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Autore: danyazzurra    12/04/2016    8 recensioni
Lily non sa più chi è...Lily non sa più niente della sua vita precedente... Lily crede di essere una semplice Babbana con una vita normalissima... ma scoprirà che non è così semplice, anzi, niente è semplice nella sua vita e con la sua riscoperta arriverà anche una vecchia minaccia a bussare alla sua porta e a quella di chi le vuole bene!! è una Lily / Scorpius che mi è balzata in testa...spero che leggerete e recensirete !!
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Albus suonò il campanello pensando che avrebbe anche potuto smaterializzarsi dentro casa, dato che, essendo stato anche l’appartamento di Lily, il sangue dei Potter permetteva alle barriere anti smaterializzazione di lasciarlo passare, ma, visto che Estela doveva essere a casa di Scorpius, non voleva rischiare di trovare il suo amico in un momento compromettente.
Anche perché non era sicuro che avrebbe resistito a non picchiarlo se fosse stato così.
Quando Scorpius andò ad aprire, Albus però spalancò gli occhi e strinse i denti, soffocando la rabbia, Scorpius aveva l’aspetto di uno che fosse appena stato strappato dalle braccia di una donna. Sapeva che non doveva odiare il suo amico, dato che era stato anche lui ad insistere perché si rifacesse una vita, ma da quando Lily era tornata aveva sempre detto di amarla e lui gli aveva sempre creduto.
“Fai davvero schifo” asserì osservando i suoi capelli spettinati ed i vestiti sgualciti.
“Entra, Albus” disse Scorpius con un sospiro, ma il ragazzo rimase fermo sulla porta. “Lily mi ha detto che sei con Estela e non vorrei disturbare” replicò calcando la voce sull’ultima parola, voleva farlo sentire un verme. Come poteva stare qua a godersi la fidanzata quando aveva asserito con tutte le sue forze di amare Lily?
“Estela è andata via…” affermò mettendosi da parte per farlo entrare, poi aggrottò le sopracciglia “ma Lily doveva essere al Ministero… eri là anche tu?”
Albus sospirò e si avvicinò al divano, sedendosi un attimo.
“No, Lily è al San Mungo adesso, è passato del tempo mentre tu copulavi con Estela” disse acido.
Scorpius sollevò le sopracciglia “hai bevuto, Albus?” chiese, poi non riuscì a trattenere un sorriso “copulavi…era dai tempi della scuola che non sentivo questo termine” rise.
“Allora lo ammetti?” domandò Albus, sentendosi tradito.
Scorpius sospirò sedendosi davanti a lui. “Non ho molta voglia di sentire le tue paranoie da fratello maggiore protettivo” disse stancamente, poi riprese prima che Albus potesse replicare: “Estela era venuta a dirmi che non c’è nessun bambino” confessò e lui spalancò gli occhi.
“Ha abortito?” chiese in un sussurro “per quello l’hai consolata?”
“Consolata?” stavolta fu il turno di Scorpius spalancare gli occhi “Salazar, Albus! Non ho fatto sesso con lei va bene?” si arrabbiò e Albus si calmò un attimo vedendo la sincerità in quegli occhi grigi ed annuì, sentendosi un po’ stupido.
In teoria non aveva alcun bisogno di giustificarsi, sapeva che l’aveva appena fatto solo in nome della loro amicizia.
Cercò di sorridergli sentendosi un po’ in colpa, ma Scorpius aveva poggiato le braccia sulle cosce e aveva intrecciato le mani e chinato la testa.
“Non c’è mai stato nessun bambino. Mai. Era tutta una stronzata di una stupida gelosa e bugiarda”
“Non c’è mai stato…”
Albus lasciò la frase in sospeso. Tutto si aspettava tranne che questo.
Aveva conosciuto Estela, essendo stata la ragazza del suo migliore amico per diverso tempo e non gli era mai sembrata un tipo capace di cose del genere.
