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Autore: Their_Eyes    20/04/2016    0 recensioni
Bridget e James. Due amici inseparabili, due cuori legati dal tempo, due anime che sembravano non stancarsi mai di essere sempre vicine, due persone separate da un monotono lunedì di agosto. Ormai le loro strade sembrano non doversi incontrare più ma il destino è sempre in agguato e i loro occhi sono destinati a incontrarsi ancora. I loro piedi prenderanno lo stesso cammino o si divideranno definitivamente? È possibile che l’amicizia si trasformi in amore o è tutto una stupida utopia?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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1.1 BRIDGET 


 
“Dai, ma li vedi?” esordisce Margot voltandosi indietro e girandosi immediatamente in avanti.
Mi sporgo leggermente reggendomi alle sue spalle, tanto per vedere Nicholas e la sua nuova fidanzata avviarsi nella nostra direzione. Nicholas e Margot erano usciti insieme una volta, dopo essersi conosciuti ad un compleanno, e lei aveva dato la colpa al brutto tempo se le cose tra di loro non erano andate per il verso giusto. Adesso, lui ha una ragazza e lei sta agitando in aria le mani e cercando nervosamente il telefono per divulgare la notizia.
“Ti vuoi calmare?” le dico, ridacchiando tra me e me.
Lei sbuffa, guardando nella loro direzione: “No cioè, ma lo vedi come gli sta appiccicata? Cristo, è peggio di una sanguisuga!”
Non posso fare a meno di trattenermi e scoppio in una fragorosa risata. Margot mi guarda accigliata e scuote la testa: “Secondo me non c’è niente da ridere.”
Mi rimetto a guardare i bambini mentre lei si agita al mio fianco e il suo Iphone non smette mai di vibrare “L’hai scritto anche su face book, che sono qui?”.
“Mi fai ridere e non ho voglia.” Solita frase che ripete da circa due anni.
Io e lei siamo cresciute praticamente insieme. Io abito accanto ai suoi zii e quando eravamo piccole, la sera veniva a trovarli e finivamo sempre per stare insieme nel piazzale di casa. Delle sere ballavamo le sigle dei cartoni animati, altre, invece, giocavamo a nascondino o a uno, due, tre stella. Insomma, la nostra era un’amicizia ben consolidata. Adesso a 20 e 19 anni suonati, quando torno a casa dai miei, ci vediamo tutti i giorni quanto basta per una merenda e per spifferarci le news più importanti.
“Oddio Bridget!” esclama a un certo punto risvegliandomi dai miei pensieri.
“Che c’è?” chiedo e sposto lo sguardo su Nicholas e Samantah credendo di trovare una scena raccapricciante.
“Mi sono dimenticata di dirti una cosa importantissima!”
“Sentiamo” la prendo in giro “Vuoi ripetermi ancora quant’è bello Nicholas o quanto è troia Samantah?”
Lei mi lancia uno sguardo inceneritore e scuote la testa divertita, poi fissa gli occhi su James: “Dicono in giro che si sia lasciato.”
La fisso con occhi sgranati e bocca spalancata: “Cosa? Ma se si erano rimessi insieme meno di due mesi fa?!?” Quella volta che Margot mi chiamò stavo studiando per l’ultimo esame di diritto pubblico. La maledii per avermi fatto squillare il telefono in un momento importante ma, dopo aver saputo la notizia, non riuscii più a studiare. James è stato il mio primo amore e come dice un vecchio non so cosa, il primo amore non si scorda mai. Non c’è mai stato niente tra noi due a parte una bellissima amicizia e a qualche bacio a stampo ma una storia d’amore non è mai nata. Forse perché eravamo troppo piccoli per amare o forse perché lui non era interessato a me. Ma alla fine è possibile riprendersi dagli amori finiti, ma non si esce vivi da quelli mai cominciati.  
“Dice che lui sia cornuto” spiega avvicinandosi più al mio orecchio per non farsi sentire “Ma non credo che anche lei sia da meno.”
Scrollo la testa. Che divertimento c’è a stare con un ragazzo e, nel frattempo, portarsene a letto altri cento?  
“Che ne dici di andare a prendere qualcosa da bere?” Margot parla ma non mi guarda. Scruta nella folla di persone adulte nella speranza di vedere comparire quel ciuffo all’insù.
“Andiamo! Che ti va?” mi alzo e mi pulisco il sedere a cui si sono attaccati centinaia di fili di erba secca.
“Birra?” sorride innocente. Scoppio a ridere mentre mi trascina allo stand o, vista la situazione, potrei chiamarla anche zona minata. James è ad un tavolo e sta ridendo sonoramente con i suoi amici. Quel comportamento non lo rispecchia quindi deve essere sicuramente ubriaco. Non faccio parte della sua vita da ormai sei anni ma dai racconti di Margot non sembra cambiato di una virgola. Quando alza lo sguardo e i suoi occhi cadono su di me, il mio cuore accelera ma non sto ad ascoltare. “Quanto c’hai?” chiedo a Margot. Lei indica il tizio che sta prendendo un bicchiere per metterlo sotto alla spina.
Mi giro lentamente nella direzione di James e sospiro quando noto che, invece di me, sta fissando Mark, il suo migliore amico seduto di fronte a lui. Ha i capelli lunghi, tenuti indietro grazie ad una di quelle fascette che si mettono sempre i calciatori durante le partite; suoi occhi sono rossi, iniettati di sangue a causa dell’alcol. Una felpa blu chiara e una maglia nera sono gli unici indumenti che riesco a vedere. 
 
  
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