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Autore: JeanRavenclaw    18/04/2016    3 recensioni
Dal testo:
- "Abbiamo bisogno del suo aiuto." - disse l'uomo.
"Io devo aiutarvi?" - disse l'altro, ora curioso quanto sorpreso.
"Potrebbe diventare potente. Potrebbe avere l'intero Paese - magico e non - ai suoi piedi, se solo accetta di aiutarci" - rispose l'altro, senza smettere di fissarlo intensamente.
Il prigioniero rimase in silenzio, gli occhi spalancati a perlustrare di nuovo il nulla. All'improvviso la sua bocca si piegò in un sorriso maligno, il suo sguardo si rimise a fuoco e si piantò in alto, in quello dell'uomo.
"Va bene" - disse infine. -
Sono passati 7 anni dalla fine della Seconda Guerra Magica, ma l'Oscurità si muove come un'ombra tra la Londra magica e quella babbana. I Mangiamorte sono pronti a tornare, inisieme ad un aiuto prezioso.
Il mondo magico e quello babbano sarrano costretti a collidere.
Harry, Ron e Hermione, collaboreranno con le persone più improbabili, per salvare i due mondi: Draco Malfoy, Mangiamorte pentito del suo passato oscuro; e il babbano dalla mente più brillante, saggia - e razionale - che Londra abbia mai conosciuto: Sherlock Holmes.
Una bizzarra avventura attende questo bizzarro quintetto.
Il mondo magico e quello babbano, non saranno più quelli conosciuti fino ad oggi.
Genere: Avventura, Commedia, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Kingsley Shacklebolt, Mangiamorte, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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1.

"Tre babbani sono stati rapiti..."
Sherlock non aveva perso tempo: si era alzato e rimesso velocemente il cappotto, per poi precipitarsi giù dalle scale seguito da Hermione, la quale cercava di tenere sotto controllo l'agitazione che quella notizia le aveva causato.
"Maledizione!" - spalancata la porta, Sherlock aveva mancato di fermare un taxi per un soffio - "Dobbiamo aspettare il prossimo. Ci vorrà un'eternità! Non possiamo usare uno dei vostri incantesimi?"
"No" - disse Hermione, risoluta - "È rischioso usare la Smaterializzazione o la Polvere Volante con un babbano! Potresti farti seriamente male!"
Sherlock imprecò tra sè e sè e prese a misurare il marciapiede a lunghi passi. Dopo qualche minuto di snervante attesa, un altro taxi fece finalmente capolino in fondo alla strada; lo fermarono e ci saltarono su, diretti al Ministero.


2.