“Doveva davvero essere fuori di sé” rifletté a voce alta.
“Già” disse Scorpius con una voce cavernosa per quanto era piena di rabbia “fuori di sé o pazza malata, dipende dai punti di vista” affermò sarcastico, rialzando la testa.
Albus sospirò “e adesso?” domandò e Scorpius lo guardò “e adesso l’ho lasciata” affermò “ho fatto quello che avrei fatto subito se un falso bambino non si fosse messo tra noi”.
Albus annuì sovrappensiero, adesso che il senso di fastidio e di rabbia erano passati gli era tornato in mente per quale motivo era andato da lui.
Si sentì ancora più in colpa, prima la notizia di Estela, poi lui stesso che faceva di tutto per farlo innervosire, adesso dirgli di suo padre sarebbe stata davvero la ciliegina sulla torta.
Pensò al modo più semplice per dirgli di Draco poi gli venne in mente come gli avevano detto dei suoi genitori.
 
“Cos’hai combinato, Jam?”
James si voltò verso Albus mentre entrambi seguivano Neville per il corridoio che li stava conducendo davanti al Gargoyle della stanza del preside.
Quando Neville era andato a chiamarlo in biblioteca, Albus aveva notato subito la faccia scura del professore e non era sfuggito neanche a James, ma l’uomo non gli aveva voluto dare nessuna spiegazione, balbettando confusamente che dovevano andare subito dal preside.
Albus conosceva troppo bene Neville per non capire che doveva essere successo qualcosa di grave. Erano amici dei suoi genitori dalla vita e per un attimo ripensò a tutte le volte che lui e Hannah erano venuti a mangiare da loro insieme ai loro bambini, a tutte le volte che la piccola Alice era rimasta a dormire da loro per far compagnia a Lily e lui era andato a riprenderla. Il modo in cui scherzava e rideva con i suoi genitori. A vederlo in quel momento, non sembrava neanche la stessa persona
Conosceva da sempre Neville ed oggi non era lui, aveva qualcosa di strano.
“Non ho fatto niente. Pensavo fossi stato tu” rispose James guardando le spalle di Neville come se le stesse studiando.
“Sì, come se fosse possibile” si lamentò Albus, ma vide che James non lo stava più ascoltando, il suo sguardo era fisso sulla figura di Neville.
Dopo ancora qualche passo, James si girò verso di lui ed indicò di nuovo Neville con la testa di modo che Albus seguisse il suo sguardo “secondo te piange?” sillabò James con le labbra.
Albus sbatté le ciglia. James doveva avere le visioni. Un uomo dell’età del loro professore non poteva piangere, il solo immaginarselo però gli fece stringere lo stomaco: se fosse stato vero doveva essere successo qualcosa di davvero grave.
Un brivido gelido gli percorse la spina dorsale, ma non fece in tempo a rispondere niente a suo fratello che Neville si fermò talmente di scatto che loro gli finirono praticamente addosso.
“Senta, professor Paciock se è per quelle Caccabombe…”
Albus non stava seguendo James perché era troppo impegnato a guardare Neville, aveva gli occhi lucidi e lo sguardo sembrava perso, lontano migliaia di anni luce.
Poi lo vide abbassarsi fino a mettere le mani sopra le spalle di suo fratello e guardare prima James e poi lui.
“Oggi non sono il vostro professore, ma uno dei migliori amici di vostro padre e di vostra madre” disse loro, poi prese un respiro “e sarò con voi in ogni secondo, va bene?”
“Neville, cosa…?”
La domanda di James rimase in sospeso mentre Neville si voltava per dire la parola d’ordine.
Albus poteva sentire James continuare a far domande a Neville, continuare a cercare di capire, invece lui si sentiva il solito Serpeverde con il terrore che lo attanagliava da dentro.
