Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: ___Page    15/04/2016    1 recensioni
Cinque prompt.
Cinque coppie.
Cinque baci.
*FF partecipante al Crack's Day indetto dal forum Fairypiece-fanfiction&images"*
*FF partecipante al Ten Title Thread indetto dal forum Fairypiece-fanfiction&images"*
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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PER QUALCOSA DI MOLTO PREZIOSO 
*bacio disperato*




 
 
Camminava tremando per le vie della periferia di Raftel, scarsamente illuminata. Non sapeva come fosse arrivata fino a lì, le sembrava di avere camminato in uno stato di trance per tutto il tempo, ma quando quella macchina aveva strombazzato a tutto spiano si era bruscamente risvegliata e in un attimo la verità di quello che stava succedendo le si era riversata addosso crudele.
Ancora una volta la sua vita si era rivelata un nulla di fatto. Era sempre stato complicato per Lamy trovare un posto in quel mondo. Dalla morte dei suoi si era sempre sentita ovunque e con chiunque come un topo in gabbia. Quando suo fratello, il solo di cui fosse mai riuscita a fidarsi, aveva lasciato Flevance per iscriversi alla prestigiosa università di Drum e diventare un grande chirurgo lei lo aveva imitato appena finito il liceo senza però seguirlo a Raftel. Era fuggita di nascosto, decisa a non essere in alcun modo un peso per lui o motivo di distrazione dai suoi importanti studi. Ma in tutti i luoghi in cui era stata, tutte le tappe che aveva toccato le avevano dimostrato che persona inconcludente e incapace di instaurare rapporti umani duraturi fosse. Non se n'era stata con le mani in mano questo no. Anzi le mani erano la sola parte del corpo con cui le sembrasse di riuscire a produrre qualcosa di buono e bello e in quei tre anni di girovagare senza meta era stato proprio dipingendo che si era guadagnata da vivere. Ed era stata una firma su una delle sue tele a consentire a Law di rintracciarla. Lo aveva trovato cresciuto e meraviglioso e il rivederlo dopo tanti mesi aveva fatto scattare qualcosa in lei che le aveva impedito di rifiutare il suo invito di seguirlo a Raftel. Ma ora eccola lì, nuovamente a un punto morto della propria vita. Morto, come finiva tutto ciò che le capitava di toccare, accidentalmente o meno. Era la sua maledizione. Lei rovinava tutto ciò che toccava e solo Law sembrava non rendersi conto di quella realtà, insistendo che doveva solo trovare il proprio posto nel mondo.
E dopotutto non poteva negare che le cose fossero davvero trascorse lisce da quando si era trasferita a Raftel fino a quel pomeriggio.
Aveva trovato un lavoro e continuava a dipingere. Aveva chiesto a Law di permetterle di cercare un alloggio indipendente per non rischiare di cadere nella tentazione di adagiarsi sugli allori trovandosi a vivere con il suo fratellone che già divideva l'appartamento con altri. E pescando dagli annunci della bacheca universitaria era finita per scegliere il solo che potesse permettersi e che guarda caso era stato messo lì da un ragazzo che Law lo conosceva anche e pure bene. E solo per quello in quei mesi si era sforzata di andare d'accordo con Pen, finendo per trovare un equilibrio nella loro convivenza, tanto che poteva quasi considerarlo un amico.
Non le pesava tenere in ordine, soprattutto quando lui aveva dovuto studiare come un matto nel preparare gli ultimi esami di criminologia e a volte gli occhi le si riempivano ancora di lacrime di commozione nel ripensare alla sorpresa che le aveva fatto per il suo compleanno, allestendole una stanza tutta per lei per dipingere. Ma in quel momento Lamy non piangeva di commozione. Lamy piangeva disperata rievocando il litigio di quel pomeriggio, l'ennesimo di una lunga serie alla fine del quale Pen aveva pronunciato quella frase che di certo non aveva pensato davvero. Rievocando il momento in cui Pen le aveva detto che malediceva il giorno che era arrivata a casa sua e che viveva molto meglio senza di lei.
Era stato peggio di una pugnalata e Lamy lo aveva fissato pietrificata per poi scappare via. Ma non ce l'aveva con lui. Sapeva di avere esagerato, sapeva di meritarlo, sapeva che era tutta colpa sua. Lei rovinava sempre tutto. Sapeva che anche se Pen non pensava realmente quelle cose dettate dalla rabbia, e ne era certa, era meglio andare via. Perché anche se lui non le pensava in fondo erano vere e quella frase era solo l'inizio della metamorfosi a cui lei lo avrebbe spinto se fosse rimasta, trasformandolo in qualcuno che non era.
