Nobody can
understand my art
Il pittore, che immerge il pennello
nel colore.
Lo scrittore, che intesse parole.
Lo scultore, che crea ciò che vede
intorno a se.
Arte e artista. Artista e arte.
L’una non può vivere senza l’altra.
Nulla sarebbe l’arte senza l’anima
dell’artista, e nulla sarebbe l’artista senza l’anima dell’arte.
Cos’è l’Arte?
L’Arte è colei che crea
L’Arte è colei che comunica
L’Arte è la vita...o…la morte….
TIC TAC TIC TAC
Il passare
del tempo…lento…inesorabile...
Il suo
fastidioso ticchettare riempie la mia mente, ricordandomi in ogni momento che
lui è lì, che scivola su ogni cosa, lasciandone i suoi segni…anche su di me lo
farà, lo so…
Lo odio!
Non lo
posso fermare, non lo posso piegare alla mia volontà, non lo posso sovrastare…e
per questo lo odio. Lui, così diverso dalle mie bambole…le mie care, dolci,
bambole….
Esse…così
ubbidienti a piegarsi al mio volere, così fragili a cadere sotto di me…
Esse…sono
creta sotto le mie mani esperte, che da quel cumulo di materia inutile le
trasformano in splendide creature. Da viscidi bruchi intrappolati nella loro
seta, esse diventano splendide farfalle libere.
Le mie
bambole…amate bambole…
Mie opere,
che io creo e io solo posso distruggere…
Loro sono
la mia arte!
A ognuna di
loro ho donato un pezzo della mia forma, come lo scultore fa con le sue statue.
A ognuna di
loro ho donato una mia frase, come lo scrittore con i suoi romanzi.
A ognuna di
loro ho donato un pezzo della mia anima, come il pittore fa con le sue tele.
E come lo
scultore ha il suo scalpello, come lo scrittore ha la sua penna, come il
pittore ha il suo pennello, io ho…il mio coltello…
Esso ha
modellato tutte le mie bambole. Lui e le mie mani, nessun’altro.
Non potrei
permettere a qualcun altro di toccare le mie opere.
Credete che
non ricordi il loro numero? Stupidi, ogni artista ha impressa nella mente ogni
sua opera, e mai potrà dimenticarla, come mai un padre potrebbe dimenticare i
suoi figli.
Ricordo
ancora la prima tra esse…tre anni fa…
Il cielo
piangeva i suoi angeli caduti, quel giorno. Li piangeva con foga disperata,
urlando il suo dolore con potenti tuoni, che facevano tremare le creature in
terra. Si disperava senza accorgersi che uno di essi l’aveva già trovato…
Lì, a pochi
passi da me, sostava un giovane, che, dal suo aspetto, non poteva superara i 15
anni: uno degli angeli caduti! Nei capelli biondi s’intrecciavano le lacrime
del suo padrone, nella pelle chiara vi era il ricordo delle celestiali volte,
nelle sue labbra rosee il ricordo del nettare divino, ma nei suoi occhi…solo
l’oblio, in cui anch’egli sembrava essere caduto.
“Lui dev’essere il primo” mi dissi non appena lo vidi. Lui
doveva essere la mia prima bambola. Lui e nessun altro.
Non fu
difficile avvicinarmi a quell’eterea creatura, che
sostava sotto la pioggia. Mi limitai a offrirgli un riparo sotto il mio
ombrello. Un gesto così semplice, così innocuo…
- Ti
potresti ammalare – gli dissi, allargando il mio volto in un sorriso. I suoi
occhi bui mi guardarono spenti.
- Ormai non
m’interessa più – rispose, abbassando il volto, offrendomi, così, il suo
perfetto profilo da ammirare: la fronte coperta da quelle ciocche d’oro
bagnate, la curva del naso che rientrava per incontrarsi con le sue labbra, la
curva delicata del mento che terminava contro il suo collo, alta e esile torre
di alabastro.
Non potei
resistere oltre. Feci scorrere le mie dita tra le sue ciocche bagnate di
pianto, le feci scivolare sulla sua gota di pesca, e, infine, le feci cadere
lungo il suo collo, in cui potevo sentir battere la vita.