 
Si riscosse da quel maledetto ricordo cercando di scacciare tutte le immagini successive, le parole di Neville, la rabbia di James, il suo terrore… erano tutte immagini sfocate adesso, ma ancora capaci di trasmettergli le stesse sensazioni nitide di quel maledetto giorno.
Non sapeva come dirlo a Scorpius, semplicemente perché non c’era un modo per dirlo.
“Senti, Scorp… io sono qua per dirti una cosa”.
“Ah. Ed io che pensavo che fossi venuto solo per rompere le scatole” replicò con sarcasmo.
Albus fece un mezzo sorriso torcendosi le mani. In effetti, magari, poteva evitare di trattarlo come aveva fatto, soprattutto pensando a quello che in realtà era venuto a dirgli, ma diciamo che aveva dimenticato la compassione verso il suo migliore amico quando lo aveva visto in quel modo.
E adesso se ne era pentito.
“E’ importante, Scorp”.
Quando sentì il suo tono di voce Scorpius scattò subito sull’attenti, si raddrizzò e concentrò gli occhi su di lui.
Conosceva benissimo la voce di Albus e sapeva che in quel momento era davvero preoccupato per qualcosa.
“Bailey? Sta bene?” chiese spaventato e Albus annuì immediatamente “non si tratta di lui… tuo padre…”
Gli occhi di Scorpius sembrarono emettere scintille di rabbia al nome di Draco.
“E’ venuto da te? Ti ha detto tutto? Ti ha detto che conosceva l’identità di un NewMan?”
“Conosceva l’identità di un NewMan?”
Da come Albus lo interruppe, Scorpius capì che non era quello a cui si riferiva lui.
“Sì, voleva anche dirmi chi era, ma io ero troppo arrabbiato. E’ stato arrestato? E’ questo? Mio padre è ad Azkaban?”
Albus osservò il suo migliore amico, non avrebbe saputo dire se era più rabbia o tristezza quella che vedeva nei suoi occhi.
Si chiese se quello a cui si stava riferendo Scorpius c’entrasse con quello che gli aveva detto Draco prima di andarsene dalla stanza di Bailey: Stasera saprai tutto. Stai vicino a Scorpius.
Le ultime parole che gli aveva rivolto Draco gli erano sembrate da subito un passaggio di testimone, tanto che, quando avevano scoperto l’attacco Albus aveva temuto che Draco sapesse o sospettasse di essere stato attaccato, ma, probabilmente, in realtà, si riferiva a quello che ora gli stava dicendo Scorpius.
Sicuramente, pensava di finire in prigione.
“Mi dispiace, Scorp…”
“Ti dispiace?” la voce sempre priva di inflessioni di Scorpius sembrò avere una piccola nota di panico “è davvero ad Azkaban?”
Albus buttò fuori tutto il respiro. Come dicevi ad un uomo che aveva quasi perso il figlio che adesso rischiava di perdere il padre?
“E’ al San Mungo, Scorp” confessò sentendosi la bocca impregnata di qualcosa di molto amaro.
“Al San Mungo?” Scorpius sembrava spaesato, come se non capisse e non poteva certo dargli torto, per cui, gli disse tutto subito.
Gli spiegò dell’attentato. Gli disse che lui e sua zia Hermione erano nella sede dell’ordine. Di come quella fosse nascosta con l’incanto Fidelius e di come, sempre secondo Hermione, ci fosse una talpa nella famiglia.
“Quindi stanno bene? Hai detto che Hermione ha formulato una teoria…”
Albus poteva sentire la paura di Scorpius nella sua voce, quella paura talmente forte da impedirgli di fare una semplice domanda diretta.
“Tuo padre è in coma, Scorp”.
Il cuore di Scorpius parve fermarsi e lui indietreggiò verso lo schienale del divano come se avesse appena ricevuto un colpo di pistola.
Le sue parole cattive e piene di rabbia gli tornarono subito alla mente, impetuose, inarrestabili.
Non gli aveva dato neanche modo di spiegarsi e ora? Lo avrebbe più visto? Gli avrebbe più parlato?