E Pen, così com'era, il suo Pen, era troppo prezioso per permettere che il suo influsso distruttivo lo cambiasse. Ecco perché se ne stava andando anche se il suo solo desiderio era correre di nuovo da lui, scusarsi e chiedergli di lasciarla restare. Lamy stava lottando contro la voglia di farsi stringere dalle sue braccia e piangere sul suo petto. Lamy stava cercando di ignorare i sentimenti che da qualche settimana aveva ormai capito di provare per Pen.
E proprio per questo sapeva che se ne doveva andare. Via da Raftel perché Law, troppo protettivo, non avrebbe mai potuto capire e avrebbe incolpato lui. Via da lì e dal solo che avesse mai amato perché tanto sapeva che non sarebbe stato che un amore a senso unico. Perché chi mai avrebbe voluto una persona autodistruttiva, incasinata e disfattista come lei, capace solo di rispondere male e incontentabile?!
Nessuno l'avrebbe voluta. Mai.
-Pen...- si ritrovò a gemere, ferma sul marciapiede, incapace di proseguire per le troppe lacrime e i troppi singhiozzi.
Sapeva che non era maturo. Lì aveva un lavoro e andarsene per un simile motivo era da deboli ed infantile ma non riusciva a immaginare di restare. Perché colui di cui più in assoluto si fidava, persino più che di suo fratello, quello a cui avrebbe affidato la sua stessa vita non voleva saperne di lei. O almeno sarebbe stato meglio che non ne sapesse più di lei.
-Pen!!!- singhiozzò, incurante di chi l'avesse potuta sentire, gettando la testa all'indietro, quando due mani la afferrarono per le spalle e la obbligarono a voltarsi. Sgranò gli occhi umidi, il respiro tremolante, certa di essere impazzita.
Perché Pen era davanti a lei e la fissava sconvolto e arrabbiato, il respiro affannoso e una luce di panico che stava lasciando spazio al sollievo nei suoi occhi verdi man mano che la studiava e constatava che stava bene.
-Pen...-
-Cosa ti è saltato in mente Lamy? Si può sapere dove sei stata?! Ti ho cercata ovunque! Sono stato da Law, da Perona, al museo! Si può sapere dov'eri?!-
Lamy lo fissò interdetta per alcuni secondi, elaborando quell'informazione.
L'aveva cercata per tutto il pomeriggio?! Perché?!
-Mi hai fatto morire di preoccupazione!!! Ti ho rincorso per kilometri oggi quando sei scappata!!! Dannazione ero solo arrabbiato come hai potuto pensare che fossi serio?!?!-
-Cosa... Io... Io non...- ballettò la ragazza sentendo la brezza tiepida asciugarle le guance umide di lacrime e sudore.
-Va bene te lo dico adesso e non lo ripeterò più, quindi ascoltami bene! È perfettamente inutile scappare! Finché non avrò l'assoluta certezza che vuoi davvero andartene sono pronto ad arrivare anche in capo al mondo per riportarti a casa chiaro?!?! E non provare a rib...-
Il respiro gli morì in gola quando Lamy gli morse le labbra gettandosi tra le sue braccia, baciandolo con disperazione, aggrappandosi a lui come se stesse rischiando di affogare.
Gemette appena quando lui la strinse e prese a rispondere, muovendo la sua bocca su quella di lei, come se volesse divorarla per paura che potesse fuggire di nuovo.
Gli era bastato uno sguardo per capire, per leggere sul suo volto quali assurdi pensieri e convinzioni ronzassero in quella dannata testolina bionda che gli aveva fatto completamente perdere la sua. Ma non era per senso di responsabilità né per mancanza di lucidità che aveva detto quelle cose. Perché per una cosa preziosa come Lamy era davvero pronto ad affrontare di tutto.
E mentre si lasciava andare senza difese, per la prima volta in vita sua, permettendo a qualcuno di lavare via il suo dolore, la sua inadeguatezza e le sue paure con il palmo della mano e carezze sulla schiena, Lamy si accorse che restare non era un atto di egoismo. Perché sarebbe rimasta ma avrebbe fatto di tutto per migliorare, per lui. Per guarire quelle ferite ancora aperte nel suo cuore e tirare fuori il suo vero io. Perché per Pen, che aveva sempre creduto in lei, valeva la pena affrontare anche se stessa.

 
  
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