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Autore: EuphemiaMorrigan    02/05/2016    2 recensioni
AU. Comica/Romantica/Drammatica.
SasuNaru.
-Dall'ultimo capitolo-
Questa è la segreteria telefonica di Uzumaki Naruto e Uchiha Sasuke, lasciate un messaggio e vi richiameremo. Se ne avremo voglia.
Se sei Sai: Visto le vendite? Ti ho battuto ancora.
Muori.
Se sei Ino: Nee-chan, non vorrei che tuo marito si suicidasse.
Ammazzalo e raggiungilo.
Se sei Nagato: Sono in perfetto orario con la scadenza.
Non è assolutamente vero.
Se siete Sakura, Hinata o Tenten: Tranquille, ho tutto sotto controllo.
E voi che ancora ci credete...
Se sei Gaara: Amico, mi devi un caffè.
Ed io ti devo un pugno.
Se sei Hidan: Lode a Jashin!
Non riesco a capire chi è più cretino tra te e Naruto.
***
***
Gensaku-sha ripercorre, a modo proprio, alcune vicende del manga.
Con personaggi casinisti, pazzi ed eccessivamente rumorosi.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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-Capitolo 46-

Angolo autrice: BuonSalve...
Prima di leggere il capitolo una cosina veloce veloce, ok?
Prima di tutto... Per varie ragioni avevo a disposizione solo cinque capitoli per sviluppare la storia di due personaggi e, dato che mi serve che il loro cerchio si chiuda, saranno onnipresenti. Mi dispiace... Buona lettura ^^ Bacio <3

 

-Parlami di loro- Richiese una notte come tante, osservandosi l'anulare sinistro alla fioca luce della Luna che illuminava la stanza da fuori la finestra chiusa; affascinata dai magnifici riflessi che quel piccolo diamante creava ad ogni angolazione, sfiorandolo dolcemente con le dita e facendosi sempre più pensierosa ed intristita ogni secondo che passava.
Madara grugnì, si sistemò meglio su un fianco, con un braccio ripiegato sotto la testa e continuando a darle le spalle. Possibile che le donne trovino sempre qualche pretesto per conversare? Anche in piena notte?
-Di chi?-
Anko assottigliò le labbra, lanciando un'occhiata incerta in direzione della sua nuca, ben sapendo che lo avrebbe fatto infuriare terribilmente, ma non demorse -Dei tuoi genitori-
Lo vide irrigidirsi all'istante mentre sentenziava, senza possibilità di replica -Non mi va, fai silenzio-
La donna si lasciò sfuggire un sospiro a quelle parole, accomodandosi meglio contro il morbido materasso e circondandosi le ginocchia scoperte con le braccia; continuando a guardare le sue spalle rigide per qualche lungo attimo. Chiedendosi se davvero avesse fatto la scelta giusta.
Per anni s'era imposta di non forzarlo mai a parlare, ad aprirsi, ma da quando stavano veramente assieme avvertiva la profonda necessità di conoscerlo davvero, di diventare quella donna matura che sapeva di essere, ma che per tanto tempo aveva tenuto sopita, mostrando solo la sua parte più folle, forte e testarda.
Quella di cui entrambi avevano bisogno.
Anko stessa ne era tremendamente impaurita, timorosa di cosa potesse trovare al di fuori di quel comodo mondo che s'era costruita attorno, ma ormai aveva passato da tempo i trent'anni, stava per sposarsi, non poteva più giocare a fare la bambina.
Era giunto il momento di uscire, affrontare il mondo reale e tutte le conseguenze che questo avrebbe portato, si sentiva in colpa a forzarlo così, nonostante ben sapeva che non ci fosse scelta.
-Non puoi vivere così, io non voglio vivere così, Madara. -Mormorò sommessamente, notando come lui non si degnasse di dire alcunché, testardo come al solito.
Quasi non le sfuggì uno sbuffo divertito alla consapevolezza del fatto che quel caratteraccio non lo avrebbe mai cambiato, nemmeno tra un milione di anni. E lei non voleva cambiarlo di una virgola. Desiderava solo... Alle volte, poter essere la persona speciale con cui condividere i suoi pensieri e quelle paure che, nonostante nascondesse, ancora lo tormentavano- Sono passati vent'anni. Non li hai uccisi tu- Disse ancora, colpendolo alle spalle come una pugnalata.
