Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: TheSlavicShadow    14/04/2016    1 recensioni
Missing moments e side stories degli altri protagonisti di "Three Days"
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Three Days'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

You came and saved me tonight
Defending all my life
Whoa, now Im content with my breath
'Cuz I'm alive

This is the epitome
Of everything you see in the movies
This world is a time bomb ticking
And I think that I could stop it if you help me

 

The Spill Canvas - Saved



Armin Arlert non si era mai ritenuto una persona coraggiosa. All'inizio credeva che non sarebbe mai riuscito a diventare un buon avvocato, perché per un lavoro simile oltre alla bravura ci vuole una buona dose di coraggio e strafottenza. E lui aveva sempre creduto di avere molte mancanze da questo punto di vista.

La prima volta che aveva preso coraggio era stato all'università, quando aveva fatto domanda per lo stage allo studio legale Smith, uno dei più famosi di Londra. Con sua somma sorpresa lo avevano subito preso. Per molti meri aveva lavorato a stretto contatto con Erwin Smith in persona e aveva assorbito avidamente tutte le nozioni che l'uomo elargiva. Lavorare con lui era stato molto più stimolante di quanto non lo fosse stato studiare per tutti gli anni di università. Finalmente poteva vedere come tutti i codici che tanto aveva faticato a memorizzare venivano messi in atto e come tutto ciò poteva essere appagante. E si era sinceramente stupito quando Erwin Smith, alla fine dello stage, gli aveva chiesto di continuare a lavorare per loro.

Lavorava già allo studio Smith quando una sera aveva conosciuto Marco Bodt, appena trasferitosi a Londra ed in cerca di un lavoro. Quando aveva saputo che il ragazzo era un avvocato come lui, gli aveva consigliato di provare a mandare un curriculum al suo stesso studio, perché gli era subito sembrato una persona piena di capacità. E non era stato deluso da Marco e dal modo impeccabile in cui svolgeva il suo lavoro.

Inutile dire che erano diventati subito amici. Quasi credeva impossibile che conoscesse Marco solo da così poco tempo. In sua compagnia si sentiva come quando stava con Eren. E Eren lo conosceva da quando erano in fasce.

E tramite Marco aveva conosciuto la donna che gli aveva rapito il cuore al primo sguardo.

Armin Arlert non era un uomo sentimentale. Non credeva all'amore a prima vista, ma il momento in cui aveva posato gli occhi su Annie Leonhart aveva capito che a volte il cervello poteva giocare brutti scherzi, e abbandonarti in balia delle decisioni del cuore, che non erano mai logiche.

Perché non c'era nulla di logico e razionale nell'innamorarsi della ragazza di uno dei tuoi migliori amici. Non c'era nulla di logico nel continuare a provare certi sentimenti anche quando Marco ti comunica che sarebbero andati a vivere insieme.

E non c'era assolutamente nulla di razionale quando tu continui ad amarla e loro due, tutti contenti, ti comunicano che hanno deciso di sposarsi. E Marco, dolce e perfetto Marco, ti chiede di fargli da testimone di nozze e tu accetti.

Accetti anche di coprirlo quando il futuro sposo fa scelte stupide giusto prima del matrimonio, perché così si comportano gli amici. Anche se per un attimo ti passa per la testa l'orrenda idea di tradirlo esattamente come lui ha fatto con Annie. Per un attimo sei seriamente intenzionato di telefonarle, di dirle cos'è successo. Ma ti rendi conto che sarebbe una pessima idea, che la feriresti inutilmente. Perché se lei era felice con Marco, se lei voleva sposarlo, tu non avevi alcun diritto di metterti in mezzo.


***
“Sei sicura che Marco non si arrabbierà se resto qui stanotte?” Armin aveva guardato la donna che gli si era seduta accanto sul divano e prendeva possesso del telecomando. Lei era in ferie. Avrebbe dovuto passare due settimane in luna di miele su qualche isola caraibica, ma alla fine aveva regalato il viaggio ad una coppia di amici, decidendo di godersi la calma dell'attico londinese.

“Non ne avrebbe alcun motivo.” Aveva lasciato il canale su un film, che però non riusciva a catturare la sua attenzione. Sembrava più concentrata a mangiare i pop-corn appena fatti. “E poi è in Francia, quindi non ha idea di cosa io stia facendo. Anche se forse penserà che nonostante tutto stia cercando qualche corto capello biondo tra le lenzuola per farne una bambolina voodoo e così vendicarmi.”

Armin aveva ridacchiato prendendo una manciata di pop-corn e mangiucchiandone un paio cercando di guardare la televisione.

Tre giorni. Erano passati solo tre giorni da quando aveva preso coraggio e invitato Annie a ballare durante il banchetto di non nozze. E ora era seduto accanto a lei, dopo che lei gli aveva telefonato, mentre lui era ancora al lavoro, per chiedergli era libero quella sera, se gli andava di venire a cena. E lui aveva accettato subito.

“Annie, come stai?”

La donna aveva sospirato, spostandosi i capelli dal viso con una mano.

“Se dicessi che sono sollevata, sarei una persona orrenda?”

Armin aveva preso coraggio e le aveva stretto la mano sorridendole dolcemente. “No, non lo saresti affatto.”

Annie aveva ricambiato la sua stretta. “Settimana prossima torno al lavoro, ho telefonato stamattina per avvertire in ospedale.”

“Potevi goderti le ferie...”

“Me le godrò per questa settimana. E poi mi cercherò un altro appartamento, ma per ora resterò qui a dare fastidio a Marco.”

