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Autore: martaparrilla    17/05/2016    10 recensioni
Henry ha 8 anni e non parla più da diciotto mesi. Sua madre, Regina, è convinta che quella sia la giusta condanna per non essere riuscita a proteggerlo dal dolore per la perdita del padre. Un giorno, le loro vite incrociano quelle di Emma che, cauta e silenziosa, riuscirà a conquistare la fiducia del piccolo Henry.
E forse, anche quella di sua madre.
Basterà questo a farlo parlare di nuovo? Henry odia davvero sua madre come essa afferma?
Anche stavolta ho dovuto alternare il punto di vista dell'una e dell'altra, è una cosa che non riesco a evitare per riuscire a spiegare al meglio le decisioni prese da entrambe e come queste influenzino positivamente la crescita del rapporto dei tre protagonisti.
La storia è puramente frutto della mia fantasia, nonostante si tocchino argomenti che troppo spesso le donne sono costrette ad affrontare da sole e in silenzio.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Buio.

Un sibilo acuto e inatteso mi scuote improvvisamente.

Non ho però il tempo di chiedermi cosa stia accadendo perché un nuovo e strano rumore colpisce le mie orecchie: assomiglia al gocciolare di un rubinetto che perde. La cosa strana è che quei rumori non mi disturbano affatto, li trovo quasi familiari e amichevoli. Così, mi soffermo ad ascoltarli.

Muovo i bulbi oculari come impazzita ma intorno a me non scorgo niente. Nemmeno una flebile luce in lontananza. Forse non ho ancora aperto gli occhi – penso.

Quel buio però non mi fa paura, anzi, mi culla dolcemente, mi fa sentire protetta e al sicuro.

Visto che non posso vedere, tento di affinare l'udito verso gli altri suoni che si sono aggiunti ai primi: sento tre voci diverse, dicono cose che non capisco. Sembrano due uomini e una donna. La voce della donna mi è familiare ma mi concentro sulle parole.

Cuore... arresto cardiaco... defibrillatore... cervello... carenza di ossigeno... danni cerebrali... rottura di una vertebra.

Oddio sembra grave, di chi parlano?

«Emma».

Sento chiaramente pronunciare il mio nome dalla voce femminile che pare più vicina a me e mi tocca la mano. So perfettamente a chi appartiene quella voce, la riconosco, e vorrei tanto poterle dire che la sento anche io. Tento di attirare la sua attenzione ma ogni mio tentativo è vano.

Cercare di muovermi mi provoca solo una infinita stanchezza e quello strano suono che ho sentito poco fa aumenta di velocità e intensità.

«Emma calmati... tranquilla, devi riposare ora».

La voce di Regina è così calma e calda... rassicurante... cado di nuovo nel vuoto.

 

/--/

 

«Ciao tesoro, sono la mamma, come ti senti oggi?».

Mi sveglio improvvisamente.

O forse è la mia mente che si sveglia perché intorno a me vedo ancora solo buio e le palpebre sono molto pesanti, tanto che non riesco a sollevarle.

Provo a muovere la mano ma nonostante lo sforzo quella rimane lì, sopra qualcosa di morbido.

Tutto il mio corpo è completamente bloccato.

Il cuore inizia a battere forte, e poco lontano sento di nuovo il lieve suono, come un allarme impazzito. Il mio corpo è dolorante, vorrei alzarmi, dove sono? Perché non riesco a vedere nulla? Perché non riesco a parlare?

Quella voce riprende a parlare.

«Emma ti prego calmati... sono io, voglio solo stare vicina a te, per favore».

MAMMA.

Mamma, perché non riesco a muovermi? Perché non riesco a vederti? Perché non riesco a parlarti?

Aiutatemi!

Il mio tentativo di aprire la bocca fallisce perché inaspettata arriva la tosse. Continua, inarrestabile, stizzosa, soffocante. Anche la deglutizione è impedita da qualcosa che sento in gola, per favore, toglietemelo!

«Aiuto, sta soffocando!»

L'urlo di mia madre mi spaventa.

Poi la voce di un angelo, del mio angelo, si avvicina al mio orecchio.

«Emma calmati. Hai un tubo in gola che ti ha fatto respirare in queste settimane, ora credo che non ti serva più, quindi te lo tolgo, ma tu devi calmarti, ok?»

Tubo in gola? Queste settimane?

Ok, c'è davvero qualcosa che non va e che non ricordo. Ma ora che ho capito cosa mi soffoca, voglio solo che questa tortura finisca.

Respiro affannosamente e una cosa fredda si posa sul mio petto.

Poi la sua mano mi sfiora il viso.

