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Autore: NewNeon_Traduzioni    01/05/2016    2 recensioni
"Un matrimonio politico tra due principi è reso più difficile dalla barriera languistica e dai due testardi idioti. Ma anche se saranno capaci di superare le difficoltà, ci sono altri che non sono contenti del loro matrimonio..."
Una drabble diventata long dell'autrice New Neon (FanFiction.net), originariamente in inglese, che mi ha rapito il cuore, tanto da indurmi a cominciare a tradurla ancor prima che l'autrice mi desse l'ok per postarla. Spero che l'amiate come la sto amando io.
Genere: Angst, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU, Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8

 

È una della rare giornate calde a Baratie. E comunque non è che il paese sia particolarmente freddo, c’è un clima gradevole e temperato, ma con il fatto che sono vicini al mare, arriva sempre una fresca e frizzante brezza che Sanji personalmente adora. A Zoro invece non piace per niente e ha passato tutto il suo primo mese a Baratie lamentandosi del freddo. Si è abituato, col tempo, ma Sanji sa che non gli piace molto quel clima. Così oggi, visto che il vento si è fermato o sta soffiando dall’equatore, forse persino dal paese natale di Zoro, fuori c’è caldo.

Non deve neanche chiedere dove possa essere Zoro, gli basta fare un giro per il loro cortile per trovare Zoro stravaccato a torso nudo sulle piastrelle tiepide, godendosi il sole con un piccolo sorriso rilassato sul viso assonnato. Sanji resta in equilibrio su una gamba, senza sforzo, e poggia il piede scalzo sull’altro principe, passandolo sulla pancia piatta e muscolosa di Zoro. Lo spadaccino apre pigramente gli occhi e guarda in alto, verso Sanji, con un sorrisetto che ricorda al biondo quello di un gatto che sonnecchia al sole. Il sorriso di Zoro increspa i marchi schiariti sulle sue guance. Si sono praticamente cancellati, ormai, lavati via dopo bagni e docce, ma c’è ancora una sottile ombra di inchiostro nero che indugia sui suoi zigomi.

“Ti piace?”, gli chiede Sanji con un piccolo ghigno. Zoro annuisce con un piccolo hum e si stiracchia contro il suolo di nuovo, sistemando meglio le spalle contro le mattonelle mentre si muove. Il biondo decide di unirsi a lui per terra e si siede, con le braccia attorno alle ginocchia. Il calore si irradia dalle mattonelle sotto di lui e riscalda la sua pelle anche dall’alto.

“Pensi che sarà troppo caldo per me nel tuo paese?”, gli chiede, dopo qualche momento.

“No. Shimotsuki è davvero piacevole buono temperato”, risponde Zoro in Baratiano.

“È piacevole e caldo, intendi. O che il clima è buono. Hai usato troppe parole.”, lo corregge, con leggerezza, Sanji.

“Okay”, lo spadaccino scrolla le spalle, tornando alla sua lingua.

Zoro ha ancora gli stessi problemi con il Baratiano. Aggiunge troppe parole e il suo tono spesso non è controllato. Anche così, è migliorato tantissimo rispetto a solo un mese prima ed è mille volte meglio di quando ha iniziato. Sanji, d’altra parte, sta facendo i conti con il fatto che il vocabolario di Zoro sia così ricco e abbia così pochi sinonimi. Ci sono volte in cui trova più difficile capire cosa dice Zoro, gli sembra di annegare ogni giorno in parole che non conosce. Nelle conversazioni di ogni giorno Sanji può capire l’altro perfettamente, ma non appena toccano un argomento davvero specifico o inusuale, si perde facilmente. E ancora più di questo, trova le conversazioni tra Robin e Zoro difficili da analizzare, con la loro velocità e la variazione dei toni. Come cazzo farà a tenere il passo quando sarà a Shimotsuki?

Si mangiucchia un’unghia, mentre immagina le persone ridergli alle spalle per la sua inettitudine. Sa che Zoro non tollererebbe mai che qualcuno lo facesse, se lo venisse a sapere, ma un uomo non può star dietro a tutto quello per molto, le persone possono anche parlare di Sanji alle spalle di Zoro. Il biondo non vuole che succeda ma sa anche che le sue abilità linguistiche sono deboli.

