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Autore: Tessie_chan    30/04/2016    3 recensioni
Mi chiamo Aithusa Duchannes Kuruta, e non sono una ragazza come le altre. Sono una Maga, una Guardiana, e il mio unico scopo è proteggere gli umani,o come li chiamamo noi, i Mortali, dai demoni, dai Rinnegati e da tutto ciò che di oscuro e malvagio ci sia a questo mondo. Oggi ormai ho quasi vent'anni, sono trascorsi dieci anni dal giorno in cui ho perso quasi tutta la mia famiglia nell'attacco al popolo dei Kuruta, e sono sul punto di realizzare il mio destino: affrontare la Brigata dell'Illusione, e fare finalmente giustizia.
E' quasi come una roulette russa. Sto per giocarmi il tutto per tutto, potrei vincere e essere finalmente una donna libera, oppure potrei perdere e morire, abbandonando così tutte le persone che amo al loro destino.
La mia storia comincia cinque anni fa, dal mio esame per diventare Hunter. Perchè è in quell'occasione che ho incontrato le persone che hanno stravolto la mia vita.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Killua Zaoldyeck, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Kurapika stava cercando da ore di far ragionare la sorella, mentre lei preparava il proprio bagaglio, ignorandolo completamente.
Erano passati due giorni dalla quinta prova d'esame, e per tutto quel tempo la ragazza era stata a dir poco intrattabile: Kurapika aveva cercato di farsi dare delle spiegazioni dalla ragazza su tutto quello che era successo, ma lei non aveva voluto saperne; aveva sopportato di malavoglia le lezioni sulla licenza, la cerimonia di festeggiamento e tutte le altre procedure, e, non appena ne aveva avuto l'occasione, aveva annunciato la sua intenzione di andare in Padokia, a casa Zaoldyeck, da Killua.
Ovviamente Kurapika aveva cercato di dissuaderla: ci stava ancora provando, in effetti. Lei però continuava a riempire la sua borsa senza prestargli un minimo di attenzione.
Kurapika squadrò la sorella dalla testa ai piedi: era vestita in un modo che lasciava ben poco all'immaginazione. Il Kuruta non era mai riuscito a spiegarsene la ragione, ma quello era un comportamento tipico della ragazza: se si sentiva personalmente offesa o insultata, abbandonava i suoi soliti abiti colorati e innocenti per adottare un look molto più "appariscente", se così si poteva definire. Masahiro era convinto che Aithusa lo facesse apposta per attirare l'attenzione, per provocare una reazione: se qualche malcapitato faceva un commento di qualsiasi genere, Aithusa gli piazzava un pugno in faccia che lo faceva volare dall'altra parte della stanza; in un certo senso, diceva Masahiro, era il suo modo di cercare la rissa e sfogare un po' di rabbia repressa.
Per questo Kurapika, quando l'aveva vista, si era astenuto dal pronunciarsi: Aithusa indossava un paio di stivali di pelle nera con il tacco che le arrivavano a metà coscia, un paio di shorts scuri, una canottiera verde acquamarina molto scollata che le metteva in risalto tutte le forme, guanti neri strappati sulle dita, e una giacca di pelle nera abbinata agli stivali. Il viso invece era truccato con dell'ombretto viola chiaro, il mascara e del rossetto rosa acceso.
In sostanza, un mise che la faceva sembrare molto più grande, e molto più "disponibile". Doveva essere davvero molto, molto arrabbiata.
<< Senti Tess >> ricominciò Kurapika per la terza volta << non pensi che dovresti almeno darmi una spiegazione? Io non sapevo assolutamente niente di questa storia, dei rapporti che tu e la mamma avevate con gli Zaoldyeck! >>
<< Non mi sorprende che tu non lo sapessi, fratello >> rispose Aithusa senza voltarsi << Non lo sapeva nessuno, a parte papà. >>
<< Papà sapeva?! >> fece Kurapika, allibito.
Aithusa non rispose, continuò a sistemare le sue cose; Kurapika, che era sull'orlo di una crisi di nervi, alla fine esplose:
<< Bene! Continua pure a ignorarmi! Tanto non potrai farlo ancora per molto! Io, Leorio e Gon ne abbiamo parlato, e abbiamo deciso di venire con te! >>
La reazione della ragazza fu soddisfacente: lasciò cadere la borsa che si stava sistemando sulla spalla, con gli occhi sgranati.
