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Autore: Lesye    06/05/2016    4 recensioni
La protagonista ha seri problemi a relazionarsi con l'altro sesso. Fa palesemente di tutta l'erba un fascio, giudicando tutti gli uomini inutili, bugiardi e arroganti. Ma la nostra eroina, riuscirà davvero a mantenere le distanze da questi “uomini pericolosi”?
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Lysandro, Nathaniel, Un po' tutti
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sorelle E Incontri.















Feci davvero fatica ad addormentarmi, quella notte mi girai e rigirai nel letto. Mi sentivo strana, il cuore non aveva smesso di sussultarmi e, anche a cena con mi madre ero diversa. Avevo un velo di imbarazzo che, mi era calato da quando me ne ero andata dall'atelier. Sentivo un groppo in gola quando, pensavo a Lysandro. Il suo nome, risuonava davvero in un modo strano nella mia testa, mi faceva fare blackout. Prima di dormire, con la sola luce del cellulare rilessi più volte la sua poesia, immaginando almeno quattro finali diversi. Poi il vuoto, con ancora quel pezzo stracciato tra le mani calai nelle braccia di morfeo.
Era piuttosto raro svegliarmi in una posizione decente, infatti non avevo nemmeno incasinato le coperte, miracolo. Mi alzai svogliatamente, non mi sentivo per niente fortunata oggi. Mi sbrigai nel bagno, passando la solita routine quella che, ormai si ripeteva da sempre; doccia, capelli, trucco.
Poi, mi misi davanti all'armadio con le mani poggiate su i fianchi, ad osservane il contenuto. Non avevo idea, non sapevo proprio che mettere.
Il mio sguardo passò alla finestra, il tempo era davvero nuvoloso. Presi una di quelle felpe lunghe XXL che, mi arrivava alle ginocchia. Mi sentivo protetta e al caldo, ci infilai di sotto delle calze nere e misi gli anfibi con le borchie sulle punte. Siccome il giubbotto di pelle non entrava con quel felpone, presi il parka. Prima di scendere al piano di sotto mi osservai allo specchio, i miei lunghi capelli biondi erano arrivati oltre l'ombelico e, lisci facevano davvero un bell'effetto. Mi spostai dalla stanza contenta, scollando ogni tanto la testa per vederli oscillare, quando mi accorsi che mia madre mi stava osservando.
- “Sembri allegra!”- Constatò felice mentre, poggiava sul tavolo una tazza di caffè fumante.
- “Non più del solito.”- La contraddissi, sedendomi ed afferrando il recipiente caldo.
- “Finalmente oggi riusciamo a fare colazione insieme.”- Disse, mentre si spostava freneticamente pulendo il bancone della cucina.
- “Come va la galleria?”- Chiesi, assaporando il dolce caffè della mattina, quello che ti carica, nulla era meglio del primo.
- “Benone, dovrei iniziare a lavorare a nuovi dipinti.”- Per tutti questi anni, sentivo sempre l'odore della tempera addosso a mia madre. Ormai era diventato il suo
profumo, una parte di lei.

