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Autore: Drinny_forever    06/05/2016    1 recensioni
in questa storia il nostro Derek scoprirà che è più facile sopravvivere ad una bomba nucleare che tornare a Beacon Hills
Genere: Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Togliere tutti i vetri rotti conficcati nella schiena di Derek fu un lavoro lungo e alquanto disgustoso. L’avevano fatto stendere sul divano  pancia in giù e Malia (che era quella con più sangue freddo) gli aveva tolto tutti i pezzi di finestra rotta insanguinata. A un certo punto il licantropo aveva smesso di sussultare per il dolore o di ringhiare, era rimasto semplicemente lì, semi-svenuto, ad aspettare che finisse.
Quando Malia finì tirarono tutti un sospiro di sollievo, le ferite sulla schiena del cugino si stavano rimarginando con una lentezza esasperante, ma sia sarebbe ripreso.
-Ragazzi, dobbiamo andare a cercare Lucinda – disse Stiles in preda all’ansia, pentendosi amaramente di averle permesso di inseguire quella cosa. Derek lo avrebbe ucciso una volta rinvenuto.
Scott si passò una mano tra i capelli pensando alla prossima decisione da alpha da prendere. Ci rifletté un po’ su e infine disse: -Allison, Lydia, controllate se è andata da Deaton o a casa di qualcuno di noi. Stiles, tu rimani qui e vedi se si fa viva. Io, Malia e Liam cercheremo di seguire le sue tracce – aveva tirato fuori il suo tono duro che non ammetteva repliche, anche se sapeva che separarsi non era mai una grande idea.
Il branco lasciò Stiles e Derek da soli nel loft. Il lupo non riusciva a recuperare le forza ma non per colpa delle ferite: c’era stato qualcosa in quel mostro, qualcosa di orrendo che l’aveva completamente prosciugato, come se gli avesse risucchiato tutta la forza. Non aveva mai provato una cosa del genere e non gli piaceva.
Stiles si sedette vicino al divano, sulla sedia occupata precedentemente da Malia. Prese un asciugamano e iniziò a pulire Derek dal sangue, il lupo lo lasciò fare senza sapere il perché gli facessero piacere tutte quelle attenzioni da parte dell’umano.
Il ragazzo non stava facendo troppo caso a quello che faceva, lo faceva e basta. La sua mente lavorava a un ritmo frenetico.
Perché dei mostri infernali dovrebbero disubbidire al loro dio per uccidere gente apparentemente a caso?
E anche se non stessero disubbidendo, perché Ade dovrebbe uccidere degli esseri umani se tanto prima o poi sarebbero morti comunque?
E poi perché metterli in contatto con dei potenziali alleati? Ovvio, a quasta domanda poteva rispondere. Era una sfida, come dire: “collaborate pure tanto non riuscirete a batterci”  
Derek si girò e afferrò bruscamente il polso di Stiles. Si era stancato di farsi curare. Sentì l’umano sobbalzare sorpreso
-il tuo pensare frenetico è decisamente fastidioso- disse Derek col suo fare da grande lupo cattivo. Stiles fece un sorrisetto obliquo che il maggiore trovò decisamente irritante –scusami sourwolf, la prossima volta mi butto in bocca al primo mostro che passa senza un aver pensato a un piano-
-sarebbe meglio.- ringhiò in risposta Derek facendosi più vicino al viso del ragazzo. Stiles cercava di ostentare un indifferenza che in realtà non aveva, non era mai realmente indifferente quando si trattava di quel musone di un lupo.
-e smettila di chiamarmi sourwolf- puntualizzò l’uomo stringendogli più forte il polso. L’umano ignorò il commento di Derek e abbassò lo sguardo sulla mano sua mano che gli circondava il polso. –grazie- mormorò –per esserti messo di fronte a me quando la finestra è esplosa- continuò trovando a malapena il coraggio di alzare gli occhi e di guardare Derek in faccia. Lui sarebbe stato abbastanza svelto da mettersi in salvo, da pensare a se stesso. Non l’aveva fatto. Aveva pensato prima a Stiles.
L’umano poi fece una cosa di cui si pentì amaramente in seguito: si spostò in avanti e schioccò un rapido bacio sulla guancia del licantropo, poi si scansò in fretta senza dare a Derek possibilità di reagire
-ma non farlo mai più- aggiunse poi scappando al piano di sopra.
                                                            ****
Lucinda vedeva la Furia, le stava alle calcagna. A lei e agli altri ragazzi sarebbe bastato continuare a indirizzarla verso il vicolo cieco che stavano puntando e sarebbero riusciti ad accerchiarla.
Quando imboccarono la stretta stradina tra i due palazzi il mostro cominciò a volare in verticale per passare sopra il muro, dando ai giovani semidei il tempo di raggiungerla. Con una mossa svelta, Annabeth lanciò il suo pugnale infilzando la punta dell’ala della Benevola e inchiodandola al muro. Percy finì il lavoro mozzandogli entrambe le ali con la sua spada.
