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Autore: Son of Jericho    24/04/2016    2 recensioni
Una nuova e terribile minaccia demoniaca incombe su San Francisco e sulle Halliwell.
Le Streghe si troveranno ad affrontare qualcosa di mai visto prima, capace di sconvolgere le loro vite e di mandare in frantumi ogni loro certezza. Ogni aspetto personale e privato della loro magia sarà in pericolo, e questa volta neanche il Potere del Trio potrebbe essere abbastanza...
Quando Phoebe riprende conoscenza è sola, dolorante e senza memoria. Ignara di ciò che le è successo, e senza poter neanche immaginare l'inferno che attende lei e le sue sorelle.
Disclaimer: i personaggi non appartengono a me ma ai loro legittimi proprietari, e questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leo Wyatt, Paige Matthews, Phoebe Halliwell, Piper Halliwell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8:
Down To Hell


 
La porta del San Francisco Memorial Hospital si spalancò con estrema violenza, tanto che nessuno seppe mai se fosse stata semplicemente spinta o se Piper avesse usato i suoi poteri. Il maniglione antipanico parve addirittura assumere un'impossibile e innaturale forma, andando a sbattere nell'apertura contro il muro e facendo sobbalzare i malcapitati che si trovavano nei paraggi.
Con una faccia che tradiva un cocktail di rabbia e dolore, Piper attraversò l'atrio rapidissima, seguita a fatica da Phoebe e Leo. Almeno non avevano lasciato che fosse Piper a guidare, trovarono il tempo di pensare i due; altrimenti sarebbero sì arrivati comunque in ospedale, ma spinti sopra una barella e dentro un'ambulanza.
La maggiore delle Halliwell giunse all'isola reception dell'ospedale, rappresentata da un bancone circolare, oltre il quale la stava aspettando una giovane infermiera vestita di rosa e dai capelli rossi e ricci. La ragazza, vedendo i tre avvicinarsi, smise di scrivere al computer. - Posso aiutarvi? - chiese cordialmente, forse perché ancora non si era accorta dell'espressione di Piper.
- Dov'è Paige Matthews? - richiese la donna, alzando così tanto il tono della voce che lo spostamento d'aria per poco non spettinò l'infermiera.
- Come? - fece la giovane, sbattendo un paio di volte le palpebre per lo stupore.
- Paige Matthews! - urlò di nuovo Piper schiacciando le mani sul tavolo, ruggendo talmente forte che sembrò quasi voler sputare in faccia alla povera ragazza.
- Siete parenti? - si azzardò a domandare quest'ultima, apparendo piuttosto in confusione.
Non l'avesse mai fatto. Phoebe, sbracciandosi, si fece  largo tra Piper e Leo e raggiunse la sorella al bancone. - No, abbiamo scelto un nome a caso sull'elenco del telefono e abbiamo deciso di venirla a trovare in ospedale. - fece una breve pausa ad effetto, mentre l'infermiera la fissava spaurita. - Ma certo che siamo suoi parenti! -
- Sorelle e cognato. - puntualizzò Leo dalle retrovie.
A questo punto la giovane iniziò a premere alcuni tasti del computer facendo partire la ricerca sul database. - Paige Matthews... Paige Matthews... -
- Allora? - le impose fretta Piper, non tollerando nemmeno pochi secondi d'attesa.
- Eccola! - la trovò finalmente, sospirando sollevata in silenzio. - E' al secondo piano, nella stanza... - poi si fermò, puntando il dito alla sua sinistra oltre Piper. - Guardate, quello è il medico che ha seguito vostra sorella Paige. - disse indicando un dottore in classico camice bianco che, già distante da loro e di spalle, si stava ulteriormente allontanando verso un lungo corridoio.
- Forse potete... - non ebbe finito la frase, che i tre, senza neanche ringraziarla, erano già partiti alla rincorsa dell'uomo.
Superarono una porta a vetri e, accelerando il passo, lo intercettarono prima che potesse prendere l'ascensore.
- Si fermi! - gli ordinò Piper.
Un distinto signore di mezza età, alto e dai capelli brizzolati si voltò verso di loro. - Sì? -
Phoebe superò la sorella. - Lei è il medico che ha curato nostra sorella, Paige Matthews? -
