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Autore: Yutsu Tsuki    11/05/2016    2 recensioni
~ Seguito di Stop Joking ~
È passata solo una settimana dal giorno in cui la protagonista e Castiel si sono confidati a vicenda i loro sentimenti, eppure non tutto è andato come lei aveva previsto...
Dal testo:
“Il mio compagno resta a guardarmi attonito e in silenzio. Si vede che è veramente preoccupato: ha un’espressione che non aveva mai avuto prima.
Penso sia la prima volta che colgo del senso di colpa nei suoi occhi.
La prima volta che gli sento provare costernazione.
La prima volta che, veramente, riesco a decifrare il suo sguardo.”
 
“«E poi sei arrivata tu», sorride ad un tratto, fissandomi dritta negli occhi.
Arrossisco violentemente e guardo subito da un’altra parte, mentre il battito cardiaco comincia da solo ad accelerare.”

Attenzione: Leggero riferimento/spoiler alla vicenda degli episodi 15/16/17 (niente di che, ma vi consiglio di leggere solo se li avete già giocati)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '~ Devil in Paradise'
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II




L’abitazione di mio fratello è un monolocale. Ciò significa che gli unici due arredamenti su cui è possibile dormire - il divano e il letto - si trovano nella stessa camera.
Questo dettaglio l’avevo trascurato.

Giusto per far credere di avere la situazione sotto controllo e che sappia badare agli ospiti, cerco in un armadio un cuscino e delle coperte, che vado subito a sistemare sopra al divano.
Poi, sempre dall’armadio, estraggo un pigiama nero e azzurro, e lo porgo a Castiel.
«Tieni», gli dico. «È di mio fratello, ma non se la prenderà se lo usi. E in quanto a taglia, dovrebbe andarti bene.»
«Non ce n’è bisogno, grazie. Posso levare i jeans e stare in maglietta», afferma con noncuranza, guardandosi intorno.
«Err... No grazie, non ci tengo a vederti in mutande», rispondo con prontezza, simulando una voce forzatamente gentile.
Lui mi guarda con un sorriso sornione e, inclinando la testa da un lato, fa per tirar giù la zip dei pantaloni dicendo: «Ti assicuro che cambieresti idea se...»
«Lì c’è il bagno, se vuoi cambiarti», lo interrompo subito alzando la voce e premendogli il pigiama sul petto, aspettando che lo afferri.

Dopo una breve sghignazzata, riprende: «Sì, forse è meglio», e si avvicina alla stanza che gli avevo indicato.
«Non vorrei traumatizzarti troppo», aggiunge voltandosi di scatto verso di me.
Rimango senza parole e mi appoggio una mano sulla fronte.
Mica starà tornando il Castiel di sempre!?

Pochi secondi dopo esce dal bagno con indosso il pigiama che gli avevo consegnato. Forse le maniche sono un po’ lunghe, ma a parte questo noto che non gli sta affatto male.
«Quanti anni ha tuo fratello?» mi domanda curioso.
«Ventitré. Ora se non ti dispiace tocca a me» e, camicia da notte in mano, mi dileguo dentro al bagno senza aggiungere altro.

Oltre a cambiarmi, ne approfitto per struccarmi e lavarmi i denti. Dopo essermi assicurata che il mio stato sia presentabile, torno nell’altra stanza. Faccio per avvicinarmi al letto, ma, senza aspettarmelo, ci trovo sopra, tutto spaparanzato e comodo, Castiel.

Non appena mi vede, mi squadra da capo a piedi, soffermandosi senza un minimo di pudore all’altezza delle mie gambe scoperte. I rapidi ghigni che si formano in successione sul suo volto mi lasciano intendere che nella sua testa c’è tutt’altro che un pensiero casto e puro.
Dovrei quantomeno sgridarlo, ma sono ancora troppo turbata per averlo trovato sul mio letto.

«Che stai facendo, scusa?» domando con visibile sconcerto.
Dopo aver distolto lo sguardo dal mio corpo, torna finalmente a guardarmi in faccia.
«Dovrò pur dormire da qualche parte», ribatte con un tono talmente innocente, che per un attimo mi fa quasi credere nella non depravazione delle sue intenzioni.

L’osservo per qualche secondo un po’ confusa. Poi decido che è meglio lasciarlo fare, per evitare discussioni inutili. «Vorrà dire che starò io sul divano.»
«Ma non è un po’ troppo piccolo per dormirci?» domanda con semplicità.
Non posso che corrucciare la fronte davanti a quel suo intervento. «Pe-Pensavi che avremmo condiviso lo stesso letto?!» esclamo incredula ma al tempo stesso un po’ divertita.

Lui si stiracchia lentamente alzando le braccia e portandole dietro alla testa, sempre col suo solito sogghigno stampato sulle labbra. «Che c’è, hai paura di me?»
Ecco che ritorna il Castiel sfacciato che conoscevo!