Si alzò in piedi e guardò Albus “ci vediamo là” disse e senza dare al suo amico tempo di dire niente si smaterializzò.
***
Quando poggiò piede nell’atrio ci mise poco per arrivare al corridoio della rianimazione.
Quel corridoio gli era tremendamente famigliare. Era andato anche troppe volte in quel posto e purtroppo quasi sempre per Lily, che lei fosse la protagonista o una semplice spettatrice.
Percorse quei passi proprio come ogni volta, sentendosi le ginocchia molli e il cuore in gola, ma in quel momento sentiva anche le grida sue e di suo padre rimbombargli in testa.
Era così strano. Non voleva pensare a quello che lui gli aveva detto perché continuava a ripetersi che sembrava gli stesse dicendo addio, ma non riusciva a smettere di farlo.
Capì subito quale dovesse essere la stanza di suo padre perché erano tutti lì davanti. Sembrava che si fossero trasferiti in massa dalla stanza di Bailey a quell’orrendo corridoio.
Sua madre si alzò quando lo vide, aveva le guance piene di lacrime e Scorpius l’abbracciò immediatamente.
Lei pianse sul suo petto e lui le passò una mano lungo la schiena sentendo un grosso groppo alla gola, vedere sua madre piangere gli faceva capire che era vero, che non era solo la sua immaginazione e il suo senso di colpa a farlo sentire così.
“Possiamo vederlo?” le chiese e sua madre scosse la testa “non adesso…c’è la Guaritrice dentro” disse con la voce rotta dalle lacrime.
Era così strano vedere sua madre piangere in pubblico in quella maniera, lei tendeva a tenersi sempre tutto dentro, doveva davvero essere a pezzi per lasciarsi andare così.
Lui invece non capiva realmente come si sentiva, non sapeva se voleva entrare oppure no, vederlo oppure no, in realtà il suo senso di colpa e la sua paura di perderlo continuavano a dirgli di scappare e di tornare solo quando tutto fosse ormai finito.
Era davvero diverso da Lily.
Lily. Guardò oltre la testa di sua madre e la vide, era insieme a Bailey.
In quel momento stava parlando con Alice che sembrava scarabocchiare qualcosa in un foglio, ma continuava a tenere la mano di Bailey racchiusa nella sua, come se non riuscisse a lasciarlo neanche per un secondo.
Quando vide il viso di Bailey ne capì il motivo: era bianco quasi cereo, sapeva che anche Bailey aveva il carnato dei Malfoy, ma suo figlio era così pallido da portarlo a chiedersi se fosse guarito del tutto. La cosa che lo impressionava di più, però, fu la sua espressione, era angoscia pura.
Sicuramente, dopo tutto quello che aveva subito nei due giorni precedenti, Bailey soffriva tantissimo per l’attacco a suo nonno, senza contare che Draco era stato il primo ad entrare nel cuore di Bailey.
Si avvicinò a loro, mosso soprattutto dall’istinto paterno e Bailey alzò gli occhi. Lo osservò per un attimo. Parve studiare la sua espressione, quasi come se temesse qualcosa, ma poi si alzò di scatto e si lanciò su di lui circondandogli le braccia con la vita.
Rimase immobile, gli occhi spalancati e le mani alzate. Era stupito, emozionato e pieno di paura.
Non riusciva a reagire. Era la prima volta che Bailey lo abbracciava, senza contare che fino a due giorni prima non avrebbe mai creduto di ricevere un suo abbraccio.
Quando incrociò lo sguardo commosso di Lily si diede una scossa e abbassò le mani, mettendole sulle spalle di Bailey e attirandolo a sé fino a sentirlo aderire alla propria pelle.
Era il suo bambino, era parte di lui e finalmente lo stava tenendo per la prima volta tra le braccia.