- Vieni con
me…ti libererò – promisi.
Egli
accolse, illuminato di speranza, le mie parole, e non esitò molto a seguirmi.
Ricordo
ancora le sue grida, musica soave alle mie sensibili orecchie d’ascoltatore.
Ricordo
ancora la sua pelle bianca intinta di rosso, dolce accostamento di colori ai
miei occhi.
Ricordo
ancora il suo corpo toccato dal mio coltello, perfetta visione nella mia mente.
Ricordo
ancora il suo nome…Joshua…
Lui fu il
primo. *Solo* il primo delle mie opera, perché come artista non potevo privarmi
della mia arte.
E così,
liberai le farfalle imprigionate nella loro seta…
La loro
morbida carne è la mia creta e ogni volta che il mio coltello vi sprofonda, un
brivido di piacere mi perlustra la schiena.
Le loro
grida sono le mie parole e ogni volta che le mie orecchie le sentono, ansimi
leggeri sovvengono sulla mia bocca.
Il loro
sangue è la mia tempera e ogni volta che v’intingo le mie labbra, freddo e
caldo si mischiano nella mia bocca.
E’ come se
danzassi con loro…come se le amassi non solo con la mente ma anche con tutto il
mio fisico.
Perché loro
sono la mia arte…bella, perfetta, meravigliosa. Come potrei non amarle, allora?
Ogni
giorno, dopo che un’altra bambola si è aggiunta alle mie opere, mi capita di
sfogliare il giornale, cercandovi quello che i miei critici personali dicono
sulla mia ultima opera. Non ho bisogno di cercare molto: le mie opere sono
sempre in bella vista tra le prime pagine.
<< Un
nuovo omicidio del neo- Jack lo Squartatore >>
Mi
paragonano a un killer! A un inutile killer senz’anima! A un killer
psicopatico, mentre io son solo un’artista!
<< Il
neo-Jack lo Squartatore ha mietuto un’altra delle sue vittime. Un altro corpo
straziato è stato trovato stamane in un appartamento
di Whitecapel. La vittima è stata identificata quasi
subito dagli agenti, che ne conoscono già il nome: Alexandra
McOwen, 20 anni, era sparita da tre giorni e la
polizia era stata incaricata di ritrovarla. Sfortunatamente il neo-Squartatore,
ha preso anche lei, trasformando il suo corpo in un abominio.>>
Abominio?!
Osate definire le mie opere abominio?! Stolti! Credete di conoscere tutto, di
avere una risposta per tutto, di essere sempre nel giusto, senza pensare che
voi stessi siete i giudici.
Stolti! Non
potrete mai capire la mia arte!
<<
Diamo tutte le nostre condoglianze alla famiglia McOwen,
che ha perso una figlia ancora in giovanissima età, quando il suo tempo non era
ancora giunto >>
Stolti!
Dunque così la pensate? Il suo tempo non era ancora giunto? *Io* l’ho fatto
giungere, per non far appassire le mie bambole nella vecchiaia, *io* l’ho fatto
giungere per liberarle da quel mondo che voi avete creato, *io* l’ho fatto
giungere per renderle felici. Ma voi come potreste capire?
Non potete
comprendere la mia arte! Stolti!
<< E
ora noi ci chiediamo perché. Perché una giovane nel fiore dell’età è stata
uccisa così crudelmente? Perché una ragazza piena di vita è stata privata della
sua virtù più grande? Chi può darci una risposta per tutto questo?>>
E voi
potete definirvi intellettuali? Uomini, il cui vanto sugli animali è il
cervello? Bestie stolte! Stolte bestie! Null’altro siete! Nulla siete di fronte
a geni che nominate solo grazie ai libri, di cui studiate le gesta, ma per
nulla l’anima, lo spirito!
Allora
lasciate che vi dia io un piccolo seme…
Il compito dell’arte non è quello di
dare risposte, bensì di porre delle domande, diceva Henry James
Iniziate a capire, mie care bambole?