- “Non ti stancare troppo, comunque adesso devo scappare!”- Mi mossi rapida, dandogli un bacio sulla guancia.
- “Ah, vero! Il tuo fidanzato ti stava aspettando fuori.”- Mi ghiacciai a quelle parole.
- “Cosa?!”- La guardai, con gli occhi spalancati.
- “Tranquilla, alla tua età anche a me piacevano i ribelli!”- Disse con aria sognante e rievocativa. Senza calcolarla quasi, scappai fuori afferrando lo zaino.
Castiel era lì, appoggiato contro la sua moto. Aveva il naso rosso per il freddo ed era stretto tra le braccia, le quali erano incrociate al petto. Respirai a fondo e mi avvicinai a lui, acchiappandolo dal colletto della maglia. Era rimasto impassibile, anche a quel contatto brusco e improvviso.
- “Cosa hai detto a mia madre?!”- Il mio tono era irritato e, non nascondevo il fastidio per quella invadenza.
- “Sono arrabbiato.”- Disse semplicemente, sbrogliando le sue braccia e passandole dietro la mia schiena.
- “Non me ne frega,”- lo guardai male, - “e non toccarmi.”- Conclusi cercando di divincolarmi.
- “Sei più fredda di un iceberg.”- Constatò ignorando ciò che gli avevo detto, mi poggiò la testa sulla spalla, come segno d'arresa. - “Non mi hai avvertito del cambio di turno,”- continuò imperterrito, - “ieri sono passato ma, non c'eri.”-
- “Perché non ti riguarda.”- Sospirai, avevo intuito che, dell'altro lo stava infastidendo ma, non volevo impicciarmene.
- “Voglio sapere tutto di te.”- Disse, con tono stranamente pacato.
- “Non ne hai il diritto Castiel, non sono tua, non ti riguardo, non siamo nemmeno amici.”- Lo sapevo, sembravo una stronza ma, non volevo attaccamenti da parte di nessuno né tanto mento da lui, così volubile, pericoloso e incomprensibile.
- “Lo sarai.”- Replicò sicuro, mentre sciolta da quell'abbraccio presi una sigaretta e me la portai alle labbra, come già successo l'accese per me. Gli sfilai dalle mani il clipper e l'osservai, era nero opaco con un piccolo teschio bianco. Sorrisi senza accorgermene, era da lui.
- “Te lo regalo.”- Bisbigliò guardandomi, mentre, ancora stupita fissavo il piccolo accendino.
- “Non voglio essere in debito di nulla.”- Dissi, tornandolo al proprietario. Lui non lo prese e, propose, - “allora dammi il tuo.”- Tecnicamente quello scambio non aveva senso ma, per l'amor della pace e nella speranza di concludere lì, accettai. Il mio, era in bic, piccolo e semplice, di un solo colore: lilla. Lo prese, senza badarci troppo e se lo infilò in tasca, prima che potessi ripensarci, feci lo stesso col suo.
- “Dobbiamo andare a scuola.”- Il mio tono si fece severo, mentre lui metteva le catene alla moto, bloccandola. Mi incamminai, ignorandolo, cercava di tenere il mio passo.
Era davvero strano il tutto! La situazione in sé scocciante ma, allo stesso tempo leggermente divertente, Castiel era un tipo non classificabile, non potevi semplicemente infilarlo in una categoria, perché riusciva sempre a farti cambiare idea e, da un momento all'altro ti ritrovavi ad osservarlo con occhi diversi come se, fosse la prima volta. Quando stavo in sua compagnia mi sentivo diversa, non ero più io, nel senso, quando lo vedevo fumare avevo voglia di smettere, mi piaceva ed infastidiva il suo modo di farlo, sopratutto come aspirava e inspirava, riusciva a far passare il fumo dalla bocca, al naso. Inoltre mi pentivo quando indossavo qualche capo di pelle, mi ricordava il suo modo di portarlo. Volevo essere il più diversa possibile da lui ma, eravamo davvero simili e, questo mi spaventava. Il bisogno di respingerlo mi dominava ad ogni suo contatto, non mi sentivo a mio agio. Senza rendermene conto, lo stavo fissando. Naso dritto e perfetto, ciglia folte, labbra sottili ma graziose, anche quel taglio appariscente non mi dispiaceva. Cercai di distogliere subito lo sguardo ma, se ne accorse.
- “Dolcezza, vuoi dirmi il tuo nome?”- Tastò il terreno.
- “Non ti cambierebbe la vita.”- Commentai acida, come al solito.
- “Non hai idea della voglia che ho, di sbatterti fino a farti urlare basta.”-Riprese, perverso ammiccandomi un sorriso.
A quelle parole sentii un brivido lungo la schiena come se qualcuno ci avesse fatto scorrere un dito freddo lungo tutta la lunghezza della colonna vertebrale.
- “Se è un basta che vuoi, non hai bisogno di sbattermi, te lo dico qui e ora : BASTA.”- Urlai l'ultima parola e, accelerai il passo ormai vicina alla scuola entrando prima di lui.