Quelle parole lo fecero scattare a sedere, stranamente più pericoloso di quanto mai fosse stato in presenza di Anko, facendole, per un attimo, perfino paura -Ti ho detto di fare silenzio-
Non si fece impressionare, o almeno non lo mostrò più di tanto, inclinò il collo con il mento ancora poggiato pigramente sulle ginocchia e abbassò le palpebre -Non voglio più rimanere in silenzio mentre tu ti fai del male-
Si sarebbe aspettata di ricevere uno schiaffo, non che l'avesse mai sfiorata, ma conoscendo la rabbia che aveva trattenuto per tutti quegli anni non se ne sarebbe stupita per nulla, ma ciò non accade. E questo le fece capire ancora di più che negli anni quella corazza gelida, almeno un poco, qualcuno era riuscita a scalfirla.
Toccava a lei finire il lavoro.
Percepì il suo peso lasciare il letto, probabilmente intento ad allontanarsi e andare a dormire sul divano, lasciandola sola. Tornando lui a quella solitudine confortevole.
Glielo impedì, di nuovo, decisa a non arrendersi -Non è colpa tua se quel camion vi è venuto addosso, Madara. Non potevi fare nulla per impedirlo-
L'uomo serrò la mascella di scatto, sentendo l'estremo bisogno di prendere a pugni qualcosa -Guidavo io. E sono morti solo loro-
Anko riaprì gli occhi, stupita di averlo udito parlare quando si aspettava di dover intavolare, ancora per molto, un discorso a senso unico. Osservò la sua figura scura ancora di spalle, immobile a pochi passi dalla porta e, lentamente, lo raggiunse. Non provando a toccarlo, cosciente che se lo avesse fatto si sarebbe rivoltato come un animale feroce.
-Non eri ubriaco, né sotto droghe, è stato... Il fato, la sfortuna, chiamala come preferisci. Non hai puntato loro un coltello alla gola, nessuno ti colpevolizza, nessuno lo ha mai fatto-
Un suono stizzito provenne dal fondo della sua gola, allungò una mano per afferrare la maniglia e andarsene, tornando a non rispondere. S'irritò quando le dita di lei gli circondarono il polso con forza, ma prima che potesse scacciarla la sentì parlare ancora -Sei così stupido da credere che qualcuno lo faccia davvero?-
-Ho privato Izuna di una madre e di un padre quando ne aveva più bisogno- Ringhiò in tono basso, liberandosi della sua mano e voltandosi finalmente verso di lei. Destabilizzandosi ancora alla vista del viso duro e fiero della donna, da sempre specchio del proprio, così simile a lui da chiedersi spesso se anche lei non fosse solo frutto della sua fantasia. Un pezzo della propria coscienza che ogni tanto tornava ad irritarlo e farlo vacillare.
-Ha avuto te. Ha te. -Soffiò accorata, per nulla intenzionata a concludere quella discussione, nonostante i profondi occhi neri la stesso guardando ancora con disprezzo. Farsi odiare non era un problema, sarebbe sopravvissuta anche a quello.
Fece qualche passo avanti, costringendolo ad indietreggiare ancora, lo abbracciò con forza quando si trovò a pochi millimetri dal suo torace, poco importava se la avesse scacciata.
Nemmeno quello accadde.
Ne respirò il profumo, socchiudendo gli occhi e posando una guancia all'altezza del suo cuore- Sei migliore dell'uomo che credi di essere. Ed è così facile amarti, nemmeno te ne rendi conto-
Madara assottigliò le labbra, arrendendosi poco dopo. Che senso aveva ormai continuare quella farsa? Era stanco di allontanare quella donna che ormai lo aveva legato a sé con nodi impossibili da sciogliere. Le sollevò il viso, richiudendole le guance tra le mani e poggiò la fronte sulla sua, sbuffando contro le sue labbra -Lo stesso vale per te-
Anko sgranò gli occhi scuri, avvertendo le labbra sottili modellarsi alle proprie con estrema delicatezza e le mancò un battito quando riuscì a metabolizzare le parole che aveva detto, chiedendosi se non se le avesse sognate o se ne avesse interpretato male il significato.
Si trattenne più che poté, seriamente.
Ci mise tutta la sfacciataggine e la forza d'animo che aveva accumulato in quegli anni, si diede della sciocca. Ed altri epiteti poco lusinghieri rivolti a se stessa per non crollare, aggrappandosi alle spalle dell'uomo e cercando di scacciare ogni emozione.
Perse quella lotta titanica contro se stessa pochi secondo dopo, lasciandosi andare in un pianto disperato tra le sue braccia, singhiozzando come mai le era capitato in vita sua e nascondendo il viso nell'incavo del collo di Madara, bagnandolo con le sue lacrime.
