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Autore: steffirah    16/04/2016    1 recensioni
Che sia un momento di sconforto, solitudine, dolore, ci sarà sempre. Che sia la prima esperienza, una bella, una spiacevole, una inaspettata, l'amore li accompagnerà in questa crescita. Perché c'è speranza, in qualsiasi mondo o universo alternativo, e non dovrebbe mai andare perduta.
[one-shots basate sulla Rinshi week dal 7 al 13 novembre 2015]
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin Okumura, Shiemi Moriyama
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era un'uggiosa giornata invernale. Il cielo era plumbeo, grandi nuvole oscure minacciavano l'orizzonte, annunciando tempesta.
Grosse gocce d'acqua presero a cadere, picchiettando con forza su tetti, mezzi di trasporto, ombrelli e teste di poveri sfortunati passanti che avevano dimenticato di guardare le previsioni meteorologiche. Ebbene, io ero uno di questi ultimi sfigati.
Come se non fosse bastata una settimana nella steppa sconfinata a quaranta sotto zero (come recitava la canzone per bambini, anche se io, a differenza dei cosacchi dello zar, non me ne infischiavo del gelo, tutt’altro) e una bufera di neve a mettere a dura prova il mio sistema immunitario d'acciaio, ora ci si metteva persino il clima giapponese che non era mai stato tanto rigido. Non faceva freddo, di più. Si ghiacciava.
Fortunatamente mi trovavo nei pressi del dormitorio, così riuscii a raggiungere di corsa il riparo.
Mi chiusi la porta alle spalle, salendo rapidamente le scale. Necessitavo di un bagno caldo subito, all'istante. Stavo congelando in quei vestiti tutti zuppi d'acqua. Mi spogliai lanciando i panni alla rinfusa e mi tuffai in acqua non appena fu pronta. Il vapore avvolse il mio corpo come una bella coperta di flanella, ma paradossalmente mi sentivo ancora congelare il naso e le tempie. Per non parlare dei polmoni. E poi, come mai mi sentivo le ossa a pezzi?
Quel bagno era durato molto meno del previsto e una volta che mi fui asciugato e fui tornato in stanza ebbi una rivelazione scioccante: dopo ben 17 anni di vita (giorno più, giorno meno) mi era venuta la febbre. Meglio tardi che mai, eh? Eppure non avrei mai pensato che potesse essere così tremenda da costringermi a letto per un'intera settimana. In un periodo sfavorevole, tra l'altro, visto che Yukio sarebbe stato via per una missione speciale.
Fortuna volle che ad assistere questo povero malato ci pensò l'infermiera più dolce e se-... ehm, premurosa dell'accademia. Non potevo chiedere di meglio, visto che ricevere le attenzioni di Shiemi non mi dispiaceva affatto. Non dopo che ero finalmente riuscito ad ammettere a me stesso e soprattutto a lei che mi piaceva. Non importava se non fosse stata in grado di darmi una risposta, avrei aspettato che facesse anche lei chiarezza con i suoi sentimenti.
Ero stato incoraggiato a farmi avanti dalla scoperta che non fosse interessata da quel punto di vista a mio fratello. Beh, se è per questo nemmeno a me, ma per quanto potesse valere ciò significava un rivale in meno. Era una mera consolazione.
Dopo circa sette giorni ebbe fine la mia convalescenza. Quelle giornate parevano interminabili, ma non mi dispiaceva finché c'era Shiemi a prendersi cura di me come una sposina. Era adorabile. Mi impensieriva soltanto che raramente tornasse a casa sua. Davvero non c'erano problemi con sua madre? Lei mi disse che poteva tornare quando lo desiderava, grazie alla chiave, quindi non dovevo darmene pena. Effettivamente, a volte spariva e tornava dopo circa una mezz'oretta, linda e pulita. Io invece mi sentivo sporco, sudato, coi capelli attaccati alla fronte e probabilmente puzzavo anche. Che ribrezzo dovevo farle.
Dato che quel giorno mi sentivo meglio riuscii a convincerla che ce la facevo ad alzarmi e lavarmi. Desideravo ardentemente una rapida doccia che cancellasse tutti i rimasugli di quella che fino ad allora era stata una sconosciuta malattia e profumare di qualunque bagnoschiuma avessi in bagno. Tutto poteva essere meglio delle mie attuali condizioni. Tuttavia ci volle un po' di insistenza per convincerla che stavo veramente bene. Doveva prima controllarmi la temperatura - e finché posava le sue morbide labbra sulla mia fronte (anche se madida di sudore, ma lei non sembrava farsene un problema) la lasciavo fare -, bagnarmi il viso e il collo con un asciugamano, aiutarmi ad alzarmi, tenermi stretto a sé per condurmi fino in bagno. Forse stava esagerando, ero in grado di camminare perfettamente con le mie gambe senza vacillare, ma dopotutto di cosa mi lamentavo. L'importante era averla così vicina.
In bagno addirittura mi preparò le asciugamani pulite, preparò l'acqua alla temperatura giusta e poi corse in camera a prendermi indumenti puliti. Fu alquanto imbarazzante vederla ritornare con i miei boxer su un colle di vestiti, ma dovetti riconoscere che era stata estremamente gentile. Un angelo sceso in terra per assistermi.
Ah, che ironia, una cosa tanto smielata pensata dal figlio di Satana.
Effettivamente mi chiedevo, se lei davvero fosse stata figlia di un angelo - era possibile, visto che non sapevo nulla di suo padre - avevamo qualche possibilità per stare insieme? Dopotutto saremmo stati due inversi, due poli opposti, ci saremmo esclusi l'uno con l'atro. Ma potevamo coesistere e quello già era un buon inizio.
