Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Otacon_96    10/05/2016    0 recensioni
nasce come racconto breve, vuole diventare una saga
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La luce della luna rischiarava le acque del Rail Song, riottose ed indomabili come al solito. Una notte come tante altre nella Valle, che però celava un'atmosfera inquieta, impaziente, come in attesa.
I flutti del fiume si scontravano con i rami bassi e le asperità del terreno, certe volte si dividevano e spezzavano, altre volte correvano e proseguivano, creando un singolare concerto di percussioni e singulti.

“Sei in ritardo, mio cavaliere” Disse Bash mentre si aggiustava la barba nervosamente.

A poco a poco si illuminò l'alta figura di Sven, coperta da un lungo mantello nero che ne celava le ali e ne confondeva le forme.

“C'è stato un contrattempo, non abbiamo un aviocarro e sono sicura di essere seguita” Sospirò la donna, nel mentre si scrollava il mantello dalle spalle.

“Il bastardo non lascia traccie, ma ne percepisco chiaramente la presenza. Devo ammetterlo, è un ottimo Psicomante, non riesco a percepirne i pensieri ma, almeno per ora, non sembra volere lo scontro diretto” Continuò lei.

Bash non si scompose, tirò fuori il suo bastone e indicò una quercia lontana. Senza proferire parola si avviò nella direzione indicata, costringendo la sua compagna a seguirlo senza possibilità di controbattere.

I tenui raggi della luna rivelavano ora la quercia più grande di tutta la valle del sud, alta almeno 40 braccia, troneggiava imponente sulle sue sorelle. Era ricoperta da una fitta rete di edera gigante, una degna veste per una degna regina, che si intrecciava fino alla corteccia più alta, rivelando solo i giganteschi rami ancora in fiore. Un cantastorie avrebbe fatto follie per uno solo di quei fiori, dimostrando di essere stato in un luogo che pochi uomini possono dire di aver raggiunto.

Giunti ai piedi dell'albero gigante Sven, con espressione interrogativa, chiese: “Capisco che devi sembrare un vecchio pazzo, ma si può sapere perché stiamo perdendo altro tempo?”

“Certe cose non possono essere spiegate.. ora fai silenzio e rimani a guardare” Rispose il vecchio con fare beffardo. Raccolse il suo bastone da terra ed iniziò a picchiettare sulle solide radici della pianta, rimanendo in ascolto e cambiando direzione in base al suono che sentiva.
“Eccoci qua!” Esclamò. “Per tutti gli spiriti della Valle del Sud, amici.. fatemi entrare, Kalah!” e calò sulla corteccia un colpo più forte degli altri.

Dapprima non successe niente, la notte pareva calare il suo manto nero di silenzio. Poi un fruscio leggero, un altro ed un altro ancora.
Le radici si contorcevano pigramente e l'edera pareva aprirsi in un varco, poi sempre più velocemente, in una danza di foglie e legno quasi ipnotica. Nello spazio tra le radici filtrava una luce, sempre più forte nel mentre l'albero si apriva, rivelando prima figure confuse, abbagliando sempre di più i due compagni.

“Era proprio necessaria tutta quella formula per entrare?” Commentò la donna alata.

Il vecchio rimase per un po' in silenzio, poi accennando ad un sorriso rispose: “In realtà sarebbe bastato chiedere di entrare, mi conoscono bene”

“Chi ti conosce bene? Ti avevo detto che si trattava di una missione segreta, da chi mi stai portando?”

“Dai folletti di Grande Quercia, signora in nero, dove non parliamo ad alta voce di una missione, specie se questa è segreta” Rispose una piccola creatura uscendo dalla porta di radici.
Era alto poco meno della metà di un uomo ed altrettanto esile oltre che piccolo, tranne che per la testa, sproporzionata rispetto al resto del corpo, da cui cadevano i folti baffi, raccolti in due lunghe trecce che toccavano quasi terra.

“Ti presento Gorh, ciambellano del re dei folletti del sud” Esordi' Bash, spezzando cosi' la tensione.

“Primo ciambellano” Lo corresse la piccola creatura. “E lei chi è?”

Il vecchio fece avanzare la sua compagna con un buffetto sulla schiena e disse: “Una giovane avventuriera, di un ordine di cavalieri di cui non discuteremo il valore e di cui, per comodità, non faremo il nome” Rispose l'uomo, con un malcelato sarcasmo di fondo.

“Mi scuso per la mia impazienza.. primo.. primo ciambellano. È che andiamo un po' di fretta e non vorrei far perdere del tempo anche a lei..” Provò ad accennare Sven.

