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Autore: iaia_86    09/04/2009    2 recensioni
Il cuore detta le sue regole. Si può riuscire a reprimere le proprie emozioni per un fine superiore? Perché quando si sa che un amore è 'malato' si cerca di metterlo a tacere, oppure no? Quanta forza di volontà ci vuole per riuscire a resistere alla separazione? DeidaraAsumaKurenai che avrebbe dovuto partecipare al "Primo Contest sulla Matematica".
Genere: Drammatico, Azione, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Asuma Sarutobi, Deidara, Kurenai Yuhi
Note: Lemon, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Contest Matematica - 1 Yaoi
Ecco il primo capitolo di questa storia strampalataXD Finalmente si entra nel vivo degli avvenimenti che vengono narrati...o per meglio dire: Ecco a voi il capitolo YaoiXD
Volevo ringraziare tantissimo Uchi (abbiamo quasi condiviso lo stesso destino in questo contest...con la differenza che tu ti sei accorta prima che la tua fic non era arrivata alla giudice...io invece sono stata troppo speranzosa) e Urdi (Che coppiaXD E quanti problemi che mi hanno creatoT_T...Continua quella cosa crackissima che stavi scrivendo!!...sisiXD) che hanno recensito il prologhettoXD
Enjoy, un bacione, iaia.




         Capitolo Primo : It's all up to them (Sta tutto a loro).




Appoggiato al tronco di un albero, osservava la radura nel quale si era fermato. Il fumo lasciava la sua bocca in volute spiraliformi, la sigaretta nella sua mano emanava l'odore agrodolce del tabacco.
Un fruscio proveniente dalla sua destra lo fece voltare, il lieve tremito di foglie attirò il suo interesse. Con uno sbuffo tornò a guardare dritto avanti a se, avvicinando la cicca alle labbra.
- Dovresti smettere di fumare quella roba, uhn -
Ignorò intenzionalmente quella voce profonda, mentre il suo proprietario appariva dal nulla proprio dove la sua vista si era soffermata fino a qualche attimo prima.
Con passo lento e cadenzato, il nuovo arrivato si avvicinò all'albero che gli faceva da appoggio. Il lungo mantello nero, su cui spiccavano le tanto temute nuvole scarlatte, era leggermente aperto sul davanti, lasciando intravedere la maglia a rete che ricopriva gli addominali appena accennati. I lunghi capelli biondi tenuti raccolti in una coda alta, un ciuffo a coprire l'occhio sinistro. L'altro fisso su di lui, quasi a volerlo trafiggere con un solo sguardo.
Portò nuovamente la sigaretta alla bocca, ma prima di poter aspirare questa esplose con un leggero 'pop'. Solo in quel momento decise di porre attenzione al ragazzo.
Lo fissò burbero, mentre questo replicava strafottente.
- E ringraziami, perché non ho usato tanto esplosivo, uhn -
- Non ti passerà mai questo vizio di far esplodere tutto, immagino -
- Sei l'ultima persona a potermi parlare di vizi, tu e quello stupido fumo! -
Un leggero sorriso increspò le sue labbra, mentre annuiva impercettibilmente. Riportò la mano lungo il fianco, quasi scocciato da quell'imprevisto, che di 'imprevisto' aveva ben poco.
- Sei in ritardo, Deidara -
- Ero in missione con Sasori. Non chiedere altro, sai che non posso parlare di ciò che riguarda l'Akatsuki -
Non replicò, sapeva perfettamente che non avrebbe dovuto chiedere e quasi lo irritò il modo in cui l'altro coglieva ogni occasione per ricordargli i loro posti. Era consapevole di essere nel torto, che quella relazione non avrebbe portato a nulla di buono, ma ugualmente non riusciva a troncare quei sentimenti che li legavano.
Vide il mukenin avvicinarsi maggiormente, per poi appoggiare la schiena contro lo stesso tronco. Le spalle si sfioravano. Le mani del biondo si posarono sulla corteccia. Mentre le bocche sui palmi mordicchiavano lascivamente il legno buono, un sospiro lasciò le labbra giovani.
- Dovresti smettere veramente, almeno per rispetto nei confronti di tuo figlio -
- Cerco di non fumare quando sono con Kurenai -
Il rumore ritmico dei denti che affondavano nella scorza annullava quel silenzio pesante che li aveva avvolti. Il lento masticare assuefaceva l'udito, permettendogli di tralasciare la situazione in cui si trovavano.
Non sapeva come tutto era iniziato, semplicemente si era ritrovato a non poter più fare a meno di quel corpo giovane contro il suo, di quelle bocche che esploravano il suo corpo con voracità. Erano già insieme quando aveva capito di essere innamorato di quella kunoichi speciale, da cui ora attendeva un erede. Si era ripromesso di troncare il rapporto con quel ragazzino strano. Ogni volta che se lo ritrovava davanti, in uno dei loro incontri clandestini, non riusciva però ad abbandonarlo.
