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Autore: vanessie    29/04/2016    4 recensioni
La storia sviluppa alcuni personaggi di mia invenzione presentati nella fanfiction "Sunlight's Ray".
Una vicenda ricca d'amicizia, amore e problemi della vita quotidiana con cui ogni adolescente si trova a fare i conti...narrati da una prospettiva femminile e maschile. Non mancherà un pizzico di fantasy e un richiamo ai personaggi originali della Meyer!
Per avere una migliore visione delle cose sarebbe meglio aver letto Sunlight's Ray 1-2-3, in caso contrario potete comunque avventurarvi in Following a Star!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sunlight's ray'
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FOLLOWING A STAR

 

Capitolo 3

“Nostalgia”

 

POV Nicole

Kevin era partito per l’Irlanda ormai tre mesi fa. Era importante che andasse là, papà gli aveva affidato una missione fondamentale, che stava portando avanti insieme a zio Ethan ma…mi mancava da morire. Avevo vissuto in simbiosi con Kevin dal primo istante, quando non eravamo altro che due minuscoli spermatozoi e poi due feti. Odiavo stargli lontana, mi sentivo incompleta. Lui era tutto per me: il mio fratello gemello, il mio migliore amico, il mio confidente, la mia spalla su cui piangere, il mio complice negli episodi belli e divertenti della vita, ma anche in quelli tristi e malinconici. Sentivo Kevin con Skype e WhatsApp tutti i giorni, ma non era affatto uguale ad abbracciarlo, a sentirmi protetta tra le sue braccia, a respirare il suo profumo. Certo, avevo mia sorella Amy, ma per quanto io volessi bene ad Amy, tra me e Kevin era speciale.

Anche a lui mancavo, me lo diceva sempre, ma aveva incontrato una ragazza, Megan, stavano insieme e quindi la nostalgia per me era comunque attenuata dalla presenza di colei che gli aveva rapito il cuore. Sapere che aveva trovato l’amore mi faceva piacere, se lui era felice lo ero anch’io ma…dentro di me provavo una piccola gelosia per mio fratello, che mai a nessuno avrei confessato, nemmeno sotto tortura. Nessuno avrebbe mai potuto intromettersi nel nostro rapporto, ma ora come ora io non ero più la ragazza al centro dei pensieri di Kevin. C’era lei ed io…non volevo perderlo. Mi allontanai dai miei amici, stavamo cantando intorno al fuoco sulla spiaggia di La Push, ma improvvisamente mi era presa quella sensazione di vuoto che Kevin aveva lasciato sulla mia pelle con la sua partenza. Camminai sulla spiaggia buia e deserta. L’oceano era quasi calmo, la brezza leggera smuoveva appena la superficie dell’acqua. Mi misi seduta sulla spiaggia. Mi immersi nei miei pensieri, non volevo che i miei amici mi vedessero così. Sentivo le lacrime pungermi gli occhi. Volevano uscire e non mi opposi per cercare di trattenerle. Avevo voglia di piangere, di sfogarmi, di liberarmi da quella sensazione che mi attanagliava. Non volevo parlare apertamente con mamma e papà di ciò che sentivo dentro, non volevo che si preoccupassero per me, ma forse mamma lo aveva capito. Abbracciai le mie gambe e mi dondolai senza smettere di piangere. Fissai la mezza luna alta nel cielo e poco dopo mi voltai di scatto. Ero una ragazza lupo e i miei sensi erano più sviluppati, certo non come quando mi trasformavo, ma anche in forma umana riuscivo comunque ad avere delle percezioni migliori. Il rumore era provocato da qualcuno che stava camminando nella mia direzione. Riuscii nel buio a scorgere la sagoma del corpo di un ragazzo e mi affrettai ad asciugarmi il viso bagnato di lacrime, appena in tempo e distinsi chi fosse. Era Jonathan Call, figlio di Leah e Embry, miglior amico di mio fratello da una vita. Gironzolava spesso a casa mia per frequentare Kevin, non che mi dispiacesse, insomma…era parecchio carino. Inoltre con lui ero davvero in imbarazzo…eravamo stati insieme per due mesi tempo fa, quando avevo 16 anni e mezzo e lui ne aveva 18. Era finita perché doveva partire per il college ed io non me la sentivo di tenerlo incatenato a me a distanza. Era stata una decisione che mi ero assunta, ed era stata sciocca…l’innamoramento per Johnny non mi era mai passato, probabilmente avrei continuato a provarlo per tutta la vita. “Hey, che fai qui da sola? Perché ti sei allontanata?” mi chiese restando in piedi davanti a me.