L'uomo, dopo aver fatto passare un gruppetto di persone che usciva proprio dall'ascensore e aver lasciato il posto ad un'anziana signora, rinunciò a salire e fece richiudere le porte metalliche dietro di sé.
Si guardò attorno per un istante, dopodiché portò i tre in disparte e porse loro la mano. - Sono il Dottor Sanders. E sì, ho in cura io vostra sorella. -
- Cos'è successo? Come sta? - Piper trasmise tutta la sua ansia in quella stretta di mano, agitandola forse più del dovuto.
L’uomo aggrottò la fronte. - Temevo qualcuno mi avrebbe fatto questa domanda. - Si guardò intorno e poi richiamò l’ascensore. - Seguitemi. -
Le portò al piano superiore, attraversando il tragitto in religioso silenzio.
Un nuovo reparto si aprì loro all’orizzonte: un ambiente scuro, angusto, ovattato, dove quattro corridoi si allargavano a forma di croce.
- Dove siamo? - domandò Phoebe.
Sanders li portò proprio al centro dell’intersezione. - Terapia intensiva. Vostra sorella è stata ricoverata qui con la massima urgenza. Codice rosso. -
Piper si mostrò stanca di tante parole piene di attesa. - Insomma, dottore, vuole dirci cos’è successo? -
Lui sembrava sempre meno sicuro. - E’ questo il problema: non lo sappiamo con certezza. Da ciò che è stato riferito, una telefonata anonima ha segnalato la presenza di una ragazza priva di sensi nella zona di Torches, in un vicolo dietro una casa colonica abbandonata… -
Phoebe si voltò di scatto verso Leo. - Che ci faceva Paige lì? - gli sussurrò.
- Un’ambulanza è stata immediatamente inviata ma, appena vostra sorella è arrivata qui all’ospedale, è stato chiaro come le sue condizioni fossero critiche. Una ferita molto profonda che potrebbe anche aver causato danni agli organi interni. Tuttavia… -
- “Tuttavia” cosa, dottore? - insistette Piper.
- Non siamo riusciti a capire quale sia stata la causa. Non è una ferita da arma da taglio, e nemmeno da arma da fuoco, per via di alcune bruciature intorno al foro… -
Quelle parole, come furono pronunciate, furono un’illuminazione per Piper, Phoebe e Leo. I tre si guardarono per un istante, abbastanza da far loro capire di cosa si trattasse in realtà.
- Bruciature? - ripeté Phoebe, sperando con l’ultima parte di sé di aver sentito male.
- Esatto. - annuì Sanders.
- Ma si riprenderà? - irruppe Piper, inquieta.
- E’ presto per dirlo. Deve essere sottoposta ancora a parecchi esami, e nel peggiore dei casi ad un’altra operazione. Tutto dipende da come si comporterà durante la notte. - Avrebbe voluto continuare la spiegazione, ma l’istinto lo portò a guardare l’orologio. - Adesso devo proprio andare. Devo presenziare ad un intervento tra pochi minuti, mi dispiace. -
- Si figuri, e grazie del suo tempo. - fece Leo, stringendogli di nuovo la mano.
- Se volete vedere vostra sorella, è nella camera 14, da quella parte. - indicò il corridoio che andava a nord. - Ma vi chiedo cortesemente di non entrare. Non è nelle condizioni di ricevere visite, deve riposare. -
- Certamente. -
Attesero che il medico si fosse allontanato per dirigersi da Paige. La tapparella alzata permetteva loro di vedere all’interno della stanza attraverso il vetro.
Eccola lì: Paige Matthews, lontana dalle sue sorelle, sola e indifesa, distesa inerme tra lenzuola bianche, tenuta al mondo da tubi e flebo, macchinari e display sempre in funzione.
- Non è possibile… - mormorò Phoebe distrutta, poggiando la fronte alla parete trasparente.
Piper la affiancò, gli occhi pieni di lacrime. - Non doveva andare così… non doveva trovarsi lì… non doveva essere da sola! -
Leo le poggiò una mano sulla spalla cercando di placare il suo dolore. - Piper, andiamo, andrà tutto bene… -
- Hai ragione. - fece la moglie in un moto d’orgoglio. - Perché tu adesso andrai a chiamare gli Anziani e farai sistemare loro tutto quanto! -
Leo sgranò gli occhi. - Cosa? -
- Gli Anziani, loro sapranno cosa fare con Paige! -
- Piper, io non ho più i poteri! Nemmeno uno, te ne sei scordata? Come dovrei fare per salire dagli Anziani, chiamo un taxi? -