Paura? In realtà non potrei desiderare di meglio. Ma non posso certo dirglielo, e tantomeno accettare di dormire insieme a lui! Sebbene, nonostante tutto, non mi dia l’impressione di essere un pazzo maniaco, non penso di essere ancora completamente conscia di ciò che sarebbe in grado di fare. O di farmi.
Perciò, dato che le risposte banali non hanno mai fatto per me, gli rispondo: «Ovviamente sì. Ne dubitavi?» e sfoggio il mio più bel sorriso, che lui prontamente ricambia.

Senza insistere ulteriormente, mi avvicino al divano e lo sistemo stendendoci sopra la coperta.
Mi domando se non gli avessi dovuto offrire fin da subito di dormire sul letto. Dopotutto è pur sempre un ospite e gli ospiti andrebbero trattati con particolare riguardo.
Pure se si tratta di Castiel.

Finito di sistemare il mio giaciglio, cerco di coricarmi sul divano, ma ben presto capisco che il mio compagno di classe aveva ragione. È decisamente troppo corto per potersi stendere comodamente.
Mi rigiro più e più volte per trovare la posizione migliore, anche se stare con le gambe piegate non è per nulla confortevole. Inoltre col bracciolo sotto al cuscino, la testa è così alta da far venire il torcicollo.
Come mi è venuto in mente di lasciare il letto a Castiel?!

Proprio quando la speranza di una notte non insonne mi sta per abbandonare, sento la sua voce giungere dall’altra parte della stanza. «Dai, torna a letto. Ci dormo io lì.»
Mi giro e lo vedo già in piedi che sta per raggiungermi.

«È...è scomodo; sei sicuro?» balbetto con una punta di imbarazzo per la pessima figura che sto facendo.
Ma a lui non sembra importare troppo, anzi, mi dice con una gentilezza tanto insolita quanto sospetta: «Non lascio certo dormire una ragazza su un divano.»

Sgrano gli occhi, di stucco: «Tu! Che ne hai fatto del vecchio Castiel?» mi viene spontaneo esclamare.
«Forse non sembra, ma anch’io posso essere educato, ogni tanto», sussurra in un tono tanto dolce da farmi quasi sciogliere.
«Allora accetto con piacere l'offerta», rispondo con incredulità e soddisfazione. Non lo avrei mai creduto capace di cotanta generosità!

Mi alzo contenta e vado a riappropriarmi del mio letto.
Ma proprio quando sto per poggiare la testa sul cuscino, il mio corpo si blocca, immobilizzandosi di colpo, mentre i miei polmoni vengono istantaneamente invasi da qualcosa di misterioso.

In un primo momento rimango un po’ intontita. Sento una fragranza, piacevolissima, ma mai sentita prima. È strana, confusa, ma allo stesso tempo unica.
Che cos’è?

Ma è logico: non può che essere il profumo di Castiel rimasto sul cuscino, quando pochi istanti prima si era disteso sul letto.
Lascio che si faccia largo tra le mie narici, per capire meglio di che gusto si tratti. Ci provo più e più volte, ma alla fine non sono in grado di individuare un sapore preciso.
Non ha un odore ben definito. Sembra più un incrocio di tanti aromi mischiati insieme secondo un principio ragionato ed equilibrato.
E a dirla tutta non è nemmeno leggero o fresco; anzi è piuttosto pesante, a tratti soffocante. Pensandoci bene, non sembra affatto un profumo da uomo.

Se dovessi descriverlo con le immagini, mi verrebbe in mente una strada notturna, percorsa in moto, con l’aria che, battendo con forza contro il naso scoperto, quasi non permette di respirare.
Data la sua pesantezza, credo che una persona qualsiasi lo considererebbe solo un odore fastidioso, da cacciare via.
Ma con me, non so perché, produce l’effetto opposto.

Faccio un grande respiro e la strana sostanza si spande per tutti i miei polmoni. Rimango per diversi secondi mezza paralizzata, totalmente inebriata da questa nuova fragranza, da questa essenza afrodisiaca.
Così presa, da non accorgermi delle parole che arrivano dall’altro lato della stanza.

«Allora?»
Quando torno in me, noto che Castiel si è sistemato sul divano, il cuscino sul bracciolo e le gambe piegate, ma in una posizione decisamente più comoda e pratica delle diecimila che avevo assunto io. «Sì o no?»
«Che cosa?» domando un po' frastornata.
«Posso spegnere la luce?» Nella confusione non avevo notato il suo braccio allungato verso il muro e l’interruttore.
«Ah, sì... Sì, certo!» rispondo velocemente.
Neanche il tempo di riacquistare il controllo dei miei pensieri e delle mie parole, che subito la luce si spegne.

Devo stare più attenta, accidenti! Sarebbe a dir poco imbarazzante se Castiel venisse a sapere che cosa ne penso riguardo al suo odore... In quel caso sì che avrebbe un valido motivo per prendermi in giro!

Mi accoccolo fra le coperte e chiudo gli occhi.
Finché, grazie anche al buonissimo profumo da lui lasciato, pian piano prendo sonno.




   
 
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