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Autore: Bloodred Ridin Hood    28/04/2016    2 recensioni
Commedia sperimentale sulle vicende di vita quotidiana della famiglia più disfunzionale della saga.
Immaginate la vita di tutti i giorni della famiglia Mishima in un universo parallelo in cui i suoi membri, pur non andando esattamente d’accordo, non cerchino di mandarsi all'altro mondo gli uni con gli altri.
[AU in contesto realistico] [POV alternato]
[Slow-burn XiaoJin, LarsxAlisa] [KazuyaxJun] [Accenni di altre ship]
[COMPLETA]
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Asuka Kazama, Jin Kazama, Jun Kazama, Lars Alexandersson
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Guess Who's Back

(Jun)

 

“La festa è andata bene, tutti hanno passato una serata piacevole e l’affare è andato a buon fine.” racconto immergendo il cucchiaino nel mio tè “Persino Kazuya sembrava più rilassato del solito.”
Michelle annuisce seduta sulla poltrona davanti alla mia.
“Anna ha portato i suoi famosi dolcetti al cioccolato e peperoncino.” aggiungo parlando a denti stretti “Sono stati un successo e lei non ha fatto altro che vantarsi per tutta la serata.”
Michelle sogghigna.
“Non la sopporti proprio, eh?”
Sollevo le spalle.
“Non fraintendermi, io non avrei niente contro di lei. È solo che non mi piace il suo comportamento, troppo da…”
Mi fermo. Non voglio essere troppo offensiva, devo cercare un modo carino per dirlo.
“La conosci anche tu, Michelle!” mi arrendo poco dopo con uno sbuffo “Hai capito cosa intendo. Non mi piace come si atteggia.”
Michelle ridacchia e annuisce.
“Avresti dovuto vedere che razza di vestito aveva indosso.” continuo alzando lo sguardo al soffitto “Metà degli ospiti la stavano mangiando con gli occhi e ovviamente a lei la cosa sembrava far piacere.”
Mi porto la tazzina alle labbra e sorseggio un po’ di tè.
È ottimo e caldo al punto giusto.
“A proposito di vestiti!” mi ricordo improvvisamente “Non so davvero come ringraziarti.”
Indico con un piccolo cenno del capo la busta della lavanderia che ho appoggiato accanto a me sul divano.
“Il tuo vestito mi ha salvato la serata.”
“Figurati.” risponde lei.
Beve un po’ del suo tè, poi appoggia la tazza sul tavolino da caffè.
“Piuttosto…” dice cambiando espressione.
Incrocia le mani sulle ginocchia e mi guarda seria.
“Ricordi quella cosa di cui abbiamo parlato quella sera poco prima che uscissi?”
“Riguardo a Lars? Il mio assistente?” chiedo ridacchiando fra me e me “Certo, mi ricordo bene.”
Michelle mi guarda con espressione grave.
“Jun, credo che tu non capisca la serietà della cosa.”
“Ne abbiamo già parlato abbastanza.” dico appoggiando anche la mia tazza sul tavolino “Lars è un bravissimo ragazzo ed è un ottimo professionista. Non ho intenzione di licenziarlo solo perché tu, con tutto il rispetto che ho per te, hai avuto una delle tue…” mi avvicino e parlo sottovoce “... impressioni.”
“Ma non capisci!” protesta la mia amica “Non sono delle semplici impressioni, sono delle rivelazioni!”
“Giusto, rivelazioni! È così che le definisci.” annuisco.
“Jun, la mia famiglia ha questa sorta di rivelazioni da centinaia di anni, è un dono che si trasmette di generazione in generazione. Per quanto ti possa sembrare incredibile, io so di cosa sto parlando.”
Non è la prima volta che Michelle tenta di convincermi con una di queste storie, ma l’esito della discussione è sempre lo stesso.
“Sì, mi hai parlato mille volte degli spiriti e tutto il resto, e io stessa mi ritengo una persona dalla veduta piuttosto aperta riguardo a questo tipo di argomenti, ma... ” sospiro guardandola con aria poco convinta “Michelle, io ti voglio bene e non voglio mancarti di rispetto, né a te, né alle credenze della tua cultura. Ma ti prego di rispondermi in tutta onestà, quante volte hai avuto queste rivelazioni e quante volte ci hai azzeccato?”
Michelle evita il mio sguardo.
Mi dispiace, non vorrei averla ferita, ma meglio essere onesti.
“D’accordo, ma stavolta era diverso.” dice seria dopo qualche istante di silenzio.
“Diverso.” ripeto “Per quale motivo?”
Michelle sospira nervosamente.