Harry sentiva la rabbia ribollirgli dentro. Non ne poteva più di quegli idioti dei Mangiamorte, che nulla di meglio avevano da fare se non rovinare le vite altrui.
Dopo l'interruzione della riunione, lui e Ron non ebbero il tempo di raggiungere l'Atrium, che videro un loro collega Auror arrivare correndo nella loro direzione. Si era fermato e, senza fiato, aveva dato loro la notizia dei rapimenti; così Harry e Ron erano tornati in Sala Riunioni per avvertire il Ministro e chiamare Hermione.
Ora erano di nuovo seduti intorno al tavolo: Harry muoveva nervosamente il piede e si torturava le mani; Ron osservava il Ministro fare avanti e indietro per la stanza con aria preoccupata.
"Dove diavolo si sono cacciati?!" - disse quest'ultimo, perdendo la sua già scarsa calma.
Qualche minuto dopo la porta della Sala si aprì e Hermione e Sherlock vi entrarono in tutta fretta.
"Scusi, Ministro, abbiamo fatto il prima possibile!" - boccheggiò Hermione.
"Ci sono novità?" - domandò Sherlock rivolgendosi a Kingsley.
"No, nessuna. Non sappiamo dove sono e non sappiamo chi sono! Nel nostro archivio sono presenti unicamente nomi di maghi e streghe! Non è mai capitato prima che uno di loro rapisse un babbano!" - rispose, nervoso, il Ministro.
Il cellulare di Sherlock prese a squillare.
"Lestrade?" - disse, prendendo la chiamata - "Sì, sono stato avvertito - Non importa da chi! Dimmi cosa sai!"
Tutti lo osservavano con apprensione.
"Nient'altro? - No, adesso sono occupato - Non ho mai detto di essere disponibile! Ti scriverò quando l'avrò risolto!" - e con questo chiuse la chiamata.
"Chi era?" - domandò il Ministro.
"Lestrade, il DI di Scotland Yard. Mi ha detto di aver ricevuto una chiamata da parte di due donne allrmate che sostengono che i loro mariti siano inspiegabilmente scomparsi".
"Dobbiamo andare a interrogarle!" - propose Ron, alzandosi e facendo il giro del tavolo per raggiungerli.
"No" - disse sicuro Sherlock, guadagnandosi un'occhiata di confusione collettiva - "Non servirebbe a nulla. La cosa importante è sapere dove hanno portato questi uomini e cosa vogliono farne di loro - e credo di avere una vaga idea delle loro intenzioni."
"Draco!" - esclamò ad un tratto Harry, alzandosi a sua volta - "Lui è stato nel loro nascondiglio! Li porteranno certamente là!"
"Ci ha già detto di non aver capito dove si trovava" - ricordò Kingsley, sconsolato.
"Adesso saprebbe benissimo dove si trovava, se si fosse curato di osservare meglio ciò che lo circondava!" - esclamò Sherlock scocciato - "Voi pensate a farlo tornare qua, poi ci parlerò io."
"Sì, ma come facciamo ad avvertirlo?" - domandò Ron - "Non possiamo certo presentarci al Malfoy Manor come se fosse una cosa normale!"