Corsi all'armadietto, il mio umore stava peggiorando, presi dei libri e sospirando li infilai in borsa. Un colpo sordo distolse la mia attenzione, una bionda ossigenata si diresse verso di me seguita da altre due ragazze. Sentii subito un forte odore di vaniglia, mi sembrò famigliare.
- “Sei tu quella che ha graffiato Cassyuccio?”- Il suo tono era da oca giuliva mentre, mi guardava dall'alto in basso.
- “Non sono affari tuoi, Barbie.”- Commentai stizzita, richiudendo l'armadietto con forza.
- “Vedi come devi parlare, bruttona.”- Civettò mentre, teneva in mano una bottiglia d'acqua.
- “Vedi di non impicciarti.”- Non ero mai stata un tipo troppo rissoso ma, sapevo come difendermi e non mi sarei fatta mettere i piedi in testa, avevo già le scatole piene,
mi aveva beccato in un brutto giorno, per lei.

- “Non avvicinarti mai più a lui.”- Riprese schietta. - “Altrimenti...”- E versò il contenuto della bottiglietta sulla mia testa. Non era la mia giornata fortunata, decisamente.
Presa dalla rabbia, l'acchiappai dai capelli e mi avvicinai verso il bagno, trascinandola. Con una forza che, non sapevo nemmeno d'avere le infilai la testa sotto il rubinetto e l'aprii con il pomello dell'acqua fredda al massimo, mentre si lamentava ed urlava. Infondo un po' d'acqua non le avrebbe fatto male, così suoi bollenti spiriti si sarebbero calmati. Le altre due ragazze erano sparite, ma successivamente capii dov'erano andate.
La preside entrò urlando nel bagno, la bionda aveva il trucco sbavato e i capelli fradici e in disordine ed io, non avevo giustificazioni che tenessero. A raggiungerci correndo venne Nathaniel che, stava di fianco alla direttrice con lo sguardo sbigottito.
- “SIGNORINA MARGOT, IN PRESIDENZA!” - Urlò così forte da, far tremare i vetri. - “E LEI SIGNORINA AMBRA, VADA A SISTEMARSI.”- La cosiddetta Ambra uscii, tenendosi le mani sul volto in lacrime. Non potei far a meno di sorridere, non avevo fatto una bella azione ma, voleva fare la bulla con me, bisogna sempre reagire, alla fine era soltanto un po' d'acqua.
- “Signorina Margot, mi ha davvero delusa.”- Continuò con la ramanzina la preside, Nath stava in silenzio al mio fianco, non sapeva cosa dire o, da che parte stare. - “Dovrei sospenderla.”- Dedusse alla fine.
- “No, la prego, ho sbagliato ma, sono stata provocata!”- Cercai di giustificarmi.
- “E se, restasse con me a badare alla biblioteca? Come punizione.”- Disse il biondo cercando di trovare una soluzione.
- “Allora per un mese intero, dovrai restare a scuola fino alle quattro e, aiutare il delegato con le faccende.”- Era una punizione più accettabile anche se, avevo il lavoro. Senza aggiungere altro se ne andò verso l'ufficio, borbottando.

