13.
No.
Katniss,
non sei venuta ad aiutarmi.
Questa cella puzza. Puzza di un odore acre, che ti entra dentro e non ne esce più; non me ne libereró mai.
Le sbarre scattano spesso, ma è a mezzanotte che ho veramente paura. Loro vengono a prenderci, a mezzanotte.
Loro...
Non ci è permesso guardarli nel volto, sennò la pena aumenta, e ci infliggono torture peggiori del solito, non immaginabili da mente umana.
Abbiamo paura, ma non è semplice paura; è terrore, ma non solo terrore.
Sento le urla di Annie, ma soprattutto quelle di Johanna, che è più vicina e... e ormai le conosco a memoria tutte, come una vecchia canzone dalle note ormai plasmate.
La parola terrore non è abbastanza per descrivere ciò che proviamo.
Vai avanti Mi dice Johanna, Vai avanti.
Ma ogni volta che vado avanti rivedo te, ritrovo quegli occhi d'argento vivo, ed è come sbattere contro un muro.
Quegli occhi... quegli occhi che mai, mai avrei voluto vedere così iracondi e odiosi... perché so che non è reale. Non può esserlo.
Non è reale... mi dice Annie - eco lontana di voce flebile -, Non è reale.
Ma ogni volta che la tua immagine sovrasta le altre, la mia ragione se ne va, lasciando spazio a quella parte di me bugiarda e irrazionale. Non è reale.
Me lo ripeto nella testa, sai? Ogni notte, a mezzanotte, mi ripeto che non è reale, che non può esserlo.
Tu la ami Mi dicono, ma il mio dubbio non è certo questo. Io so di amarti.
La mia voragine, il mio vuoto è ricolmabile solo da ciò che tu non sai darmi; ma tu, Tu, Katniss Everdeen. Tu mi ami?
No.
Peeta
~Lettera mai spedita.~