Piper non voleva sentire ragioni. Testarda, determinata, pronta a tutto per la sua famiglia: una vera Halliwell. - Come ti pare. Fai l’autostop, prendi un ascensore, o noleggia un’astronave. Gli Anziani devono intervenire per salvare Paige! -
Leo tentò di calmare i toni e di far ragionare la consorte. - Non posso, Piper, davvero. E poi, sai benissimo che sarebbe contro le regole. Sai, il profitto personale… -
Ma quelle parole che avrebbero dovuto riportare la tranquillità, contribuirono invece a fomentare la tempesta. - Non mi interessa un accidente del profitto personale! Mia sorella è in un letto d’ospedale e sta lottando tra la vita e la morte. Guardala, Leo! Sta male, e ha bisogno del mio aiuto. Del nostro aiuto. E io non mi fermerò finché non l’avrò riportata qui accanto a me. -
- Gli Anziani non ci aiuteranno, Piper. Non vorranno trasgredire le regole. -
Piper fece un passo verso di lui e gli puntò l’indice al petto. - Se pensi che io me ne starò qui senza far nulla, ad osservare mia sorella attraverso un vetro, ti sbagli di grosso. Non lascerò che mia sorella rischi la vita perché dei vecchi decrepiti non hanno voglia di alzare il culo dai loro troni! -
- Piper… -
- Piper un corno! -
Un’altra mano si posò sulla spalla della maggiore delle Halliwell. - Purtroppo Leo ha ragione. - La voce di Phoebe era spezzata, e gli occhi lucidi. - Dovremo cavarcela da soli, e avere fiducia nei medici. Faranno tutto il possibile, vedrai. -
Piper annuì con veemenza e partì improvvisamente alla volta dell’ascensore, con passo spedito. - Ho capito… - mormorò in tono d’accusa.
Leo fece per andarle dietro, ma Phoebe lo fermò. - Ci penso io. -
Dopo aver visto le due sorelle chiudersi nella cabina e sparire dietro le porte metalliche, il fu Angelo Bianco rivolse uno sguardo a Paige. La mano sul vetro, e dalla sua bocca uscì una promessa. - Ce la faremo. -
Tornò al primo piano utilizzando le scale, e una volta lì, si guardò intorno alla ricerca della moglie. La vide nel parcheggio, appoggiata alla portiera della Jeep, mentre Phoebe cercava in qualche modo di confortarla.
In quel momento, si sentì raggiungere da una voce alle sue spalle. - Signor Wyatt? -
Leo si voltò insospettito, e si ritrovò davanti un uomo ricciolo sulla trentina, con un giubbottino beige e un taccuino nella mano. Dalla tasca interna estrasse un distintivo e glielo mostrò. - Detective Roster, polizia di San Francisco. -
- Sì, ho una certa conoscenza delle forze dell’ordine di questa città. E lei non sembra proprio della polizia. -
L’uomo abbozzò un sorriso. - E’ perché sono in borghese. -
Leo continuò a trattarlo con sufficienza; non era il momento e non aveva alcuna voglia di gestire un'altra scocciatura. - Beh, allora si faccia consigliare dai suoi superiori un bravo sarto. -
- Se permette, parlerei dopo del mio guardaroba. - Gli rispose a tono, riponendo il badge e tornando ad impugnare il blocchetto. - Sono stato incaricato di seguire questa indagine, e volevo fare due chiacchiere con lei. -
Una fiamma si accese in fondo agli occhi di Leo. - Quale indagine? -
- Quella che si è aperta non appena abbiamo ricevuto la segnalazione su sua… cognata, giusto Leo? Posso chiamarla Leo, vero? -
- No. -
Roster fece lo sbruffone. - Capirà, Leo, che ci è sembrato un po’ strano il modo è stata rinvenuta. E quella ferita, poi… -
Si fermò aspettandosi forse una risposta, ma di fronte al silenzio di Leo, brandì una penna e riprese. - Crede che qualcuno potesse avercela con Paige Matthews? - nessun commento. - I medici hanno detto di averla trovata nel quartiere di Torches, una bella zona malfamata. Che sia finita nel territorio di qualche gang? -
- Senta… - reagì Leo. - Un membro della mia famiglia è appena stato ricoverato, e io non ha alcuna intenzione di parlare con lei. Perciò adesso la saluto e me ne vado da mia moglie. -
Gli voltò le spalle ma, dopo appena un paio di passi, tornò a fissarlo. - E lei stia lontano da questo caso. Le conviene. -
Roster parve assumere un’aria di sfida. - Che cos’è, una minaccia, Leo? -
- No, è un consiglio. E farebbe meglio a seguirlo, perché so perfettamente di cosa sto parlando. -
 