“Di solito sono vaghe percezioni, difficili da interpretare. Ammetto di aver frainteso più di una cosa in passato, ma… non appena ho toccato la mano di quell’uomo io… non ne avevo mai avuta una così forte e chiara! Quel Lars nasconde qualcosa, ne sono certa!”
Una folata di vento dalla finestra fa risuonare i numerosi caccia-spiriti indiani appesi in diverse parti della stanza.
Un tempismo ironicamente perfetto. Quasi da brividi!
“Michelle, apprezzo molto che ti preoccupi per me e per la mia famiglia.” dico poco dopo “Ma… non ho alcun motivo di credere che Lars mi stia nascondendo qualcosa, o che tanto meno possa costituire una minaccia per la mia famiglia.”
“D’accordo, non ti dico di licenziarlo ma…”
“Certo che no!” ribatto con un sorriso “Io adoro quel ragazzo!”
“Ma ti prego, tieni gli occhi aperti!” conclude Michelle sembrando realmente preoccupata “Solo un’altra volta ho avuto una sensazione così chiara e decisa ed è stato quando…”
Michelle si blocca e si mordicchia il labbro inferiore.
“Quando?” la invito a continuare.
“Beh, quando ho incontrato Heihachi Mishima per la prima volta.” sussurra.
Inspiro a fondo, poi annuisco.
“Ho capito. Va bene, ti prometto che farò attenzione.”
“Jun, è pur sempre uno sconosciuto che ti sei portata in casa.” mi fa notare Michelle “Cosa sai del suo passato?”
“Sto già prestando la dovuta attenzione, non preoccuparti.” rispondo forzando un sorriso.
Non voglio affrontare questo argomento con lei, spero non insista ulteriormente.
Si apre la porta di casa e entra Julia. Ci saluta riservatamente e si dilegua quasi subito su per le scale, ma non posso fare a meno di notare una strana espressione sul suo volto. Sembrava sul punto di scoppiare a piangere.
“Tutto bene con Julia?” chiedo a Michelle cogliendo la palla al balzo per cambiare discorso “È un po’ che non la vedo alle riunioni del circolo.”
“Sta studiando molto, come sempre, ed è troppo stressata.” risponde la mia amica con un po’ di rassegnazione “E ora che c’è di mezzo questa storia di quella specie di gioco della matematica ancora di più.”
“Gioco della matematica?” chiedo curiosa.
“Sì, è una cosa di scuola a cui sta partecipando assieme a Jin!” mi informa “Non te l’ha detto?”
Scuoto la testa con fare rassegnato.
“Non che mi ricordi.” ammetto “Ma ultimamente parliamo solo per discutere.”
Sospiro e abbasso lo sguardo.
“Non ricordo l’ultima volta in cui ci siamo fatti una chiacchierata normale.” riprendo a bassa voce “Sarà questo esame di guida a renderlo così nervoso?”
“Jun, con tutto il rispetto, tuo figlio è nervoso da quando è nato.” osserva Michelle con una piccola smorfia.
Come darle torto! L’esame di guida non c’entra una mazza e lo so benissimo anche io.
Forzo un altro sorriso.
Prendo di nuovo la tazzina e bevo l’ultimo sorso di tè, poi controllo l’orologio.
“Si è fatto tardi. Devo andare a comprare qualcosa per cena.” commento alzandomi in piedi e afferrando la borsa “Ti ringrazio ancora per il vestito, per il tè e per la compagnia.”
“È stato un piacere.”
Michelle mi accompagna all’ingresso in silenzio.
“Quindi mi prometti che farai attenzione con quel Lars?” mi chiede mentre mi infilo le scarpe.
Mi volto verso di lei e cerco di rivolgerle uno sguardo rassicurante.
“Farò attenzione.” rispondo annuendo “Ci vediamo, Michelle.”

 

Rientro a casa con le buste della spesa e avverto subito la solita situazione di tensione.
Sospiro esausta.
In salotto trovo i ragazzi, Lars e Alisa compresi. Jin e Asuka come al solito dibattono. L’argomento di oggi, mi pare di capire, riguarda quello che stanno guardando in televisione.
Saluto tutti velocemente e mi dileguo in cucina a sistemare la spesa.
Lars mi segue chiedendomi se ho bisogno di una mano.
È un ragazzo così educato e premuroso, nessuno sospetterebbe mai che possa nascondere qualcosa.
“Spero che quei due non ti stiano annoiando troppo con i soliti battibecchi.” borbotto riferendomi a Jin e Asuka.
“Finché discutono fra di loro senza tirarmi in ballo, non mi crea alcun problema.” risponde con un sorriso.