«Se hai bisogno di qualcosa è sufficiente che mi chiami.» Detto questo fece per andarsene, ma io la bloccai.
«Shiemi?»
Lei mi guardò in attesa. Abbassai lo sguardo, impacciato. Mi stavo rincitrullendo per amore. Dovevo star messo davvero male.
«Grazie.», borbottai, il suo sorriso mi raggiunse anche se non la stavo guardando.
Vidi i suoi piedi avvicinarsi. Alzai timidamente lo sguardo, trovandola a pochi centimetri da me. Sorrideva ancora, e se la mia teoria fosse stata veritiera doveva essere la figlia dell'angelo più bello, più buono, più gentile del Paradiso.
«Rin, tu avresti fatto lo stesso per me.»
Mi tolse una ciocca di capelli che si era attaccata alla guancia e mi sentii avvampare. C'era una cosa da riconoscere: nel giro di un anno e qualche mese Shiemi era cresciuta. Rimaneva sempre un animo infantile, ma io la vedevo sempre più aggraziata e affascinante, qualunque cosa facesse. Mi conquistava nuovamente, ogni giorno, anche soltanto con uno sguardo. Okay, forse ero accecato dall'amore e la vedevo seducente più di qualunque altra ragazza al mondo. Ma ero certo soltanto di amarla e quest'amore nella sua persona non faceva altro che crescere.
Incapace di risponderle, mi limitai a sorriderle e lei mi rivolse quello sguardo. Odiavo quello sguardo. Era troppo raggiante, troppo bella, troppo luminosa, troppo felice e al contempo sembrava chiedermi un'unica cosa: baciami. Ma come avrei potuto, senza la certezza di essere ricambiato? Non potevo metterla alle strette coi miei forti sentimenti. Dovevo trattenerli ad ogni costo o avrei finito persino col rovinare la nostra amicizia. Non me lo sarei mai perdonato.
Ciononostante il suo viso era ancora lì, a guardarmi come se fossi la creatura più rara al mondo e mai concezione fu più errata. Probabilmente si trattava soltanto di un mio desiderio recondito che mi induceva a falsare la realtà. Lei aveva sempre il suo stesso viso, e io ci stavo fantasticando sopra come un babbeo.
Eppure i suoi occhi non si spostavano dai miei, nessun battito di ciglia, nulla che la turbasse, niente che la agitasse come me. Argh, dovevo fare qualcosa. E anche in fretta perché il cuore pareva volesse scoppiarmi. Il pensiero che fossimo completamente soli, e l'acqua del rubinetto facesse da sottofondo a quel momento così privato mi stava per travolgere. L'avrei baciata, davvero l'avrei fatto. Avrei posato le mie labbra sulle sue, l'avrei stretta a me, l'avrei carezzata, avrei sfiorato ogni angolo del suo viso, le avrei dimostrato il mio amore. Il mio affetto. La mia passione - non mi venite a dire che è un'infatuazione o vi sputo in faccia, sul serio.
Ma non feci niente di tutto ciò perché fortunatamente ricordai quanto fossi da buttare in una discarica - o meglio, fu lo scrosciare dell'acqua stessa e il vapore che si andava addensando a schiarirmi le idee e farmi tornare con i piedi per terra.
Così, ruppi l'incantesimo - anche se a malincuore - e afferrai le mie cose dalle sue braccia.
Lei sussultò e parve a sua volta ridestarsi, ma di certo i suoi pensieri erano molto più casti dei miei. Tuttavia la vidi arrossire. Un momento... Non poteva essere!
«Shiemi, tu...?»
«Ah, scu-scusami, l'acqua deve essere pronta. Ti lascio i tuoi spazi, intanto ti aspetto in camera tua. Anzi, ti cambio le lenzuola e quelle te le lavo, poi dopo il bucato ti rifaccio il letto, così...» Continuò a parlare a raffica, volutamente evitando il mio sguardo.
Oh mio Dio, era così tenera da essere tentato a stuzzicarla. In fondo, ero un, come si diceva? “Mischeivuos boy.” “Mischievous boy.” Insomma, quello.
«Se lo preferisci puoi anche restare in bagno con me e farmi compagnia. Cosa succederebbe se mi sentissi male all'improvviso?» Le sorrisi innocentemente, interrompendola, ma in me mi sentivo diabolico.
Il silenzio calò tra di noi, lei aveva sgranato gli occhi e mi guardava paonazza.
«I-io n-non… Cioè, non credo che... Però hai ragione… E se cadessi? E se svenissi? E se ti girasse la testa e scivolassi? Cosa devo fare? Ma non posso restare!»
Si portò le mani al viso, mancava poco che le uscisse il fumo dalle orecchie. Era troppo divertente ed estremamente carina quando era indecisa, ma riconobbi che mi stavo comportando in maniera molto bastarda. Per cui la tirai fuori dagli impicci.
«Shiemi, stavo scherzando. Puoi tornare in camera, non mi succederà niente. Però non strafare, cerca di non stancarti. Il letto posso anche rifarmelo da solo. Ok?»
Lei mi guardò senza parole, poi annuì col capo. Il rossore non aveva del tutto abbandonato le sue guance.
«Prenditi il tuo tempo.», mormorò uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
«Anche tu.», sospirai rassegnato, a ciò che rimaneva della sua presenza. «Prenditi tutto il tempo che ti serve per capire.» Chiusi gli occhi, sorridendo tristemente. «Io ti aspetterò, dovessi anche farlo per sempre.»
 



Angolino autrice:
Salve! Sono profondamente mortificata, non pensavo fosse trascorsa già una settimana dall'ultimo capitolo ç.ç Tra l'altro, torno con una one-shot terribile D: Perdonate lo schifo, stavolta potete offendermi alla grande senza che io me la prenda :'(
Vi auguro un buon weekend <3
Saluti,
Steffirah

 
  
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