Però durò solo un attimo: un secondo dopo aveva già raccolto la borsa e aveva di nuovo un'espressione sprezzante.
<< E sentiamo, cosa vi fa pensare che io vi voglia con me? >>
<< Niente. Però non cambia le cose. Noi veniamo con te, punto. >>
<< Non posso permettermi di fare da balia a tre mezze tacche come voi. Non sto esattamente andando al luna-park! >>
<< Motivo in più per non farti andare da sola. >>
<< Senti, Kurai... >>
<< No, tu senti. Noi veniamo con te, che ti piaccia o no, sono stato chiaro?! Killua è anche amico nostro, e tu non hai il diritto di dirci cosa dobbiamo fare! Noi veniamo perchè vogliamo venire, E BASTA DISCUTERE! >> gridò Kurapika, rosso per la rabbia.
Dopo qualche secondo, Aithusa sorrise sprezzante << Come vuoi, fratello. Il dirigibile parte tra due ore, se volete venire, dovete sbrigarvi. >>
Detto, fatto. Due ore dopo, con grande disappunto di Aithusa, erano tutti e quattro seduti a bordo di un dirigibile che li stava portando in Padokia.
<< Non vedo l'ora di rivedere Killua! >> disse Gon allegro << Secondo voi starà sentendo la nostra mancanza? >>
"Oh, senza dubbio!" pensò sarcastica Aithusa, guardando ostinatamente fuori dall'oblò.
<< Senti Tess, volevo chiederti >> continuò Gon << perchè non ci racconti la storia di Concorda e Silva? Siamo curiosi! >> chiese il bambino, con gli ingenui occhi spalancati.
Aithusa si voltò, con una risposta affilata già sulla lingua... che però non le uscì.
Accidenti, era impossibile essere cattivi con quel bambino. Così buono, gentile, fiducioso...Aithusa sospirò rassegnata.
<< E va bene >> rispose, ignorando lo sguardo sorpreso del fratello, << E' meglio se vi mettete comodi, perchè sarà un racconto abbastanza lungo >>.
***
Silva Zaoldyeck aveva sedici anni quando suo padre Zeno gli disse che avevano scelto la donna che avrebbe dovuto sposare.
Silva in realtà non disapprovava completamente la cosa, in effetti l'idea di sposarsi non gli faceva nè caldo nè freddo: più che altro, credeva di essere troppo giovane per sistemarsi; così chiese al padre il permesso di potersene andare per un po' dal monte Kukuru, per poter viaggiare e  guardarsi un po' intorno, per poi tornare e fare il proprio dovere di erede della famiglia. Ovviamente avrebbe continuato a lavorare. Zeno non ci trovò nulla di male, e dette il suo consenso.
Così Silva partì, e cominciò a viaggiare su e giù per il mondo, un po' per lavoro, un po' per piacere. L'erede degli Zaoldyeck era sempre stato un tipo curioso e intraprendente, il più gentile della sua famiglia, e moriva dalla voglia di scoprirlo tutto.
Un giorno Silva si trovava a Parigi per lavoro, in quello che una volta sarebbe stato chiamato un caffè-concerto, e aspettava di incrociare il suo obbiettivo; sperava di risolvere in fretta la faccenda, perchè non vedeva l'ora di visitare "la città più bella del mondo". Al pianoforte a coda sedeva un musicista che suonava un'aria di Mozart, che rendeva l'atmosfera piacevole e rilassante.
Ad un certo punto, un uomo salì sul palco con il microfono in mano e disse << Signori e signore, un momento di attenzione. Una delle nostre clienti abituali ci ha cortesemente chiesto di potersi sostituire per po' al nostro pianista. Facciamo un applauso per la signorina! >>
Il pubblico applaudì e sul palco salì una ragazza della stessa età di Silva, alta e magra, con lunghi capelli biondo cenere raccolti in una treccia, luminosi occhi color del miele, e un sorriso conturbante.
La giovane si sedette al pianoforte e, senza smettere di sorridere, cominciò a suonare e a cantare. 