Infilo lo sformato di patate e zucchine del supermarket nel microonde e mi accorgo che anche Jin è entrato in cucina.
“Posso ehm… dare una mano?” chiede timidamente.
Mi volto a studiarlo con attenzione.
Lo conosco fin troppo bene, c’è qualcosa che lo turba.
Ha una strana espressione, come se fosse assorto in qualche strano pensiero. Che gli succede? Si sarà cacciato in qualche guaio?
Sì, certamente deve dirmi qualcosa di grosso. Dubito che voglia soltanto scusarsi per come mi ha risposto qualche ora fa quando l’ho portato a fare la guida.
Un brivido freddo mi corre lungo la schiena. Cosa sarà mai?
“Tutto bene?” gli chiedo preoccupata.
“Sì.” risponde lui con una scrollata di spalle.
Guardo Lars, lui capisce la mia perplessità e decide di lasciare la stanza.
“Volevi dirmi qualcosa?” domando allora a mio figlio.
Lui alza ancora le spalle.
“In effetti c’è qualcosa che vorrei chiederti.” confessa “È più che altro una curiosità.”
“Dimmi pure.” lo invito a parlare.
“Mi chiedevo… beh… certi tipi di animali selvaggi non si potrebbero tenere come animali da compagnia no? Però… qualcuno li tiene comunque e…”
Aggrotto le sopracciglia.
Oh mio dio! Che animale ha deciso di portarsi a casa?
Spero che non sia un serpente! O una tarantola!
Amo tutti gli animali, ma fai che non sia una tarantola, ti prego!
“Dove vuoi arrivare scusa?” chiedo impaziente.
“Intendo dire… prendi Kuma, ad esempio!” continua quel discorso molto vago “Ci sono i permessi per tenerlo oppure no? E se la polizia dovesse decidere di fare qualcosa a riguardo?”
Nessun serpente dunque?
Bene, forse la sua era davvero solo una curiosità. Una curiosità decisamente strana comunque.
Rifletto velocemente sul contenuto della sua domanda.
“Beh, se sei un cittadino normale non è così semplice ottenere il permesso di poter tenere un animale di quel tipo in casa!” rispondo “Poi c’è tuo nonno, che dubito che abbia fatto le cose in regola, ma lui fa comunque tutto quello che vuole.”
Faccio una smorfia e sbuffo.
“Per quanto la cosa sia squallida, è talmente potente che non credo la polizia oserebbe mettergli i bastoni fra le ruote per qualcosa di così stupido.”
Faccio una pausa e sospiro.
“Te lo dico per esperienza, non è facile arrestare un Mishima per qualcosa del genere!” riprendo poi “In effetti, tanti anni fa, quando ancora non avevo lo studio e lavoravo per conto della protezione animali, avevamo scoperto un traffico illecito di animali ed ero stata incaricata di…”
Mi fermo. È una storia lunga e forse non è davvero il caso di raccontarla.
Jin mi guarda in silenzio, ascoltando con attenzione.
“Ma come mai me lo hai chiesto?” domando cambiando discorso all’improvviso.
Lui alza le spalle e sta per rispondere qualcosa, quando anche Asuka entra in cucina.
Jin la fulmina con lo sguardo.
“Che diavolo vuoi tu?”
“Volevo solo parlare cinque minuti con mia zia!” risponde acida.
“Ragazzi per favore, non cominciate.” li avverto.
“Beh, come vedi sta già parlando con me.” le fa notare Jin.
Ci manca solo che adesso si mettano a litigare per la mia attenzione.
Per quanto assurda però, devo ammettere che la cosa un po’ mi lusinga.
“Zia Jun, sei ancora in contatto con quel tuo amico poliziotto?” mi chiede Asuka ignorando completamente il cugino.
Mi fermo e la studio sollevando un sopracciglio.
“Quel Lei Wulong?” continua Asuka timidamente.
“Cosa è successo stavolta?” le chiedo con tono serio.
Si stringe nelle spalle.
“Niente, era per un’amica.” mormora guardando altrove “Non per me.”
“Sì, lo immaginavo!” rispondo scocciata “Asuka, non posso chiedergli di chiudere un occhio ogni volta che la tua amica Mami decide di rubare qualcosa dai grandi magazzini. Credevo che avesse superato questa fase! Ha ripreso a rubare? Beh, non è una cosa che ti riguarda, Asuka. La cleptomania è un problema serio e i suoi genitori dovrebbero finalmente decidersi a fare qualcosa!”
“Ma che razza di gente frequenti?” chiede Jin aggrottando le sopracciglia.