 

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“Volevo solo riflettere un po’ da sola” risposi. Si mise seduto accanto a me inebriando l’aria del suo profumo naturale. Restò a fissarmi con i suoi occhi castani espressivi e storse la bocca in un debole sorriso. “Stavi piangendo?” “No” mentii “Perché allora hai gli occhi lucidi e arrossati?” “Avevo qualcosa nell’occhio!” “Nicole…non si dicono le bugie” “Non è una bugia” “Perché piangi? Qualcuno ha detto o fatto qualcosa che non ti va?” “No” risposi. Jonathan era sempre stato molto gentile con me. A causa della sua permanenza al college e di ciò che era successo tra noi anni prima, avevamo troncato un po’ i rapporti, ma Kevin prima di partire gli aveva chiesto di darmi un’occhiata mentre lui non c’era, dunque ci eravamo riavvicinati. Tuttavia non volevo che John si preoccupasse per me, non era giusto. “È successo qualcosa che mi sono perso?” domandò, ma io scossi la testa “E allora? Mi fai preoccupare! Non voglio vederti così!” “Non è nulla” “Di solito non si piange per nulla…avanti…non voglio obbligarti a dirmelo, ma lo sai…sei vuoi Nikki io…sono qua” disse. Quanto era carino, voleva consolarmi! Appoggiai la testa sulla sua spalla e sentii il suo braccio avvolgermi. Piansi un po’ senza dargli la minima spiegazione. Quando ero trite Kevin mi teneva sempre tra le sue braccia e mi faceva sentire al sicuro, protetta…non so perché, ma trovarmi lì in quella posizione con John era rassicurante. Il suo buon odore mi circondava e il battito del suo cuore riuscì a calmarmi. Quando smisi di piangere con un filo di voce sussurrai “Mi manca Kevin” “Manca tanto anche a me” rispose. Mi allontanai dal suo torace, che mi aveva accolto in quel momento di debolezza ed ero anche lievemente in imbarazzo. Jonathan mi aveva sempre provocato le palpitazioni, avevo sempre nascosto quel mio interesse per lui, perché comunque era il miglior amico di mio fratello, era un anno e mezzo più grande di me e di sicuro aveva un sacco di ragazze che facevano la fila per uscire con lui. Kevin sapeva tutto sui miei sentimenti. Non ne parlavamo esplicitamente, ma tra me e mio fratello non c’era bisogno di parole, ci capivamo al volo.

“Ti prego John se lo senti al telefono o al computer non dirgli che stavo piangendo per la nostalgia ok?” “Tranquilla” “So che è felice ma…vorrei che fosse qui” confessai. “Vuoi tornare dagli altri al falò?” “Non so, non sono dell’umore giusto, forse è meglio che torni a casa” “Vuoi che ti accompagni?” “Non preoccuparti vado da sola, sai che la mia casa è qui a due passi…e poi…non voglio rovinarti la serata, torna pure dagli altri” “Rovinarmi la serata? Stai scherzando? Mi stavo per addormentare al falò! Le amiche di Brian sono veramente due palle al piede e se ti accompagno…almeno avrò una scusa per andarmene” disse. Mi strappò un sorriso, aveva ragione su quelle ragazze che si erano aggregate al nostro solito gruppo quella sera.