 
*****
 
 
Seduto comodamente al suo trono regale, Jiroke si godeva un po’ di quiete, in attesa di notizie.
Non erano passate che poche ore, ma sperava che fossero state sufficienti a Hewon e alla sua banda.
Il veleno nelle sue stava sgorgando velocemente per l’impazienza. Tutto il potere che aveva sempre bramato era lì, a portata di mano, con solo tre misere donne sulla sua strada.
Tutto sarebbe andato secondo i piani, e presto anche quel minuscolo e inferiore pianeta chiamato Terra sarebbe stato annoverato tra le sue conquiste.
Una lingua di fuoco comparsa al centro della sala annunciò l’arrivo del suo braccio destro. - Signore. - si inchinò immediatamente.
L’imperatore annuì e lo invitò ad alzare il capo. - Cosa porti con te? -
- Grandi notizie, Sire. La prima sorella, la più piccola, è stata sistemata. -
- E’ andato tutto bene? -
- Era un osso duro la ragazza, ma questo lo sapevano già, in fondo. Nessun imprevisto però, me ne sono occupato io. -
La soddisfazione trasudava dal cappuccio di Jiroke. - Perfetto. -
- Adesso come procediamo, Signore? -
Il tono si fece solenne. - Preparati, perché ora è il momento di passare ad un’altra sorella. E’ quella più forte, ma è anche quella che al momento è più fragile. Non importa che siano le streghe più forti del mondo, le Prescelte, anche loro hanno punti deboli, e soprattutto lei. La famiglia. -
 
 
*****
 
 
Era tramonto ormai inoltrato, ma dai medici non giungevano ancora aggiornamenti.
L’attesa procedeva snervante e incessante, e tuttavia nessuno aveva intenzione di lasciare l’ospedale.
Leo sembrava essersi liberato almeno per il momento del detective Roster, mentre Piper aveva continuato per tutto il pomeriggio a tempestare di domande il dottor Sanders.
Quando vide la moglie passare dal corridoio diretta al bar, Leo si alzò dalla sedia nella sala d’attesa e con uno scatto la raggiunse. - Dove stai andando? -
- A mangiare qualcosa. Vedi qualcos’altro, qui dentro, in grado di fornirmi conforto e risposte? No, magari un panino sarà più utile di Sanders. -
- Sta solo facendo il suo lavoro… i bambini stanno bene? -
Piper scosse il capo rasserenandosi per un secondo. - Sì, ho chiamato Wendy della scuola di magia. Chris stava già dormendo. Non sanno ancora nulla di quanto successo. -
Leo annuì comprensivo, in fin dei conti c’era davvero poco da dire. Poi si guardò intorno. - Hai visto Phoebe? Sembra sparita. -
Piper allungò il braccio e indicò la rampa di scale. - L’ho vista salire una ventina di minuti fa. -
- Vado a vedere come sta. -
Arrivò al secondo piano e si diresse subito nel corridoio che avevano visitato quella mattina.
La vide proprio dove si aspettava di trovarla, ma non come immaginava.
Appoggiata con la schiena alla parete accanto al vetro e con le braccia conserte, Phoebe era circondata da un’aria cupa e pensierosa. Lo sguardo scuro in volto, che a tratti diventava vitreo a fissare il vuoto.
Leo le si avvicinò. - Phoebe? -
Solo quando si sentì chiamare, lei si accorse di lui. - Ciao, Leo… - anche il tono sembrava distratto da qualcosa.
- Che ci fai qui da sola? -
- Paige… -
- Volevi starle vicino, lo capisco. Ma Paige è forte, se la caverà. Così come tu e Piper riuscirete a sconfiggere il demone anche stavolta. Siete Halliwell, in fondo. - abbozzò un sorriso. - Non preoccuparti. -
- Non hai capito, Leo, non è per questo… -
Quando poi i loro sguardi si incrociarono, Leo poté intravedere negli occhi di Phoebe una strana luce, fatta di dolore, di angoscia, di rimorso.
- Leo… - la voce, indurita, pareva al tempo stesso estremamente fragile. - E’ colpa mia. -

 





Angolo dell'autore:
Credo sia passato esattamente un anno e mezzo dall'ultima volta che ho preso in mano questa storia e pubblicato l'ultimo capitolo.
Un po' per fuga di ispirazione, un po' per mancanza di tempo, un po' per tante altre cose, non è più stata aggiornata.
Tuttavia, non è mai stata dimenticata. E' sempre rimasta in una cartella del mio pc in attesa solo che venisse riaperta.
Avevo infatti detto una volta che, quando sarebbe arrivato il momento giusto, sarei tornato a scrivere Dream 2 Fly, e questo pomeriggio è successo esattamente così.
Questo è il primo capitolo di una nuova serie, ripresa a distanza di un'eternità, ma che porterà al compimento della storia.
Perciò ringrazio chi ha avuto la grazia e la pazienza di dedicare il suo tempo a Dream 2 Fly, e a chi ha lasciato un suo parere.
Detto questo, viaggiando verso tempi migliori, vi saluto e vi auguro buona lettura!
   
 
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