“Zoro.”, dice Sanji, cercando di tenere ferma la voce. Zoro mugugna insonnolito in tutta risposta.

“Puoi dire che io…che sono di Baratie?”, chiede, nella lingua dell’altro. Gli restano solo due settimane prima che la gente di Zoro arrivi per portarli entrambi a Shimotsuki e lui ha bisogno di continuare a esercitarsi, ora più che mai.

“Sei il Principe.”, risponde l’altro, in tono piatto, aprendo un occhio per guardarlo.

“Lo so quello, intendo per il modo in cui parlo.”, ribatte il biondo.

“Sì. Il tuo accento, il tuo tono, il tuo-”, lo spadaccino dice alcune parole che Sanji non conosce e questo non fa altre che stringere il nodo di preoccupazione al suo stomaco.

“Il mio cosa?”, chiede, sentendo abbassarsi gli angoli della bocca.

“Come appari. Tu sembri essere di qui. il modo in cui ti vesti, la tua pelle anche i tuoi capelli. Questo è quello che intendo con il tuo aspetto.”, risponde Zoro, con qualche elaborazione, ripetendo la parola finale.

“Il mio aspetto.”, Sanji gli fa eco e Zoro ripete finché il biondo non riesce a pronunciare bene la parola.

“Cosa ti sta mangiando(*)?”, chiede l’altro principe, con un sospiro. Per qualche lungo momento Sanji non capisce cosa voglia dire l’altro, pensa di aver sentito male, finché non realizza che si possa trattare di una metafora di qualche tipo. È davvero una metafora parecchio accurata, dopotutto sente davvero che la preoccupazione lo sta divorando da dentro.

“Il mio Tsukian è cattivo.”, risponde Sanji, scontento.

“Non lo è. Ma perché?”, chiede l’altro, confuso.

“Non ci pensare. Goditi il sole.”, dice il biondo, si alza in fretta e scappa.

Torna indietro, dentro il palazzo, e si rifugia nella sua stanza. Si sente di nuovo un ragazzino, scappando via e nascondendosi nella sua stanza. A quei tempi metteva il broncio, ancora fumante per una litigata con suo padre, mentre adesso è per la preoccupazione. Si appoggia alla porta e si fa scivolare sul pavimento.

Ha speso così tanto tempo osservando come Zoro reagisce a lui, quando lo ha dipinto, quando si sfidano, al ballo e quando porta Zoro in cucina con lui. Ci sono ancora molte cose che non sa della cultura dell’altro, ma sa che c’è una cosa che la gente di Zoro e Sanji hanno in comune, cioè che la forza è una cosa desiderabile. A Sanji Zoro piace per molte ragioni, ma la sua forza fisica e la forza del suo carattere sono le cose che lo hanno fatto innamorare dell’altro.

Si sta comportando da stupido e lo sa. Conosce Zoro solo da qualche mese, a malapena metà di un anno e già ha la testa sulle nuvole per quel ragazzo. Prova a impressionarlo durante i loro combattimenti, prova a mettersi in buona luce senza sembrare che stia davvero provando a mettersi in buona luce. Zoro è un uomo difficile da leggere, ma riesce a vedere, qualche volta, quando Zoro è fiero di lui o impressionato e questo fa sciogliere Sanji dentro.  Ma tra poco andrà a stare nel paese dell’altro, l’unico Baratiano, con l’eccezione di Usopp, e sarà fuori dal suo elemento. Sarà così isolato. Il suo Tsukian non è neanche lontanamente tanto buono da riuscire a capire tutto quello che chiunque dirà e la gente penserà che lui è stupido. Se Zoro se ne accorgesse potrebbe pensare che lui sia stupido, e peggio ancora debole, allora non riuscirà mai a essere ricambiato da lui.