Hermione ebbe un'illuminazione - "Scrivetegli una lettera firmandovi col nome di Crabbe o di Blaise! - Fate in fretta!" - aggiunse, quando non li vide dare segno di movimento.
Harry e Ron annuirono e si precipitarono fuori dalla Sala, diretti alla guferia del Ministero. Non appena si chiusero la porta alle spalle, il Ministro si rivolse ai due restanti, stringendosi il ponte nasale e strizzando gli occhi, stressato.
"Vi prego, ditemi che almeno voi avete fatto progressi.."
"Veramente..." - iniziò Hermione, ma Sherlock la interruppe. "Alcuni, sì."
Hermione lo guardò interrogativa. Sherlock non si scompose e proseguì a elencare i progressi che - a quanto pareva - avevano fatto senza che lei se ne accorgesse.
"Possiamo escludere dalla lista dei possibili Portatori tutti i Mangiamorte con un minimo di quoziente intellettivo e quelli rispettati dai loro compagni. Il Portatore è qualcuno che si divertono ad umiliare, un personaggio debole. Inoltre, sono più che certo che non abbiano usato lo stesso metodo che Moriarty ha utilizzato con me con quella stringa numerica; credo piuttosto che il tocco personale sia stato tatuare il codice - ovviamente a modo vostro - addosso al prescelto."
Sia Hermione che il Ministro furono colpiti da quella deduzione inaspettata.
"È un buon inizio" - constatò Kingsley, vagamente sollevato; poi aggiunse - "Prima hai detto di avere una vaga idea del motivo per il quale hanno rapito questi tre babbani."
"Elementare" - disse Sherlock, facendo spallucce - "Vogliono utilizzare una Maledizione poco conosciuta - quindi anche poco utilizzata - su un alto numero di persone. La loro furbizia rasenta lo zero più assoluto, ma hanno quel tanto di cervello che basta a capire che, forse, sarebbe meglio assicurarsi che tale Maledizione funzioni adeguatamente. Perciò credo che questi tre babbani fungeranno da prova del nove."
"Quindi è probabile che ci sarà un attacco" - intuì il Ministro, assumendo - se possibile - un'aria ancor più preoccupata.
"È praticamente certo." - rispose Sherlock, con la sua espressione più seria e concentrata - "È per questo che dobbiamo fermarli prima che pratichino la Maledizione. - Quanto ci vuole per spedire una lettera?!" - concluse spazientito.
Proprio in quel momento, Harry e Ron fecero ritorno dalla guferia.
"Allora?" - chiese il Ministro.
"L'abbiamo spedita." - rispose Harry - "Ora dobbiamo solo sperare che Draco la legga subito e che si dia una mossa a tornare."
"Sempre che il signorino non abbia troppo mal di testa per salvare il mondo" - fece Ron, sarcastico, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Hermione.

