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Autore: KakashinoSharingan    14/04/2016    3 recensioni
Due stirpi reali si avvicendano per il controllo di un Regno rimasto senza una guida sicura. L'erede al trono è fuggito per avere salva la vita e questo ha dato avvio ad una sanguinosa guerra. Tra combattimenti, amori e ombre del passato, Silene non vuole smettere di lottare per poter un giorno fare ritorno a Chanast.
Aggiornamenti momentaneamente sospesi per revisione completa della trama
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Questa storia ho iniziato a scriverla parecchi anni fa, e la pubblicavo sul mio vecchio account di EFP. Però avevo cancellato sia storia che account perché a quel tempo non mi interessava continuare a scrivere. Ora ho deciso di riprendere in mano la storia e proseguirla, e ho modificato i nomi dei personaggi, che prima erano in giapponese, per aderire meglio al contesto fantasy in cui vorrei inserirla.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Anniversario


L’alba mi coglie sdraiata sull’erba umida di rugiada del giardino dietro casa. Per quante volte Loeane mi abbia implorato di non uscire così presto e di non bagnarmi stendendomi sull’erba, non posso proprio fare a meno della mia preziosa tradizione. Oggi è il mio quindicesimo compleanno, o meglio, l’anniversario di quando Loeane mi trovò di fronte alla porta di casa sua. E da quando avevo nove anni ho preso l’abitudine di sgattaiolare fuori casa molto presto per vedere il sole sorgere. È uno spettacolo che mi fa accapponare la pelle, e non è solo per il freddo. Sento dentro di me qualcosa che si muove, una sorta di immensa gratitudine, verso Loeane e verso il mondo, che non riesco ad esprimere in nessun altro modo.
So per certo che il periodo in cui sono nata non era dei più felici: il Regno era politicamente instabile e i raccolti scarsi a causa di squilibri climatici. Probabilmente è proprio questo il motivo per cui mi sono ritrovata di fronte alla porta di Loeane. Mi ha raccontato innumerevoli volte di quel giorno, ogni volta con le lacrime agli occhi e un sorriso tenero che fin ora le ho visto rivolgere solo a me.
Quando guardo il sole sorgere, nel giorno del mio compleanno, ripenso a quanto mi ha raccontato Loeane riguardo al nostro primo incontro, alla fortuna di aver avuto proprio lei come madre. Spesso mi trovo a rimproverarmi perché, a causa mia, lei non si è mai potuta sposare. Ma quell’unica volta che le ho fatto sapere di questo mio cruccio se l’è presa talmente da tenermi il broncio per un paio di giorni, così non ho più tirato fuori questo spinoso argomento.
 
‹‹Silene!›› sento urlare in lontananza. Mi volto, in direzione del sentiero che collega casa nostra al centro del villaggio, e scorgo Odelin che corre all’impazzata, le lunghe trecce castane mosse dal vento. La saluto a mia volta, alzando un braccio nella sua direzione e tirandomi a sedere.
Quando mi raggiunge ha il fiatone: ‹‹Temevo di aver dormito troppo anche stavolta!›› mi guarda, allarmata, ma quando vede che le sto sorridendo sospira. Tira fuori dal suo cestino la confettura di albicocche che solo sua madre è in grado di preparare, mentre io entro in casa a sfornare il pane: Loeane mi ha insegnato a prepararne la tipologia più semplice, il cui gusto comunque non è da sottovalutare. Farciamo le due pagnotte ancora calde con la marmellata e le mangiamo guardando il sole, ancora incerto all’orizzonte.
Dopo aver finito mi pulisco la bocca dalle briciole.
‹‹Buon compleanno, Silene.›› mi dice Odelin, porgendomi una piccola scatolina. Sento le mie guance avvampare nel preciso istante in cui comprendo che quello è un regalo per me.
‹‹Odelin, lo sai quanto i regali mi imbarazzino.›› mi giustifico, mentre spingo leggermente la scatola nella sua direzione. Ma lei insiste, piantandomi addosso quei suoi occhi verdi, dai quali sa che non ho scampo.
Ride appena mentre tolgo il coperchio: credo che la mia reazione sia stata esagerata, ma quello che ho davanti è davvero un oggetto magnifico.
Dalla scatola estraggo un orologio da taschino, molto piccolo, rivestito di un metallo leggermente annerito dal tempo. il meccanismo però sembra essere perfetto, nel silenzio riesco a scorgerne il lieve ticchettio. Siccome io non riesco a parlare dall’emozione, Odelin dice al posto mio: ‹‹È stupendo, non è vero?››
Mi limito ad annuire, ma poco dopo aggiungo: ‹‹Sicura che posso prenderlo?››
‹‹Assolutamente sì!›› accompagna quelle parole ad un deciso cenno del capo. Poi fruga nelle tasche della sua giacca e ne estrae uno identico: ‹‹Appartengono alla famiglia di mio padre da due generazioni. Lo zio però non ha figli a cui lasciarlo, e io sono figlia unica, perciò mio padre ha detto che avrei potuto regalarlo a chi volevo! Sai, l’unico valore che portano con sé è quello affettivo, non sono preziosi per davvero.››
Se a lei questa spiegazione suona esauriente, per me non lo è affatto. Però quando sono con Odelin so di non poter sollevare obiezioni di alcun genere, perché riuscirebbe in ogni caso ad avere ragione lei.
‹‹È stupendo.›› mi limito ad osservare, nonostante sia poco per descrivere la mia emozione nel rigirarmi tra le dita quell’oggetto così antico.
L’amicizia che mi lega ad Odelin risale a parecchi anni fa, dovevamo averne quattro o cinque. Non abitando molto lontane ed essendo entrambe le sole bambine della casa ci siamo avvicinate inevitabilemente, e da allora nulla ha potuto separarci.
 