Ripensò alla prima volta che suo padre lo aveva abbracciato, nessuno dei due era tipo da abbracci, ma quando quel giorno, tornando da Hogwarts il suo primo anno, suo padre lo aveva stretto a sé era riuscito a fargli sentire tutto l’amore che provava per lui, a trasmettergli tutto quello che aveva provato in quei mesi, quanto gli era mancato.
Anche Scorpius adesso sperava di riuscire a trasmettere a suo figlio quanto lo amava e quanto lo avesse reso il padre più felice del mondo in quel momento.
“Mi dispiace” sussurrò Bailey ancora affondato sul suo petto “mi dispiace tanto”.
Scorpius lo staccò da sé “per cosa?” gli chiese allontanandolo quel tanto che bastava per poterlo guardare negli occhi.
“Io… il biglietto… non sono stato abbastanza veloce…il nonno… dovevo ancora parlarci, io…”
Se Scorpius avesse dovuto ripetere cosa suo figlio aveva appena detto non ci sarebbe riuscito. Bailey era stato troppo confusionario e sconnesso, ma di una cosa era sicuro: la sua voce era intrisa di senso di colpa.
“Oh no! No, no, tu non prenderai la via di tua madre” gli disse e anche se la voce poteva sembrare scherzosa, i suoi occhi erano seri.
Non avrebbe mai permesso che Bailey si sentisse in colpa come Lily aveva fatto per anni per non essere stata in grado di salvare i suoi genitori.
Entrambi erano troppo piccoli per fare qualcosa.
Si abbassò e gli prese le braccia per fargli sentire il contatto delle sue mani, fargli sentire che lui era lì.
“Ascoltami bene: non hai niente di cui sentirti in colpa, ok? Non hai attaccato tu tuo nonno e sei riuscito a mandare James e Teddy ad aiutarli, senza di te sia lui che Hermione sarebbero sicuramente morti, adesso invece…” s’interruppe per non permettere alla sua voce di tremare, suo figlio aveva bisogno di sapere che lui ci credeva “adesso invece hanno una possibilità” concluse.
Bailey annuì, ma Scorpius poté vedere nei suoi occhi che non era del tutto convinto per cui scosse la testa e lo guardò ancora più a fondo, cercando di trasmettere la verità in quegli occhi così uguali ai suoi.
“Dimmi che mi credi, Bay” gli disse e il ragazzino storse la bocca, sembrava indeciso, come se avesse qualcosa che gli pesava sulla coscienza, per cui Scorpius si allontanò con lui di qualche passo, vedevano ancora la porta della stanza di suo padre, ma erano un po’ più nascosti rispetto agli altri.
“Cosa c’è?” gli chiese e gli occhi di Bailey si rabbuiarono confermando a Scorpius che c’era qualcosa che gli pesava dentro come un macigno.
“Niente” rispose cercando di risultare convincente e indossando un sorriso che Scorpius sapeva essere costruito.
Scorpius spostò gli occhi da Bailey per fissarli sulla porta della stanza di suo padre come calamitato dalla potenza dei ricordi che lo stavano assalendo.
 
Se ne stava chiuso in camera e non voleva uscire.
Sapeva benissimo che, se fosse uscito, suo padre avrebbe capito subito che c’era qualcosa che lo turbava e lui non voleva parlarne.
Quello che non aveva messo in conto, però, era il fatto che suo padre potesse venisse a cercarlo.
Draco diede un colpo alla porta ed entrò immediatamente senza dargli la possibilità di protestare od opporsi.
Si sedette sul letto dove lui stava semi disteso da ore con le cuffie alle orecchie e gli mise una mano sopra al ginocchio.
“Se tuo nonno potesse vederti” gli disse tirando leggermente il filo e togliendogli le cuffie “penso che gli prenderebbe un colpo”.
“Mi piace la musica Babbana” affermò lui semplicemente.