Non la vedo ma conosco il suo tocco, il suo profumo, il suo respiro.

Un leggero strappo sul viso rende mobile ciò che a quanto pare ho infilato in gola (spero che qualcuno possa spiegarmi perché, prima o poi). La sua mano si posa accanto alla bocca, sento le sue dita muoversi e poi tirare. In quel momento sono certa che le vomiterò addosso. La gola mi brucia e la tosse torna a far capolino fino a che improvvisamente non si calma.

Di nuovo qualcosa di freddo si posa sul mio petto.

«Ok, respira autonomamente».

Regina parla di nuovo, ma a chi?

«Bene, grazie Regina.»

Ok, mia madre e Regina parlano di me e io non posso intervenire, diamine.

Vorrei tanto capire dove sono e cosa ci faccio in qualunque posto mi trovi. E perché non mi ricordo nulla.

«Ciao Emma. Tua madre e io ti ripetiamo delle cose tutti i giorni così che la tua mente rimanga sveglia e attiva».

Stavolta non voglio agitarmi. Voglio sentire cosa dicono, dato che a quanto pare hanno ripetuto lo stesso discorso per molto tempo e io non me lo ricordo per nulla.

«Sì amore, sei in ospedale da alcune settimane perché per proteggere Regina hai fatto scudo col tuo corpo e due proiettili ti hanno colpita. Hai perso molto sangue».

Ora è mia madre che parla e io davvero non capisco. Mi hanno sparato? Ma chi? Quando? Perché?

«Sì, Marian, l'amante di Robin, ricordi? Lei era venuta in ospedale per ferirmi, uccidermi, credo... poi sei arrivata tu e mi hai salvata. Come hai salvato Henry. Come hai salvato me altre volte da quando ci conosciamo».

Marian.

Ricordo il suo volto.

Carnagione olivastra, capelli scuri e ricci. La sua pistola puntata contro me e Regina.

Poi un bruciore all'addome e più nulla.

Quindi, riassumiamo, io sono in ospedale, giusto? Sono in ospedale da settimane ormai e loro sono qui tutti i giorni e mi parlano e io non ho mai sentito nulla. A parte ieri e oggi. Ora. Ma era ieri l'ultima volta che le ho sentite parlare? Non ne ho idea.

Chissà cosa mi hanno detto.

«Sono venuti i tuoi amici a trovarti: Ruby e anche il tuo vicino di casa Killian» dice mia madre.

«Che voleva baciarti ma lo stavo per accecare con la piletta per la gola».

Aggiunge Regina stizzita.

Io lo ammazzo quando mi sveglio, lo ammazzo di certo.

«Siamo sicuri che senta qualcosa?» la voce di mia madre.

«Non lo so, ma io le parlerò tutti i giorni se sarà necessario, la riporterò indietro. Da un punto di vista clinico lei ora sta bene, deve solo svegliarsi. L'elettroencefalogramma è perfetto. Le ferite sono a posto, e prima si sveglia, prima potrà iniziare la riabilitazione per la gamba».

Devo essere proprio messa male. Vorrei tanto ridere, nella mia testa sto sorridendo, sembro un caso assolutamente disperato e la cosa mi diverte.

Non mi diverte sapere che Regina, mia madre, mio padre, Neal e... Henry siano preoccupati. Henry sarà maledettamente preoccupato. E anche traumatizzato. Non parlerà più con me. Sarà arrabbiato con me, ne sono sicura.

Penserà che l'ho tradito, come ha fatto suo padre.

Perché ho fatto una cosa tanto stupida? Farmi sparare... potevo lanciarle addosso una sedia, o una barella. O potevamo semplicemente scappare, tentare.

Ricordo bene il suo sguardo impaurito, le mani fredde. E anche la rabbia di doversi confrontare con l'amante di suo marito. Perché le donne si ostinano a difendere i propri mariti anche quando sono indifendibili?

Pensare mi stanca. Sento che le energie stano venendo meno. Di nuovo mi sento come su una nuvola, leggera, che viene trascinata qua e là dal vento. Lascio che quel vento mi culli... le voci di mia madre e Regina si fanno lontane, troppo lontane. Cerco di aguzzare l'orecchio, invano. Mi lascio andare.

 

/--/

 

La mente è leggera, così come il mio corpo. A mio modesto parere mi sedano pesantemente tutti i giorni, magari con la morfina o simili. Deve essere questa la sensazione di uno che si è “fatto”... tutto sembra bello, semplice, colorato.

