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Autore: Heavensent    05/05/2016    3 recensioni
SPOILER per chi non ha visto decima e undicesima stagione.
Davanti alla proposta della Morte, Dean accetta la soluzione che gli sembra la più ovvia. Farsi mandare in un luogo lontano per far sì che il Marchio non faccia più del male a nessuno.
Dean sparisce nel nulla, accettando di andare via per sempre, per non fare più del male né a se stesso né agli altri. Sam e Castiel non si arrendono, e lo cercano ovunque. Dean però non sa nemmeno più della loro esistenza.
Riusciranno a trovare il cacciatore? E soprattutto, sarà lo stesso Dean che conoscevano?
DESTIEL, ma non nei primi capitoli. E' una what if ma anche una missing moment tra la decima e l'undicesima stagione.
Genere: Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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IMPORTANTE: ho un annuncio da fare e anche molto sofferto. Purtroppo sono costretta a sospendere questa fan fiction a tempo indeterminato. E' una cosa che solitamente non faccio MAI, perchè sono abituata a iniziare a pubblicare quando le mie storie sono finite. Stavolta ho voluto fare uno strappo alla regola pensando che la pubblicazione mi avrebbe stimolato a scrivere, e invece non è stato così: non solo, ma alcune cose che avevo effettivamente pensato di scrivere sono comparse nelle puntate dell'undicesima stagione oltre ogni mia aspettativa e sopratutto nella 11x20 che ho visto questa sera. Ci ho pensato e ho deciso per il momento di sospenderla in attesa di idee più originali e che si discostino veramente dalla trama, perchè rischio di fare (anche inconsciamente) confusione fra la mia storia e quella che si sta realmente svolgendo. Ora, dato che per regolamento io non posso solo comunicare la sospensione, allego comunque il terzo capitolo che avevo già scritto. Mi scuso con tutti quelli che stavano seguendo e che hanno recensito. Probabilmente pubblicherò altre cose. Intanto, buona lettura!

 


3.