Silva riconobbe la canzone: era Strong, di Sonna Rele. La ragazza cantava con una voce a dir poco  sublime, e suonava in maniera perfetta, senza la minima sbavatura. Doveva essere una musicista professionista, per forza. La musica sgorgava dalle sue mani e dalla sua bocca come acqua:
....Trust in your heart and your soul shines forever and ever
Hold fast to kindness, your light shines forever and ever
I believe in you and in me
Oh, we are strong....

Silva era come ipnotizzato; non aveva mai sentito nulla di simile. 
La canzone finì, e vi fu uno scroscio di applausi. La giovane si alzò e accennò un inchino, per poi dileguarsi in fretta, così come era venuta.
Silva sbattè le palpebre, riacquistando la concentrazione: non si era nemmeno accorto che il suo obbiettivo se n'era andato!
Lasciò dei soldi sul tavolo e uscì in fretta dal locale. Non era preoccupato, sapeva dove alloggiava la sua vittima, e ci mise dieci minuti appena ad arrivare all'albergo.
L'uomo in questione stava seduto in poltrona a leggere un giornale, completamente ignaro del pericolo che incombeva su di lui: Silva gli arrivò alle spalle e, con un movimento rapido e silenzioso, gli tagliò la gola con la mano; due minuti dopo era già fuori dalla porta della stanza, soddisfatto dal proprio lavoro.
<< Lavoro pulito, non c'è che dire. >> disse una voce femminile alle sue spalle. Silva si voltò e vide la musicista che aveva suonato al caffè. Dopo un attimo di smarrimento, sorrise e si inchinò leggermente.
<< Grazie, mia signora. >>
<< Siete un mercenario di professione? >>
<< Sì, è così. Silva Zaoldyeck, al vostro servizio. >>
<< Concorda, al vostro. Sapete, Silva Zaoldyeck, mi avete complicato notevolmente il lavoro, uccidendo quell'uomo. Ero venuta per interrogarlo, ma ora non potrò farlo più. >>
<< Sono spiacente, Concorda. Cosa volevate sapere da lui? >>
<< Diciamo che trattava con qualcuno che devo eliminare, e speravo di avere delle informazioni al riguardo. >>
<< Dunque siete una mercenaria anche voi! >>
<< No, affatto. I mercenari uccidono per soldi, io per un motivo diverso >> sorrise Concorda << Dovete sapere che io sono Concorda Duchannes, Maga Guardiana della Musica. Quell'uomo trattava con dei demoni che ho il compito di eliminare, per questo dovevo interrogarlo. >>
<< Capisco! Dunque siete una Maga! Be', il fatto che siete la Guardiana della Musica spiega anche la vostra esibizione magistrale di poco fa. >> 
<< Molto lusingata >> rispose Concorda << Ora scusate, ma devo andare. Quei demoni sono in città, non posso farmeli sfuggire. >> e sparì nel nulla. Silva rimase bloccato per un po' sul posto per la sorpresa, poi alzò le spalle e si avvio verso il suo hotel.
Mentre era sulla strada, avvertì una brutta sensazione, come se lo stessero pedinando; continuò a camminare tranquillo come se niente fosse, aspettando che il suo ospite si rivelasse.
Dopo neanche trenta secondi fu scaraventato contro un muro con un colpo alle spalle. Alzò la testa sconcertato, chiedendosi come avesse fatto a non sentirlo arrivare; guardò, e capì come mai non si era accorto di nulla: erano stati due demoni ad attaccarlo.
<< Bene bene, eccolo qui, il nostro Mortale impiccione >> fece uno dei due con voce cavernosa << Hai ucciso il nostro pollo, quindi noi ora uccideremo te! >>
Silva si mise in guardia. Non era abbastanza forte per uccidere dei demoni, solo un Mago poteva farcela, ma poteva comunque provare a scappare approfittando di un momento opportuno.
Un sibilo attraversò l'aria, e un secondo dopo i due demoni erano per terra, morti. Concorda Duchannes li aveva uccisi colpendoli alle spalle con una luminosa spada dorata.
<< Bene, mio caro amico! Sembra che alla fine abbiate involontariamente rimediato al torto che mi avete fatto! >> esclamò allegramente la Maga, aiutando Silva ad alzarsi << Quelli erano i demoni che cercavo. Ora me ne sono liberata, finalmente, e per merito vostro. Venite, devo assolutamente offrirvi qualcosa da bere! >> e lo trascinò verso un bar lì vicino, nonostante Silva cercasse di spiegarle che non aveva nessun debito con lui.