“Sai che non è possibile dargli fastidio.” Armin aveva ridacchiato, bloccandosi quando Annie si era sporta verso di lui, appoggiando la testa sulla sua spalla.

“Sapevo che nascondeva qualcosa. Ogni tanto lo vedevo che si perdeva nei propri pensieri, ma è sempre stato un ottimo fidanzato e non ho mai avuto nulla da rimproverargli. Abbiamo parlato a lungo prima che partisse per Parigi. E spero davvero che riesca a chiarirsi con questo Jean. Anche se poi voglio conoscerlo e dargli almeno un pugno.”

“E a Marco no?”

“A quello ci hai già pensato tu.” Annie aveva stretto di più la sua mano. “E per questo ti ringrazio, nessuno aveva mai preso così le mie difese.”

Armin non l'aveva mai sentita parlare così tanto come quella sera, e questo lo rendeva felice. Poteva anche sopportare in quel momento di essere solo una sorta di sostituto. Poteva anche sopportare di essere solo una spalla su cui piangere.

“Grazie di essere qui, Armin.”

L'uomo si era grattato la nuca imbarazzato.

“Figurati. Penso che ormai sia chiaro che per te farei qualsiasi cosa.” Aveva preso ancora più coraggio. Quasi non gli importava per una volta delle conseguenze che le sue azioni avrebbero portato.

Aveva intrecciato le dita con quelle lunghe e affusolate della donna, stringendo la sua mano e cercando di trasmetterle così tutto quello che provava, ben conscio che non fosse possibile.

“Ho sempre invidiato Marco. E un po' credo di averlo odiato perché ti aveva conosciuto prima di me. Non che creda tu mi avresti mai guardato anche in quel caso. Oddio, ma cosa sto dicendo?” Si era passato una mano sul viso, mormorando quanto fosse stupido e patetico contro il palmo della propria mano.

“Marco mi ha detto che lo hai minacciato sabato sera.” Annie non aveva spostato la testa dalla spalla del biondo. Continuava a fissare lo schermo del televisore, senza realmente guardarlo. No, non stava bene come voleva far credere a tutti. Non stava bene e non poteva stare bene. “Da un lato sono sollevata, dall'altro mi sento terribilmente umiliata.”

Il biondo aveva passato il braccio libero attorno alle spalle della donna, stringendola un po' di più a sé. Non sarebbe stato giusto andare oltre e fare qualsiasi altra cosa, ma almeno un abbraccio poteva concederlo ad entrambi. “Sei una vera signora, Annie. Stai affrontando tutto questo con una classe che non è da tutti.”

“Mi stai idealizzando. Sul serio, Armin.” Annie aveva sospirato, mettendosi più comoda contro di lui e continuando a tenere la sua mano. “Il problema è che fondamentalmente non ci siamo mai innamorati davvero uno dell'altra. Abbiamo preso le cose come venivano, spaventati dagli anni che passavano.”

“Mi sembra quasi di sentir parlare Marco.” Armin aveva sorriso. “Quando l'ho conosciuto parlava sempre del vero amore, poi è cambiato.”

Annie aveva annuito. “Avevamo entrambi paura del giudizio di qualcuno. Mio padre è convinto che sia colpa mia se Marco mi ha lasciata. Io penso che non sia colpa di nessuno, né mia, né di Marco, e neppure di questo Jean. Doveva succedere e basta. Forse loro due non si sarebbero mai neppure dovuti lasciare, ma viviamo in un mondo dove sono tollerati e socialmente accettati dei matrimoni completamente finti piuttosto che avere delle vere relazioni che esuli da un qualche concetto di normalità che mi dovranno ancora spiegare.”

Il biondo aveva sorriso di più. “Sei fantastica. Davvero. Penso che chiunque nella tua situazione sarebbe furioso, avrebbe messo a ferro e fuoco questo appartamento. Mentre tu cosa fai? Resti qui e gli prenoti anche un biglietto per Parigi. Credimi, non sono in molti quelli che lo farebbero.”

Annie aveva sbattuto le palpebre e aveva spostato un po' la testa per poterlo guardare. “Ti ho già detto che mi sento relativamente sollevata di non essermi sposata. Sarei bloccata in un matrimonio di convenienza e ora non sarei qui con te.”

Aveva notato un leggero rossore sulle guance dell'altra, ma non voleva credere, non poteva crede che significasse davvero qualcosa.

“Stavi già con Marco quando ti ho conosciuta, e ho sempre desiderato essere al suo posto.” Si stava sbilanciando troppo. Ora gli avrebbe chiesto di andarsene e non l'avrebbe più rivista. O perlomeno questi erano i pensieri negativi che il suo cervello continuava a formulare. Prima di domenica non avrebbe mai creduto di poter neppure ballare con Annie, figuriamo ci star seduto sul suo divano, con lei appoggiata contro di lui. Quello andava oltre ogni sua previsione e sicuramente il karma poi gli avrebbe presentato un conto salato per avergli concesso quella fortuna.

“La prossima volta...” Aveva mormorato, decidendo subito di cambiare tono. Non era quello il momento dei tentennamenti. “La prossima volta ti inviterò fuori a cena. Andremo in quel bel locale che da proprio sul Tamigi. E inizierò a corteggiarti seriamente. E sarò un uomo che saprà amarti come meriti.”

“Grazie Armin.” Annie aveva spostato la testa dalla sua spalla, e lo aveva guardato prima di dargli un bacio sulla guancia. “Che ne dici se usciamo sabato sera?”
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: TheSlavicShadow