È un matrimonio politico, ma lui è il solo ad essere andato avanti e finire a essere veramente innamorato dell’altro. Di certo lui a Zoro piace, lo sa. Sa che anche Zoro è attratto da lui, lo ha visto dal modo in cui l’altro principe lo guarda quando si veste particolarmente bene o dopo che si sono baciati. Zoro lo guarda e sembra che lo voglia ma…se Zoro ricambia il suo amore, allora Sanji non ha mai visto neanche un indizio. Ma forse si sta perdendo qualche segnale sociale della cultura dell’altro e non lo capisce. Qualche volta sente si sente così in sintonia con Zoro e sente che lo può leggere perfettamente, ma altre volte lui è così diverso e Sanji si sente come se non lo avesse mai davvero capito.

Sobbalza quando sente un rumore di passi, è di sicuro lo spadaccino, ma pensa che forse potrebbe esserci lì anche Robin. Non è sicuro, di solito lei è molto tranquilla e i suoi passi sono leggeri, mentre Zoro cammina in modo così pesante che è difficile sentire i passi di chiunque altro. Anche a piedi nudi come è adesso, Sanji può ancora percepirlo chiaro e forte. Lo sente dire qualcosa brevemente in Tsukian e riconosce la voce di Robin, ma è così smorzata che non capisce molto. Qualsiasi cosa stiano dicendo, comunque, i due sono in disaccordo.

Sanji si avvicina un po’ di più alla porta e ascolta.

“Non puoi semplicemente chiedermi di-“, protesta Zoro.

“FALLO.”, la voce di Robin è tagliente e Sanji rabbrividisce. In Baratiano quel tono di voce equivarrebbe almeno a una minaccia di morte. C’è un pesante silenzio e poi uno sbuffo frustrato che sembra molto tipico di Zoro.

“Sei sicura…?”, chiede Zoro, così a bassa voce che Sanji deve sforzarsi per sentirlo.

“Zoro, vai da Sanji.”, Robin sospira profondamente e lui può sentire i suoi passi risuonare di nuovo.

“Ma non posso! Non lo conosco!”, ribatte Zoro mentre lei se ne va, tentando di tenere bassa la voce e fallendo completamente. Sanji sente il cuore sprofondare. Questo risponde più o meno alla sua domanda, allora. Si è innamorato di Zoro mentre l’altro a quanto sembra sente a malapena di conoscerlo. Ha pensato che lui e Zoro avessero cominciato ad avvicinarsi ma…ma forse no. Sanji si alza e si trascina fino al suo letto, lasciandosi cadere sul pavimento dall’altra parte della stanza, resistendo a malapena all’ infantile tentazione di buttarsi addosso una coperta e nascondersi.

Circa un minuto dopo sente bussare alla sua porta. Sanji si morde le labbra e non dice niente.

“Sanji?”, la voce di Zoro lo chiama attraverso il leggero legno colorato. Il principe di Baratie incurva le spalle e trattiene il respiro, come se questo fermerà Zoro, che sa  che lui è qui.

La maniglia della porta si abbassa e la porta si apre appena.

“Sanji?”, chiama Zoro in modo calmo, un po’ colpevole. Sanji stringe i denti e serra i pugni. Non è un bambino, non si nasconderà dallo spadaccino.

“Sì, sono qui, sfortunatamente.”. Sanji trasale. Non voleva dire quello ma il suo tono è scivolato e ha alterato le parole. Cazzo, la noncuranza di Zoro per il tono ha contagiato pure lui. Sente la porta aprirsi, merda, e poi Zoro camminare attorno al letto. Grazie al cielo dall’espressione del suo viso Sanji non è sicuro che abbia capito il suo sbaglio verbale. Ottimo.

“Tu…”, gli chiede Zoro, lentamente, senza guardare dalla sua parte, con la mascella contratta. Lo spadaccino prende un grosso respiro e stabilisce un contatto visivo con Sanji, che lo rompe quasi immediatamente, i suoi occhi finiscono incollati al pavimento.

“Tu sembravi…spaventato. Tu…vuoi…parlarne?”, sputa fuori Zoro, contraendo le dita dei piedi sul tappeto, a disagio.

“Porca puttana, Zoro, non tirarla così lunga(**)”, sbotta Sanji nella sua lingua.

“Scusami! Non avrei dovuto- Ho detto a Robin che non avrei dovuto-”, Zoro incespica, teso.

