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Autore: Varekai    09/04/2009    3 recensioni
Le memorie che Severus Snape non ha voluto condividere con Harry Potter: altri ricordi e altri pensieri, suoi e di Lily, per completare una storia che mi è parsa incompleta.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho 21 anni e sono morto

Titolo: Six Gnossiennes

Betareader: Lil Eveline

Note dell’Autore: Gran parte dei capitoli sono nati durante e grazie all’ascolto delle Gnossiennes di Eric Satie, motivo per cui ogni capitolo è abbinato ad una di esse.

Questa non è propriamente una song-fic, ma queste melodie fanno ormai parte integrante del racconto e consiglio di ascoltarle durante la lettura (soprattutto perché sono molto belle).

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.

Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

 

 

 

 

 

 

Gnossienne n° 1

 

1 luglio 1980

 

 

Viviamo in tempi duri, tempi che non risparmiano nessuno, ma ormai ci sono quasi abituata.

Abituata ad essere in apprensione per James, ad essere preoccupata per il futuro del mio bambino, sapendo che per lui potrebbe non esserci un futuro.

A volte mi domando cosa sarebbe accaduto se non fossimo vissuti in questi tempi bui.

Mi vergogno un po’ ad ammetterlo, con un figlio in arrivo (un piccolo elefante, a giudicare dalla mia pancia!) e un marito che amo, ma quando penso a cosa poteva essere diverso, penso soprattutto a Severus Snape.

Lo conoscevo bene. Ho condiviso con lui gli anni più sereni della mia infanzia e della mia adolescenza, prima che mi rendessi conto che la vita è molto più complicata di quello che uno immagina da bambino.

Sono sicura che da qualche parte quel bambino malinconico, quell’adolescente un po’ goffo ma a suo modo affettuoso a cui ero tanto affezionata è ancora presente nel cuore di Severus. Deve essere così.

Verso di lui provo un’incredibile, insopprimibile senso di colpa, di cui non posso parlare a nessuno. Nessuno delle persone che conosco lo ha mai amato, e ora, con lui dall’altra parte, si vantano tronfi di aver sempre capito di che pasta era fatto.

Mi sento in colpa proprio per questo: mi hanno convinto che era come tutti gli altri Serpeverde, spietato e arrivista.

Ci ho creduto come una stolta, spaventata com’ero dalla sua ossessione per le Arti Oscure e allontanarlo è stata la soluzione più facile. Più facile per me, si intende, non per lui.

La mia amicizia era l’unica cosa che gli impediva di cadere nel baratro della Magia Nera e sono stata io stessa a spezzare quel filo, a dargli il calcio per spedirlo in picchiata nel burrone.

A sedici anni non me ne resi conto.

Avrei dovuto, ero una ragazza sensibile e volevo realmente bene a Sev.

Avrei dovuto capirlo. Severus non è mai stato come gli altri; cercava il suo posto nel mondo e l’ha trovato tra i peggiori.

I suoi genitori si odiavano e usavano ogni mezzo pur di farsi male l’un l’altra. Severus era il loro strumento preferito. Non mi raccontava spesso cosa realmente accadeva, ma a volte mi diceva che non capiva perché non si separassero, invece di rimanere insieme con il solo scopo di distruggersi a vicenda.

Molti ragazzi trovano una seconda casa a Hogwarts, ma non sono sicura che per Sev questo sia accaduto. A parte me, non credo che avesse altri amici. Girava con Mulciber e Avery, ma quei due erano davvero troppo stupidamente tracotanti perché fossero qualcosa di più di compagni di malefatte. Purtroppo, ne subiva l’influenza negativa.

Grifondoro, Serpeverde, Corvonero e Tassorosso vengono chiamate Case per questo motivo: è con i propri compagni che si passa la maggior parte del tempo, si condividono le lezioni, i dormitori, la squadra di Quidditch e qualsiasi altro tipo di circolo ricreativo. A sedici anni credetti che io, da sola, non potevo nulla contro tutti i suoi compagni di Casa che, in cambio di aiuti scolastici, gli davano quella solidarietà cameratesca che lui cercava.

Avrei potuto salvarlo, salvarlo da se stesso e dall’influenza degli altri Serpeverde.

Forse se gli avessi chiesto di smettere, di farlo per me, per farmi felice, mi avrebbe accontentato.

Provava dei sentimenti per me, sentimenti che non sono mai riuscita a capire quanto fossero profondi.

Indubbiamente abbastanza da farlo soffrire di una cupissima gelosia quando fu chiaro che uscivo con James, da sempre il suo più acerrimo nemico.

Indubbiamente abbastanza da non accettare il mio allontamento, da spiarmi per i corridoi pur di trovare un’occasione per un ultimo, breve contatto.

A volte spero di incontrarlo di nuovo, di poterci parlare almeno una volta, dirgli che anch’io ho fatto una scelta sbagliata, che gli volevo veramente bene e davvero, davvero mi dispiace…

…ma poi mi rendo conto che, se lo dovessi rincontrare, sarebbe il mio avversario e allora mi cala addosso una insopportabile tristezza.

 

 

 

 

 

 

  
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