Asuka gli risponde con un’occhiata gelida.
Suonano al campanello.
“Vado io!” dice Asuka con una smorfia.
Guardo l’orologio a muro. È tardi, chi sarà mai a quest’ora?
Che Kazuya abbia perso le chiavi di casa?
No, non è da lui.
Sia Jin che io ci affacciamo nel corridoio che dà al soggiorno e osserviamo Asuka che guarda con sgomento lo schermino del videocitofono.
Si volta verso di noi con aria agghiacciata.
“È tornato.” ci dice sottovoce “Il vecchio è tornato dagli Stati Uniti.”
Dei del cielo! No, non anche questo!
“Non aprire! Non aprire!” la intima Jin con voce strozzata.
Asuka lo guarda, poi si volta da me.
“Che faccio?” mi chiede incerta.
“Ti prego!” mormora Jin al mio fianco “Non dobbiamo farlo entrare per forza.”
Sospiro.
Mi piacerebbe potergli dare ragione, ma conosco Heihachi fin troppo bene. Se non gli aprissimo oggi si presenterebbe anche domani, dopodomani e il giorno dopo ancora.
Dopodiché inizierebbe con i dispetti e si renderebbe più fastidioso che mai, solo per il gusto di farcela pagare.
Quest’uomo è pazzo quanto diabolico e purtroppo le periodiche riunioni familiari sono un impegno dal quale non è così semplice scappare.
“Se siamo fortunati sarà stanco e se ne vorrà andare presto.” rispondo con un filo di voce.
“Mamma!” protesta Jin.
“Apri.” dico ad Asuka con rassegnazione.
Asuka annuisce con una smorfia e apre la porta.
“Ciao Heihachi.” lo saluta scostandosi per lasciarlo passare.
“Ciao bastardi!” saluta lui entrando con una fragorosa risata “Vi sono mancato?”
Nessuno ovviamente risponde.
Si guarda intorno e nota subito la presenza di Lars e Alisa.
“Ci sono delle facce nuove, a quanto vedo.” commenta “Chi sono questi due?”
“Salve Heihachi.” mi avvicino cercando di parlare in tono educato “Ti presento Lars, lavora al mio centro e sta vivendo da noi. È arrivato qui dalla Svezia. Lars, ti presento Heihachi Mishima, il padre di Kazuya.”
Noto che Lars lo sta osservando con uno stranissimo sguardo, come se di colpo si fosse pietrificato.
Ammetto che Heihachi può fare un po’ questo effetto agli sconosciuti, soprattutto visto che la sua fama, o infamia che sia, è arrivata praticamente ovunque nel mondo.
Heihachi invece sembra sognante perso in chissà quale dei suoi pensieri.
“La Svezia, eh?” chiede con un sorrisetto “Paese stupendo. Un po’ freddo magari, ma ottimo alcool e bellissime donne.”
Scoppia ancora a ridere, mentre Lars sembra impallidire.
Non posso credere che l’abbia detto davvero.
Sospiro sconsolata e chiedo scusa a Lars comunicando con il labiale.
“Questa è Alisa!” riprendo poi le presentazioni “Alisa è una ragazza russa che vive con noi da qualche tempo.”
Credo sia il caso di evitare di dare altre informazioni su di lei. Non vorrei si lasciasse andare a commenti inopportuni anche sulla sua insolita vita.
Heihachi si lascia cadere rovinosamente sul divano.
“E così finalmente vi siete presi una domestica!” commenta ridacchiando “Finalmente il capo della G Corp può permettersi la servitù in casa!”
Mi sento gelare.
“Ma no! Che cosa hai capito?!” intervengo subito per cercare di chiarire la situazione.
Noto che Jin mi rivolge uno sguardo alla te l’avevo detto.
“Ma almeno ce l’ha il visto regolare?” continua “O è una clandestina?”
“Heihachi!” lo rimprovero “Alisa non è la nostra domestica! È la figlia di Bosconovitch, studia nella tua scuola e lavora part-time da me!”
Il vecchio mi ascolta e poi ride ancora.
Quella sua schifosa, odiosissima risata.
“E così è la figlia di Bosconovitch.” ragiona sogghignando “Molto interessante." Per un istante credo di notare uno strano lampo malvagio negli occhi di quel vecchiaccio, ma poi torna all'espressione odiosa abituale. "Per un momento vi stavo sopravvalutando!" riprende tornando a beffarsi di noi "Non scherziamo, è già troppo se potete permettervi qualcuno che vi poti le piante del giardino!”