 

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“Va bene allora, andiamo!” esclamai alzandomi in piedi e pulendo la sabbia dal mio fondoschiena. Anche lui si alzò “Preferisci andare a casa o fare una passeggiata?” “La passeggiata mi va” risposi sinceramente su di giri all’idea di trascorrere del tempo da sola con lui. Ci incamminammo per le vie deserte di La Push. Parlammo di tante cose: il branco, i nostri amici, i nostri progetti per il futuro. Parlammo anche di Kevin, era bello poter condividere con qualcuno i pensieri su Kevin. Inoltre li condividevo non con un qualsiasi ragazzo, ma con uno che lo conosceva bene quasi quanto me. Ci divertimmo anche a prendere un po’ in giro mio fratello per dei vecchi episodi del passato. Stare con John mi aveva liberato la mente. Non sentivo quel vuoto incolmabile che mi attanagliava da tre mesi, al contrario mi sentivo serena. La serenità era una cosa nient’affatto scontata. Comportava l’allontanamento di qualsiasi ansia, il liberare le mente, l’abbandonarsi all’espressione dei propri stati d’animo, senza il timore di essere giudicati. E con Jonathan ci riuscivo. Ci sedemmo su una panchina, avevamo camminato avanti e indietro per le poche strade di La Push, passando e ripassando mille volte dalle stesse vie. “Grazie per stasera” gli dissi sinceramente grata per la sua vicinanza “Figurati era il minimo che potessi fare per te” “Non dovevi sentirti in obbligo di starmi vicino…so che Kevin ti ha chiesto di farlo ma…” “Non l’ho fatto per Kevin, l’ho fatto perché non mi va di vederti piangere. Voi Black avete un bellissimo sorriso e volevo vederlo sulle tue labbra” disse.

 

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Senza farlo di proposito sorrisi alle sue parole “Lo vedi Nicole! Sei bellissima quando sorridi!” esclamò. Sentii un certo calore sulle mie gote. Sì…dovevo essere arrossita. Non poteva farmi certi complimenti senza che io svenissi! Si mise a ridere, dovevo essere proprio buffa ai suoi occhi. Mi alzai imbarazzata e mi guardai intorno come una bambina impacciata. Si alzò anche lui “Mi accompagni a casa?” “Ok” ci incamminammo e presto arrivammo davanti alla porta della casa dei miei genitori. “Grazie per la tua compagnia” mi disse mentre cercavo nella borsa a tracolla le chiavi di casa. “Grazie a te Johnny, ci vediamo domani. Ci sarai alla festa vero?” “Sì ci sarò” “A dire il vero non ho molta voglia di andare a quella festa ma…se tu ci sei…ti va di continuare a parlare domani?” gli proposi “Mi va” “Ok allora…grazie ancora e…buonanotte” dissi. Lui prese in mano il laccio della mia borsa a tracolla all’altezza della mia vita e mi guardò in un modo così…oh mio Dio…dovevo di nuovo essere arrossita. Sperai che mi tirasse verso di lui, che mi baciasse, ma non lo fece “Buonanotte Nicole, a domani” disse mollando la presa sulla mia borsa. Gli sorrisi e entrai in casa, richiudendo la porta. Corsi in camera mia e mi buttai sul letto. Era stata una serata bellissima, mi aveva cambiato l’umore del tutto…wow non vedevo l’ora di rivederlo il giorno successivo. Presi il cellulare e scrissi un sms a Kevin, che lui avrebbe letto tra qualche ora, dato che in Irlanda era notte fonda.

 

Ciao, stasera sono uscita con gli amici, ci siamo divertiti. Tu che mi racconti? Mi manchi <3 ah sì…ho fatto un giro con John, se ti fischiavano le orecchie eravamo noi due che parlavamo di te.