Ma in fondo dovrei essere in coma (o sono morta?!) quindi forse la mia mente è alterata a prescindere. Ma non so quanto sia normale che io senta le voci e i rumori e non riesca ad aprire gli occhi.

Le voci intorno a me sono serie e concentrate.

Sento molto freddo all'addome, oddio sono nuda e loro mi guardano. Mi staranno ricrescendo i peli sulle gambe? Se sono passate delle settimane non devo essere propriamente liscia. Non pensarci Emma. L'importante è che Regina non sia lì.

«Avete deciso di toglierle i punti?»

Ecco, appunto. Come volevasi dimostrare.

Sento che il cuore accelera e la macchinetta emette il solito rumorino fastidioso capace di perforarti i timpani. Ora capisco perché poi la gente decide di morire, è un rumore insopportabile.

«Emma tranquilla... sono io. Ora i miei colleghi ti toglieranno i punti, andrà bene, non sentirai male».

La sua mano si posa sulla mia e sento un bacio sulla fronte.

«Fai calmare il tuo cuore, Emma».

Me lo sussurra sulla fronte, a fior di labbra.

Si rende conto che così non posso che agitarmi di più?

Ma senza accorgermene il bip sul monitor scompare. E il mio respiro torna a farsi regolare.

«Mills, questa biondina sente tutto quello che le dici eh, ma chi è?»

Che brutto maleducato, che ti importa chi sono? Regina digli un po' tu di farsi gli affari suoi.

Quanto è morbida la sua mano....

«È la baby sitter di mio figlio ed è mia amica. Perché non ti concentri su quello che stai facendo? Cerchiamo almeno di non farle sentire dolore togliendole i punti di sutura, ha già sopportato abbastanza.»

Sento che mi guarda. Non la vedo ma lo sento.

Mi ha definita sua amica. Non so se esserne felice. Non so cosa siamo.

Ma... ho dei brevi ricordi. Non so se siano sogni o se sia successo davvero. Ricordo che mi ha baciata e io le ho detto che la amo. Ma è tutto così confuso... frammentato. Le sue lacrime, le mie. Il sapore del sangue. E poi il nulla, il nero. Mi sono solo lasciata andare e non ho più visto e sentito nulla.

La sua mano è sempre lì, sulla mia. Vorrei tanto stringergliela ma non riesco. Mi sforzo ma nessun muscolo pare rispondere ai miei comandi. La questione in effetti sta diventando alquanto preoccupante, non vorrei aver perso l'uso delle mani. Cioè, a me le mani servono e non poco. Potrei rinunciare alle gambe ma alle mani no, non se ne parla.

Come potrei mai rinunciare ad abbracciare mio fratello o i miei genitori? E come posso rinunciare a scompigliare i capelli di Henry? Ma soprattutto come potrei rinunciare a sentire di nuovo le dita di Regina incrociate alle mie? Non posso

Tutto questo pensare mi distrae da quel che succede attorno a me. C'è silenzio. Sento solo il suo respiro. E le dita che accarezzano il mio braccio.

«Sai quel giorno... il giorno che ti hanno sparato... Henry mi ha chiamato mamma.»

Oh Regina. Sono così felice per te e per Henry.

E soprattutto per me, ce l'ho fatta. Ci sono riuscita. Sono riuscita nel mio intento! Non ho alcuna laurea, sono stata solo... me stessa.

«E mi ha abbracciata forte forte. E abbiamo pianto tanto, per noi e per te.»

Ha la voce incrinata dal pianto.

«Però dice solo mamma. Dopo avermi chiesto di avvertire tua madre col tuo cellulare...mi guarda, annuisce o dice no, ma non dice altro. Non è molto ma rispetto a prima è un enorme passo avanti...poi stamattina tua madre mi ha mandato un sms dicendomi che Henry voleva parlarmi, e voleva venire a trovarti, credo che sarà qui a momenti. A quanto pare vuole parlare con me in tua presenza.»

Si sarà deciso a parlarle del diario. Aveva detto che lo avremmo fatto insieme e sta rispettando la sua promessa. Vuole comunque che ci sia anche io, quindi forse non mi odia.

Sospiro.

Parlami ancora, Regina.

Ho bisogno di sentire la tua voce. Mi sento sola qui in mezzo a questo buio. Mi fa paura.

Sento bussare alla porta. Regina lascia la mia mano.

«Ciao Henry...»

Regina parla con voce calda e rassicurante.

«Ciao Mary Margaret.»

«Ciao Regina. Come sta oggi la nostra bambina?»

Chiede mia madre. Mi dà un bacio sulla guancia.

«Bene, le hanno tolto i punti... stavamo parlando un pochino...»