Il mostro cadde rovinosamente a terra strillando per il dolore e agitando furiosamente i moncherini dietro la schiena
-parla- Lucida sintetizzò i pensieri di tutti puntando la sua spada verso la creatura, quella fece una specie di risata, un suono stridente e fastidioso, poi si accorse della presenza Nico e smise subito
- si parla, così mi risparmi le seccature- commentò annoiato il figlio di Ade, pungolando la Furia con la punta della lama di ferro dello Stige. Adesso la Benevola sembrava decisamente più impaurita.
-Sciocchi- sibilò il mostro ai piedi dei ragazzi –non potete fermarci- continuò con un sorriso macabro, mettendo in mostra tutte le zanne
-scommettiamo?- chiese Lucinda con il suo solito cipiglio impertinente. Il mostro scosse la testa, divertito da quei giovani eroi che credevano di poter salvare tutti, che goduria sarebbe stata potergli mozzare la testa una volta che questa storia sarebbe finita.
 –lui ci darà tutto- sentenziò la Furia, poi si lanciò contro la spada sguainata di Lucinda in un vero e proprio suicidio. Non fu abbastanza svelta a scansarsi e la lama entrò nel petto del mostro fino all’elsa, quello si trasformò in sabbia e si sbriciolò, lasciando i semidei con un pugno di mosche.
Il tragitto di ritorno verso casa è sempre più faticoso se lo percorri post-combattimento. Nell’ultimo tratto del viaggio Percy si offrì di portare Lucinda sulle spalle. –dai Lu, salta su- insisté il ragazzo dopo un suo iniziale rifiuto. A sentirsi chiamare di nuovo Lu la ragazza cedette e gli saltò sulla schiena. Tutti al campo mezzosangue la chiamavano Lu, lo facevano le persone di cui si fidava. “sarebbe carino” pensò mentre appoggiava la testa sulla spalla di Percy e chiudeva gli occhi “se anche i ragazzi del branco mi chiamassero così”.
I giovani semidei stazionavano del loft di Derek da due giorni ormai e il branco passava lì tutto il pomeriggio. A Derek infastidiva avere tutte quelle persone in casa propria, ma era l’unico posto abbastanza grande da ospitarli tutti, in più sua nipote si divertiva molto con i suoi amici mezzosangue. Adesso stava intraprendendo una pigra lotta con Nico, seduta sul pavimento di casa: lei cerco di dargli un finto pugno sulla mascella ma il ragazzo le afferrò il polso e, con una mossa decisa, le tirò il braccio in modo da farle torcere il busto e dargli le spalle. Lucinda però a metà mossa afferrò la caviglia dell’amico e diede uno strattone facendolo finire disteso sul pavimento , scoppiò a ridere e si fece tirare a terra da Nico che ancora la teneva per il braccio; sembravano due cuccioli di leone che giocavano a combattere.
Improvvisamente la semidea smise di sbeffeggiare Nico per essere caduto così facilmente e si rialzò di scatto aggrottando le sopracciglia –Stiles – chiamò la piccola Hale. L’umano sollevò lo sguardo dalla mappa di Beacon Hills dove erano stati contrassegnati i luoghi del ritrovamento dei cadaveri –anche tu dovresti imparare a combattere- disse decisa.
- Lu – disse sospirando l’umano. Ormai la chiamava con quel soprannome, che a parer suo le stava molto meglio del suo vero nome –non è che io abbia chi sa quale forza atletica- continuò stringendosi nelle spalle
-e lo ha ampiamente dimostrato- commentò Isaac prendendolo in giro. Quei due non erano mai riusciti ad andare d’accordo.
-se Percy è riuscito a capire cos’è un paradigma di un verbo greco, allora io posso insegnarti a combattere.- controbatté la piccola di casa con un ghigno divertito
- Hey!- provò a protestare offeso Percy, subito interrotto da un occhiataccia da Annabeth.
Lucinda sapeva di poter ottenere tutto quello che voleva quando si trattava di Stiles. Diamine! Dirle di no era davvero impossibile e entrambi lo sapeva bene. L’ umano accetto, rassegnato al suo destino e gli occhi verdi della ragazzina si illuminarono. Almeno avrebbe smesso di usare Nico come punching ball.
La prima lezione si sarebbe tenuta l’indomani.
Derek guardò tutti i presenti formare una strana armonia tra di loro, una sorta di fragile equilibrio, poi guardò sua nipote correre da una parte all’altra del loft, giocare ad acchiappar ella con Annabeth e cercare coccole da tutti. Era entrata nella sua vita e l’aveva scombussolata e lui l’aveva amata, fin da quando l’aveva vista nell’appartamento di Peter , ferita, scombussolata e triste, ma in piedi e a testa alta, pronta a combattere. L’aveva amata fin da quando aveva visto gli occhi verdi di Laura di quelli di Lucinda.