Si sedettero insieme al bar, e parlarono tutta la sera del più e del meno. O meglio, all'inizio parlò solo Concorda, che raccontò a Silva di come fosse cresciuta ad Avalon, di come qualche mese prima avesse deciso di trasferirsi sulla Terra per stare in mezzo ai Mortali nonostante la disapprovazione della sorella maggiore Selina; poi lei insistette affinchè Silva le raccontasse un po' del suo lavoro; Silva esitò, per la prima volta si vergognava di essere un mercenario, ma Concorda non sembrava volerlo giudicare, e così Silva si lasciò andare e le parlò di sè come non aveva mai fatto con nessuno. Concorda ascoltava interessata e curiosa, e mai i suoi occhi dorati furono attraversati dal disgusto, o dal biasimo.
Si separarono solo a notte fonda: Silva insistette per accompagnare Concorda a casa, nonostante lei continuasse a dire che non le serviva protezione. Arrivati all'albergo di lei, Silva non si trattenne più e chiese << Ma davvero non mi disprezzi per tutto quello che ti ho raccontato? Tu sei una Maga, dovresti volermi uccidere, altro che andare in giro con me come se niente fosse! >>
Concorda sorrise divertita e disse << Scusa, perchè dovrei volerti uccidere? Anch'io trascorro la mia vita a uccidere, l'hai dimenticato? Inoltre la mia missione è uccidere i Demoni e i Rinnegati, mica i Mortali! >> Concorda rise dell'espressione di Silva e continuò << A proposito, domani torna a trovarmi, così ci facciamo una passeggiata e finisci di raccontarmi della tua famiglia! >>  Concorda lo salutò con la mano ed entrò nella sua stanza, lasciando un basito Silva nel corridoio.
Il giorno dopo Silva tornò a trovare quella strana Maga sempre sorridente e allegra, che cantava e ballava in continuazione, anche in mezzo alla strada, dove la gente si fermava ad applaudirla, e lei rispondeva inchinandosi come neanche le più grandi star del cinema facevano.
Un mese dopo erano ancora insieme a Parigi, ed si volevano bene come migliori amici: erano migliori amici. Silva era così su di giri e felice che aveva smesso di lavorare come mercenario: non capiva il motivo per cui avrebbe dovuto uccidere degli sconosciuti. Per soldi? Ma cosa contavano i soldi, di fronte alla bellezza della vita e del mondo?
Viaggiarono insieme per quattro anni, vivendo le avventure più incredibili: Silva ormai era praticamente un uomo modello, che riconosceva il valore dell'amicizia, della lealtà, del rispetto e della giustizia. Concorda aveva insistito per insegnargli a suonare il violino e a ballare, e Silva le aveva insegnato le tecniche di combattimento della sua famiglia, compresa quella segreta della mano modificata, affinando le abilità combattive della Maga.
Silva, due anni dopo il loro primo incontro, aveva portato a casa sua Concorda per farla conoscere al padre, nella speranza che lui approvasse la loro amicizia. Zeno fu subito conquistato dall'esuberanza e il talento musicale e combattivo della Maga, e ben presto cominciò a volerle bene come a una figlia. Concorda lo prendeva affettuosamente in giro, dicendo che sotto sotto il vecchio mercenario aveva il cuore più tenero del mondo, e tornò spesso in quella casa a trovarlo, insieme a Silva. Era ormai considerata una di famiglia.
Concorda non fu da meno, e ben presto fece conoscere sua sorella Selina a Silva. Selina, con suoi capelli castano scuro, gli occhi blu notte e il portamento severo e austero, era tutto l'opposto della sorella; tuttavia ben presto anche lei si affezionò a Silva, e diventò una delle sue più care amiche.
Silva nel frattempo aveva cominciato a non vedere più Concorda come un'amica, ma come la donna con cui avrebbe voluto trascorrere il resto della sua vita; ne parlò con suo padre, e Zeno gli rispose che poteva fare ciò che voleva della sua vita, purchè facesse di tutto per essere felice.
Finchè la loro strada si incrociò con quella di Taranis Kuruta. 
Taranis Kuruta all'epoca era un venticinquenne incredibilmente affascinante: aveva i capelli neri come l'inchiostro, meravigliosi occhi color cielo, e un portamento regale; d'altronde come poteva non averlo? Era il re dei Kuruta!