Sam e Castiel, vestiti come federali, si avvicinavano in modo circospetto allo sceriffo che dava alcune indicazioni su come decespugliare quegli strani rovi neri. Appena avevano sentito di questo strano fenomeno naturale sviluppatosi proprio in Tennessee, che era uno dei luoghi nominati più di frequente quando si parlava di Caino nei documenti che avevano studiato, si erano precipitati subito.
-Agenti Gabriel e Collins- spiegò Sam mentre lui e l’angelo mostravano i distintivi-ci può spiegare cosa è successo esattamente?
Lo sceriffo, un uomo annoiato con degli enormi baffi, sbuffò:-I federali? Che ci fanno i federali per due piantine secche? Comunque sia sono spuntate queste cose all’improvviso, un giorno non c’erano, il giorno dopo erano tutte cresciute attorno a quel rimasuglio di edificio là in mezzo. Le ha trovate il signor Brown, un assiduo frequentatore della zona.
-E’ una situazione molto pericolosa, signore- spiegò Castiel, in quel suo tono grave che per fortuna passò credibile in quella situazione- potrebbe essere un problema di avvelenamento del terreno. Sarà meglio sgomberare la zona, è probabilmente pericoloso per l’uomo.
Lo sceriffo dopo un impercettibile espressione di allarmismo cominciò a chiamare tutti gli operai. Probabilmente tornare in centrale davanti alla scrivania non gli dispiaceva nemmeno più di tanto.
-Bella mossa quella dell’inquinamento-disse Sam senza guardare Castiel ma già perlustrando la zona- hai imparato bene a mentire.
Castiel fece un piccolo sorriso a mo’ di ringraziamento, e cominciarono poi a perlustrare la zona.
Le piante erano poco più basse di lui, dure come tronchi, ma scure come se fossero bruciate. Non una foglia, non un fiore. Solo spine.
Sam se si metteva in punta di piedi poteva vedere l’edificio barcollante.
-Sembra quasi che vogliano proteggere qualcosa, no?-chiese il cacciatore voltandosi verso Castiel, alzando il sopracciglio.
L’angelo annuì:-Lì dentro potrebbe esserci un indizio importante. Il fatto che siamo in Tennessee non mi sembra una coincidenza.
Sam annuì:-Il problema è come le oltrepassiamo.
Castiel si guardò intorno con circospezione, poi allontanò Sam con una mano. Puntò l’altra verso i rovi, sprigionando con forza la sua Grazia, che gli illuminò gli occhi. Era ancora stanco per l’incantesimo di Rowena ma ancora in grado di abbattere una foresta di rovi.
Creò una sorta di sentiero abbattendo quelli davanti al portone dell’edificio che solo in quel momento si rivelò essere una chiesa. Mentre si avvicinavano Castiel ne potè sentire l’influsso, la sensazione del terreno consacrato che sapeva un po’ del suo Paradiso. Ma c’era anche qualcosa di oscuro, di inquieto, che non lo faceva stare tranquillo.
Arrivati al grande e scuro portone di legno, lo spinsero senza troppi sforzi. La chiesa era poco illuminata e quasi completamente vuota. Restava solo qualche panca semi distrutta. Il crocifisso non aveva più il Cristo, le statue erano sbeccate e scolorite. Alcune vetrate colorate erano rotte in più punti, facendo entrare degli spiragli di luce che colpivano diffusamente il pavimento impolverato.
-Non c’è nulla qui-disse Sam sconsolato, andando a vedere la zona dietro l’altare. Nulla:-Doveva essere una chiesa rurale. Essenziale, in mezzo alla campagna, pochi posti a sedere.
-No Sam, non è tutto qui. C’è qualcos’altro. Sento che..-non riuscì a terminare la frase. Del sangue stava uscendo dal bordo dell’occhio del suo tramite.
-Cas! Che succede?-Sam preoccupato gli si avvicinò.
-E’ nel sottosuolo Sam. E’ una forza che…-gemette dal dolore, inginocchiandosi.- viene da lì- indicò con mano tremante una targa per terra, a grandezza d’uomo. Una scritta in latino interrotta da alcuni solchi nel marmo la sovrastava, rendendola incomprensibile. Castiel era troppo debole per aiutarlo, quindi Sam afferrò un vecchio pezzo di ferro e riuscì a fare leva sulla porta della cripta: quando la aprì, mostrò una scala impolverata che portava a una stanza buia. Castiel intanto emetteva altri gemiti di dolore, poggiandosi a una delle panche superstiti.
-Resta qui Cas, torno subito.
Sam afferrò la torcia e si avventurò per la scaletta, scostando le ragnatele distrattamente con una mano. La cripta era abbastanza profonda e lunga rispetto alla chiesa che la sovrastava, Sam oltrepassò le tombe e una piccola stanza adibita a luogo di culto. Poi lo vide: sdraiato a pancia in su, su una semplice piattaforma di pietra, Dean era lì: con gli stessi abiti che aveva il giorno della sua scomparsa. Sam si precipitò da lui, gli prese il viso tra le mani e lo scosse:-Dean!-lo chiamò, senza ricevere nessuna risposta. Controllò il suo battito ed era regolare, la pelle calda e il respiro profondo. Sembrava una sorta di coma. Non ci pensò due volte e caricando un po' a fatica il corpo del fratello sulle spalle, si alzò. Subito la terra sotto di lui cominciò a tremare. Nello sforzo di sollevare Dean gli era caduta la torcia, che fortunatamente faceva una lunga scia di luce verso i primi gradini. Cercò di correre pur con quel peso sulle spalle, raggiunse i gradini poco prima che la pietra sprofondasse sotto di lui.
-Che succede?- urlò Castiel quando lo vide salire in tutta fretta, ma la vista del corpo di Dean apparentemente senza vita lo zittì completamente.
-Va Cas, corri!
Castiel fece di meglio, facendo affidamento sulle poche forze delle sue ali ferite sfiorò Sam e si ritrovarono a terra, sulla strada, oltre i rovi neri. Fecero appena in tempo a voltarsi per vedere la piccola chiesa che sprofondava in una voragine.