Ricordava ancora il timore che aveva provato quando, per un tempo che gli sembrò infinito, aveva perso completamente le sue tracce. Quando si erano rincontrati, aveva già quel cappotto sulle spalle. Si era infuriato, gli aveva chiesto se fosse impazzito o altro, cosa passasse per quella testa da strapazzo per andarsi ad unire ad uno dei più famosi gruppi criminali di tutti i tempi. Dopo non pochi sforzi, era riuscito ad estorcergli la verità.
Non era stata una sua iniziativa. A causa della sua irruenza e del suo smisurato ego, dettato soprattutto dalla necessità di sentirsi migliore per non essere calpestato, aveva accettato una sfida lanciatagli da un altro membro dell'organizzazione. Non gli aveva rivelato il nome, ma si era lasciato sfuggire un particolare che gli aveva fatto immaginare il suo avversario e poteva dire con sicurezza che fosse stato fortunato ad uscire completamente illeso da uno scontro con Itachi Uchiha.
Si rese conto all'improvviso del fatto che lo scricchiolio era terminato, un attimo prima di sentire un lieve sfiorare contro la sua mano. Non era sorpreso, conosceva ormai da tempo l'intraprendenza dell'amante. Perché era questo, no? Un amante, l'uomo che lo aveva distolto dal sentimento che provava per la donna a cui teneva. Su quanto ci fosse di vero in quel pensiero decise di non indagare. Sapeva bene che era arrivato molto prima di lei, e che era stato l'unico fino a quel momento.
Quello che non capiva era il motivo per cui Deidara avesse scelto lui, e lo aveva fatto, eccome se lo aveva fatto. Aveva tessuto una tela in quegli otto anni e lo aveva intrappolato in quell'assurdo intrico di passione da cui ancora non riusciva ad uscire.
Ma perché? Cosa poteva trovare quel giovane ribelle di tanto attraente da convincerlo di essere la scelta giusta?
Smise di chiederselo nel momento in cui una lingua sbarazzina affondò tra le sue dita. Solo allora rivolse lo sguardo all'altro, che non aveva ancora spostato la mano.
Fu veloce, abbastanza da sorprenderlo e ritrovarsi a pochi centimetri dal suo volto. Ora lo fissava beffardo, era iniziata la lotta.
Non che lui ne facesse pienamente parte. Spesso si divertiva semplicemente a stuzzicarlo, sviluppando maggiormente l'ardore del ragazzo. Perché tutto in lui era come un'esplosione, a partire dalla sua 'arte', come amava chiamarla. Far esplodere era una delle cose che Deidara amava di più, ed il suo dannato orgoglio lo portava ad intavolar battaglie con chiunque possedesse le potenzialità per accendere la miccia della sua passione.
Lo vide sbuffare leggermente, prima di allontanarsi di qualche passo e slacciare sicuro il cappotto lasciandolo cadere a terra. Ora poteva vedere anche i pettorali appena accennati e le spalle larghe, scoperte.
Accennò appena un ghigno divertito, preparandosi alla mossa successiva.
Il biondo lo osservava da una distanza di sicurezza, sicuramente stava meditando su cosa avrebbe dovuto fare. I pozzi turchesi erano svegli, attenti a ciò che lo circondava ed ancor di più ai suoi movimenti.
Portò la mano al taschino in cui teneva un pacchetto stropicciato e lo estrasse.
- Non ci provare, uhn! -
- E sentiamo, come pensi di impedirmelo? Con uno dei tuoi soliti trucchetti? -
Portò una cicca alle labbra, sicuro della reazione dell'altro. Un kunai squarciò l'aria, infossandosi nel legno accanto alla sua nuca un attimo dopo aver trapassato la sigaretta.
- Vuoi la guerra Deidara? -
- Non chiedo di meglio, sensei -
Entrambi in posizione di sfida, si fissarono a lungo. Sapevano che il loro non era uno scontro a livello fisico. Il ragazzo era esaltato, ma sapeva riconoscere i suoi difetti tra cui le scarse capacità in battaglia, cui opponeva una rapidità nei movimenti ed una fluidità invidiabile. Queste purtroppo non riuscivano a sopperire alla mancanza di forza bruta e stile di combattimento. Pur contando gli anni di duro addestramento che avevano trascorso insieme, l'altro aveva sempre prediletto le sue esplosioni al corpo a corpo.
Corpo a corpo. Questo pensiero gli fece salire immediatamente un'irrefrenabile eccitazione, mentre l'altro si avventava su di lui con il pugno teso.