“Non avresti dovuto cosa? Parlarmi?”, scatta il biondo. Era sempre Robin che pungolava Zoro per farlo interagire con lui e questa era solo la prima volta che lui se ne accorgeva? Gli occhi dell’altro principe sono serrati e sobbalza alle parole di Sanji.

“È tutto sbagliato, non ho il diritto di chiedere! Non ti conosco neanche ancora!”, dice Zoro, quasi troppo in fretta perché Sanji capisca. Forse il dolore si mostra sul viso di Sanji perché ha pensato che le cose stessero evolvendosi in qualche modo con Zoro, ma anche Zoro sta ammettendo che non è stato così. Lo spadaccino sembra del tutto in preda al panico e sta iniziando ad arrossire.

“No! Non intendevo ancora! Potrei non conoscerti mai. Uh, non che io non voglia- oh, merda. È solo…non è…noi non ci conosciamo ma potremmo forse…solo…”, balbetta Zoro, diventando sempre più rosso di secondo in secondo. Magnifico, adesso sta andando in panico perché pensa di aver ferito i sentimenti di Sanji. Non che si stia sbagliando, ma lui non vuole che l’altro principe lo compatisca.

“Vaffanculo.”, ringhia Sanji, in Tsukian.

“Mi dispiace. Io…me ne vado.”, dice lo spadaccino, con ritrovata calma, e si gira verso la porta. È a metà strada quando Sanji apre la sua boccaccia larga di nuovo.

“Sai, ho pensato che mi conoscessi. O almeno pensavo di conoscere te!”, esclama il biondo, in tono tagliente, perché sì, può ammettere che i suoi sentimenti sono stati feriti. Soprattutto dopo quello scambio.

“Cosa? No! Noi non- Noi non siamo-”, esclama Zoro, guardando verso di lui con occhi spalancati e colmi di shock.

“No! Lo so che questo matrimonio è stato arrangiato e che tu probabilmente non vuoi per niente essere qui, ma ho pensato che fossimo…che fossimo almeno amici. E se non senti di conoscermi, perché mi hai baciato? Perché io ti conosco, o ho pensato di conoscerti. So che sei forte e intelligente, che sei orgoglioso e sei un magnifico combattente, so che ti fidi di Robin e che ti importa di Usopp. So che ti piace il caffè amaro e che non ti piacciono le cose dolci, so quando ti svegli e quanto deve essere caldo prima che tu te ne vada a prendere tutto felice il sole. Ti conosco.”, insiste Sanji, sforzandosi di dire tutto nella lingua di Zoro, sperando che qualcosa avrebbe significato qualcosa per lui. È sicuro di aver coniugato malamente qualche verbo e che la struttura della frase fosse orrenda, ma dannazione ha bisogno che Zoro capisca questo e quanto è serio il biondo a riguardo.

Zoro lo fissa per qualche secondo prima di scoppiare a ridere, ma si ferma improvvisamente e Sanji realizza che c’è qualcosa di umido e caldo ch sta correndo giù dalla sua guancia. Cazzo, ha davvero iniziato a piangere. Merda, adesso sembrerà ancora più debole e questo è così fottutamente sbagliato. Come se avesse bisogno che Zoro lo rispetti ancora di meno,

“No, Sanji, mi dispiace. Non sto ridendo di te.”, spiega velocemente Zoro, andando verso di lui e sporgendosi per toccarlo. Sanji si allontana e fissa lo sguardo sul muro, rifiutandosi di guardare lo spadaccino.

“Sì lo stai facendo. Esci di qui!”, gli abbaia contro Sanji, rabbiosamente.

“Sto ridendo di te solo un pochino. È solo che…è quella parola che abbiamo e che suona come quella che hai usato tu e non l’hai capita. È un po’ divertente. Un pochino.”, dice l’altro principe, con un piccolo sbuffo di risata.

“Di che cosa stai parlando?”, chiede il biondo, guardando rabbiosamente Zoro.

“Tu hai detto che mi conosci, ma intendevi che tu mi conosci.”, spiega lo spadaccino nella sua lingua. Sanji gli lancia un’occhiataccia.

“Ti sei solo ripetuto.”, esclama il biondo, in tono incredulo.

“No, è una differenza di tono e pronuncia, come in Baratiano. Ascolta. Conoscere e conoscere.”, spiega Zoro e ora Sanji riesce a sentire un pochino di differenza.