Mi impongo di non rispondergli. Stringo forte i pugni, fino a sentire le unghie che premono contro i miei palmi e inspiro a fondo.
Lui ride da solo un’altra volta, poi si volta da Jin.
“Come ci si sente, ragazzino?” gli chiede “Me lo sono sempre domandato.”
“Come ci si sente per cosa?” risponde Jin acidissimo.
“Come ti fa sentire che i tuoi genitori continuano ad adottare gente perché vorrebbero capire cosa significa avere un figlio normale?”
Jin alza gli occhi al soffitto e ovviamente Heihachi scoppia ancora a ridere.
“Heihachi!” lo riprendo con un ringhio.
“Andiamo Jun! So benissimo che è così, perché dopotutto è quello che ho provato a fare anche io.” mi risponde “A proposito, dove è Kazuya? Non è ancora tornato?”
Pur di non sentirlo vado a rifugiarmi in cucina. Appoggio le mani sui bordi del lavello e guardo il mio riflesso sul vetro della finestra, il riflesso di un volto esausto.
Anni e anni di combattimento non mi hanno preparato anche a questo. Sono stanca di dover lottare ogni santo giorno per mantenere un briciolo di ordine e normalità dentro questa improbabile famiglia.
Sento il rumore della porta di casa che si apre. Kazuya è finalmente tornato a casa.
Ascolto il fugace scambio di insulti e battute con suo padre e poi entra in cucina anche lui.
Mi volto da Kazuya, ci scambiamo uno sguardo serio.
“A quanto pare tuo padre ha deciso di tornare con qualche mese d’anticipo.” sussurro.
“Già.” risponde lui con un sibilo.
Si prepara un bicchiere d’acqua, poi si siede a tavola fissando un punto indefinito della parete davanti a sé.
Prendo posto in una sedia a fianco a lui.
“Perché è tornato così presto? Dici che è un caso o ha in mente qualcosa?” chiedo seria.
“Non lo so.” risponde Kazuya parlando piano “Ma non possiamo escluderlo.”
Restiamo in silenzio per qualche secondo ad ascoltare gli insulti di Jin e la risata di Heihachi che rimbomba nel soggiorno.
“Dovremmo trovare il modo di avvelenargli il saké e farlo passare per incidente.” scherzo con una smorfia ironica.
Kazuya sogghigna e chiude la mano sulla mia, sopra al tavolo.
“Adoro sentirti pianificare l’omicidio di mio padre.”

 

Avverando la peggiore delle prospettive, il vecchiaccio si è autoinvitato a cena.
È una serata tremenda. Faccio scorrere lo sguardo attorno al tavolo e noto che abbiamo tutti la stessa espressione di fastidio e sofferenza.
Lars poi sembra essere particolarmente strano. È più pallido del solito e non ha toccato cibo.
“Lars, tutto bene?” chiedo ad un certo punto mentre Heihachi è intento a parlare delle sue avventure durante il soggiorno a Las Vegas.
“Non è niente.” risponde vago senza guardarmi “È solo un po’ di mal di stomaco.”
Avrà mangiato qualcosa di strano a pranzo?
Guardo lo sformato nel vassoio al centro della tavola. Sarà quello?
Per lo meno stavolta non può essere colpa della mia cucina sperimentale, dato che l’ho comprato già pronto al supermercato.
“Avrai preso freddo?” interviene Asuka “Fino a poco fa stava diluviando e c’era un freddo cane in giro.”
“Se vuoi posso dare uno sguardo all’armadietto delle medicine.”
“No, grazie.” risponde lui nervosamente “Non è necessario.”
Nessuno sta più fingendo di essere interessato al racconto di Heihachi, così si ferma di parlare e segue il nostro breve discorso.
“Ah! Questi europei hanno lo stomaco così delicato.” commenta dopo “Una volta ne ho visto uno sputare il suo stesso intestino per aver mangiato del cibo tailandese.”
Jin e Asuka storcono il naso, Kazuya ha uno sguardo impassibile e Alisa studia Heihachi attentamente come se fosse uno strano animale.
Poverina, probabilmente è la prima volta che incontra una persona squallida come lui. Deve essere terribilmente confusa da un tipo così.
“Come vanno gli affari alla G Corp?” cambia poi discorso Heihachi rivolgendosi a Kazuya “A giudicare dai cibi precotti direi che vivete ancora in uno stato di semi povertà.”
“Gli affari vanno alla grande.” risponde Kazuya gelido.
Solo ogni tanto solleva gli occhi sul padre e giuro che, se gli sguardi potessero uccidere, Heihachi stasera non uscirebbe in piedi da casa nostra.