Non si scambiarono una parola mentre caricavano il Dean sul sedile posteriore dell'Impala e sfrecciavano verso casa. Sam sperava che qualunque fosse stata la forza che aveva distrutto la chiesa, con il chiaro intento di non farli scappare, non li seguisse fino al bunker e soprattutto sperava che quel rifugio li avrebbe protetti. Castiel intanto accanto a Sam tossiva qualche goccia di sangue e si accasciava su se stesso. L'incantesimo di Rowena ancora lo destabilizzava ma non era solo quello: la forza presente nella chiesa era un qualcosa di fortemente demoniaco. E solitamente in questo erano gli angeli a vincere, la loro grazia era estremamente più forte del peggiore dei demoni. Ma il suo tramite e la sua essenza erano fortemente debilitati. Ma il fatto di vedere Dean sul sedile posteriore gli aveva dato conforto.
Quando arrivarono al bunker misero Dean sul suo letto. Sam ricontrollò i parametri. Fisicamente sembrava stesse bene. Il marchio era ancora lì, ma almeno Dean era vivo e questo era già qualcosa. Castiel tossì ancora un po' di sangue e Sam lo guardò un po' apprensivo:-Forse dovresti riposarti anche tu..
-Sto bene- mentì l'angelo, senza distogliere lo sguardo dal cacciatore steso sul letto- cosa pensi che gli sia successo?-chiese poi rivolto al minore.
Sam alzò semplicemente le spalle. Non ne aveva idea. Stettero in silenzio per un po', entrambi osservavano il corpo inerme di Dean che pareva profondamente addormentato. L'unica persona che a Sam veniva in mente, a cui poteva chiedere aiuto, era Rowena. In realtà quella strega non aveva fatto nemmeno il suo dovere, non era nemmeno riuscita a portare a termine l'incantesimo, Dean era stato più veloce nello stringere il patto con la Morte. Però aveva il libro dei dannati, forse c'era qualcosa anche per la sua condizione. Ma proprio non se la sentiva di lasciare Dean nel bunker per andare a cercare Rowena. E quasi sicuramente era con Crowley, e Sam rabbrividì a pensare al loro ultimo incontro: per la prima volta dopo anni il demone gli aveva fatto realmente paura, gli aveva fatto credere che sarebbe morto, ma la promessa della vendetta gli faceva ancora più paura. Doveva agire con cautela, pensare alla strategia.
-Forse dovremmo fare una ricerca. Dovremmo cercare di spulciare i libri che parlano di coma apparenti e cose del genere. Ricordo che ci sono successe cose simili, a volte, dovrei fare un elenco..- si avviò verso la biblioteca e Castiel lo seguì. Sam prese alcuni volumi dalla libreria e li mise sul tavolo, poi prese carta e penna e cominciò a ricordare quando lui o Dean si erano ritrovati addormentati contro la loro volontà, in situazioni tra la vita e la morte, si ricordò anche di quando Bobby si era ritrovato in una sorta di mondo dei sogni, che in realtà era di incubi, da cui non riusciva a svegliarsi. Annotava tutto man mano che se lo ricordava, sfogliando anche uno dei libri. Castiel lo imitò, ma non riusciva a stare tranquillo.
-Sam, vado a leggere di là.
Non aggiunse spiegazioni e con due o tre volumi sotto braccio si diresse alla camera di Dean. Abbandonò un attimo i libri ai piedi del letto, poi si sedette sul materasso, affiancando il corpo di Dean. Portò una mano sul suo viso, la sua pelle era calda al tatto. Gli accarezzò lievemente la barba corta:-Dean...-mormorò a bassa voce, pur sapendo che non poteva sentirlo. Avrebbe voluto dirgli che gli prometteva che l'avrebbe svegliato, che non poteva fargli questo, che temeva che quel sonno diventasse qualcosa di più, troppo profondo, e lui si sentiva come se qualcosa fra loro fosse rimasto in sospeso e non voleva che fosse così. Ripensava a quando si erano picchiati nel bunker, a quando Dean l'aveva quasi ucciso: “La prossima volta non sbaglierò” gli aveva detto andandosene, dopo aver infilzato la spada angelica in un libro.
Non poteva essere stato quello il loro ultimo dialogo, Castiel non l'avrebbe permesso.
Avvicinò la sedia al letto di Dean, si posizionò vicino alla luce e silenziosamente si mise a leggere.