“Beh…qual è la differenza?”, chiede, con un sospiro.

“Uh. Conoscere vuol dire…beh, che tu sai chi sono io. La maggior parte delle cose che hai detto è conoscermi, alcune sono del…dell’altro tipo…un po’. Forse. Io potrei solo ess- dimentica quello che ho detto.”, mormora Zoro, scuotendo la testa e diventando di nuovo un po’ rosso.

“È descrivere qualcosa o qualcuno. Io conosco Robin, so come ci siamo conosciuti, è mia amica, è la mia nakama.”, riprova a spiegarsi lo spadaccino. Sanji ricorda quella parola, nakama, è qualcosa tra famiglia e amico, come concetto. Qualcuno a cui non sei imparentato ma a cui affideresti la tua vita. Si sente in quel modo riguardo a Usopp, loro si conoscono da sempre.

“Io ti conosco. So che sai cucinare davvero bene, so che sei un principe, che puoi ballare meglio di me, so come combatti. Visto?”, aggiunge il principe. Sanji annuisce, passandosi una mano sulla faccia e fingendo che non una singola lacrima gli sia sfuggita. Zoro chiude gli occhi per un secondo e poi parla ancora.

“Ma conoscere qualcuno è…forse non avete una parola per questo. Robin non mi ha detto se l’avete. Come posso spiegare…”, lo spadaccino continua con un sospiro e fissa il muro.

“Okay…generalmente due persone che sono sposate, ma è diverso nel nostro caso ovviamente, loro dovrebbero conoscersi. Ma non devi essere sposato per conoscere qualcuno, anche se di solito…”, dice Zoro, senza guardare Sanji e le sue guance diventano un po’ più rosa.

Non c’è niente che  possa essere comparato a quello che Sanji deve apparire in quel momento. Aveva davvero appena accidentalmente detto che lui e Zoro stanno scopando?

“Oddio, io non intendevo che noi stessimo scopando. Ovviamente lo sapremmo entrambi se lo avessimo fatto o no.”, dice velocemente Sanji, sentendosi del tutto mortificato.

“Cosa? No, non hai capito. Conoscere qualcuno non vuol dire scoparci. Beh, da un lato sì, ma non è tutto qui.”, replica Zoro, scuotendo la testa. con un sospiro, si siede sull’angolo del letto del biondo.

“Allora ci sono persone che tu non conosci per niente, che non hai mai incontrato. Tu non conosci Luffy. Questo è il primo tipo.”, ricomincia Zoro.

“Chi è Luffy?”, chiede sospirando Sanji.

“Esattamente.”, ghigna lo spadaccino. Oh.

“Ci sono persone che conosci. Così come io conosco tuo padre, il Re. L’ho incontrato, posso parlarti di lui. Poi vengono gli amici, Usopp è mio amico. E dopo ancora, vengono i nakama e le persone di cui sei innamorato, e sono più o meno la stessa cosa. Sono ugualmente importanti, ma possono essere una cosa e l’altra.”, continua Zoro, parlando più piano, in modo che Sanji possa seguirlo.

“E Robin è la tua nakama.”, annuisce il biondo.

“Sì, ma non la amo. Noi non facciamo sesso o niente del genere.”, aggiunge l’altro principe e Sanji nota che Zoro storce un po’ il naso, come se l’idea lo disturbi in qualche modo.

“Così, se ami qualcuno, potresti sposarlo.”, continua Zoro, cautamente, e guarda verso Sanji per qualcosa che il biondo non saprebbe dire.

“Duh. Lo abbiamo anche noi da noi questo.”, sbuffa Sanji e alza gli occhi al cielo. non è completamente socialmente stupido e Baratie non è una landa desolata senza amore!

“Sta zitto, sto parlando.”, ribatte Zoro e spintona l’altro.

“Solo perché ami qualcuno, non vuol dire che lo conosci. Puoi scopare con i tuoi amici o anche con chi non lo è, se vuoi, ma non è lo stesso.”, aggiunge, scuotendo la testa. Gli occhi di Sanji si spalancano e comincia a capire che in quello che ha detto a Zoro potrebbe esserci molto più di quanto volesse dire in realtà.