“Alla grande eh? Anche a me le cose vanno meravigliosamente.” commenta Heihachi sogghignando “In America ho fatto affari d’oro. Certo, poi c’è sempre quel piccolo problema nel campo della robotica… quella dannata Violet System sta rovinando il mercato.”
Poi cambia espressione e ci guarda con aria soddisfatta.
“Intanto gli ho reclamato i diritti su dei brevetti riguardo ad alcune tecnologie e ho vinto la causa. Si divertiranno a sborsare qualche milione.”
Scoppia ancora una volta in una fragorosa risata per poi riprendere a vantarsi dei suoi affari per un bel po’. “Vi state continuando ad allenare voi due?” chiede poi a Jin e Asuka cambiando improvvisamente discorso “Tra poco ci saranno le nazionali. Come vanno le selezioni?”
“Le maschili erano il mese scorso.” risponde Asuka, poi fa un cenno verso Jin “È passato. Le femminili sono tra poco.”
“Ottimo.” annuisce Heihachi soddisfatto “Ricordate di tenere alto l’onore della famiglia, sempre.”
Jin sospira e appoggia le bacchette accanto al suo piatto, con fare annoiatissimo.
“Tutto a posto?” gli chiedo bisbigliando notando che anche lui ha mangiato poco e niente.
“Non ho fame.” risponde seccato.
“E questi due combattono?” chiede Heihachi indicando Lars e Alisa “Perché se non sanno combattere è meglio che si muovano ad imparare. Non si può dormire sotto un tetto Mishima, se non si sa picchiare.”
Poi fa una pausa e guarda me e Kazuya.
“Potete adottare chi volete, di qualsiasi colore e nazionalità vogliate, non mi importa.” dice con tono solenne “Ma devono saper fare a botte.”
Poi scoppia a ridere ancora.
Mi chiedo come faccia a non strozzarsi con il cibo a furia di ridere così tanto!
“Per l’ultima volta, non li abbiamo adottati.” sospiro annoiatissima.
Mi guarda con aria beffarda, sembra divertito dalla mia reazione.
Incredibile quanto quest’uomo sappia essere fastidioso!
“Ricordo come se fosse ieri quando ho deciso di portare Lee a casa.” riprende a parlare poco dopo “Sembrava un ragazzo promettente, con un’ottima tecnica. È un vero peccato che si sia rivelato una vera e propria delusione riguardo a tutto il resto.”
Poi si fa serio.
“Proprio come il resto della famiglia biologica.” osserva con un vago disprezzo.
Ecco, ci risiamo.
“Non ho intenzione di parlare di Kazuya, ma tu, ragazzo…” si ferma a guardare Jin “... mi preoccupi! Sei un vero complessato!”
Jin lascia cadere le posate affianco al piatto e affronta lo sguardo del nonno con odio.
Asuka cerca di trattenere una risata e per poco non si soffoca con un boccone.
Jin se ne accorge e lancia un’occhiataccia gelida alla cugina.
“Ti fa tanto ridere?” le chiede sgarbatissimo.
Asuka tossisce e beve un sorso d’acqua cercando di tornare alla normalità. Poi alza lo sguardo sul cugino.
“Sì, mi ha fatto ridere.” risponde con una smorfia sarcastica  “Da quando sei diventato così suscettibile?”
“Sei proprio una povera scema.” commenta Jin sprezzante “Solo tu puoi avere un senso dell’umorismo così infimo da ridere alle sue battute.”
“Hey! Bada a come parli marmocchio!” protesta Heihachi offeso irrigidendosi sulla sedia e puntando un dito contro di lui “Cosa vuoi capirne tu, che il senso dell’umorismo non lo hai mai avuto?!”
Alzo gli occhi al soffitto e mi porto una mano sulla fronte.
Prevedo un’imminente catastrofe.
Asuka sembra particolarmente turbata dal commento di Jin nei suoi confronti.
“Perché non ti calmi un po’?” gli chiede “Mi ha fatto ridere, ma questo non vuol dire che sia d’accordo.”
“Perché ne ho veramente abbastanza della tua risatina idiota!” sbotta Jin acidissimo “Per te è sempre così! Ti diverti un sacco a vedermi al centro dell’attenzione sotto il giudizio di tutti, vero? Perché invece non pensi agli affari tuoi ogni tanto? Come ad esempio che ti sei messa a picchiare un’altra ragazza fuori da scuola?”
Asuka spalanca la bocca incredula e io mi volto a guardarla sconcertata.
“Che cosa?” sgrano gli occhi.
“Senti senti!” ridacchia Heihachi allisciandosi i baffi.