3.

Draco era rientrato a casa e si era abbandonato sul letto senza nemmeno levarsi le scarpe. Non ebbe nemmeno la forza di alzare la voce per annunciare il suo ritorno. Sua madre, infatti si accorse di lui solo dopo una buona mezz'ora dal suo arrivo.
"Tesoro, non ti ho sentito tornare. Ti sei materializzato?" - gli domandò, comparendo sulla soglia di camera sua; poi lo osservò meglio e l'espressione che assunse fece intuire a Draco quanto dovesse apparire distrutto - "Va tutto bene, Draco?"
"Sì, non è nulla. È solo un po' di mal di testa." - in realtà la testa gli stava esplodendo, ma non gli sembrò il caso di farla preccupare.
"Dove sei stato?" - gli domandò, con sincera curiosità.
"Da Blaise" - rispose semplicemente, sapendo che sua madre non l'avrebbe guardato con sospetto, nè gli avrebbe fatto ulteriori domande. Infatti, si limitò ad avvicinarsi per dargli un bacio sulla fronte, prima di tornare verso la porta. "Papà è in casa?" - le domandò, prima che la chiudesse.
Lei si fermò e le sue dita, per un attimo, si strinsero con più forza attorno alla maniglia; poi si voltò e accennò un sorriso sforzato - "No, tesoro. Tuo padre è uscito di nuovo".
Dopo un ultimo sguardo loquace, lo lasciò solo.
C'era un'altra riunione in corso. Draco avrebbe dato qualunque cosa per poter sapere di cosa stavano parlando, e si maledisse per essere stato tanto imprudente da seguirlo e farsi scoprire.
Fece per sistemarsi meglio sui cuscini e un'altra fitta alla testa gli fece sfuggire un grugnito di dolore. Pensò che fosse il caso di mandare l'elfo domestico a preparargli uno di quei disgustosi intrugli anti-dolorifici, ma prima che potesse farlo, uno strano picchiettio catturò la sua attenzione.
Si sollevò a fatica sui gomiti, e dopo qualche minuto di disorientamento, si accorse del piccolo gufo che stava beccando il vetro della sua finestra. Andò ad aprirla per lasciarlo entrare, dopo di che slegò il messaggio che era stato legato alla sua zampa.
La confusione di Draco aumentò alla vista della firma di Crabbe - già il fatto che sapesse scrivere era una sorpresa, per di più si domandò cosa diavolo potesse volere da lui in quel momento - ma tutto gli parve chiaro, una volta srotolato il messaggio e letta la prima frase.

"Non sono Crabbe, Sono Harry. Era l'unico modo per non far insospettire tuo padre.
Tre babbani sono stati rapiti dai Mangiamorte. Devi tornare immediatamente al Ministero, abbiamo bisogno del tuo aiuto."


"Che figli di..." - Draco imprecò tra i denti, al pensiero di cosa stessero facendo quei bastardi - e sapere che tra loro c'era anche suo padre gli faceva venire voglia di distruggere qualunque cosa lo circondasse. Non si sarebbe sorpreso, se l'avesse fatto. Era già capitato che perdesse il controllo della rabbia, con il risultato che ora non aveva più un Marchio Nero - non che la cosa gli dispiacesse.
Accartocciò il foglio e lo scaraventò a terra. Il nervoso stava peggiorando il suo mal di testa, ma non aveva tempo per le medicine. Decise di ignorare il dolore e si smaterializzò ancora una volta.