“Conoscere qualcuno è…”, Zoro sospira e chiude gli occhi.

“Quando conosci qualcuno lo ami, ma è molto più di questo. Moriresti per lui come faresti per i tuoi nakama, ma è anche più di questo. È permettersi di mostrarsi deboli e impauriti perché con quel qualcuno va bene. Ti rende più forte e ti fa fare ciò che è meglio per te anche se deve prenderti a calci in culo per farlo. Se qualcuno ti conosce, potrebbe distruggerti completamente ma tu sai che non lo farebbe, non potrebbe. Senti che è lì, anche se muore, è sempre lì. Molte persone non riescono a conoscere qualcuno.”, la voce di Zoro è delicata, le sue mani stanno sfiorando il petto, indicando la zona del cuore. Le frasi dello spadaccino sono relativamente semplici e chiare, ma il concetto che sta spiegando è enorme.

“Oh.”, Sanji espira. Zoro ha appena descritto qualcosa che assomiglia a un’anima gemella.

“Quindi, è stato abbastanza divertente quando ho capito che cosa intendevi.”, conclude il principe di Shimotsuki, con un piccolo ghigno, come se stesse cercando di trattenerlo, ma fallendo.

“Sta’ zitto.”, borbotta Sanji, dando uno spintone a Zoro, adesso l’altro sta ridendo.

E ancora, il biondo pensa a dove sia lui in quella graduatoria di Zoro. Forse sono nakama ufficialmente, ma sa anche che lui si sta innamorando dell’altro. Una parte di lui sa che potrebbe iniziare a sentire qualcosa che Zoro potrebbe descrivere come conoscere qualcuno. Sa che è un combattente migliore da quando l’altro è lì. Vuole migliorare in tutto da quando ha incontrato Zoro perché vuole essere forte quanto il partner che lo spadaccino si merita. Il fatto che anche Zoro porti alla luce il suo lato più competitivo fa assomigliare la situazione sempre di più a quello che ha appena descritto. Ma ha un’altra domanda in mente da chiedere all’altro e se non glielo chiede potrebbe iniziare a dire tutto quello che sta pensando su Zoro e questo potrebbe essere un disastro.

“Quando ti ho dipinto. Che significato aveva?”, chiede, con cautela, osservando le reazioni di Zoro. Lo spadaccino sembra un po’ a disagio a quel punto.

“Di solito non si fa se non si conosce la persona o se non si è innamorati di lei, ma la sentivo come una cosa giusta e lo hai detto anche tu quindi…”, ammette Zoro e poi lancia un’occhiata colpevole a Sanji.

“Mi è piaciuto. Mi sentivo calmo. E sono riuscito a farti stare zitto per la maggior parte del tempo e questo è sempre un bonus.”, scherza il biondo e Zoro lo spinge giù dal letto, facendolo finire a terra. Adesso è il turno di Sanji di ridere di Zoro e il principe dai capelli verdi non sembra trovare divertente lo scambio di ruoli.

“Quindi perché venire qui e chiedermi perché fossi turbato era una cosa così brutta?”, chiede Sanji, sicuro che chiedere se qualcuno sta bene sia okay se sei nakama o amico di quel qualcuno.

“No, ho detto che tu sembravi spaventato e ti ho chiesto perché. Ti ho offerto il mio aiuto. Questo…lo fai solo con qualcuno che conosci, o almeno è così che si farebbe da dove vengo io. Ma Robin ha detto che qui non è lo stesso. Quando eravamo fuori ho pensato che fossi preoccupato, ma poi te ne sei andato.”, spiega Zoro. La prima reazione istintiva di Sanji sarebbe quella di negare di essere stato mai spaventato, di rispondere che sono tutte stronzate ma…forse non dovrebbe farlo. Forse non vuole farlo.

Si rialza dal pavimento e si gira, facendosi coraggio per parlare. Non è un codardo e non ha intenzione di scappare da qualcosa di così importante, anche se è difficile per lui ammetterlo.

“Il mio Tsukian non è molto buono e io sono…spaventato.”, dice Sanji, sforzandosi di far uscire le parole. Gli occhi di Zoro si spalancano in modo quasi comico quando dice quella parola.