 

Lo inviai. Avevo appena accennato a Jonathan, volevo che Kevin lo sapesse, ma era stata solo una passeggiata, tra l’altro John mi aveva fatto compagnia solo per pietà, dato che piangevo come una poppante…era tornato a La Push per le vacanze estive e a fine settembre sarebbe ripartito per il college. Anch’io sarei andata nel suo stesso ateneo per cominciare l’università. Avevo scelto il corso di laurea in giornalismo, per cui saremo stati insieme nello stesso luogo, certo io avrei soggiornato nel settore delle discipline letterarie, lui invece in quello scientifico, dato che studiava chimica e fisica applicata. Jonathan, che fin da piccolo era stato un genio nelle scienze, stava frequentato l’università da due anni. Si era offerto di darmi il suo aiuto per ambientarmi al college ed io avevo accettato più che volentieri, sperando che finalmente tra noi nascessero di nuovo le condizioni giuste per amarci. Ma non volevo illudermi troppo…abbandonai quei pensieri e mi addormentai.

La mattina dopo mi svegliai tardi, era domenica, che bello! Scesi per la colazione e trovai papà a fare razzia di cereali. Accesi il cellulare e lessi il messaggio di risposta di mio fratello.

 

Ciao Nik, tutto ok, mi manchi tanto anche tu e lo sai ;) …cos’è questa storia di te e John? Ah sì…abbiamo fatto una passeggiata…sento dell’ emozione nelle tue parole! Quindi? Ti voglio bene!

 

Sì…aveva capito mooolto bene! Lo amavo ancora. Sorrisi e papà mi accarezzò la testa passando dietro di me e raggiungendo mamma che lo chiamava dal salotto. Gli scrissi un altro sms:

 

Beh…è carino, simpatico, non credo che l’interesse sia ricambiato! Oggi andiamo con gli altri a una festa. Ci sentiamo, ti voglio tantissimo bene e ti terrò informato!

 

Studiai fino all’ora di pranzo, scesi quando mamma mi chiamò. Lei, papà ed Amy erano a tavola. Li raggiunsi e mangiammo. I miei genitori parlavano di loro questioni lavorative, mia sorella invece era distratta, sicuramente pensava a Peter, lei aveva preso una cotta per lui e ultimamente era elettrizzata. Peter mi piaceva, era un bravo ragazzo, sarebbero stati molto bene insieme. Ero felice per Amy. Nel pomeriggio studiai di nuovo e poi trascorsi del tempo navigando su Internet, con il sottofondo musicale di canzoni che mi piacevano. Arrivò un messaggio.

 

Scusa se rispondo ora, ero impegnato! È carino, simpatico? Nikki! Cazzo pensavo che fosse solo una cotta, ma mi sbagliavo! E poi non dire che credi che lui non ricambi, è impossibile non amarti! Fammi sapere e salutamelo!

 

Kevin sapeva sempre come centrarmi il cuore.

 

NOTE:

Ciao, passiamo al primo POV Nicole della fanfiction, in cui capiamo come lei abbia preso la partenza del suo fratello gemello. Sente molto la sua mancanza, del resto erano sempre stati insieme ancor prima di nascere e abituarsi all'inizio è dura! Ed ecco che si introduce un altro personaggio, a cui in Sunlight's Ray ho fatto più volte riferimento: Jonathan Call, figlio di Leah ed Embry. Per la prima volta lo sentiamo parlare e ne potete vedere l'aspetto (è interpretato dall'attore Avan Jogia). Che ne pensate? Volevo che avesse le sembianze dei Quileute, visto che i suoi genitori sono entrambi membri della Riserva. Ho scelto quell'attore poichè ha qualcosa che mi ricorda Leah e anche Seth (che dovrebbe essere suo zio). Jonathan cerca di consolare un po' Nicole e direi che ci riesce! Non potevano mancare i messaggi di Nicole per informare Kevin...lei non vuole dirgli esplicitamente che è ancora innamorata, ma allo stesso tempo non sa tenere all'oscuro il suo gemello. Adoro la loro complicità!

Vi anticipo che adesso per un bel po' di capitoli ci saranno dei POV Nicole, ne ho di cose da raccontarvi!!!!! Vi aspetto venerdì!

Vanessie 

   
 
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