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Autore: getsomeSleep    12/05/2016    0 recensioni
Dove una ragazza incontra un ragazzo in modo troppo bizzarro per far evolvere la loro storia in maniera normale.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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1 - I'm stupid.

Questa volta ho fatto una cazzata.
Okay, ammetto che aver rotto il finestrino del pickup di Roscoe, il ragazzo che, se volesse, ti perseguiterebbe anche da morto, e avergli gridato che era una testa di cazzo, non è stata un'idea così brillante.
Ma non è forse vero che sono un idiota? Certo che sì.
E ora, il bestione e i suoi compari mi stanno inseguendo. Che serata.
«McQueen! Sei un uomo morto!» mi grida lui una decina di metri alle mie spalle.
Per fortuna è notte fonda. La poca luce dei lampioni non illumina granché, e questo aiuta un povero ragazzo nella mia situazione.
Non chiedetemene la ragione, ma scappare in quel modo mi dava un brivido di divertimento. Adrenalina.
Prendo una strada secondaria che porta a una via con piccole case. Non c'è molto tempo per pensare a quanto carine siano queste, quei tizi mi stanno raggiungendo.
Scelgo una casa a caso. Due piani. Piccolo balcone. Adatta alla situazione. Ha una tubatura attaccata al muro. Senza pensarci, mi ci arrampico. Rischio di cadere, ma raggiungo il mio obiettivo con successo.
Le voci e i passi pesanti dei ragazzi che mi stanno alle calcagna continuano a risuonare per la via deserta. Rido sommessamente. Come sempre, Jeremy McQueen ce l'ha fatta.
Resto un paio di minuti seduto sul balcone, ma il freddo l'ho sempre odiato, quindi perché non entrare in questa casa così carina?
Ho sempre avuto da arrangiarmi da solo e ho imparato parecchie cose. Io e il mio gruppo non ci definiamo delinquenti. Scassare serrature, entrare in case altrui... Lo facciamo per divertimento. Quel brivido di adrenalina in più. Non mi sono mai fatto prendere. Che dire, ho talento.
Entro facendo attenzione a non fare nessun rumore. Appena messo piede nella stanza un buonissimo odore fruttato mi stuzzica le narici. Mi guardo attorno. Penso sia la stanza di un ragazzo e grazie alla luce di un lampione puntata direttamente su questa camera, posso vedere i vestiti sparsi sul pavimento abbastanza chiaramente. Mi volto verso il letto. Ma, sorpresa sorpresa, una ragazza dai capelli scuri abbastanza arruffati, dorme tranquillamente. Il copriletto azzurro la copre fino alla vita. Giro per la stanza. Non è male. Le pareti sono blu, i mobili di legno. Il pavimento di parquet amplifica il rumore dei miei passi perciò provo a fare attenzione.
Sento un lamento uscire della labbra della ragazza. Resto immobile. Per fortuna la ragazza non si sveglia.
Mi metto a curiosare in giro per la piccola stanza. Appesi ai muri ci sono dei poster di gruppi musicali conosciuti, varie fotografie, volantini biglietti di concerti e qualche disegno. Ci sono anche un acchiappa-sogni e una collana di fiori colorati.
Uno stereo è attaccato a una presa. Guardo i suoi cd. Ha davvero buoni gusti.
La ragazza continua a rigirarsi nel letto, ma non ci faccio troppo caso. Ma quando sento che lentamente la coperta viene spostata, mi volto anche io con cautela, e poi succede in un attimo. Le luci si accendono e la ragazza è in piedi davanti a me con una mazza da baseball in mano. Oh, e viene verso di me con lo sguardo da omicida, ma prima che lei possa farmi davvero male, o peggio, farmi scoprire e attivare la reazione a catena di conseguenze piacevoli quanto un pugno dritto nelle palle, mi metto dietro di lei e le tappo la bocca con una mano e cerco di prendere anche la mazza senza troppa delicatezza.
Lei continua a divincolarsi e a provare a gridare, che cosa seccante.
«Okay, ascoltami. Non voglio farti male - e si divincola - mi sto solo nascondendo. Stai ferma e non gridare» le sussurro all'orecchio.
Lei come risposta mi morde la mano e io la ritraggo di scatto. Ora siamo distanti.
«Ma che cazzo, sei pazza?» le dico sempre a bassa voce. Okay, magari non era la cosa giusta da dire.
«Io sarei pazza? Chi sei? Che cosa ci fai qua dentro?» mi dice con voce un po' più alta della mia.
«Abbassa la voce per favore. C'è gente che dorme - e con questa mi guadagno uno sguardo grondante di rabbia - comunque io sono...»
«McQueen! Brutto figlio di puttana vieni fuori!» Ecco i bestioni alla riscossa.
«Sono quello che quei brutti tizi stanno cercando» termino sorridendo.
«E che cazzo ci fai qui?» dice lei piuttosto incazzata e con la mazza di metallo ancora tra le mani.
«Posso nascondermi qui? Solo fino a quando non se ne vanno.»
«Aspetta, ma tu sei Jeremy McQueen? Andavi alla Shelley l'anno scorso?» dice lei cogliendomi un po' di sorpresa.
«Esattamente» le rispondo io sorridendo.
Lei va verso la finestra e guarda fuori e poi il suo sguardo torna su di me.
«Soltanto fino a quando non se ne saranno andati» dice lei andando a mettere a posto la mazza da baseball.
Io non dico niente e la osservo.
Pantaloni neri da basket e una maglietta verde. I capelli che prima sembravano scuri erano di un colore abbastanza indefinito. Li guardi una volta, e sono rossi. Li guardi un'altra volta e sono arancioni.
«Posso sapere come ti chiami? » le chiedo il più gentilmente possibile.
«No.»
«Oh andiamo, sei la mia salvatrice» le dico avvicinandomi.
Lei si allontana, e io mi fermo.
«Agnes.»
Nome interessante.
«E come fai a sapere chi sono?»
«A scuola si parla ancora di quando tu e gli altri idioti del tuo gruppetto avete fatto saltare in aria la macchina del professore di spagnolo - il nostro capolavoro, non c'è che dire, peccato che per questo abbia beccato la bocciatura e l'espulsione - e poi perché sei stato insieme a una ragazza che conosco."
Rido sommessamente.
«Jodie?»
«No, Christina.» Non era finita bene.
«Di che anno sei?» le chiedo.
Lei mi guarda per qualche secondo per poi rispondere che è del secondo anno.
La osservo mentre si siede sul letto disfatto.
«Smettila di fissarmi» la sento borbottare e mi fa ridere.
Vago un po' per la camera.
«Mi presti questo?» e le faccio vedere un CD che mi incuriosisce.
«No» risponde lei mettendosi sotto le coperte.
«E perché no?»
«Perché dovrei rivederti» risponde con un'alzata di spalle.
Colpito.
«So che vorresti rivedermi» le dico sorridendo.
Agnes guarda il cellulare scuotendo la testa, ma posso giurare di aver visto un sorriso.
«Sono le due e mezza, scusa se non ti tengo compagnia, ma sono stanca, e penso che i tipi fuori se ne siano andati. Puoi andare ora.» Mi avvicino al suo letto.
«Certo. Buonanotte Agnes» le dico lasciandole un bacio sulla guancia.
La sua risposta consiste nel tirare fuori la mazza da sotto il letto.
Però, prima di uscire, le prendo il CD, un banale pretesto per rivedere la sua faccia imbronciata.

 

   
 
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