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Autore: The Wretched And Divine    04/05/2016    0 recensioni
[Epico ]
«Un fiore non può sopravvivere senza la luce del Sole, e me ne rendo conto soltanto ora.» Sentenziò Ade, lasciando Persefone sola con i propri pensieri.
Genere: Malinconico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II


 
Era una bellissima giornata, così Persefone e le sue ancelle ne approfittarono per godersi un po’ di sole.
Decisero che sarebbero andate nel bosco che preferivano in assoluto: quello dove cresceva l’albero di ulivo più antico che si conoscesse e ai piedi del quale scorreva un fiumicello di acqua freschissima.
Demetra, come di consuetudine, andò con loro. Non lasciava mai la figlia da sola, sebbene non ci fosse alcuna particolare motivazione che andasse oltre il semplice desiderio di protezione materna.
«Madre, unisciti a noi! Kerkyra ha ideato un gioco davvero divertente!» Esclamò la fanciulla, piroettando su se stessa e agitando così la leggera veste di seta verde acqua che indossava.
La donna rifiutò cortesemente, augurando alla figlia e alle altre giovani buon divertimento.
Persefone, Kerkyra, Electra e Clio iniziarono a giocare insieme, formando una visione incantevole che Dementra osservava dall’ombra dell’ulivo: una danza di sete dai colori tenui accompagnata da un dolce suono di risate limpide come l’acqua di sorgente.
La mattinata passò così, tra giochi e risate sotto ad un cielo terso e senza la minima traccia di nuvole. Le cose però iniziarono a cambiare nel pomeriggio.
Mentre le fanciulle giocavano, il manto celeste mutò improvvisamente, passando ad un color grigio che non prometteva nulla di buono.
La madre di Persefone le richiamò, consigliando di tornare a casa, ma le ragazze dissero che un po’ di pioggia non avrebbe fatto male a nessuno e che sarebbero rimaste un altro po’ a giocare.
Demetra sospirò accennando un sorriso e scuotendo leggermente la testa: Persefone era sempre stata una bambina vivace e testarda, ovviamente sempre nei limiti del rispetto per la madre. Non ebbe però il tempo di finire di formulare il pensiero, che una folata di vento improvvisa spazzò la palla nel cuore del bosco, tra i gridolini allarmati delle ragazze.
«Bene, ve l’avevo detto che sarebbe stato meglio rientrare!» Predicò Demetra, alzandosi lentamente dalla roccia sulla quale era seduta. «Torniamo a casa, dai.»
Le giovani si incamminarono, discutendo sulle dilettanti attività nelle quali avrebbero potuto cimentarsi al riparo dalla pioggia.
Persefone camminava con loro e le udiva parlare, ma senza ascoltarle: per qualche strano motivo, stava pensando alla palla.
Si voltò e accertandosi che non la scoprissero, furtivamente si addentrò nel bosco.
Era la prima volta che fuggiva da sua madre, e la cosa le diede una certa inquietudine…ma doveva riprendere la palla.
Continuò a camminare fino a quando non raggiunse una radura che non aveva mai visto prima.
Circondata da alberi immensi e cupi, ai piedi di una roccia dal colore insolitamente scuro, spiccava l’oggetto che stava cercando.
Si avvicinò aggraziatamente per raccoglierla, sempre guardandosi intorno: il bosco non la convinceva per nulla e pensò che avrebbe fatto meglio a sbrigarsi.
Stava per andarsene, quando udì un rombo assordante che quasi la disorientò; sempre più impaurita, Persefone iniziò a correre verso l’uscita del bosco.
Non riuscì a percorrere nemmeno due metri, però, che udì una seconda volta quel rombo disumano; questa volta però fu accompagnato da quello che la ragazza credeva essere un terremoto: la terra cominciò a tremare sotto ai suoi piedi, e la fanciulla non potè più trattenere un grido di terrore.
Davanti a lei, enorme e possente, era apparso un carro nero e oro, trainato da quattro cavalli neri come la notte.
Persefone immediatamente chiamò aiuto, ma la figura che si sporse dal carro e le afferrò il braccio non le diede il tempo di nemmeno di pensare.
Venne caricata di peso sul carro e svanirono, lasciando solo una nube di fumo nero a testimonianza dell’accaduto.  
  
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