“Sono spaventato dal fatto che potrebbero deridermi per questo, e se lo faranno tu proverai a farli smettere perché è così che fai. Ma se continui a farlo, potrebbero cominciare a pensare che sono debole e sono che questo non andrebbe bene, la forza è attraente, vero? E non voglio essere debole perché…io…potrei starmi innamorando di te.”, ammette, con un sospiro. Beh, ecco, lo ha detto. Non importa quanto dolorosamente imbarazzante sia stato, ora l’ha detto che Zoro può fare quello che vuole con quell’ammissione.

“Oh.”, dice Zoro. Suona sorpreso e vagamente in soggezione e Zoro lo sta guardando da dove è seduto, sul suo letto.

“Questo…è il tipo di cosa che diresti solo a qualcuno che conosci.”, aggiunge lo spadaccino, in tono vagamente stordito, e deglutisce visibilmente.

“Merda, Zoro, non capisco. Sento che mi sto innamorando di te perché è la cosa più vicina che posso pensare, ma ogni cosa che hai detto, sugli amici, nakama, essere innamorati, conoscere qualcuno…è un po’ di tutto. In più si aggiunge il fatto che sei così seccante a volte che vorrei prenderti a calci in faccia e le cose che fai sono così irritanti che vorrei urlare e-”, Sanji si zittisce da solo con un ringhio, perché realizza che è scivolato nella sua lingua madre e sta parlando troppo veloce. Neanche lui capisce la metà delle cose che ha detto, col cazzo che Zoro lo sta seguendo.

“Non credo ci sia una parola per questo.”, conclude, dopo un momento.

“Non credo neanche io.”, concorda Zoro, con un cenno affermativo, e si alza lentamente, senza staccare gli occhi da Sanji mentre lo fa. Il biondo non si sente molto meglio di prima, quella di Zoro non è una risposta e lui ancora non sa cosa prova l’altro.

“Qualunque cosa sia…per me è lo stesso, credo. Specialmente la parte del prenderti a calci in faccia.”, aggiunge Zoro, con un ghigno saccente. Sanji gli tira un calcio sul ginocchio. Affettuosamente. Forse.

“Potremmo semplicemente fare quello che vogliamo.”, suggerisce il biondo, con circospezione.

“Sì. Potremmo.”, annuisce Zoro e con piacevole sorpresa di Sanji, si sporge e lo bacia. È gentile, all’inizio, quasi cauto. Non appena Sanji lo bacia di rimando però, diventa molto più appassionato. Zoro stringe le mani sulla maglia del biondo e Sanji fa scorrere le sue lungo la pelle scoperta dell’altro e sente le ultime tracce del calore del sole su di lui.

Quando bussano alla porta, loro due stanno entrambi respirando pesantemente e Sanji ha fatto indietreggiare Zoro fino al letto, per spingerlo, così da farlo finire scompostamente disteso, lo spadaccino si sporge in avanti e tira Sanji giù con lui. il biondo è mezzo proteso sul letto, con una gamba tra quelle di Zoro e giura che ucciderà la persona che li ha appena interrotti, se non è per una ragione davvero buona.

“Cosa?”, chiede Sanji e la mano dell’altro vaga sotto la sua maglia, facendolo rabbrividire di contentezza.

“Sanji, ho appena avuto il rapporto delle guardie.”, la voce di Usopp arriva da dietro la porta.

“A meno che non si tratti di un’invasione, non me ne IMPORTA in questo momento, Usopp.”, risponde Sanji, concisamente, mentre Zoro fa scorrere il pollice sulle sue costole e sorride compiaciuto al biondo, che cerca di tenere sotto controllo le sue reazioni mentre parla.

“Si tratta della gente di Zoro, sono arrivati prima. a quanto pare il loro navigatore ha trovato una rotta più veloce o qualcosa del genere.”, replica Usopp.

Sanji sobbalza e il suo intero corpo si immobilizza. No, non possono essere arrivati così presto. Si supponeva che lui avesse ancora due settimane per allenarsi con la lingua e adesso è successo tutto questo con Zoro, qualunque cosa sia, e lui ha bisogno di più tempo per capirci qualcosa, come possono essere qui ADESSO?