***

Dean entrò in camera da letto. Era molto stanco, voleva solo andare a dormire, ma Lisa non faceva altro che parlare, parlare, parlare quella sera. Da quando era diventata così logorroica? Gli aveva fatto venire un gran mal di testa. Avevano finito per litigare a cena davanti a Ben, che mogio mogio aveva tenuto la testa bassa con gli occhi puntati sul piatto per tutto il tempo. Lisa lo aveva raggiunto in camera da letto mentre lui toglieva la camicia tenendo solo la maglietta a maniche corte, sfilò anche la collana regalatagli da Sam anni prima e la poggiò sul comodino.
-Dean, non avevo ancora finito. Mi stai ascoltando almeno?
Dean si voltò spazientito e alzò gli occhi al cielo:-Sì ti ho sentita. E io ti ho detto che sono molto stanco. Lo so che vi avrei promesso di portarvi fuori questi week-end ma...
-Cristo Dean, hai un negozio di cd, non hai chissà quale impresa. Puoi prenderti qualche giorno libero no? Lo avevi promesso, anche la tua famiglia ha bisogno di te.
Dean odiava quando il suo negozio veniva etichettato come “solo” un negozio. Ci aveva messo tutto se stesso per tirarlo su, quando aveva comprato il locale era una vecchia stanza sporca e malconcia, lui si era rimboccato le maniche e lo aveva sistemato da zero, e contrario all'opinione del padre che avrebbe voluto che lui e Sam lo aiutassero in officina, aveva realizzato il suo sogno. La verità era che non aveva nessuna scusa per non prendersi qualche giorno di vacanza, ma da qualche giorno si sentiva strano. Aveva delle strane visioni. In realtà ne aveva avute molte di più di quante ne ricordasse, ma qualcuna gli era rimasta impressa nella memoria. Succedeva quando faceva o vedeva cose particolari. Bastava un programma tv, una frase detta da qualcuno, un odore, un sapore. Subito aveva delle fitte alla testa e immagini ben nitide nella sua mente, che gli davano la sensazione di un deja vù, ma un deja vù senza senso. Cose che non poteva aver mai fatto o mai vissuto. A volte c'erano nelle sue visioni persone e luoghi che conosceva, ma sotto una veste diversa. Preferì non dire nulla a Lisa, per non spaventarla, ma se non gli fosse passato tutto questo sarebbe sicuramente andato da un medico. Non che la cosa lo entusiasmasse ma stava impazzendo, non aveva molta scelta.
-Scusa, hai ragione- si arrese infine, senza rivolgere lo sguardo verso Lisa e passandosi una mano sul collo, come a massaggiarlo- è che in questi giorni le vendite non vanno benissimo- mentì-Sono solo un po' preoccupato e vorrei fare gli straordinari.
Lisa sospirò, addolcì lo sguardo e gli si avvicinò. Gli prese il viso fra le mani e fece scivolare lentamente le dita lungo il suo collo, poi lungo i fianchi e la schiena. Si strinse a lui e lasciò che anche Dean la stringesse, e il ragazzo si calmò sotto il suo tocco: Lisa essendo una istruttrice di yoga conosceva il corpo e sapeva che punti toccare per far star bene Dean.
-Scusa tesoro, avresti potuto dirmelo da subito..se sei preoccupato per il negozio prenditi il tempo che vuoi. Sarà per un'altra volta.
Dean annuì, mentre Lisa aveva cominciato a baciargli il viso, il mento, e poi il collo. Dean le accarezzò i capelli esponendo la pelle ai suoi baci. Era da tanto tempo che non si concedevano del tempo tutto per loro, lo realizzò in quel momento. Portò le mani sotto la sua camicetta, poi sul davanti e cominciò ad aprire i bottoni uno ad uno, con movimenti lenti ma decisi. Quando Lisa risalì lungo il collo per baciargli le labbra, lui le stava già accarezzando il seno ancora racchiuso dal reggiseno, facendo scivolare poi le mani sull'apertura di quest'ultimo. Poco dopo erano sul letto, si baciavano famelici, cercando di togliersi i vestiti l'un l'altro senza separare il contatto fra le loro labbra. Ma quando ormai completamente svestiti, Dean le cinse il corpo con le braccia, Dean provò un dolore simile a quello che si era ripetuto nei giorni passati, solo più forte. Non era solo la testa a scoppiargli ma anche il petto sembrava stesse per andargli in frantumi. Si separò dal corpo di Lisa accasciandosi sul letto, il dolore era così forte che non sapeva se tenersi la testa o il petto.
Sentiva qualcuno che lo chiamava, una voce da uomo che non conosceva. Era calda, e roca, e lo chiamava come se avesse bisogno di lui, come se lo stesse cercando.