Mi risvegliai improvvisamente da quell’incanto quando qualcosa di pesante mi cadde in testa. Ci misi un momento per capire di essere intrappolata in un piumone e, quando riuscii ad emergerne, vidi una Loeane decisamente furiosa fissarmi negli occhi: ‹‹Sei bagnata fradicia, Silene. Copriti, o ti prenderai un raffreddore.››
Si volta, dirigendosi verso la porta, ma resta un secondo ferma tenendo la maniglia tra le mani.
‹‹Comunque, buon compleanno.›› mi rivolge un sorriso a trentadue denti, prima di sparire in cucina. Sorrido nella sua direzione mentre mi strofino contro la coperta morbida, avvolgendola anche attorno ad Odelin.
 
Come ogni anno, Loeane non mi permette di lavorare il giorno del mio compleanno, nonostante le mie proteste si facciano di volta in volta più accese. Così, praticamente cacciata da casa mia, mi avvio al villaggio con Odelin. Abbiamo deciso di andare a comprare delle mandorle, da sgranocchiare mentre passeggiamo per le vie. Chanast è un borgo piccolo e tranquillo, prevalentemente composto da abitazioni, ma la sua piazza centrale è molto vasta e ogni sabato vi si svolge il mercato. Infatti questa è una delle tappe privilegiate dai mercanti che si dirigono verso Undran, uno dei centri commerciali più grandi del Regno.
Attorno alla piazza ci sono delle locande, e non è raro trovare dei mercanti in altri giorni della settimana.
Mentre ci stiamo avviando verso la bottega di Nirea, la fioraia nonché migliore amica di Loeane, Odelin mi tira per una manica.
‹‹Ehi, Silene, guarda quello.›› mi sussurra, indicando un uomo avvolto in un mantello marrone scuro. In quel momento si sta togliendo il cappuccio: è giovane, credo che abbia poco meno di vent’anni. ‹‹Mica male, non è vero?›› insiste.
Non so per quale oscura ragione ma Odelin è fissata sul fatto di trovarsi un fidanzato. Non che io ci veda nulla di male in questo, solo che non comprendo perché sia così ossessionata. Infondo abbiamo solo quindici anni, non vedo tutta questa fretta di impegnarsi.
Comunque, per accontentarla, metto a fuoco il ragazzo. Non è per niente brutto, ma nemmeno il tipo di persona che vorresti conoscere: mentre allunga la mano per aprire la porta di una locanda, intravvedo una spada nascosta sotto il mantello. Sono armi comuni, le spade, ma di solito non vengono tenute in cintura all’interno di piccoli villaggi come Chanast. A meno che non siano le guardie imperiali a portarle, ma quel ragazzo non sta indossando la divisa tipica del corpo militare.
Guardo la mia amica: ‹‹Non per spaventarti, Odelin, ma il tuo principe porta una spada in cintura.››
Il suo colorito passa dal blu al bianco. ‹‹Forza, andiamo da Nirea.›› la esorto.
 