“Sono qui ora?”, chiede Sanji, incredulo.

“Sì, Robin sta parlando loro ora. Probabilmente ci sarà qualche tipo di festa o qualcosa stasera, per questo, così ho pensato che avrei dovuto…uh…dirtelo?”, risponde Usopp, suonando sempre più incerto sulla sua decisione.

“Okay, grazie Usopp.”, dice, un po’ incerto.

Lancia un’occhiata a Zoro, una parte di lui ancora preoccupata che Zoro possa essere infastidito dal suo disagio, ma l’altro sembra perfettamente calmo. Zoro si tira su e bacia il collo di Sanji, proprio sopra dove pulsa la vena.

“Dovrei andare a vederli prima che Luffy distrugga qualcosa per sbaglio e inizi una guerra.”, dice lo spadaccino, contro la pelle di Sanji.

“Sì, ok. I potrei…andare a cucinare.”, dice Sanji con un cenno della testa. Di solito cucinare lo rilassa, o almeno gli fornisce un’occasione di urlare alle persone.

“Con Luffy qui questa è proprio una buona idea.”, ride Zoro e si siede più composto, anche se Sanji nota che le sue mani indugiano sui fianchi del biondo per un momento prima che si alzi.

“Ci vediamo dopo. Andrà…tutto bene.”, dice Zoro, a disagio, e Sanji realizza che lo spadaccino non è incerto su come le cose andranno a finire ma sul fatto che lo sta rassicurando su qualcosa. L’aver ammesso di essere spaventato è probabilmente una cosa importante per Zoro.

“Okay. Mi fido di te.”, annuisce Sanji e sente il modo in cui a Zoro si mozza il fiato. Lo spadaccino distoglie lo sguardo e borbotta qualche ammasso di parole che suonano vagamente come un insulto, una scusa e un saluto prima di uscire dalla stanza. Sanji sorride come un idiota. Non ha idea di come Zoro abbia intenzione di mantenere la sua promessa, ma in qualche modo non è preoccupato a riguardo.

 

 

 

 

 

Note della Traduttrice: Ehm, per prima cosa chiedo umilmente venia per avervi fatto aspettare così tanto per il capitolo otto. Purtroppo quest’anno devo fare la maturità e non è facile avere il tempo di aprire il computer e prendersi un’oretta per tradurre o anche solo per andare avanti con le mie fan fiction (sono ancora più in ritardo con gli aggiornamenti di quelle, help). Tra terze prove e test per l’uni è già tanto che non sono fuggita in Svezia a rifarmi una vita come guardiana di renne.

Ad ogni modo spero che il capitolo sia valso la pena di aver aspettato un po’…già nel prossimo l’autrice ci introdurrà parecchi personaggi e io non vedo l’ora di tradurre i loro dialoghi, sinceramente, aspettatevi un vocabolario colorito!

Per quanto riguarda alcune parole, spero le abbiate riconosciute…ma per sicurezza lo scrivo xD “nakama” è la parola giapponese (che NewNeon ha lasciato così nel testo) che indica un amico talmente stretto da poter essere quasi un familiare. È la parola che nell’anime e nel manga viene usata da Luffy – e da qualche altro capitano – per riferirsi ai membri della ciurma. Luffy distingue sempre un nakama (come può esserlo Zoro) da un amico (come definisce chiunque altro prenda in simpatica). Mi pare di aver chiarito tutto, se trovate altre parole strane, chiedete pure.

Chiedo ancora scusa, un bacio

SweetHell.

 

 

[Qualche noticina di traduzione]

*nel testo originale Zoro chiede “What’s eating you?”, una domanda che suona parecchio strana in italiano, ma che ho lasciato letterale visto che suona strana anche a Sanji.

**ok, qui devo ammettere di essere perplessa. Nel testo, Sanji esclama “Fucking hell Zoro, don’t sprain anything there”. Il verbo “to sprain” vuol dire “strappare, tirare”, quindi credo che Sanji sia esasperato dal fatto che Zoro gli ha parlato mettendo un pausa praticamente dopo ogni parola, ma se avete altre idee anche per la resa proponete pure!

 

   
 
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