4.

Non passò troppo tempo, tra la spedizione della lettera e l'arrivo di Draco, ma a tutti i presenti in Sala Riunioni parve un'eternità. La tensione era tanto densa da poterci sbattere la testa contro.
Non appena Draco aprì la porta, tutti si mossero automaticamente nella sua direzione, pronti a mettersi all'opera.
"Non c'è un attimo da perdere. Draco, abbiamo bisogno che cerchi di capire dove si trova il nascondiglio dei Mangiamorte." - disse il Ministro, in tono autoritario.
Hermione notò l'espressione stanca del biondo e gli chiese - "Hai ancora mal di testa?"
"Sì, ma non è importante" - rispose quello.
"Dovrei avere una Pozione Allevia-dolore nella mia... Oh, no!" - Hermione si portò le mani alla fronte e restò a fissare il vuoto con la bocca aperta.
"Cosa? Cosa c'è?" - si allarmò Harry.
"La mia borsetta di perline! Per la fretta devo averla lasciata a casa di Sherlock!"
"Sì, molto interessante, ma potremmo per favore passare alle cose importanti?" - disse quest'ultimo, perdendo la pazienza; poi si rivolse a Draco - "Chiudi gli occhi e visualizza il percorso che hai fatto quando hai seguito tuo padre."
Draco sospirò esasperato, ma fece come gli era stato detto. Chiuse gli occhi.
"Qual è la prima cosa che hai visto quando ti sei materializzato dopo di lui?" - continuò Sherlock, afferrandolo per le spalle e affilando lo sguardo come tentando di vedere ciò che vedeva lui.
"Ehi! Ma che -" - esclamò Draco, tentando di divincolarsi dalle mani del detective, ma quello gridò - "Zitto e pensa!" - così si rassegnò e iniziò a pensare.
"Era sicuramente una galleria" - disse, corrugando le sopracciglia nello sforzo di ricordare - "e..."
"E? Che altro?" - lo spronò l'altro, senza mollare la presa.
Draco fece schioccare la lingua e si spazientì ancora - "E nient'altro! Era una dannata galleria con i muri in pietra! Non aveva niente di particolare!"
"Per l'amor del Cielo, sforzati!" - esclamò Sherlock, scuotendolo - "Ci dev'essere un particolare che hai registrato inconsciamente! Avanti!"
Draco strinse ancora gli occhi e provò a riflettere - "Mio padre ha oltrepassato un muro. Non so quanto ci possa aiutare sapere che cosa ho visto - Oh, aspettate!" - esclamò poi riaprendo gli occhi; tutti furono più attenti - "Ricordo che quando mio padre di è fermato, nell'attesa di potermi avvicinare ho notato che, più infondo, la galleria sembrava allargarsi lateralmente. Ma era buio, quindi non posso esserne sicuro."
"Perfetto!" - disse Sherlock, sorridendo e lasciandolo andare.
"Perfetto?" - ripetè Ron, confuso quanto gli altri.
"Sumatra Road" - rispose semplicemente Sherlock.
"La stazione abbandonata della metro!" - lo seguì Hermione, e tutti si voltarono a guardare lei, che proseguì a spiegare - "Per motivi legislativi dovettero interrompere i lavori. Riuscirono a completare solo le scale, la galleria e la pavimentazione dell'area pedonale. Niente luci, niente binari e niente metrò: solo una galleria buia!"
"Miseriaccia!" - esclamò Ron, rivolgendo a Sherlock un sorriso stupito per la velocità con la quale era arrivato alla soluzione.
"Potreste fare concorrenza a Scotland Yard per il tempo che perdete a fare esclamazioni inutili" - borbottò Sherlock, impassibile ai loro sguardi ammirati - "Muoviamoci!"
Harry lasciò il proprio cellulare al Ministro - spiegandogli velocemente come rispondere alle chiamate e come leggere gli SMS - con la promessa che l'avrebbero tenuto aggiornato sulle novità; dopo di che si affrettarono ad uscire dal Ministero per dirigersi a Sumatra Road.
Una volta in strada, Ron alzò un braccio per fermare un taxi di passaggio, ma Sherlock lo fermò.
"Non possiamo prendere un taxi"
"Perchè no? Dista mezz'ora da qui! Come pensi di arrivarci?"
"Prima di tutto, perchè non potremmo entrarci in cinque; e, secondo, perchè con il traffico ci metteremmo il doppio in auto!" - rispose Sherlock, con il tono che normalmente si usa quando ci si rivolge ad un bambino - "Raggiungiamo la Westminster Station e usiamo la Jubilee Line per avvicinarci il più possibile. In metro ci mettermo di meno."
Detto ciò, iniziò a camminare spedito, sistemandosi il bavero del cappotto e lasciando indietro gli altri.
"Qualcuno mi spiega che diavolo dovrebbe essere una metropolitana?" - chiese Draco, guardandoli come se fossero impazziti.
"È un treno che viaggia sottoterra" - rispose Hermione, velocizzando il passo per raggiungere Sherlock.
"E perchè non lo chiamate - che ne so - treno sotterraneo, per esempio?" - rispose sarcasticamente il biondo.
"Ai babbani piace complicarsi la vita" - disse Harry.