Il negozio di Nirea è in assoluto il mio preferito in tutta Chanast. Quando apro la porta, un sonaglio mi accoglie e vengo investita da un profumo indescrivibile. Ci sono scaffali e scaffali pieni di vasi, in ognuno dei quali c’è una pianta diversa. Ci sono piante commestibili, piante decorative e attrezzi per l’orto.
Sento dei rumori provenire dal retrobottega, dove chissà che cosa sta combinando Nirea. ‹‹Arrivo subito!›› ci urla, allertata dal campanello del nostro ingresso.
‹‹Ah, siete voi.›› si passa una mano sporca di terriccio sulla fronte imperlata di sudore, lasciandovi una scia di granellini scuri.
Odelin soffoca una risata schiarendosi la voce. ‹‹Salve, Nirea. Sono venuta per il regalo di Loeane.››
Nirea mi guarda per un momento, la fronte aggrottata: ‹‹Ma Loeane compie gli anni ad agosto.››
Ci risiamo. Penso, mentre aspetto che la fioraia si ricordi di quale ricorrenza scade oggi.
Infatti spalanca la bocca, ed emette un verso indescrivibile: ‹‹Ah, che sciocca che sono. Certo, è il regalo di ringraziamento. Perché non ci ho pensato prima.›› si dà un colpetto sulla testa, mentre Odelin sghignazza sottovoce: nonostante in presenza di Nirea faccia del suo meglio per trattenersi, molte volte non ci riesce.
Insieme scegliamo una pianta colorata, di cui non faccio nemmeno in tempo a ricordare il nome che me lo sono già scordato. Poi pago e saluto Nirea con un cenno del capo, perché la mani sono impegnate a reggere un vaso di dimensioni sproporzionate rispetto a ciò che contiene.
 
Fuori dalla bottega Odelin si lascia andare in una fragorosa risata, che a stento riesce a placare dopo qualche minuto.
‹‹Come fa tua madre ad essere così amica di una tale idiota?›› mi chiede, le lacrime agli occhi.
‹‹Nirea è fatta così. Ma non puoi negare che non sia una brava persona.››
Odelin scuote il capo: ‹‹Mia madre mi ha raccontato che, quando Loeane ti trovò, Nirea fu l’unica ad osteggiare apertamente la sua decisione di tenerti con sé.›› dice, improvvisamente seria.
So che quanto dice è vero, Loeane me ne ha parlato diverse volte, ma nonostante questo non riesco a biasimare Nirea. Anche io avrei voluto che mia madre si sposasse e mettesse su una famiglia tutta sua, ma so anche che quando prende una decisione è irremovibile, proprio come Odelin.
‹‹Ti voglio bene.›› sussurro alla mia amica, che però non mi sta ascoltando.
Siamo giunte nuovamente nella piazza principale di Chanast, dove è radunata una quantità di gente incredibile, che di solito si può vedere solo nei giorni di mercato. Ci avviciniamo a una donna con in braccio un bambino per chiedere che cosa è successo.
‹‹È arrivato un banditore. Pare che venga direttamente dalla Capitale.›› risponde, affrettandosi anche lei a raggiungere il resto delle persone.
Un banditore inviato dalla Capitale?
‹‹Dev’essere successo qualcosa di grosso.›› Odelin anticipa i miei pensieri. Poso il vaso all’angolo di una casa e ci avviciniamo per ascoltare l’annuncio.
Ora che riesco a vederlo bene, posso affermare con certezza che quello non è uno dei soliti banditori che mandano dalle province quando viene promulgata una legge. Porta un corpetto e dei pantaloni candidi, senza un alone che sia di polvere o unto, e il cappello da cui sfuggono curatissimi ricci ramati è blu notte, punteggiato di stelline argentate. Porta un corto mantello dello stesso colore fatto di quella che sembra una stoffa pregiata.
Quando inizia a parlare conferma tutti i miei sospetti, sfoderando un accento che non si sente raramente dai mercanti in sosta a Chanast: ‹‹Ascoltate attentamente, sudditi del Regno. Quattro giorni or sono una notizia sconvolgente è giunta alla Capitale. La principessa Eluana, rapita quindici anni fa dalla Stirpe del Deserto, è stata assassinata.››
Un vociare confuso si spande tra la folla. La principessa Eluana, nel periodo di regno del marito, era molto ben voluta dal popolo. Tuttavia, quindici anni fa, è stata rapita dalla Stirpe del Deserto, un ramo collaterale della famiglia reale che è stato esiliato nel deserto un’ottantina di anni fa a seguito di un tentato colpo di stato e di una sanguinosa guerra civile.
Il banditore deve schiarirsi la gola più volte per riottenere l’attenzione della folla: ‹‹A seguito di questo doloroso avvenimento, è stato deciso che il principe Lhalin suo figlio salirà al trono in vece di suo zio, il quale ha abdicato in suo favore.››
La folla esplode in un delirio furioso. Dal pianto per la scomparsa della principessa passano alla gioia per l’incoronazione a re del giovane principe Lhalin, per poi tornare a lanciare imprecazioni contro la Stirpe del Deserto che ha ucciso sua madre.
Io e Odelin fortunatamente riusciamo a defilarci, recupero il vaso al volo e voliamo a casa.
   
 
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