Sapeva benissimo a cosa si riferiva, erano ormai anni che suo padre non lo portava a trovare suo nonno, ma aveva passato undici anni ad andare con lui a trovarlo una volta al mese e i discorsi di suo nonno li ricordava molto bene.
Così come ricordava bene il disprezzo che aveva per tutto ciò che era Babbano.
“E poi non credo che possa saperlo se non glielo dici” disse scrollando le spalle con noncuranza.
Draco sorrise per la furbizia del figlio, ma tornò a concentrarsi sul motivo per cui era andato in camera sua. “Allora? Me lo dici che succede?” gli chiese e Scorpius assottigliò gli occhi per un attimo prima di calarsi di nuovo la maschera della tranquillità sul viso. “Niente. Non succede niente” rispose e riuscì anche ad emettere un sorriso che avrebbe dovuto avere il potere di confutare la sua risposta.
Suo padre inarcò un sopracciglio e poi sorrise a sua volta. “Sai, Scorp. Credo tu possa fregare tanta gente così, ma non me. La stessa maschera che stai indossando in questo momento, l’ho avuta su di me un milione di volte…” gli disse semplicemente “i tuoi occhi sono proprio come i miei” continuò.
La sua voce non aveva nessuna nota di rimprovero. Non si era arrabbiato perché gli teneva nascoste le cose, sembrava semplicemente voler sapere che cosa aveva.
Sembrava preoccupato.
 
E probabilmente era così che doveva essere un padre. Preoccupato più per il figlio che per sé e adesso lo capiva.
“Ti sarai reso conto che abbiamo gli stessi occhi, vero?” gli chiese ripetendo più o meno le stesse parole che aveva usato suo padre quasi vent’anni prima.
Bailey sorrise per la prima volta “direi di sì” convenne “penso che avrei dovuto non guardarmi allo specchio per non accorgermene” scherzò e Scorpius annuì.
“Quindi, credo che potrai immaginare che le espressioni che vedo in te, le ho viste prima su me stesso… le conosco tutte… ad una ad una…”
S’interruppe quando vide la confusione negli occhi di Bailey.
Probabilmente suo figlio stava realizzando quello che voleva dire.
“Io…” si mangiucchiò le labbra alla stessa maniera di Lily quando era molto nervosa e poi lo guardò come Lily, come se volesse sfidarlo a dimostrargli che veramente stava nascondendo qualcosa, ma prima che Scorpius potesse anche solo dire una parola, Bailey parve perdere quella breve battaglia con se stesso e gli disse tutto.
Gli spiegò che Draco era passato da lui, che lui non gli aveva dato neanche la possibilità di parlare, che gli aveva solo chiesto se aveva torturato le persone e se gli era piaciuto fare agli altri quello che avevano fatto a lui.
Scorpius si chiese se fosse davvero andata così. Se davvero Bailey non avesse dato a Draco neanche la possibilità di replicare, ma poi si disse che la cosa importante era che Bailey lo percepiva così.
Guardò di nuovo verso la porta del padre, proprio mentre usciva Dominique e si avvicinava a sua madre, ma non si mosse. Le parole di suo figlio gli avevano fatto tornare in mente la conclusione del ricordo precedente.
 
“Allora, visto che tanto sai sempre tutto, ok, c’è qualcosa, ma non è niente di importante, va bene?”
Draco sospirò. Aveva odiato quell’età già quando ci era passato lui e adesso che toccava a suo figlio non sembrava che la situazione fosse molto più rosea.
Ricordava benissimo come era avere quindici anni, con gli ormoni che girano a mille e il mondo che sembra caderti addosso facendoti pensare che tutti ce l’abbiano con te.
“Secondo me invece ti interessa molto se stai così” gli disse soltanto e Scorpius strinse i pugni poggiando le mani sulle ginocchia piegate.
“Non mi importa. Mi importerebbe se mi importasse di lei e invece non mi importa niente di lei, per cui non mi importa niente di quello che fa”.