Conconda provò da subito una grande simpatia per lui, e insistette affinchè viaggiasse con loro per un periodo; Silva non era d'accordo, ma non volle contraddire l'amica.
Taranis raccontò di aver lasciato il suo regno per incontrare alcuni capi di stato per delle alleanze politiche, e di aver lasciato una neomoglie a casa. Concorda ci rimase un po' male quando seppe che Taranis era sposato, ma cercò di non darlo a vedere.
Con il passare del tempo, la Maga era sempre più in sintonia con il Kuruta, come non era mai stata con lo Zaoldyeck. Silva era sempre più geloso, e ogni giorno che passava riusciva a nasconderlo sempre di meno. Taranis era un uomo dall'animo nobile, passionale e coraggioso, e lui era un mercenario in pensione. L'invidia lo divorava.
Circa un mese dopo il loro primo incontro, Taranis e Concorda si toccarono per la prima volta (fino a quel momento avevano evitato il contatto fisico per nascondere l'attrazione che avevano cominciato a provare l'uno per l'altra) e fra loro si creò il Legame; erano anime gemelle, destinate a stare insieme.
Taranis propose a Concorda di fuggire insieme: le confessò che in realtà non amava la donna che aveva sposato, che la loro era stata un'unione combinata, che con il tempo si era affezionato a lei, ma non l'avrebbe mai amata, perchè amava la sua Metà. Concorda ascoltò con le lacrime agli occhi le parole supplichevoli di Taranis, e, con il cuore a pezzi, lo pregò di andarsene, perchè non desiderava vivere la sua vita con un uomo già impegnato con un'altra. Taranis cercò in tutti i modi di farle cambiare idea, ma Concorda fu irremovibile, e il Kuruta dovette andarsene, con grande gioia di Silva, che sperava di approfittare della situazione e riconquistare la Maga.
Concorda era distrutta, per settimane non volle nè mangiare nè parlare, e Silva dovette costringerla a nutrirsi. Lo Zaoldyeck le rimase accanto e si prese cura di lei con una devozione commovente, sperando che l'amica capisse finalmente i sentimenti che provava per lei.
Ma Concorda aveva intuito la verità già da tempo: sapeva che Silva provava qualcosa per lei, e sapeva pure che avrebbe dovuto allontanarlo per non illuderlo e permettergli di dimenticarla, ma non ne ebbe la forza; il dolore la schiacciava, e lei tremava al pensiero di rimanere sola.
I mesi passarono e il dolore di Concorda di attenuò, anche se non sparì. Le speranze di Silva erano sempre più lampanti, e Concorda capì di non poter più aspettare, così decise di affrontarlo.
<< Silva, io so che tu pensi di essere innamorato di me >> gli disse << Ma ti assicuro che ti sbagli. La tua è solo un'infatuazione, tu non mi ami davvero! Devi capirlo, Silva, per il tuo stesso bene! >>
<< Come fai a dire che io non ti amo davvero? Ti sono stato vicino per anni, per anni ho vissuto solo per stare con te! >>
<< Silva, noi siamo amici. Solo amici! >>
<< Perchè non dici le cose come stanno? Perchè non dici che non potrai mai amarmi, perchè ami già Taranis? >>
Concorda lo guardò addolorata, e alla fine parlò << E' vero, le cose stanno così. Io amo Taranis, lui è la mia metà, e non potrò mai amare nessun altro. Mi dispiace Silva, ma devi fartene una ragione. >>
Silva sentì il rumore del proprio cuore che si spezzava. Lei non lo avrebbe mai ricambiato; aveva creduto per anni in un sogno che non si sarebbe mai avverato.
Silva se ne andò, nonostante Concorda avesse provato a farlo ragionare, a fargli cambiare idea; tornò a casa Zaoldyeck e, nonostante Zeno gli avesse consigliato di aspettare, sposò Kykyo, ben presto divenne padre, e ricominciò a lavorare come mercenario.
Trascorsero dieci anni da quando aveva lasciato Concorda, e Silva ormai era un altro uomo. Apparentemente sembrava essere un mercenario senza sentimenti, ma nel profondo era molto tormentato. Aveva compreso che Concorda aveva ragione, che lui in realtà non l'amava davvero, che aveva scambiato una bella amicizia per qualcos'altro: lo aveva compreso quando aveva cominciato ad amare Kykyo, e aveva capito la differenza tra affetto e amore.