Il viaggio in metro fu certamente più veloce, ma non meno snervante. Quando finalmente arrivarono alla West Hampstead Station, cercarono di farsi spazio tra la folla per raggiungere la parte centrale della stazione e, da lì, presero le scale abbandonate per arrivare alla galleria.
"Se dovessero vederci rischieremmo di essere arrestati.." - osservò Hermione, con ansia, mentre scavalcava una delle transenne con su scritto "ACCESSO VIETATO".
"O questo, o il passaggio per gli operai - che non penso proprio faccia al caso tuo" - disse Sherlock, tirando fuori una piccola torcia da una tasca del suo cappotto e iniziando a scendere le scale polverose. Gli altri lo seguirono, e non appena furono completamente fuori dalla visuale della parte popolata della stazione, tirarono fuori le bacchette e mormorarono "Lumos".
Più scendevano in profondità, più i gradini sembravano moltiplicarsi, invece di diminuire. Erano avvolti dal buio più totale, guidati solo dalle loro fioche fonti di luce.
"Ecco la nostra galleria" - disse Sherlock, parlando più a sè stesso che agli altri, saltando gli ultimi due gradini, una volta giunto in fondo alle scale.
Si guardarono intorno. Effettivamente, quella galleria non sembrava avere nulla di particolare. Il percorso sul quale avrebbero dovuto trovarsi i binari si estendeva vuoto da una parte e dall'altra, sotto anonime pareti di pietra scura. L'unico rumore che si avvertiva lì sotto - tolto lo scricchiolare delle loro scarpe sul cemento sporco - era quello di alcuni tubi che sembravano perdere acqua.
"Da che parte?" - chiese Ron, rivolgendosi a Draco.
"A sinistra" - rispose l'altro, sicuro.
Iniziarono a camminare, ma dopo pochi passi Hermione lì fece fermare.
"Aspettate!" - esclamò - "Non possiamo farci vedere. Dobbiamo usare un incantesimo di Disillusione!"
"E Sherlock?" - le fece notare Ron.
"Ma tu non le avevi le orecchie a scuola?" - sbuffò lei; poi si voltò verso Sherlock e gli puntò la bacchetta addosso - "Non sentirai nulla, ma potrebbe sembrarti strano"
"Strano.." - ripetè lui, come a voler sottolineare che il fatto che si trovasse in una galleria abbandonata con quattro coetanei armati di bacchetta magica luminosa, alla ricerca di chissà quanti maghi oscuri impegnati a stordire qualche babbano non fosse assoultamente nulla di strano.
Hermione fece un movimento circolare con la bacchetta e mormorò - "Desilludo!"
In pochi secondi, il corpo di Sherlock si confuse col muro di pietra alle sue spalle. Lui abbassò lo sguardo sulle proprie mani, e questa volta gli fu impossibile nascondere la meraviglia. "Geniale!" - esclamò sorridendo.
Hermione ricambiò il sorriso, dopo di che provvedette a Disilludere sè stessa, imitata dagli altri.
Tutti invisibili, ripresero a camminare, ma dopo pochi passi si fermarono di nuovo.
"Aspettate un momento" - iniziò Draco - "Io non ho idea di quale sia il punto preciso in cui mio padre si è fermato.." - ammise.
"Non serve che tu lo sappia" - rispose Hermione - "La magia lascia tracce, per cui non sarà difficile trovarlo."
"È vero" - interloquì Harry - "L'ho visto fare a Silente quando - beh, lasciamo stare.."
Si rimisero in marcia, tutti con le bacchette accese, ed Hermione a tastare i muri mormorando parole incomprensibili. Dopo circa venti minuti, alle sue spalle gli altri stavano iniziando a pedere le speranze, quando ecco che lei si fermò.
"Qui!"
"Sei sicura?" - chiese Draco, incerto.
"Positivo" - rispose lei, appoggiando entrambe le mani al muro. Poi risollevò la bacchetta e provò - "Alohomora!" - ma non accadde nulla. Studiò la superficie della parete per qualche secondo, in silenzio meditativo; poi sembrò prendere sicurezza e si voltò verso gli altri.
"Fate qualche passo indietro" - lì avvertì. Puntò di nuovo la bacchetta al muro e disse - "Muffliato!" - prima di allontanarsi anche lei. Una volta a distanza di sicurezza, con uno scatto del braccio esclamò - "Bombarda Maxima!"
Lo scorcio di muro di fronte a loro si distrusse creando un cumulo di detriti, ma senza fare alcun rumore.
"Hermione, sei un genio!" - si complimentò Ron, con gli occhi sgranati.
Oltrepassato ciò che restava della parete, si trovarono in uno stanzone semi-circolare che si estenteva su un lungo corridoio dall'aspetto poco stabile.