Con un movimento deciso, lo intrappolò contro l'albero su cui era poggiato fino a qualche istante prima. Si abbassò sul suo volto e parlò sarcastico.
- Provi ancora a battermi in uno scontro diretto? -
- Zitto -
Era un sussurro, dritto nel suo orecchio, che lo fece rabbrividire. Ancora non riusciva a credere che un corpo così minuto potesse sviluppare una voce così roca e sensuale. Deglutì pesantemente mentre il ragazzo, ancora incastrato fra lui e l'albero, gli si strusciava addosso lascivo.
- Ricordi quando tuo padre ci ha quasi scoperto? -
- Non buttare mio padre in mezzo ai tuoi farneticamenti, non se lo merita -
Una nota amara in quell'ultima frase. Odiava quando Deidara parlava di quell'uomo che avrebbe dovuto essere genitore, ma era sempre stato troppo lontano, troppo in alto da raggiungere. Solo quando era venuto a mancare, si era veramente reso conto di quanto fosse stato importante nella sua vita. Nel bene o nel male, tutte le sue scelte erano riconducibili al rapporto che aveva avuto con l'Hokage. Forse anche la sua relazione con un mukenin era dovuta al tentare di contrastare quello che non era mai sembrato un padre, ma che lo era stato.
Una scintilla di trionfo nelle iridi chiare, un sorrisetto beffardo. Lo spinse contro il pino, facendolo gemere esasperato.
- Ti diverti, vero? -
- Non immagini neanche quanto -
Incontrollato, si fiondò sulle sue labbra con bramosia e violenza, in quello che doveva essere il primo bacio dei loro preliminari, ma che era diventato già uno scontro famelico di lingue e saliva.

Come ogni volta, iniziarono una furiosa e passionale lotta per il predominio, in cui lasciava che il biondo tentasse ancora e ancora di sopraffarlo, finché stufo ribaltava la situazione.
Come ogni volta, il lento scorrere del tempo perdeva significato in confronto a quelle sensazioni primitive ed animali che risvegliavano in lui la voglia di amare e possedere quel corpo giovane e quella pelle salata dal profumo d'argilla.
Come ogni volta, Deidara combatteva per non soccombere senza aver lottato, per non lasciargli la possibilità di pensare che non ci avesse provato veramente. Quel ragazzo scaltro lo invogliava, con tutta la malizia insita nel suo modo di fare, a prendere sempre di più da lui.
Come ogni volta, non riuscì a vincere veramente, perché nella sua veemenza, era il più piccolo a comandare il gioco, a dettare il ritmo delle spinte, portandolo ogni volta oltre l'orlo della sanità dove il giusto sembra sempre un po' sbagliato e dove chi è nel torto può sempre sperare nella redenzione.
Fu con questi pensieri che vorticavano nella testa che raggiunse l'apice del piacere, accompagnato subito dopo dall'amante, che con il fiato grosso per l'eccitazione gli si accasciò contro.
Strinse a sé quelle membra infuocate, nella mente riecheggiava una sola idea. Era bello. Ed egoisticamente parlando era solo suo. Lo aveva plasmato secondo i suoi voleri in tutti quegli anni passati insieme e per quanto bene volesse a Kurenai, l'opera d'arte che aveva tra le mani superava di gran lunga chiunque gli avesse affiancato per una comparazione.
Si sentì in colpa per questa riflessione, afferrò una sigaretta e l'accese. Deidara lo fissava, ma stavolta senza la solita strafottenza. Dalla sua espressione corrucciata si scorgevano diversi sentimenti, tra cui la tristezza per il prossimo abbandono e la paura di non essere più la persona più importante per lui. Perché dall'alto del suo egocentrismo, era sicuro che il biondo non volesse essere messo in disparte a causa del nascituro.
- Dalla prossima settimana inizierò una missione che potrebbe portarmi via un po' di tempo -
Lo guardò di sottecchi, meditando su quelle parole e sul loro significato mentre inspirava a fondo il fumo di tabacco. Aveva percepito la nota di preoccupazione che il più giovane si era lasciato sfuggire insieme a quella frase, prevedeva quindi che non sarebbe stata una missione semplice.
- Sta' attento -
L'altro non rispose e dopo aver raccolto il cappotto da terra, si avviò verso il punto da cui era apparso in precedenza. Una frase risuonò nel tipico tono basso e cupo.
- Smettila con quella robaccia, ti ucciderà, uhn -
Non si prese la briga di rispondere, era sicuro che non sarebbero state le sigarette ad ucciderlo. Fece un lieve sorriso stanco rivolto alla schiena che si allontanava lentamente. Sussurrò appena, sperando di non essere sentito.
- Spero di rivederti, Deidara -
   
 
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