È imbarazzo quello che sento nella voce di Regina?

«Bè, io aspetto qua fuori... tornerò più tardi.»

Mia madre va già via? Volevo che sentisse....

Rumore di passi e una sedia che striscia. Dio come odio non sapere cosa mi succede intorno.

«Siamo solo noi tre ora Henry, puoi parlare, sono sicura che Emma ti senta.»

Ok. Siamo giunti al termine di questa sofferenza.

Henry io credo in te, sei un bravo bambino. Sei forte e sei cresciuto tanto in questi mesi. Forza ragazzino, parla a tua madre.

Avverto un silenzio assordante e carico di tensione. Poi un fruscio di pagine, o forse è stoffa?

«Ciao Emma... mi raccomando, ascolta bene.»

Che bello risentire la tua voce, ragazzino.

«Mamma questo è tuo.»

Che parli del diario?

«Io volevo un maglione di papà, per sentire il suo odore. Ma tra le tue cose ho trovato questo. E ho iniziato a leggerlo. Leggerlo mi ricordava lui.»

Non so cosa stia facendo Henry ma so cosa sta facendo Regina. Sicuramente ha iniziato a piangere.

E si sentirà in colpa per non avere buttato o strappato quel diario. E per aver permesso che suo figlio lo leggesse.

«Non volevo leggerlo mamma, davvero... prima dicevi cose belle, poi lui con te è diventato cattivo. Tanto. Troppo.»

Lui sospira.

«Henry, ti prego...»

No Regina, non interromperlo. Ci siamo preparati per settimane per questo momento, lascia dire tutto quel che deve.

«No mamma, aspetta. Io ti ho dato la colpa di tutto. Ma la colpa non era la tua. Io ero arrabbiato con me stesso... perché avevo detto che ti odiavo e poi ho scoperto le cose del diario... e mi sono arrabbiato con lui. Per questo andavo in cimitero. Perché gli chiedevo il motivo. Perché ti trattava così se non voleva stare con te? Perché se l'è presa col mio fratellino?»

Ok Henry, stai andando bene... piangi se vuoi, ma continua.

«Non riuscivo a parlarti perché parlare con te era difficile. Io stavo male perché era morto mio padre. E tu lo avevi sopportato per tutto quel tempo... io sono stato cattivo con te.»

«No Henry, aspetta. Tu non c'entri nulla. Tu non potevi sapere ed era giusto che fossi arrabbiato con me!»

«No mamma, non era giusto perché tu mi hai sempre protetto. Quando ne ho parlato con Emma lei mi ha fatto capire molte cose... tu non mi hai mai permesso di odiarlo. Non hai mai detto una sola parola cattiva su di lui, mai una.»

Singhiozzi. Henry singhiozza e Regina tira su col naso.

Perché non posso vederli con i miei occhi! Maledetto coma... o insomma, quel che è!

«Io... mi dispiace per averlo letto... ma sono contento di averlo fatto. E sono contento di avere incontrato Emma. E anche se lei sta così... sono contento che ti abbia salvata. Mary Margaret mi ha raccontato come sono andate le cose. Lei è fatta così, aiuta sempre tutti... e tu con lei stai bene.»

No Henry, non puoi dire a tua madre che ti ho detto che mi piace, fermati!

In effetti a lei ho detto che la amo. Mi sono sputtanata abbondantemente da sola.

«Da quando c'è lei tu sorridi un po' di nuovo. E so che avete litigato e vi siete allontanate ma lei ti vuole bene mamma, davvero. Non ti farebbe mai quello che... ti faceva... papà...»

«Ok Henry, basta, vieni qui, abbracciami per favore».

Finalmente prendi in mano la situazione, e brava la mia Regina.

I passetti inconfondibili di Henry si avvicinano a me... a Regina probabilmente. Lei è rimasta vicina a me tutto il tempo. Henry mi sembrava ai piedi del mio letto... e ora sono tutti e due accanto a me. E piangono.

Poi qualcuno stringe la mia mano. Non è Regina però. È la mano piccola e calda di Henry.

D'istinto stringo le dita intorno alle sue.

«Mamma...»

«Dimmi tesoro...»

«Mamma, Emma mi ha stretto la mano, me la sta stringendo, è normale?»

Gli sto stringendo la mano? Davvero?

OMMIODDIO sento la sua mano. Sento che la sto stringendo.

Oddio voglio piangere. Le mie mani funzionano.

«Emma ci sei? Emma...»

Regina cerca di raggiungermi ma la mia mente viaggia lontana.

Posso ancora mangiare da sola, lavarmi, portare a spasso i miei cani. Cucinare, farmi la ceretta da sola. Sporcare Neal di nutella.