Gorh, senza scomporsi o rispondere, semplicemente si avviò all'interno dell'apertura, facendo cenno di seguirlo.

“Non mi pare di essere stata scortese” Sussurò la donna.

Il vecchio druido sbuffò, e rispose con lo stesso tono: “Ma di che ti lamenti, hai detto di non perdere tempo e ci ha fatto subito entrare senza troppi convenevoli, i folletti prendono tutto alla lettera”

La donna alata proseguì senza controbattere, sentendosi sconfitta dalla sua stessa ignoranza sui popoli dei boschi.

Il corridoio che partiva dall'esterno della quercia era illuminato da una tiepida luce, proveniente da piccole ampolle che galleggiavano letteralmente nell'aria, a poca distanza dalle pareti di radici.

Sven aveva già visto magie simili, ma mai dentro ampolle che fluttuavano. Così cercava di nascondere il suo stupore, per non mostrarsi impreparata ancora una volta.

Dal canto suo Gorh canticchiava sotto i baffi, senza mai voltarsi, sembrava quasi di essersi dimenticato dei due uomini che accompagnava.

“Eccoci dentro Grande Quercia, benvenuti nella capitale dei folletti del sud!” Esclamò all'improvviso la piccola creatura.

L'interno dell'albero sembrava quasi più grande della parte esterna, uno spazio che si espandeva verticalmente dove prendeva vita una città a tutti gli effetti.

La struttura principale ed i primi livelli erano massicci e grezzi, gremiti di botteghe e di piccole stalle, dove dormivano raggomitolate le bizzarre cavalcature dei folletti. Dei lupi sorprendentemente grandi, dai colori più svariati, grandi poco meno che un asino e forniti di tre code, pensò Sven, senza accorgersi di avere la bocca spalancata dall'entusiasmo, tradendo cosi' ogni suo tentativo di apparire sicura.

Incominciarono a salire delle ampie scale a chiocciola, che li condusse al secondo livello della città.

Ogni piano si collegava all'altro con scale, ponti e passaggi nella corteccia ed ognuno di essi si sviluppava a partire dalla massiccia scala a chioccola che circondava tutta la struttura e si annodava fino all'ultimo piano, separato dagli altri e sorvegliato anche di notte.
La donna alata venne colpita dagli schizzi dell'imponente cascata al centro della quercia. O almeno una cascata le sembrava.

“La prima volta la scambiamo tutti per il contrario di quello che è” Intervenne Bash.

Il cavaliere alato guardò con aria interrogativa il suo interlocutore, facendo cenno di non capire.

“Si tratta di una cascata inversa, l'acqua inverte il suo flusso e si muove dal basso verso l'alto, poi si divide in rami e va la dove ce ne è bisogno. Devo ammetterlo, i folletti ci sanno fare con la magia”

Concluse il vecchio.

“Mago verde mago verde, perché tu qui? Appena tu arrivato amici avvertito me e io venuto. Hai detto detto che saresti tornato dopo Autunno, me felice di vedere mago mago, torna più spesso?” Si inserì una terza voce, proveniente da un giovane folletto.

“Oh che piacere Viro, vedi ti presento una mia amica” Rispose l'uomo, poi abbassando la voce continuò: “Detto fra noi, lei è mia figlia piccolo Viro, ti ricordi che te ne ho parlato?”

“Ragazza pennuta tua figlia? Me piacere piacere, tu vieni a mia casa?

“Chi è il nostro piccolo amico?” Si intromise la donna alata, senza accorgersi di essere l'oggetto della loro conversazione.

“Me Viro, assistente di Bash Mago Mago” Disse il folletto facendo un buffo inchino.
Il vecchio ammiccò al piccolo essere dei boschi e presentò Sven, ovviamente come un cavaliere senza nome.

“Purtroppo non posso fermarmi” Ammise il druido. “Ora dobbiamo andare, c'è una missione da compiere”

La piccola creatura si congedò senza dire una parola.

Bash si girò verso la sua compagna, la guardò perplesso per qualche momento, poi scrollò le spalle è disse: “Scusami, ancora una volta è più facile che spiegare”

Sven tentò di controbattere, ma prima che potesse dire una parola il vecchio aveva già cominciato ad armeggiare col bastone. Mormorava una cantilena, nel mentre ritmicamente lo agitava.

Poi in un impeto di entusiasmo diede si diede un colpo in testa e fece lo stesso con la donna.

“Ahia, ma che diav...” Non ebbe neanche il tempo di finire che era già stata spinta dal druido dentro la cascata.