"Questa stanza non c'era l'ultima volta" - sussurrò Draco, guardandosi intorno disorientato. Prima che potessero porsi ulteriori dubbi, però, dal fondo del corridoio giunse un mormorio sommesso. Si scambiarono uno sguardo e si mossero il più silenziosamente possibile nella direzione del rumore, in guardia.
Il corridoio proseguiva dritto per alcuni metri, sotto la luce di alcune fiaccole appese al muro; dopo un po' si apriva lateralmente sulla stanza dalla quale provenivano le voci. Si fermarono tutti, appiattendosi contro il muro, nonostante fossero invisibili.
"Riesci a sentire cosa dicono?" - sussurrò Harry a Hermione, che era quella più vicina all'ingresso. Lei si spostò di qualche passo per cercare di sentire qualcosa in più - ma quello fu l'errore peggiore che potesse fare.
Spostando il piede, diede un calcio a uno stupido sassolino, che prese a rotolare rumorosamente - troppo rumorosamente - proprio di fronte all'apertura sulla stanza.
Le voci s'interruppero all'istante.
Restarono in apnea, col cuore in corsa.
Si udirono un fruscio di mantelli e poi dei passi, cauti, che si avvicinavano sempre di più. Uno stivale scuro, poi un altro, ed infine l'intero profilo di Bartemius Crouch Jr. si stagliò sulla soglia della porta; bacchetta sollevata e sguardo a indagare su movimenti insoliti.
Lo videro voltarsi lentamente nella loro direzione; i suoi occhi neri indugiarono per un momento sul punto in cui si trovavano; le sue labbra si stirarono in un ghigno, che poi si trasformò in una risata sommessa.
"Finite Incantatem!" - esclamò inaspettatamente, con un rapido gesto della bacchetta.
Non appena i loro corpi tornarono ad avere un aspetto normale, Crouch rise più forte e mosse qualche passò verso di loro - "Bene, bene... Signor Potter, vedo che ha ripreso il suo vecchio vizio di ficcare il naso negli affari altrui... E Draco, che piacere rivederti!"
A queste parole, dall'interno della stanza giunse il rumore di altri passi, questa volta più decisi, dirigersi verso di loro. Un attimo dopo, Lucius Malfoy comparve al fianco di Crouch, con una maschera tra le mani e gli occhi infuocati.
"MIO FIGLIO!" - iniziò a strillare - "UN TRADITORE!"
"Non azzardarti a chiamarmi traditore!" - urlò di rimando Draco, col viso contorto dalla rabbia - "Cosa ti aspettavi? Che seguissi le tue orme e diventassi un assassino come te?"
Lucius Malfoy perse definitivamente il controllo - "Come... osi?" - sollevò la bacchetta, ma Harry fu più veloce.
"Stupeficium!" - gridò, piazzandosi di fronte a Draco e scaraventando suo padre al suolo.
In un lampo, una moltitudine di uomini mascherati e vestiti di nero si riversò nel corridoio lanciando maledizioni a destra e a manca, costringendoli ad indietreggiare.
"Impedimenta!" - "Stupeficium!" - Hermione, Ron e Draco fecero da scudo a Sherlock, il quale era disarmato. Harry, nel frattempo, cercò di farsi strada verso lo stanzone, scansando mledizioni e fatture e cercando di mettere fuori gioco quanti più Mangiamorte possibile.
Riuscì ad arrivare di nuovo all'ingresso. Si affacciò all'interno stando attento a non farsi colpire - "Protego!" - e li vide.
Alcuni Mangiamorte tenevano fermi tre uomini, mentre altri tenevano le bacchette puntate alle loro teste. Un movimento alla sua destra lo distrasse: si voltò appena in tempo per notare un altro uomo mascherato che gli stava puntando addosso... una pistola!
Con cuore in gola, gli puntò la bacchetta contro e riuscì a Schiantarlo, facendo sì che il proiettile andasse a colpire il soffitto, piuttosto che la sua faccia.
Quando si voltò di nuovo, I Mangiamorte e i tre babbani si stavano smaterializzando.
"NO!" - gridò lanciandosi, inutilmente, verso il punto nel quale erano appena scomparsi.
Altri getti di luce verde e rossa lo mancarono per un soffio.
"HARRY!" - gridò Hermione dal corridoio.
Harry Schiantò un altro paio di Mangiamorte e fu di nuovo sul corridoio, dove regnava il delirio. I mantelli neri dei Mangiamorte svolazzavano come una massa uniforme, illuminandosi di luce colorata ad ogni incantesimo lanciato. Più in là, Harry intravide la chioma di Hermione e i capelli biondi di Draco muoversi fuoriosamente nello sforzo di evitare i colpi.
Harry si lanciò tra le sagome scure e ne colpì alcuni alle spalle. Quando fu più vicino, Hermione gli tese la mano libera.
"Expelliarmus!" - la bacchetta gli volò via dalle mani. "No!" - gridò Harry, allungandosi per prenderla esattamente un secondo prima di sentirsi trascinare nel buio della Smaterializzazione.