“Ti sei infilata in una rissa?! Di nuovo? Asuka, ne avevamo già parlato o no?” esplodo “Stai fuori dai guai, per l’amor del cielo! Vuoi forse metterti nei casini un’altra volta?!”
Asuka mi guarda in difficoltà, poi si volta da Jin piena di rabbia.
“Te la sei cercata.” dice lui con un sorrisetto cattivo.
“Jin ha ancora la moto!” esclama Asuka a voce alta.
Cala il silenzio nella sala, rotto soltanto dal rumore del cucchiaio con cui Kazuya si sta tranquillamente servendo una porzione di insalata di pomodori.
Jin impallidisce di colpo e si volta da me privo di espressione.
“Che… che cosa?” chiedo sentendomi la testa leggera.
“Sì!” risponde Asuka guardando il cugino con aria di sfida “Non se n’è mai liberato al contrario di quello che vi ha fatto credere.”
Jin si alza in piedi guardando Asuka con odio.
“Te la sei cercata.” sussurra Asuka tra i denti ripetendo la sua frase.
Jin si volta da me.
“È vero?” chiedo con un fino di voce.
Lui abbassa lo sguardo, stringe nervosamente i pugni, poi torna a guardarmi.
“Sì, è vero.”
Mi copro il viso tra le mani.
Non sta succedendo davvero. Non sta succedendo davvero. Adesso mi sveglierò.
La risata di Heihachi rimbomba per tutta la sala.
Questo è uno dei miei incubi peggiori.
“È meglio di un drama coreano!” esclama il vecchio disgustoso battendo le mani.
“Non l’hai… non l’hai mai venduta come mi avevi fatto credere.” ripeto le parole di Asuka.
Sono sconvolta.
Mi sento tradita, ferita e devastata.
“L’ho venduta, ma l’ho ricomprata praticamente subito.” confessa.
Respiro profondamente e cerco di mantenere la calma.
“Jin, perché? Perché mi hai ingannata così?” chiedo senza riuscire a mascherare la rabbia.
Jin si stringe nelle spalle.
“Vuoi la verità?” chiede sogghignando “Perché adoro quella dannatissima moto e non avevo affatto intenzione di darla via così!”
“Non era una decisione che spettava a te.” ringhio.
“Sì, invece!” esplode Jin “E faresti bene a fartene una ragione, perché non ho intenzione di rinunciarci!”
Heihachi continua a ridere come un ossesso ad ogni scambio di battuta.
Il rumore della sua risata non fa che innervosirmi ulteriormente.
“Oh, sì invece che ci rinuncerai!” lo minaccio “E dopo questo i tuoi problemi non si limiteranno a quello, credimi!”
Jin sgrana gli occhi e mi fulmina con lo sguardo.
“Non mi porterai via la moto.” asserisce con arroganza.
“Sei ancora minorenne.” gli ricordo con un sorrisetto cattivo “Per un altro anno la decisione spetta a me.”
Per un momento leggo la disperazione nei suoi occhi.
“MAMMA ADESSO PIANTALA!” sbraita perdendo la calma “Non ti rendi conto che mi stai rovinando la vita con le tue stupide paranoie?!”
Non riesco a credere alla mie orecchie. La sua scontrosità è tale che persino Kazuya lo guarda arcigno.
“Adesso calmati.” lo ammonisce con un sussurro minaccioso.
Mi viene quasi da piangere.
“Sono molto delusa.” ammetto parlando a bassa voce “Evidentemente non posso fidarmi di te come pensavo, non riesco a credere che me l’abbia tenuto nascosto per tutto questo tempo. Sembra che tu abbia dimenticato tutto ciò che ti ho insegnato in questi anni.”
Jin evita il mio sguardo. Trema di rabbia.
“Comunque la mia posizione rimane irremovibile.” concludo irremovibile “E puoi anche scordarti l’autorizzazione per andare a studiare all’estero.”
Non risponde. Mi guarda con rabbia per qualche secondo, poi si concentra su Asuka.
Persino lei è talmente sgomentata da non riuscire a sostenere il suo sguardo.
Jin inspira a fondo e lascia la stanza senza dire niente.
Si instaura un silenzio imbarazzante rotto solo dallo sghignazzare di Heihachi.
Lo sentiamo salire su per le scale, poi andare verso la sua stanza. A quel punto si sente un forte rumore, come se avesse sbattuto qualcosa con forza e infine il boato della porta che si chiude con impeto.
Osservo il suo piatto praticamente lasciato intatto.
“Posso andare anch’io?” mi chiede timidamente Asuka.
Annuisco serissima.