Poi i suoi occhi si spostarono verso l’altra persona che gli stava mettendo la vita a soqquadro. Stiles era intento a fare congetture su chi potesse essere il “lui” che avrebbe dato tutto alle benevole. Derek guardò il modo in cui aggrottava le sopracciglia quando pensava e quel modo adorabile che aveva di mordicchiarsi il labbro quando era sovrappensiero. Ripensò a quel bacio che gli aveva rubato giorni prima, lui si era limitato ad accantonare l’episodio, però se ci ripensava sentiva una strana stretta allo stomaco.  Scosse la testa e mise da parte quel pensiero, l’amore non gli avrebbe fatto altro che male
                                                       ****
Lucinda afferrò il braccio di Stiles, si girò e, con una mossa ben calcolata, riuscì ad usare il peso del ragazzo contro di lui buttandolo a terra. Scoppiò a ridere alla vista della faccia sconvolta del suo avversario, la lezione era iniziata da un quarto d’ora e questa era la quarta volta che lui finiva al tappeto.
- scusami- disse la piccola Hale tenendosi la pancia dalle risate. –ma è troppo divertante-
- Derek – chiamò Stiles facendo il finto offeso –tua nipote non la sta prendendo seriamente- il licantropo in questione era comodamente stravaccato sul divano a leggere un libro e non dava l’impressione di voler prestare attenzione ai due combattenti.
-lei non prende mai niente seriamente- rispose tranquillamente l’uomo  senza smuoversi
-okay faccio la seria- disse la ragazzina asciugandosi gli occhi dalle lacrime che le avevano inumidito gli occhi per le troppe risate. – Devi tenere le braccia più in alto se vuoi difenderti bene- gli consigliò rimettendosi in posizione. Stiles si rialzò e si rimise in posizione ma fu inutile: anche quella volta fu sbattuto a terra.
-vacci piano con lui Lu, è solo un principiante- la ammonì Derek senza alzare gli occhi dal libro.
C’erano solo loro tre nel loft:  i semidei erano scesi negli inferi per fare una chiacchierata con Ade sul comportamento disdicevole delle creature al suo servizio e il resto del branco era a scuola. In realtà anche Stiles e Lucinda avrebbero dovuto essere a scuola, ma nessuno dei due aveva una voglia particolare di andarci, soprattutto Lu che aveva il salto delle lezioni facile.
Stiles continuò a cercare di bloccare gli attacchi della semidea per altre due ore buone, finche non gli iniziarono a dolere le braccia. Più o meno al miliardesimo tentativo, l’umano riuscì a intercettare il gancio destro della semidea a farla cadere a terra. La ragazzina gli sorrise da sottinsù e gli fece un applauso. Stiles alzò le braccia al cielo ed esultò, incredulo per esserci riuscito. L’espressione del viso di Lucinda cambiò e si impensierì,  chi non la conosceva avrebbe potuto pensare che le sia venuto in mente chi sa quale ragionamento filosofico, ma alla fine disse solo: - Ho voglia di dolci-  e andò a passo di marcia verso la cucina
- E quando mai- rispose ironicamente Derek. Lei gli fece una linguaccia in risposta.
 Lucinda aveva una vera e propria fissazione per i dolci, al campo mezzosangue aveva chiamato il suo cavallo marshmallow e aveva talmente tanti dolciumi nascosti sotto il letto che avrebbe potuto risolvere il problema della fame nel mondo.
Stiles andò a sedersi sul divano accanto a Derek. Gli facevano male le braccia e le gambe, quella piccola peste lo aveva sfiancato.
Il licantropo si rendeva dolorosamente conto di quanto Stiles fosse vicino, avrebbe potuto toccarlo solo spostando di poco la mano ma non lo fece. L’umano si tirò le ginocchia al petto e appoggiò la testa allo schienale del divano, sentiva la stanchezza che cercava di fargli chiudere gli occhi. Erano giorni che non dormiva, non ci riusciva, ma in quel momento si sentiva al sicuro vicino a Derek. Avrebbe voluto appoggiargli la testa sulla spalla e dormire per sempre e non poteva farlo, così si limitò a guardarlo con gli occhi velati dalle chiglia chiare. Era dannatamente bello e Stiles dovette trattenere un sospiro da ragazzina innamorata.
La porta del loft si spalancò di colpo rivelando uno Scott ansante. Derek non ne aveva sentito i passi, era stato troppo concentrato sul battito cardiaco di Stiles che aveva accelerato quando l’aveva guardato.
-abbiamo un altro cadavere-   




ciao persone!!!
sono tornata con questo nuovo cappy per torturarvi i neuroni :*
per chi non lo avesse capito la storia è ambiantata dopo la sconfitta del nostro caro vecchio nonno Crono
spero che vi siate divertiti a leggere questo capitolo quanto io mi sono divertita a scriverlo
mi raccomando recensite, by :*

   
 
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