Sono
a lavoro…non dovrei perdere tempo in questa maniera. Se il
mio capo mi scopre sono guai!!
Però…un’idea si è
impadronita di me e non riesco proprio a tenerla a freno.
Si
tratta di una storia nella storia. La storia d’amore di
Minako per il suo Alan (non so il nome originale di questo
personaggio…perdonatemi! Se me lo indicherete
cambierò!) Questa fanfic si baserà molto poco
sulla storia di questa coppia raccontata brevemente dall’anime.
Inventerò tutto di sana pianta ispirandomi un po’
alle esperienze personali (come sempre ^_^). Per la prima volta ho
quasi un’idea di tutta la storia, ho avuto una folgorazione.
Spero che vi piacerà.
Questo
primo capitolo è molto breve. Mi rifarò con il
prossimo. Fatemi sapere che ne pensate. Vi prego…sono niente
senza i vostri pareri! Accetto anche critiche, come sempre.
Ps.
Dedicata alla mia Mina che trascuro ultimamente ma che tengo sempre nel
cuore.
Chichilina
Non è stato semplice, no
davvero. Forse non lo è nemmeno ora ne lo sarà
mai.
So che dovrei essere forte, so che dovrei trovare nella mia natura
divina un sostegno superiore alla vita stessa.
Ma così non è.
Non sempre almeno.
Non c’è sostegno abbastanza solido quando ti
ritrovi sola, in una stanza chiusa a chiave, a fumare una sigaretta di
nascosto, appoggiata mollemente al davanzale della finestra, e con i
pensieri irrimediabilmente persi in un passato troppo lontano.
Non c’è conforto quando il cuore inciampa negli
ostacoli duri della memoria, non
c’è forza quando una sigaretta sembra una
confidente migliore delle amiche di tutta una vita.
Non fumo di solito.
Stasera si però. Stasera ho voglia di farmi male.
Sembrerà sciocco detto così ma… si
prova un piacere strano quando si ha la possibilità di
decidere per se stessi. Una sigaretta leggera è
l’unico danno al mio corpo che posso concedermi, ma me lo
faccio bastare.
Una vita di sport e cura personale è sempre stato il mio
imperativo. Chi mi conosce lo sa. Non per amor proprio, a essere
sincera, ma per l’assoluta coscienza di avere un compito che
vale più della mia stessa esistenza, un compito che non mi
concede autolesionismi ne sciatteria. Io sono una guerriera e come tale
devo servire la mia causa, e devo farlo nelle migliori condizioni
possibili. Ne sono fiera. Senza ipocrisie.
E’ come donna, come amante, come compagna, che disprezzo me
stessa. Incapace di difendere il mio amor proprio e lottare per un
sentimento che con guerre galattiche non aveva niente a che fare, non
mi resta che gridare in silenzio che sono la guerriera dell’
Amore, la guerriera che l’Amore aveva e che poi
l’ha perso.
Aspiro avidamente un’ altra
boccata…piano piano sento la mia testa rilassarsi e le mie
barriere abbassarsi. Presa da questa improvvisa libertà la
mia anima fugge. Ecco…quei maledetti, rocciosi, ostacoli
della memoria…ecco mi ricordo di quel primo primo sorriso.