***

-SAM! Sam corri!- Castiel cercava di tenere fermo Dean sul letto. Improvvisamente aveva cominciato ad avere delle convulsioni, non apriva gli occhi e non emetteva alcun suono. Solo il suo corpo si muoveva convulsamente, e anche con spasmi che apparivano parecchio dolorosi. Sam raggiunse la camera del fratello il prima possibile.
-Non puoi fare nulla Cas?-gli chiese Sam trafelato, mentre entrambi cercavano di tenerlo fermo.
Castiel respirò profondamente:- Ci provo.- posò una mano sul petto di Dean e come se avesse dovuto guarirlo da una ferita, si espanse nella stanza una luce bianca davanti alla quale Sam fu costretto a coprirsi gli occhi.
Dean si era fermato, e respirava di nuovo normalmente, immobile, abbandonato sul letto, e Castiel si era accasciato a terra privo di sensi.

***

Dean prese un respiro profondo. Il dolore era passato, davanti a lui una scena che aveva già visto altre volte.

Dean..ti prego.

La cravatta, il sangue, gli occhi azzurri. Ma che voleva dire? Poi di nuovo tutto normale. Lisa chinata su di lui, preoccupatissima, gli occhi sbarrati e lucidi, la camicetta aperta sul petto nudo e i capelli scompigliati:-Oh Dean, stai bene?
Stava inaspettatamente benissimo. Si passò le mani sulla testa e sul petto:-No Lisa, non sto affatto bene in questi giorni. Forse dovrei andare dal medico.
Lisa in quel momento ebbe un cambio repentino di espressione che Dean non seppe spiegarsi. Senza dire una parola si tolse gli ultimi indumenti rimasti, si avvicinò all'armadio e mise un pigiama, con tutta la calma possibile, come se il suo compagno non si fosse appena contorto sul letto preso dai dolori lancinanti.
-Non è successo nulla Dean, tu stai benissimo. Dai, ora mettiti qualcosa e andiamo a dormire.
Il ragazzo respirava affannosamente, stava capendo sempre meno quelle crisi. Così non replicò, mise i boxer e una maglietta e si stese a letto vicino a Lisa.

La mattina dopo, il sonno aveva cancellato il ricordo del sangue, della cravatta, degli occhi azzurri.



Scusatemi ancora per la sospensione. A presto..spero! 

  
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