Draco si trattenne dal ridere, se ripeteva un’altra volta la parola importa avrebbe creato un nuovo scioglilingua.
“Non mi importa” borbottò ancora. Continuava a ripetersi che non gli interessava perché altrimenti avrebbe dovuto ammettere che Albus e James non erano gli unici a preoccuparsi per lei. Per il suo essere esageratamente impavida come il giorno prima, quando, nel treno durante il suo turno da Prefetto, l’aveva trovata a parlare con Micheal Nott.
Se non fosse stato certo dell’odio che vedeva negli occhi di Lily, sarebbe quasi stato geloso per la vicinanza che c’era tra i loro corpi.
Nell’esatto momento in cui era intervenuto per essere sicuro che lei stesse bene si era reso conto di due cose: primo che gli interessava troppo di quella stupida ragazzina e secondo, e non meno importante, che lei non voleva essere aiutata.
Avevano litigato bruscamente ed erano scesi dal treno senza neppure rivolgersi la parola.
E lui continuava a non capire perché, dalla litigata con lei, quella sensazione di rabbia che aveva provato non se ne volesse andare.
Perché si sentiva come se le sue vene fossero fiumi di lava incandescente? Perché non riusciva a smettere di pensare alle sue parole e ai suoi occhi?
Continuava a ripetersi che lo faceva per Albus, che il suo migliore amico aveva già sofferto anche troppo, ma la realtà era che non avrebbe dovuto interessargli così tanto.
 “E qual è la dama della quale non ti importa?” chiese Draco e Scorpius spostò il viso interrompendo il contatto.
“Nessuno”.
“mm-mm, certo, capisco. Però questo nessuno del quale non ti interessa, ti rende così furioso da non farti scendere neanche a pranzo quando mancano due giorni a Natale e sai che i tuoi genitori vorrebbero tanto averti con loro”.
Il tono che usò Draco lo fece sorridere, ma Scorpius strinse le labbra per non dargli soddisfazione.
“Io ti capirò sempre, Scorp” lo rassicurò Draco e lui tornò a guardarlo.
“Anche se avessi fatto una grossa cavolata?”
Draco rise “soprattutto se avessi fatto una grossa cavolata.” Lo rassicurò “io ho fatto tanti errori, Scorp. Se immagini il peggio non ci sei neanche vicino, ed erano errori seri, ma tua madre mi ama lo stesso e sono sicuro che anche la tua misteriosa dama lo farà” aggiunse.
Scorpius lo guardò ancora poco convinto e Draco cercò i suoi occhi con lo sguardo.
“C’è un vecchio detto che dice: amare vuol dire non dover mai dire mi dispiace e significa che non dovresti mai fare qualcosa che ferisca l’altro, ma non è così nella realtà. Ho sempre pensato che amare possa essere anche rendersi conto di quello che uno ha fatto e non farlo mai più…”
“E se fossi io a dover perdonare?”
“Ho imparato sulla mia pelle che se ami perdoni quasi tutto” rispose come se fosse la cosa più naturale del mondo e lasciando Scorpius a chiedersi di chi stesse realmente parlando.
 
Guardò suo figlio negli occhi. Stava ancora aspettando una qualsiasi parola, sembrava attendere con fierezza, sapeva che era come Lily.
Si sarebbe preso qualsiasi conseguenza, ma Scorpius scosse la testa e lo abbracciò.
Non era mai stato molto bravo con le parole. Parlare di sentimenti non gli era mai venuto molto naturale e non ne aveva mai avuto molto bisogno, né con la sua famiglia, né successivamente con Lily, ma sperò di trasmettere con quel gesto più di mille parole.
E forse fu davvero così perché sentì il suo bambino prendere un respiro a contatto con il suo torace, come se ne stesse assorbendo energia.
Lo staccò leggermente da sé e lo guardò dritto negli occhi.
“Avrai modo di chiarire e di vedere che per lui non è successo niente, te lo prometto” Bailey annuì, ma Scorpius voleva essere sicuro che capisse.