“Comunque non pensare di averla passata liscia.” le sussurro “Domani riprendo il discorso anche con te.”
Fa un cenno d’assenso con la testa e si alza.
“Chiedo scusa, io andrei a stendermi un po’ in camera.” dice Lars che è sempre più pallido “Con permesso.”
“Certo, Lars.” farfuglio “Scusa per l’ennesima scenata. Fammi sapere se hai bisogno di una pastiglia o qualcos’altro per il mal di stomaco.”
Alisa si guarda intorno in imbarazzo.
“Sì, puoi andare anche tu.” la anticipo.
Rimaniamo io, Kazuya e Heihachi. Il vecchio riprende a mangiare ridacchiando tra sé e sé.
“Mi era mancato partecipare ad una delle vostre cene!” commenta il vecchiaccio riempendosi il bicchiere “Mi ero quasi dimenticato di quanto potessero diventare interessanti!”

 

“Ha rotto la porta di camera sua con un pugno.” commento incredula più tardi stendendomi sul letto.
Ho ancora l’immagine chiara davanti agli occhi. Quella crepa sul legno proprio al centro dell’anta superiore.
Abbiamo trovato questa sorpresa qualche minuto fa, passando nel corridoio davanti alla stanza di Jin.
Mi chiedevo in effetti cosa fosse stato quel rumore sordo che si era sentito fino al piano inferiore, ma mai avrei pensato a qualcosa del genere.
Non ho avuto neanche la voglia di aprire la porta per chiedergli spiegazioni. Non dopo la serata di oggi.
Di giornate difficili e di bisticci tremendi questa case ne ha visti a volontà, ma quella di stasera potrebbe tranquillamente vincere il premio come peggiore discussione a tavola di sempre.
Tutta colpa di quell’anatema ambulante di Heihachi.
“Mi rifiuto di sborsare un solo yen per fargliela sostituire.” borbotta Kazuya al mio fianco “Se vuole aggiustarsela se la dovrà pagare di tasca sua.”
“Non si era mai comportato così.” mormoro ancora incredula.
Mi accomodo dentro alle coperte e rifletto sconsolata osservando il cerchio di luce della lampada che illumina il soffitto.
“Non riesco a credere che mi abbia preso in giro per così tanto tempo con la storia di quella moto.” continuo a mezza voce “Ora so di non potermi fidare di lui come pensavo e nel mentre lui mi starà odiando a morte. Come faremo a superare questo?”
“Forse te la stai prendendo troppo.” sussurra Kazuya.
Mi metto a sedere e lo guardo a bocca aperta.
“Me la sto prendendo troppo?!” gli chiedo incredula “Stai scherzando, spero!”
Mi rivolge un’occhiata fugace, poi si volta dall’altra parte per evitare di guardarmi.
Tipico di Kazuya quando non si sente del tutto a suo agio.
Sta veramente prendendo le parti di suo figlio?
Quale strano allineamento di astri c’è oggi?
“Forse dovresti lasciargli più spazio.” riprende a bassa voce.
“Lasciargli più spazio?” ripeto alterata “E permettergli di tenere quella dannata moto?!”
“Perché no?” mi risponde a tono, lasciandomi a bocca aperta.
Si volta giusto il tanto per potermi guardare da oltre la spalla.
“Non è poi così più pericoloso di altre cose.” sussurra “Ed è comunque una sua scelta. Non puoi pretendere di controllargli la vita per sempre, è abbastanza grande da poter prendere le sue decisioni da solo.”
Rimango in silenzio ad ascoltare, ancora con la bocca spalancata per la sorpresa.
“Sarebbe anche ora che ti abitui all’idea, ho l’impressione che si leverà dalle scatole non appena gli sarà possibile.”
Scuoto la testa e torno a infilarmi tra le coperte.
“Non riesco a credere che tu gli stia dando ragione.” borbotto.
“Non gli sto dando ragione.” risponde infastidito “Ma devi lasciargli fare le sue scelte. Tanto le farà comunque, ma almeno non ti odierà.”
Si volta a guardarmi di sbieco.
“Non è il caso che odi anche te.”
Rifletto in silenzio per alcuni secondi.
Viene fuori che in tutta questa situazione sono io ad essere in torto! Sono io che sono la solita madre troppo apprensiva e paranoica che soffoca il figlio, tanto da farlo uscire fuori di testa e fargli sfondare un’anta della porta di camera sua con un pugno.
Sì, il mondo si sta completamente ribaltando.
“Dannazione Kazuya, questo da te non me lo aspettavo.” mi lamento spegnendo la lampada sul comodino.






 

  
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