Si materializzarono perdendo l'equilibrio e finendo a terra. Harry ci mise qualche minuto a riprendersi dallo stordimento. Abbassò lo sguardo e tirò un sospiro di sollievo nel constatare di avere ancora la bacchetta tra le mani. Poi si rese conto di dove si trovavano.
"Perchè siamo a casa mia?" - chiese a Hermione, massaggiandosi la testa nel punto in cui aveva sbattuto, atterrando, contro il ginocchio di Ron.
"È il primo posto che mi è venuto in mente.." - ammise Hermione - "Probabilmente perchè l'abbiamo usato come rifugio anche - beh, anche durante la guerra..". Si scambiarono un sorriso triste.
"Pensate che ci seguiranno?" - chiese Ron, rialzandosi.
"Non credo che lo faranno, hanno impegni migliori al momento" - rispose Harry.
"Però adesso sanno che li teniamo d'occhio..." - osservò Hermione - "Temo che faranno più attenzione ora, prima di fare -"
"Ragazzi!" - la voce allarmata di Draco li interruppe. Si voltarono e lo videro accovacciato a terra accanto a Sherlock, che era steso a pancia in su e sembrava scosso da violente convulsioni.
"Oh, santo Cielo!" - esclamò Hermione, lanciandosi nella loro direzione; Harry e Ron fecero lo stesso e si chinarono anche loro accanto a Sherlock.
Con immenso orrore, videro una macchia scura allargarsi sulla sua camicia, all'altezza dello stomaco.
"Oh, Dio! Mi dispiace! Mi dispiace tanto!" - iniziò a mormorare Hermione, con voce rotta, guardandosi attorno come in cerca di qualcosa. "Harry, ti prego, dimi che hai dell'Essenza di Dittamo qua a casa!"
"Sì - sì, ce l'ho!" - rispose Harry distogliendo lo sguardo dal volto straziato dal dolore del detective. Si alzò e fece per uscire dalla stanza.
"Harry, usa quella dannata bacchetta per favore!!" - strillò Hermione, in preda al panico.
Harry si sentì stupido. Tirò fuori la bacchetta e disse - "Accio Dittamo!" - e dopo pochi secondi, la boccetta che teneva in un armadietto in bagno gli si fiondò tra le mani.
Tornò ad accovacciarsi accanto a Hermione e gliela passò già stappata.
"Lo sapevo. Lo sapevo!" - continuava a tormentarsi Hermione - "Non dovevamo Smaterializzarci insieme a lui! Per la fretta non ci ho pensato!"
"Che altro potevamo fare? È meglio Spaccarsi piuttosto che beccarsi una Maledizione Senza Perdono!" - commentò Ron, nel tentativo - vano - di tranquillizzarla.
Sherlock continuava a respirare affannosamente. Hermione gli sbottonò la camincia con mani tremanti, e con l'aiuto di Draco gliela tolse. Le girò la testa alla vista del profondo squarcio sul suo addome.
Iniziò a far cadere alcune gocce d'Essenza sulla ferita, mentre Harry correva in bagno a recuperare delle bende.
Quando tornò, Hermione aveva messo da parte la boccetta e ripreso la bacchetta; Harry la sentì mormorare uno strano incantesimo - che riconobbe come quello che Piton aveva usato per curare Draco, quella volta che lui l'aveva colpito involontariamente con un Sectumsempra. Grazie a lei, le convulsioni di Sherlock sembravano essersi affievolite e il respiro sembrava meno spezzato.
"Mi dispiace tanto.." - ripetè ancora una volta Hermione, asciugandosi una lacrima col dorso della mano, sporca di sangue.
Sherlock aprì appena gli occhi. "Perchè dispiacersi?" - riuscì a dire, con immenso sforzo - "È stato - interessante".
Accennò un debole sorriso, che fu ricambiato da Hermione e che contagiò anche gli altri.















ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutti! Questa volta, come vedete, sono riuscita ad aggiornare prima del previsto e con un bel capitolone!
Alcune piccole precisazioni:
"DI" sta per Detective Inspector, mi piaceva il termine inglese e non mi andava di tradurlo!
Sumatra Road viene menzionata nel primo episodio della terza stagione di Sherlock della BBC - "The Empty Hearse". È da lì che ho preso ispirazione per l'idea della stazione metropolitana abbandonata (che in realtà non esiste).
La combinazione degli incantesimi "Muffliato" e "Bombarda" me la sono inventata io; non so se per zia Jo potrebbe funzionare davvero o meno! Eheh.
A parte ciò, non penso di dovervi dire altro, ma se avete delle domande non esitate a farle!
Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate. È importante per me la vostra opinione!
Cercherò di mettermi all'opera con il prossimo capitolo il prima possibile!
Nel frattempo, grazie per essere arrivati fino qua!

Un bacione, alla prossima! :-*

-Jean
   
 
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