-E che cazzo! -Esclamò sorpreso da quella reazione, mai l'aveva vista piangere da quando la conosceva. Era sinceramente convinto che non possedesse ghiandole lacrimali- Non dirò più che ti amo se è questa la reazione- Continuò scocciato, sentendola sciogliersi in un nuovo pianto dopo quelle ultime parole, solcandole pigramente la schiena tremante con la punta delle dita e posando il mento sulla sua testa, stranamente tranquillo. Quasi soddisfatto.
Un pizzico di sadismo non lo avrebbe mai abbandonato, in più aveva appena scoperto un buon metodo per farla stare zitta... O quasi.

“In che senso si sposano?!” Sakura strabuzzò gli occhi, scioccata, cercando di tenere ferma Sora con un solo braccio, ma ormai aveva cominciato a pesarle.
-Mamma, giù!- Implorò lagnosa, tirandole un poco i capelli per riconquistare la sua attenzione.
La donna sospirò, lasciandola però andare come desiderava -Non allontanarti-
-In giardino, mamma- La distrasse nuovamente dalla conversazione che stava avendo al telefono, tirandola per una mano e saltellando euforica, sbuffando poi quando le fece segno di rimanere tranquilla.
-Tesoro sto parlando con lo zio, per favore-
In quel momento una mano pallida si posò dolcemente sulla chioma violetta della bambina, carezzandole i capelli con affetto -Ci penso io a lei, Sakura -Parlò tranquillo Gaara, venendo travolto un secondo dopo da quell'uragano che era Sora, e prima che venisse trascinato via da questa fece tintinnare le chiavi di casa su un dito mostrandole alla donna e aggiunse- Salutami Naruto-
-Ho fatto male a farti un copia- Ridacchiò Sakura, scuotendo il capo ormai arresa alla sua costante presenza come compagno di giochi di sua figlia e poi tornò a prestare completa attenzione alla cornetta.
“Sakura-chan? Tutto ok?” Domandò Naruto dall'altro lato.
“Sì, scusami. I miei genitori non sono in casa e Sora si annoiava. Per fortuna il suo babysitter preferito la sta distraendo. -Riferì con un sorriso, udendo in lontananza le risate cristalline della figlia. Ancora si chiedeva come potesse divertirsi tanto con quel musone di Gaara- Ma torniamo al motivo per cui mi hai chiamata: in che senso Madara e Anko si sposano?”.
Avvertì un suono lamentoso proveniente dall'amico “Da quando le ha infilato l'anello al dito hanno rimandato il più possibile, sai come sono fatti. Ma ormai il danno è fatto, Sasuke pensa che sia incinta. Ho paura di cosa possa uscire fuori da quei due, molto di più di Hidan e Tayuya.
E poi Masaru e Itachi sembrano così bravi bambini... Chissà da chi avranno preso”.
Sakura si mordicchiò leggermente il labbro inferiore all'udire quelle parole, in seguito si aprì in un sorriso sereno al ricordo di quando Hidan le chiese il permesso di chiamare uno dei gemelli con il nome del suo compianto amico, in quel momento non era riuscita a trattenere il pianto. Conscia che l'uomo che amava sarebbe rimasto con loro: nei lineamenti di Sora, nei ricordi felici e nel nome di quel nipotino acquisito che tanto adorava.
“Spera che decidano di adottare -Rise un poco, poi s'informò- Si sa la data?”
“Tra due mesi. -Mormorò ormai arreso all'evidenza di partecipare a quello strazio, conoscendo i soggetti non si aspettava un matrimonio normale. Aveva perso qualsiasi speranza in partenza- Verrai?” La stava pregando.
“Non posso lasciarti solo in mezzo a tutti quegli Uchiha, Naruto”
Lui la ringraziò internamente, poi domandò con un velo d'incertezza nella voce “Quindi... Come vanno le cose a Suna?”
Lei si stupì leggermente di quel tono, poggiò la schiena contro la parete del corridoio e ci pensò su per qualche secondo “Direi bene. In questo ultimo periodo mi sono sistemata, anche se vorrei trovarmi un appartamento. Non posso rimanere da mamma e papà per sempre, cominciano ad irritarmi” Riferì scherzosa, adorava i suoi genitori, ma sapevano essere tremendamente invadenti. Soprattutto suo padre.
Naruto sospirò intristito “Quindi non tornerai a Konoha?”
Si odiò per un momento, ben sapendo che non stava mantenendo la sua promessa, e si strinse nelle spalle colpevole. Nonostante lui non potesse vederla si sentiva quasi giudicata “Io... Naruto, da una parte vorrei tanto tornare da voi. Dall'altra qui mi sento bene, ho un lavoro che mi piace e le persone che ho incontrato mi sono state molto vicine...”
“Già. Soprattutto Gaara” Sbuffò lui, con quel tono supponente che ogni tanto Sakura detestava, anche se sapeva non lo faceva con cattiveria.