Amare Regina.

«Emma, stai piangendo...»

Io cosa? La sua mano sfiora l'esterno del mio occhio.

Io sto piangendo e loro lo vedono. Forse non sono totalmente isolata. Forse.

«Henry, la stai facendo tornare da noi... la stai salvando».

«Davvero mamma?»

«Assolutamente sì. Sei stato bravissimo.»

Non riesco più ad ascoltarli.

La mia mente è già lontana, sopra la mia personalissima nuvoletta di felicità.

Ho fatto molte cose belle nella mia vita. Non sono il disastro che ho sempre pensato. Con Elisabeth non è andata. Poi il destino o qualunque cosa sia, ha voluto che incrociassi le strade di Henry e Regina insieme. Ho contribuito alla loro rinascita ma sono rinata anche io, insieme a loro.

Henry mi ha insegnato cosa significa soffrire in silenzio ma soprattutto, mi ha insegnato il rispetto per un dolore che non si può comprendere.

Regina mi ha insegnato ad amare di nuovo....

La mente si annebbia. E insieme ad essa anche i pensieri messi insieme con fatica fino ad ora. Forse domani avranno un senso.

 

/--/

 

Qualcosa sfiora la mia fronte.

Una mano calda, morbida, profumata.

«Ciao Emma, sono io.»

Lo so che sei tu, penso.

Lo capirei anche ad occhi chiusi. E infatti...

Mi sento stremata, come se mi avessero sparato.

Oggi mi sento proprio simpatica con tutte queste battute.

Peccato che le senta solo io.

Chissà che ore sono, vorrei tanto saperlo.

Sospiro.

Un leggero peso si adagia sul mio petto.

È la sua mano che ascolta il mio cuore.

«Oggi ci sei di nuovo... gli ultimi due giorni il tuo battito era regolare ma debole, ho capito che non eri con me, che non mi sentivi. Oggi sei con me, il tuo cuore batte forte».

Io sono sempre con te Regina, anche quando non ti sento.

Ti farei da scudo altre mille volte, mi butterei sotto un treno e sotto una macchina se servisse a salvarti.

«Con Henry va molto bene... lui è voluto tornare dallo psicologo. Non quello da cui l'avevo già mandato ma uno nuovo, che non sapeva nulla di lui. Così poteva essere davvero se stesso, ha detto.»

Le scappa una risatina. Pagherei per rivedere il suo sorriso.

Di nuovo la sua mano sulla mia. Anzi entrambe. Le stringo.

Senti Regina? Lo senti che ti sto stringendo?

«È bello risentire la tua stretta...»

Mi confessa con tono felice.

«Sai Emma, in queste settimane ho avuto modo di pensare e pensare e pensare. A Henry, a te, a me... a noi. Prima che tu piombassi nelle nostre vite una malinconia aveva invaso tutto il mio essere. Il mio cuore era nero, la mia anima era nera... i miei pensieri erano assolutamente neri. La cosa peggiore è che ciò che avevo intorno, la vita degli altri che vedevo scorrere, mi sorprendeva e mi inquietava, terrorizzava. E soprattutto mi opprimeva quella sensazione che ai miei occhi tutto era estraneo, e tutta quella estraneità mi stava uccidendo. Lentamente. Inevitabilmente».

Si ferma. Posa le labbra sul dorso della mia mano. Mi dimentico come si respira. E le macchine lo segnalano. Maledette, non posso nascondere quanto sono emozionata, state zitte!

«Poi ho guardato i tuoi occhi quando ti occupavi di Henry. E lì ho iniziato a desiderare di volerti accanto. All'inizio era qualcosa di altalenante, poi si è trasformata in disperazione quasi abissale, perché quel vuoto che mi ero creata intorno lo stavi riempiendo tu. Per questo quel giorno ti ho baciata... per questo ho voluto fare l'amore con te. E guardarti nuda, guardarti volermi così, era per me come un regalo, un regalo che scarti e sorridi perché hai tra le mani finalmente quello che vuoi. In queste settimane ho parlato tanto per tenerti sveglia, ma quando ti guardavo avevo solo il desiderio di ascoltare il tuo respiro, lo stesso che mi ha fatto tornare la voglia di vivere. Per questo ho continuato a parlarti, dovevo ridarti i giorni che stai perdendo in questo letto.»

Forse dovrei smettere di respirare per ascoltarla meglio.

«Pensavo di non avere più un cuore, ma ce l'ho. Solo che era difficile da raggiungere, mentre tu ci sei arrivata così in fretta che mi hai spaventata. