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Autore: Blue Heads    24/04/2016    2 recensioni
Tom Orvoloson Riddle aveva dovuto attendere a lungo per poter attuare il suo piano: erano trascorsi undici anni prima che qualcuno trovasse il diario, e quasi altri cinque si erano resi necessari perché il legame tra le due anime diventasse sufficientemente profondo.
Il quinto anno ad Hogwarts... Curioso che anche lui avesse avuto proprio quell'età quando a sua volta aveva aperto la Camera dei Segreti.
La sua vittima col tempo si era rivelata meno sciocca del previsto, rendendo l'attesa meno tediosa, ma ciò non influenzava minimamente le sue intenzioni, né intaccava la sua determinazione: Ginevra Weasley non aveva scampo.
Certo, l'intelligenza della giovane superava le sue aspettative, e lo forzava a muoversi in fretta; ma ormai ogni cosa era predisposta. Dopo tanta attesa, il momento era giunto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Dopo essere scesa nella Camera dei Segreti ed esserne uscita indenne, Ginevra, stanca di doversi nascondere come una criminale e affrontare tutto da sola, si è decisa a parlarne con Luna, pur mantenendo il segreto sul diario e tutto ciò che lo riguarda. Infine, esausta, si è addormentata nel dormitorio dell’amica.

 

Capitolo IX

 

Quella mattina il sole si era svegliato presto e di buon umore, e con la sua luce fresca e appena tiepida aveva inondato la torre di Corvonero, dando il buongiorno a Ginevra, che, finalmente riposata e sveglia, eppure non abbastanza da desiderare alzarsi, giaceva lì, sprofondata nel letto dell’amica, beandosi della propria pigrizia. Il sole solleticava la sua pelle e le sue iridi ancora assonnate, prendendola in giro per la sua indolenza, invitandola ad alzarsi e uscire a tenergli compagnia. Lei sorrise, ma temporeggiò, voltandosi dall’altro lato, e per poco non investì Luna, che si ritrasse nel sonno - un tenue brontolio salì dalla sua gola, poi si spense nel silenzio. Ginevra socchiuse gli occhi, tentando di metterla a fuoco. La sua migliore amica! Com’era bella a modo suo, unica. Un piccolo neo ovale, all’angolo esterno dell’occhio, spiccava sui suoi colori chiari, e pareva proseguire la linea calante delle ciglia, congiungendola tramite una linea immaginaria all’alto arco delle sopracciglia, che le conferiva quell’aria sempre stupita. Ma l’espressione che aveva in questo momento non era quella pacifica e rilassata di quando dormiva: gli occhi erano troppo strizzati, gli arti troppo in tensione, mentre lei, in bilico sul ciglio del letto, si aggrappava agli ultimi brandelli di sonno.
Ginevra ridacchiò, stiracchiandosi: aveva occupato l’intero letto; si ridimensionò, ritirandosi contro la parete.
<< Luna! >> sussurrò. Per tutta risposta, l’amica si rannicchiò ancora di più.
<< Dai, tanto lo so che non dormi! >>
<< Lasciami in pace >> borbottò Luna, rotolando sul lato e distendendo gli arti ad occupare tutta la superficie. Ginevra si fece ulteriormente da parte, evitando una manata: la situazione si stava facendo davvero scomoda.
<< Luna… >> tentò << Mi fai scendere? >>
La ragazza la ignorò bellamente per un altro minuto. Poi, con deliberata lentezza, sollevò una palpebra: << Tu non dormi più nel mio letto. >> L’occhio si richiuse.
Come no - lo ripeti ogni volta. La canzonò mentalmente Ginevra.
<< Pensavo volessi vedere la Stanza delle Infinite Realtà. >> buttò lì. Per un momento Luna non si mosse, poi spalancò gli occhi e le pupille si restrinsero all’istante, sommerse dalle iridi chiarissime. Batté le palpebre, mentre gli occhi si adattavano alla luce: << E’ il posto di cui parlavi ieri? >>
<< Può darsi. >> acconsentì Ginevra sorniona. Luna balzò in piedi, liberandole la via d’uscita, e iniziò a frugare per la stanza. Mentre l’amica si preparava, Ginevra si piazzò davanti allo specchio, tentando di districare i capelli con le dita.
<< Hai visto le mie scarpe? >> la chiamò Luna dall’altro capo della stanza. Ginevra alzò gli occhi per cercarle, ma venne distratta dalla vista dell’amica: Luna si aggirava per il dormitorio, i calzini spaiati che spuntavano da sotto la veste, la cintura appesa a una spalla, e la criniera bionda ridotta a un pagliaio - controluce sembrava quasi avesse l’aureola. Ginevra ridacchiò e riprese la ricerca. Un paio di stivali rosso fuoco spuntava in cima a uno scaffale. << A ore quattro! >> le indicò Ginevra. Luna li recuperò con un colpo di bacchetta, e, nonappena fu pronta, le due ragazze si avviarono per i corridoi.
Fuori dalle finestre il sole splendeva inviante sui prati del castello. Si voltò verso Luna: << Ma se prima passassimo dal parco? >> chiese, speranzosa, ma Luna fu irremovibile: << Hai promesso la Stanza, e Stanza sarà! >>
Ginevra la guardò supplice dal basso in alto, fingendosi triste e tirando su col naso.
Luna sospirò: << Dai, ci andiamo dopo, promesso! >>
<< Ook… >> concesse Ginevra, riprendendo a camminare. In realtà, al momento non contava molto che andassero da una parte o dall’altra, era contenta in ogni caso - era bello essere lì con Luna, ed esserci davvero.
<< Raccontami della Stanza! >> la incoraggiò Luna; così, mentre la guidava per il Castello, Ginevra le spiegò ciò che sapeva della Stanza delle Infinite Realtà.
<< Quindi, >> ricapitolò Luna una volta arrivate << mi stai dicendo che, se non chiedo di far comparire cibo o esseri viventi, può fare qualsiasi cosa, giusto? >>
Ginevra la guardò con sospetto: a giudicare dal quel suo sorriso fin troppo innocente, stava tramando qualcosa.
<< Credo di sì >> annuì infine Ginevra: che lei sapesse, non esistevano altre restrizioni.
<< Quindi >> incalzò nuovamente Luna << può anche rendere visibili i Gorgosprizzi? >> Il ghigno di Ginevra si espanse a riflettere quello dell’amica: << Tentiamo! >>
Ginevra si lasciò sospingere da parte e osservò, mentre Luna camminava avanti e indietro per tre volte, mormorando concentrata. Quando si fermò, la pesante porta di legno, così familiare a Ginevra, era comparsa. Luna incrociò il suo sguardo, e Ginevra vi lesse agitata trepidazione. Si presero per mano, come due bambine in un momento solenne, e insieme varcarono la soglia. Ginevra sentì un tenue schiocco, e nel momento stesso il cui misero piede all’interno, vennero investite da ogni lato da ondate di finissima polvere, che sulla pelle risultava fresca come menta. Un movimento d’aria le fece venire la pelle d’oca.
Riaprì gli occhi: Luna la guardava a bocca aperta. Ginevra si osservò: oltre ad essere ricoperta di polverina verde fluo, cosa aveva di strano? L’amica era fluorescente almeno quanto lei! Prima che potesse dar voce al suo pensiero, si rese conto che lo sguardo di Luna non era fisso su di lei, ma saettava tutto attorno. Pulviscoli scintillanti vorticavano nell’aria, circondandole.
<< I Gorgosprizzi! >> le spiegò Luna, trepidante, indicando la polvere sospesa… che non era affatto polvere: nel momento in cui spostò l’attenzione su di essa, i pulviscoli si fecero nitidi, mentre il resto della stanza passava in secondo piano, evanescente. Gli esserini erano talmente piccoli che anche così Ginevra non riusciva a distinguerne la forma esatta: aveva sempre creduto che avessero le ali, ma non ne era certa: non riusciva a vederle, e a giudicare dal movimento si sarebbe detto, piuttosto, che i Gorgosprizzi rimbalzassero come molle su pareti invisibili. Schizzavano per la stanza, assiepandosi attorno alle menti delle due. Era come se la materia di cui erano composti fosse su un livello differente: i Gorgosprizzi e i corpi delle ragazze si attraversavano senza toccarsi.
<< … Ginny? >> Ginevra mise a fuoco Luna, che la guardava aspettando una risposta; ma lei non aveva idea di cosa l’amica le avesse chiesto.
<< Eh? >>
Luna ridacchiò: << Se metti a fuoco i Gorgosprizzi i tuoi pensieri non riescono a focalizzarsi sul resto. >> Ginevra comprese il problema: << Ora capisco perché quando hai quegli occhiali sei… >> mentre parlava notò un esserino che danzava davanti agli occhi di Luna… ora era dietro - ora sopra l’orecchio sinistro… che belli che erano, con quel loro strano modo di muoversi… << Ipnotici >> pensò Ginvera ad alta voce. Quel suono la riportò alla realtà: Luna era distratta quanto lei - in quella stanza era perfettamente impossibile avere una conversazione. Scosse appena il braccio dell’amica e la vide tornare lucida.
<< Mi avevi promesso il parco e il sole! Fuggiamo, prima che sia sera! >> senza attendere una risposta né guardarsi attorno, Ginevra uscì dalla stanza, trascinando Luna con sé.
La porta venne riassorbita dalla parete alle loro spalle.
<< E’ stato… >> Ginevra cercò le parole per esprimersi << wow - strano >>
<< Fantastico, vero? >> esclamò Luna; poi scosse la testa, incredula: << Adoro questo posto! Pensa a quante cose si potrebbero fare >>
<< Sì, sperimenteremo >> promise in un sussurro cospiratorio << ma prima, il sole reclama la nostra presenza! >> Concluse solenne, avviandosi giù per le scale, diretta in giardino. Luna la fermò: << Aspetta, ho in mente una scorciatoia! >> disse, iniziando immediatamente a evocare la Stanza. Ginevra tornò sui suoi passi: avrebbe potuto rivelarsi una buona idea. Questa volta, la Stanza aveva assunto l’aspetto di uno scivolo, preceduto da una breve anticamera. Accanto all’imbocco erano appoggiati due cuscini. Ginevra si fece da parte: << Prima tu! >> la invitò. Luna non se lo fece ripetere due volte: agguantò un cuscino e scivolò giù, seguita a breve da Ginevra.
Ginevra si divertì un sacco a vorticare aggrappata al suo cuscino-slitta, ma, come previsto, il viaggio finì in un lampo, e lei sbucò fuori dal tunnel ruzzolando sull’erba. E lì rimase, sdraiata accanto all’amica, entrambe scosse dalle risate.
Quando infine Ginevra si calmò e riprese fiato, respirò a fondo l’odore di terra e il profumo delle piante. Era da tanto che non si sentiva così bene.

 

 

La mattina seguente Ginevra si svegliò in ritardo, e scese di corsa a fare colazione. Scorse i suoi amici - Emily, Colin, Hermione, Nigel Wespurt e Myriam Miread - seduti ai soliti posti e si diresse verso di loro sorridendo - ultimamente non aveva passato molto tempo con loro. << Buongiorno! >> li salutò.
<< Guarda un po’ chi è uscito dal coma! >> scherzò Emily, mentre lei e Nigel si scostavano per farle posto sulla panca.
<< Allora, come… ? >> iniziò Hermione rivolgendosi a Ginevra, ma fu interrotta da Myriam, che si scostò bruscamente dal tavolo: << Io ho finito. Vado a lezione. >> disse freddamente, e se ne andò senza degnare Ginevra di uno sguardo. Ginevra rimase interdetta; accanto a lei anche Emily si era irrigidita, mentre Hermione ignorò quello strano comportamento, continuando come se nulla fosse: << Allora Ginny, come stai? >>
<< Tutto bene, grazie >> rispose lei, ancora pensierosa; poi si riscosse: << Voi come state? Novità? >>
<< Io >> prese la parola Nigel << sono indignato. >>
Ginevra lo guardò incuriosita e attese una spiegazione.
<< Ho appena scoperto che qui state ordendo una congiura, progettando sommosse e gruppi di studio sovversivi senza farne parola con me! Ma come avete potuto? >>
Emily sorrise, rubandogli un pancake da sotto il naso e, mentre lo masticava, bofonchiò: << Come avremmo potuto dirtelo? Non tacevi un attimo: è da quando sei diventato di ruolo nella squadra che non parli d’altro che di Quidditch. >>
<< E’ solo perché devo impegnarmi molto se voglio essere all’altezza del mio predecessore >> ribatté prontamente Nigel strizzando l’occhio a Ginevra, che si versò il secondo bicchiere di succo di zucca con ostentata superiorità: << Ti piacerebbe. >> gli disse, concludendo con una linguaccia. Poi proseguì: << Comunque, ora che siamo stati tutti messi a parte del gran segreto, ho un’ottima notizia >> annunciò, abbassando la voce automaticamente; Hermione si protese verso di lei per sentire meglio. << Ho trovato un luogo in cui riunirci, ma è più semplice mostrarvelo che spiegarlo a parole. >>
Nigel era già scattato in piedi: << Allora andiamo! >>
<< Sì, a lezione. >> Intervenne Hermione << Ormai sono quasi le nove. >>
Ginevra si riscosse: << Giusto, noi abbiamo incantesimi. Ed è dall’altra parte del castello! >> aggiunse demoralizzata, rivolgendosi a Nigel e alzandosi dal tavolo.
Emily continuò beatamente a mescolare il tè: << Divertitevi! >> li salutò con la superiorità di chi il lunedì ha la prima ora buca.
Ginevra si avviò a lezione con Nigel che ogni due minuti tentava di sviarla e farsi mostrare la Stanza: << Massì, cosa vuoi che sia saltare una lezione? Incantesimi poi! Siamo fermi sullo stesso argomento da due settimane… e tanto ormai siamo in ritardo! >> Ma tutte le sue argomentazioni si dimostrarono vane, e giunsero in aula senza deviazioni, nonché perfettamente in orario.
Presero posto in seconda fila, sulla sinistra. Al centro del loro tavolo era poggiata una piuma. Ginevra e Nigel si scambiarono un’occhiata incuriosita, e scoppiarono a ridere: << Vedi che avremmo fatto meglio a saltarla? Adesso ci tocca anche il ripasso di Wingardium Leviosa! >> scherzò Nigel.
Poco dopo arrivò anche Leanne, che andò a sedersi in prima fila, a neanche due metri da loro, assieme a Fredrik Asly, un Tassorosso dagli occhi azzurrissimi e lunghi capelli castani, quel giorno raccolti in un codino. Leanne si voltò verso Ginevra e scandì con le labbra: “ Novità ”; ma poi accennò con la testa al suo compagno di banco, con espressione significativa. Doveva trattarsi del gruppo di Difesa, ma evidentemente di fronte all’altro non poteva parlarne. << Dopo! >> mimò Ginevra in risposta. Per un attimo, Leanne squadrò Nigel, quindi annuì, tornando a parlare con il suo compagno.
Ginevra si rivolse a Nigel e spiegò: << Quella è Leanne, un’altra delle organizzatrici del gruppo. Dice di avere delle novità, appena Asly si allontana cerchiamo di avvicinarci, e già che ci siamo la aggiorniamo sulla situazione. >>
Nigel annuì, convinto: << E’ un piano ben congegnato, Capo. Speriamo che la lezione crei dei diversivi. >> Ginevra sorrise tra sé e sé: Nigel era il migliore compagno di congiura che si potesse desiderare.

Quel giorno studiavano l’incantesimo Dominusterrae, o, più semplicemente, anti-levitazione - da cui le piume sul tavolo. Inizialmente, a Ginevra era parso un argomento innocuo; ma in pochi minuti di esercitazione, la classe era piombata nel caos. Dominusterrae, nel suo uso più proprio, contrastava l’incantesimo di levitazione, e riportava al suolo qualsiasi oggetto sospeso; ma, come si scoprì ben presto, quando si mancava il bersaglio e l’incantesimo colpiva l’oggetto sbagliato, gli effetti erano i più disparati: quando l’incantesimo colpiva un tavolo, o un oggetto già poggiato a terra, questo tremava, non potendo scendere ulteriormente, e, talvolta, si rompeva; quando invece colpiva il pavimento generava piccole scosse che scuotevano l’intera stanza. A un tratto, Ginevra si chiese anche cosa sarebbe avvenuto se l’incantesimo fosse stato diretto a un’oggetto appeso a una parete.
<< Ho come il sospetto che si schianterebbe a terra, sai? >> la canzonò Nigel, mentre lei brandiva la bacchetta contro un orologio di fronte a loro, preparandosi a colpire. << Teoria valida, Wespurt; ma per il bene della Scienza va verificata. >> detto ciò agitò la bacchetta, pronunciando mentalmente la formula; l’orologio vibrò violentemente, ma rimase attaccato al muro.
Preso dai molti incidenti, Vitious a malapena si voltò a vedere cosa fosse accaduto: << Fa’ più attenzione, Weasley! >>
<< Non funziona… >> mormorò afflitta Ginevra. Avrebbe davvero apprezzato un bello schianto.
<< Pazienta, donna di poca fede! >> la rimproverò Nigel. Levò la propria bacchetta, ed enunciò con forza: << Domino Terram! >>
La sua bacchetta, che come ogni bacchetta di corniolo era incredibilmente sonora, lanciò un fischio degno dei Fuochi Forsennati di Fred e George; questa volta il gancio cedette alla pressione, e l’orologio si infranse a terra, con glorioso fragore.
<< SI!!! Dammi il cinque! >> Esclamò Ginevra.
<< WESPURT! WEASLEY! >> il grido stridulo di Vitious sovrastò la confusione << MIRATE ALLA PIUMA! >>

Nonostante la confusione, il tempo passava senza che Ginevra riuscisse ad entrare in contatto con Leanne. Più volte i loro sguardi si erano incrociati e le due cospiratrici avevano cercato di avvicinarsi per poter parlare, ma erano state puntualmente interrotte: una volta Vitious era passato per controllare i loro progressi e aveva intimato a Ginevra di tornare al lavoro; un’altra, in un momento in cui il professore era uscito dall’aula, Ginevra e Nigel si erano avvicinati insieme al bancone a cui lavorava Leanne, ma lui non era stato in grado di distrarre Fredrik abbastanza a lungo da permettere alle ragazze di parlare. In un’altra occasione Ginevra aveva fatto cenno a Leanne di avvicinarsi, ma la ragazza, passandole accanto, non rallentò nè la guardò in faccia: si limitò ad afferrare il foglio su cui Ginevra aveva appena finito di annotare alcune precisazioni di Vitious. Ginevra non potè che osservarla, basita e impotente, mentre Leanne tornava al posto a leggere con aspettativa quanto scritto, per poi voltarsi a guardarla, confusa.
Ormai mancava solo un quarto d’ora alla fine della lezione, e Ginevra, arresasi all’idea di dover attendere la pausa pranzo per scoprire cose volesse dirle Leanne, era tornata ad esercitarsi insieme a Nigel, quando d’un tratto la piuma volò via da sotto il loro naso e andò placidamente a depositarsi sul banco di Leanne.
<< Scommetto che ti ha scritto un biglietto. >> mormorò Nigel. Probabilmente aveva ragione, considerato che con Fredrik lì attaccato non era possibile comunicare in altro modo. Ginevra si alzò e andò a recuperare la sua piuma. Quando si trovò di fronte a Leanne, la ragazza aveva in mano la piuma, ma non accennava a volergliela restituire, né a volerle consegnare alcun messaggio. Ginevra la guardò interrogativa: << Ehm… credo tu abbia qualcosa per me… >>
Leanne ignorò il suo goffo tentativo di parlare in codice e disse rapidamente: << Finalmente riusciamo a parlare! Hai presente quell’incontro che stiamo organizzando per questo venerdì? >> Ginevra annuì. Stavolta non poteva sbagliarsi: doveva star parlando dell’incontro del gruppo di Difesa. Ma davvero voleva parlarne davanti a Fredrik?
<< Volevo solo dirti che anche lui è dei nostri. >> Disse, indicando Fredrik.
Lo sguardo di Ginevra si spostava dall’una all’altro. Ma che…?!?
<< Ma allora perché entrando hai detto che non potevi parlarne con lui attorno? >> chiese in un sussurro.
<< Io intendevo dire che lui era la novità, pensavo che fossi tu a non poterne parlare di fronte a Wespurt! >>
Ginevra scosse la testa, ridendo: << No no, anche lui è dei nostri! >>
I due strabuzzarono gli occhi, per poi scoppiare a ridere a loro volta.
<< Complimenti ragazzi, un intreccio degno di Shakespeare. >> commentò Leanne. Fredrik sogghignò divertito, mentre Ginevra li guardava senza capire. Bah, sarà roba babbana…
<< Mi fido! Ora che è tutto chiarito, vado a spiegare la situazione a Nigel. A presto, teniamoci aggiornati. >>
Tornata a sedere, Ginevra riferì tutto a Nigel.
Lui scosse la testa, incredulo: << Dovremo seriamente stabilire un linguaggio in codice. >>



 
 

Ci scusiamo per il ritardo colossale nella pubblicazione: prima di scrivere questo capitolo è stato necessario del lavoro extra sulla trama, e non stiamo ad annoiarvi con tutti gli impegni che ci hanno costrette a posticipare la data di pubblicazione.
Se state leggendo queste righe vi ringraziamo per la pazienza e per non esservi dimenticati di Tom e Ginevra! Se vi va, fateci sapere cosa ne pensate, per noi è importante.
Speriamo di riuscire a pubblicare presto il prossimo capitolo; se volete essere avvisati sulle novità (e, chissà, gustarvi qualche piccola scena extra) potete iscrivervi alla nostra pagina facebook: https://www.facebook.com/groups/1088162717882427/?fref=ts

 

Al più presto possibile, un abbraccio

Blue Heads

 
   
 
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