Per un momento si sentì soffocare, maledicendo quasi suo padre. Si sentì avvolgere dall'acqua, che la accettò in un abbraccio, scoprendo cosi' di non affogare, ma al contrario provava qualcosa che mai avrebbe potuto immaginare.

L'acqua le si insinuava fra i vestiti, le scompigliava i capelli e le assediava gola e narici, eppure era sicura di non essere bagnata. Al contrario sperimentava una sensazione di calore e di benessere, sentendosi sollevata e dimenticandosi addirittura di avere un peso.

“Andiamo all'ultimo piano” Sentì pronunciare con la voce del vecchio dentro la sua testa, nel mentre il vecchio sorrideva timidamente, sentendosi in imbarazzo per la situazione.

La cascata lentamente li sollevava, permettendogli cosi' di osservare dall'alto tutta la città, livello per livello. Era possibile vedere l'intera vita del popolo dei boschi all'interno di quell'albero-città.

Finché non vide la cascata diramarsi in mille rami diversi, illuminati dalla luce artificiale della città, creando uno spettacolo di luci e acqua sospesa a mezz'aria.

Continuarono al centro del flusso d'acqua, entrando nell'ultimo piano di Grande Quercia, separato dagli altri e a cui si poteva accedere, apparentemente, solo dalla cascata inversa.

Prima che potesse accorgersi di quello che stava succedendo, Sven venne adagiata sulla superficie solida del piano di legno, rendendosi di nuovo conto di avere un peso. In fin dei conti era stata l'unica parte spiacevole di quell'esperienza.

“In realtà non sarebbe stato necessario, quel.. buffetto sulla testa, per usare il flusso ascensionale, ma quando si tratta di arrivare al livello della famiglia reale occorrono formule complicate. E altri piccoli inconvenienti come quello, appunto” Esordi' il druido.

La donna ricambiò il sorriso perenne stampato sul viso del padre, e fece cenno di lasciar perdere: “Ormai ci sto facendo l'abitudine, però preferirei invece che mi avvertissi semplicemente che si tratta di una delle tue..”

“Mi dispiace interrompervi, ma il re vi sta aspettando” Si intromise Gorh, che aveva fatto lo stesso viaggio dei due senza farsi notare.

La voce del folletto rieccheggiò nell'ampio corridoio del piano dei reali. Il legno era lavorato perché sembrasse marmo massiccio, lucido e compatto, tradito soltanto da venature vermiglie, unico indizio di quella cosi' tanto bella menzogna per gli occhi.
Lunghi stendardi mostravano lo stemma delle creature del bosco, la grande quercia che abbraccia il mondo. Sven pensò che era molto di più che un semplice simbolo, l'intera popolazione dipendeva da quell'albero. Non solo era la loro casa e li proteggeva, forniva loro anche mezzi per il sostentamento, una fonte d'acqua sotterranea.
“E anche tutta l'energia magica di cui hanno bisogno” Disse il vecchio spezzando il silenzio. “Ah scusami, colpa mia, stavo ancora collegato ai tuoi pensieri, sai… per parlarti dentro la cascata. Ma smetto subito, prima di ora” Aggiunse il vecchio prima che il giovane cavaliere facesse l'ennesima faccia confusa.
“Di quante altre stramberie sei capace? Anzi aspetta no, non le voglio sapere. Promettimi soltanto di non farlo mai più… almeno se non si tratta di una situazione di massimo pericolo o che so io” Rispose stizzita la donna alata.
“Ai suoi ordini cavaliere” Terminò il discorso Bash, senza risparmiarsi la solita nota di sarcasmo.
Giunti all'atrio della sala del trono, nel mentre Gorh aveva cambiato almeno due o tre volte la canzone che canticchiava sotto i baffi, senza ulteriori convenevoli si presentò il re. Era una creatura dei boschi paffuta e rotonda e indossava dei vestiti decisamente troppo lunghi e scomodi, coronati da un mantello che si trascinava almeno per un paio di braccia.
“Mago verde so che la situazione è della massima urgenza, lascia perdere quella parrucca impomatata di Gorh, avanti dimmi tutto, come posso aiutarti” Si affrettò a dire il re, attraverso i suoi baffi bianchi, che similarmente alla cascata si sollevavano verso l'alto, compiendo acrobazie ed evoluzioni. Uno spettacolo che a tratti stupiva e a tratti scatenava ilarità.
Il druido non si scompose, al contrario della sua compagna e fece cenno al sovrano di non preoccuparsi. Dal canto suo il ciambellano, rosso dalla rabbia, li spinse dentro la sala del trono, 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Otacon_96