità l’anziana uscì dalla stanza per lasciare la sua signorina da sola.

-Bene, io vado!- esclamò dopo la sostanziosa colazione che Baaya le aveva preparato con tanta passione.
-Buona fortuna...-
-Grazie!- rispose scendendo la scalinata e attraversando il giardino.
Davanti al suo cancello c’era la capigliatura verde di Masaru che brillava al sole; sarebbero andati nella stazione insieme, per prendere poi due treni diversi poiché il ragazzo aveva scelto un’altra scuola.
-Sono un po’ emozionata! Ci saranno dei veri geni all’interno della mia classe.- sussurrò lei, abbassando gli occhi.
-Tsk...- sbuffò lui, sentendo il tono sommesso della ragazza.
-E poi non capisco come sia riuscita ad entrare nella classe speciale dell’istituto Shirosaki... dicono che i programmi siano impossibili!- esclamò eccitata e per nulla impaurita da ciò.
Sentendo quel tono il verde non poté non sorridere, finalmente il broncio dei giorni precedenti era scemato.
-Finalmente...- sussurrò pianissimo, sorridendo a sua volta.
-Come?- chiese il ragazzo, non capendo.
-Nulla, nulla... piuttosto, sbrighiamoci o faremo tardi.-
Si sorrisero ancora.
Erano amici.
Hazuki ne era felice.
Masaru no.

Fine Secondo Capitolo

Ringrazio chi la legge sempre in anteprima mondiale e le due persone che hanno commentato! ^^ Per ora sono pronti solo i primi cinque capitoli, cercherò di postarli presto... ^^
Ale03: Ah, di storie belle sulle Ojamajo ce ne sono, peccato davvero che questo cartone non sia stato preso sul serio... altrimenti ci sarebbero state orde su orde di fanfic! Ti ringrazio per i complimenti e continua a seguirmi! ^^ Bacioni...
Hatori
: Grazie mille anche a te per il commento. Ho cercato di non andare troppo OOC, anche perché le ragazze sono perfette così come sono (ho messo OOC perché ho paura di finirci!)... grazie mille... visto, non ti ho fatto aspettare troppo! ^____^ Spero di leggerti anche tra i commenti per questo. Un bacione.
Grazie anche a I love sasunaru per aver inserito la storia tra i preferiti! ^O^

E un grazie a tutti i lettori! Alla prossima... ^^
  
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