Feci lo stesso, correndo verso il giardino quando, un polso mi venne afferrato.
- “Nath, mollami...”- Dissi ,con voce tremante per la frustrazione.
- “Margot, ma che hai combinato?!”- Replicò ignorando la mia richiesta.
- “Non ti riguarda, cazzo!”- Avevo le lacrime agli occhi e, con uno scossone mi liberai.
- “Lo sai che è mia sorella, quella che hai ridotto una merda?!”- Iniziava ad infuriarsi anche lui.
- “E' una stronza!”- La insultai con noncuranza
- “Per questo ti ho difeso ma, devi dirmi che è successo.”- Il suo tono diventò più dolce, più affabile.
- “Non lo vedi? Sono fradicia, mi ha svuotato una bottiglia d'acqua di sopra e minacciato.”- Mi misi con le braccia incrociate sul petto.
- “Sì, ma gli hai immerso la testa nel lavandino.”- Commentò accigliato, ma gli comparve un sorrisetto.
Sbruffai, passandomi una mano tra i capelli fradici, ancora Nath mi stava seguendo mentre dal cortine stavamo andando in palestra. Mi soffermai a guardare il campo da basket, Castiel stava giocando.
Non appena si accorse di me, lanciò la palla nel mezzo del campo passandola ai suoi compagni, cerando di raggiungermi. Nathaniel fece una faccia strana e, spingendomi dalle spalle mi indirizzò velocemente agli spogliatoi.
- “Che problema hai?”- Dissi seria guardando il biondo che, aveva un'espressione attenta e vigile.
- “Non mi piace Castiel.”- Mi rispose brevemente.
- “Beh, mi devo cambiare davanti a te?”- Mi sollevai la felpa mostrandogli tutte le cosce, velate dai collant. Non mi sentivo in imbarazzo con il mio corpo quindi, non mi dava fastidio, trovato tutto naturale, bastava che non mi toccasse.
- “M-ma cosa fai?!”- Borbotto imbarazzato il ragazzo il quale, era diventato rosso in volto.
- “Come se non sapessi già com'è il corpo femminile.”- Risposi stizzita, lanciandogli la felpa in faccia, restando in intimo e calze.
- “Margot ma, non ci pensi alle conseguenze?!”- Si alterò, dandomi la schiena.
Poteva anche uscire, non lo stavo mica trattenendo la dentro.
Mi asciugai con il phon i capelli umidi, avevo solo la tuta orrenda ma, la indossai.
- “Puoi girarti adesso.”- Lui fece come gli ordinai, aveva ancora le goti colorate.
- “Possiamo andare?”- Riprese.
- “Potevi andartene pure prima!”- Dissi, avanzando ed uscendo dagli spogliatoi.
- “Non hai il senso del pudore, se fosse entrato qualcun altro e, avrebbe cercato di metterti le mani addosso? ”- Commentò asciutto.
- “L'avrei steso.”- Dissi sicura.
Nathaniel mi afferrò dai polsi, mi fece sbattere con la schiena contro il muro con forza, bloccandomi in una stretta salda, il mio corpo non rispondeva, non riuscivo a muovermi.
- “Non sottovalutare gli uomini.”- Mi rimproverò, lasciandomi. Mi sentii spiazzata con il cuore che batteva a mille, sia per non essermi difesa sia per qualcos'altro di indefinito.
Non avevo mai notato questo lato, diciamo che non avevo proprio mai preso in considerazione Nathaniel come ragazzo, l'avevo sempre sottovalutato considerandolo inoffensivo. Lasciandomi interdetta lui se ne andò. Per il resto della giornata cercammo di non parlarci più, incrociai un paio di volte Ambra anche lei in tuta, le sorrisi sempre.

 

Mi toccava la punizione, siccome i miei vestiti si erano asciugati me li ricambiai.
Con passo lento mi avviai verso la biblioteca mentre, tutti gli altri stavano uscendo per andare a casa, mi era toccato anche avvisare il capo. Per questo mese mi aveva sospeso dal lavoro, non avrei percepito lo stipendio ma, non mi avrebbe licenziato.
- “Dolcezza.”- Mi richiamò una voce famigliare.
- “Castiel, lasciami stare.”- Dissi esausta, voltandomi per guardarlo. Non credetti ai miei occhi, accanto a lui c'era Lysandro. Ma come mai era in questa scuola, ma sopratutto perché era con Castiel?!


Angolo miooo
Vorrei ringraziare tutte le ragazze che mi seguono, vi adoro, vi amo ed un bacio a tutte! Come vi è sembrato il calmo Nath?! Secondo voi potrebbe coinvolgere Margot? Come sempre vi chiedo di lasciare un piccolo commentino, magari aggiungendo qual'è il vostro ragazzo preferito! Un bacione Lesye!

  
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