Si era pentito di come aveva abbandonato la sua amica nel momento del bisogno, non c'era giorno in cui la sua musica non gli mancasse, e avrebbe voluto chiederle scusa; ma non aveva più sue notizie da anni. Alla fine riuscì a sconfiggere la vergogna, e si mise in contatto con la sua vecchia amica Selina.
La Maga gli raccontò che, cinque anni dopo il loro litigio, Taranis era tornato a cercare Concorda. Le aveva raccontato che sua moglie era morta, lasciandolo vedovo con un figlio di quattro anni e uno di tre; Taranis perciò era tornato per chiedere a Concorda di sposarlo, e di essere una madre per i suoi figli.  Concorda aveva accettato, si erano sposati e avevano avuto un'altra figlia; ora vivevano tutti insieme a Rusko, il regno di Taranis.
Silva così era andato a cercarla; qualche giorno dopo era giunto al castello reale, ed era entrato guardandosi in giro e chiamandola, senza che la sua amica rispondesse.
Ad un certo punto giunse in un grande salone: al centro c'era una bambina di circa cinque anni, con i capelli neri come l'inchiostro e gli occhi grandi e dorati, che cantava Strong con voce dolce e melodiosa, e ballava sulle punte. Silva capì subito chi era quella bellissima bambina e si avvicinò a lei sorridendo.
<< Sei davvero brava, piccola! >>
<< Grazie, mio signore! >> rispose sorridendo a sua volta la bambina << Io vi conosco! La mia mamma tiene una vostra foto in camera sua, sul comodino! Siete un amico suo? >>
<< Sì, hai indovinato! Il mio nome è Silva Zaoldyeck. Puoi accompagnarmi dalla tua mamma? >>
<< Sì! >> rispose la bambina, e lo condusse in giro per il castello, tenendolo per mano e saltandogli intorno ridendo e cantando, come un tempo faceva Concorda.
Alla fine giunsero in un ampio giardino. Concorda era seduta sull'erba, bella come il sole, e osservava gli altri suoi due figli che si allenavano a combattere, e ogni tanto gridava loro di fare attenzione a non farsi male.
<< Mamma, mamma! Guarda chi è venuto a trovarti! >> gridò la piccola Maga correndo verso la madre, che si voltò e la prese in braccio.
<< Chi, Aithusa? >>
La piccola Aithusa indicò il nuovo arrivato, e Concorda trattenne il fiato, mettendo giù la figlia.
<< Silva? >> mormorò incredula.
<< Ciao, Coco >> balbettò Silva imbarazzato << Sono venuto a chiederti scusa per come mi sono comportato... >>
Non finì mai la frase. Concorda aveva gridato per la gioia e gli aveva gettato le braccia al collo, stringendolo forte a sè << Silva, amico mio, fratello mio.... >>
Silva ricambiò l'abbracciò, e, per la prima volta dopo dieci anni, si ricordò quanto potessero essere belli l'affetto, l'amicizia e il perdono.
 ***
<< Ecco, questa era la storia di nostra madre e Silva >> concluse Aithusa << Dopo che si furono riappacificati, io e mia madre siamo andate spesso a casa Zaoldyeck, per trascorrere del tempo con Silva e Zeno. Zio Silvia mi ha insegnato molto sull'arte del combattimento, ed è sempre stato come un secondo padre, per me. Sono sicura che non approva l'intervento di Illumi nella fuga di Killua, lui vuole senza dubbio che Killua sia felice, e anche Zeno lo vuole sicuramente. Mentre non posso dire lo stesso degli altri membri della famiglia >> sospirò Aithusa << loro non sanno che significa avere amici, o provare rispetto o affetto per qualcuno. Non hanno mai sopportato nè me nè mia madre. Ci metteranno sicuramente i bastoni fra le ruote. >>
<< Non ha importanza! Noi riusciremo a vedere Killua, anche se proveranno a impedircelo! >> affermò Gon determinato.
Aithusa gli sorrise sardonica << Sì, hai ragione. Gli Zaoldyeck non riusciranno a fermarci. >>.
 

   
 
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