“Sì, anche lui. Che è irrimediabilmente gay, Naruto”
“È bisessuale! E vi adora, si staccherebbe un rene a mani nude per voi due, anzi no, se li strapperebbe entrambi”
Sakura alzò gli occhi al cielo “Come sempre vedi cose che non esistono -Parlò tranquilla poi, arrotolando il filo della cornetta tra le dita- Ho finalmente ritrovato la forza di andare avanti, ora so che ho un futuro e non ho bisogno di un uomo accanto per essere felice.
Se accadrà, se sarà Gaara o qualcun altro non mi tirerò indietro quando succederà, ma davvero Naruto, per ora vedi qualcosa che non c'è”.
Sentì il silenzio dall'altra parte e poi delle parole sussurrate con dolcezza “Sai che se e quando accadrà nessuno ti accuserà di nulla, vero? -Stava per rispondere, ma udì dei borbottii indefiniti e l'obiezione acuta dell'amico- Sas'kè smettila di lamentarti come un vecchio! Sto avendo una conversazione privata con Sakura-chan, tu non sei gradito. Torna a starnazzare nel tuo stagno!”
E lei scoppiò in una grande risata, non sarebbero mai cambiati; percepì un tonfo sordo e la nuova lamentela di Naruto “TEME! Mi fai male, staccati!”
“Naruto? Ti lascio ai tuoi impegni, ora devo andare” Lo salutò, continuando a ridacchiare per i suoni indefiniti che provenivano dall'altra parte del telefono.
“No, Sakura-chan, aspett...”
Prima che potesse continuare la frase chiuse la conversazione, le avrebbe tenuto il broncio per un poco, ma si divertita troppo a lasciarlo in balia di un Sasuke irritato. S'aggiustò una ciocca di capelli dietro le orecchie e sollevò un sopracciglio vedendo sua figlia correre verso la cucina con passi incerti, tenendo sempre per mano Gaara e continuando a trascinarselo dietro, nemmeno fosse diventato in quel tempo il suo enorme peluche umano.
-Zio Gaara, merenda!-
Sakura li raggiunse poco dopo nell'altra stanza, sedendosi su una sedia poco lontana dalla bambina e incrociando le braccia sopra i tavolo, inclinò il viso e chiese dolcemente -Vi siete divertiti?-
-Sì- Rispose infantile, annuendo con veemenza e saltellando sulla sedia mentre aspettava che l'uomo mettesse del cioccolato in polvere nel suo latte.
-Come stava Naruto?- Domandò lui, avvitando la tazza con il beccuccio e passandola alla piccola.
La donna carezzò i capelli corti di Sora -Bene, come sempre mi ha chiesto se io e te stiamo assieme-
-Potresti dirgli di sì, almeno lo faresti contento -Rispose con sarcasmo, ma sereno, estraendo il telefono dalla tasca dei jeans e rispondendo a qualche e-mail di lavoro, poi aggiunse- Un tizio con cui uscivo, una volta, mi ha chiesto se la bambina che tengo come sfondo del cellulare fosse mia figlia-
-Hai una foto di Sora sul telefono?- Domandò sorpresa, allungando il collo per sbirciare sullo schermo e notando le guance pallide dell'uomo colorarsi di un leggero rosato.
-È di quando siamo andati a pesca, mi piaceva lo sfondo- Borbottò, cercando di scacciare l'imbarazzo nella voce e accennando un mezzo sorriso verso la bambina, notando come li osservava interessata ed in silenzio, nonostante non comprendesse appieno i loro discorsi.
Sakura si posò il pugno chiuso su una guancia, osservandoli con affetto e mormorando, tornando ad ottenere la completa attenzione dell'uomo -Ne sono felice. Sei l'amico più prezioso che abbia mai avuto, Gaara-
-Ehm... Sì... Certo...- Rispose con fatica, tornando subito dopo a controllare il cellulare e celando il suo sguardo, completamente a disagio e ancora più rosso in viso di prima. In tutta una vita mai nessuno gli aveva mostrato così tanto affetto come facevano quasi ogni giorno Sakura e Sora, ancora non ci era abituato.
-Zio è rosso- Cinguettò improvvisamente, stemperando un minimo l'imbarazzo dell'uomo e facendo nuovamente ridere la madre in maniera genuina.
Sakura non aveva la presunzione di programmare nulla ormai del futuro, avrebbe preso le cose belle per quelle che erano e sarebbero venute. E seduta al tavolo di quella piccola cucina, con una Sora eccessivamente euforica e un Gaara innamorato perso di quella bambina speciale si sentiva, semplicemente, a casa.
E tanto le bastava.

   
 
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