“Ti fidi di me?” gli chiese e finalmente Bailey sorrise davvero “certo. Mi fido di te, papà” disse e Scorpius non riuscì a non sorridere.
Lo aveva già chiamato papà una manciata di volte, ma ancora per lui era un senso di calore che gli nasceva dritto dal cuore e in quel momento era proprio quello di cui aveva bisogno.
Cercò di nutrirsi di quella parola anche mentre si avvicinava alla porta di suo padre.
Lasciò che la voce di suo figlio gli rimbombasse nella testa più e più volte scacciando con forza la sua voce che urlava contro suo padre.
Doveva entrare.
Appoggiò una mano sulla maniglia. Sapeva di non avere più scuse, Dominique era ormai uscita e stava parlando con sua madre, avrebbe dovuto ascoltare anche lui, magari stava dicendo cose importanti, forse addirittura fondamentali, ma non riusciva a staccare la mano da quella maniglia.
Doveva entrare.
Piegò la maniglia, ma non spinse la porta. Sapeva che stava facendo la figura dello stupido, ma non gli importava.
Gli sembrava di essere dentro ad un sogno, si vedeva sospeso sopra il ciglio di un burrone e quella porta che lo divideva da suo padre era la sua condanna o la sua salvezza.
Doveva entrare.
Quale però? Condanna o salvezza?
Doveva entrare.
Doveva scoprirlo, smettere di essere vigliacco, ma lui riusciva soltanto in un modo a non essere vigliacco ed era quando Lily era accanto a lui.
Sentì una mano poggiarsi sulla sua. Era calda contro il freddo della sua pelle ed era rosata al contrario della sua che era diventata bianca per la forza con la quale stringeva quella maniglia.
Alzò gli occhi pur sapendo chi avrebbe visto. Il suo cuore aveva accelerato riconoscendo immediatamente quel tocco che gli aveva dato tante piccole scosse lungo tutta la spina dorsale.
Avrebbe voluto chiederle se poteva entrare con lui, ma si sentì patetico.
Un uomo di trentatré anni che non riesce, da solo, ad entrare dentro la stanza di suo padre? E poi era quello che doveva dar sicurezza alla sua famiglia?
“Posso venire con te?” gli chiese lei e Scorpius la guardò assorto.
Che avesse ricordato? Come poteva sapere di cosa aveva bisogno in quell’esatto istante?
Bè, che avesse ricordato o meno, in quel momento non contava niente, gli importava che solo che lei era lì con lui e che adesso non aveva più paura di entrare nella stanza.
Intrecciò le dita alle sue e spinse leggermente la porta.

COMMENTO: OK, ECCOCI QUA!! CAPITOLO DEDICATO QUASI TOTALMENTE A SCORPIUS E AL RAPPORTO CON DRACO E CON BAILEY!! NON HO MOLTO DA DIRE SU QUESTO, QUINDI VI DIRO’ CHE NEL PROSSIMO CAPITOLO AVREMO, COME POTETE INTUIRE, MOLTA LILY / SCORPIUS ED ANCHE QUALCHE INDIZIO…MA NON POSSO DIRE ALTRO ;))  LA CITAZIONE DELLO SCORSO CAPITOLO ERA PROPRIO QUELLA INDOVINATA DA ICEPRINCESS SU SHADOWHUNTERS CHE TRA PARENTESI ADORO ALLA FOLLIA : ) RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO...SIETE STUPENDE E SPERO MI FARETE SAPERE ANCORA PERCHE’ VI HO ADORATO TUTTE, NELLE PERSONE DI: ICEPRINCESS / ROXY HP/JULIET LILY POTTER / JADE MALFOY / ARYELLE / EFFE95 / SHIORI LILY CHIARA / CICCI12 E ALF 89!! GRAZIE DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE E ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE A TUTTI!!
   
 
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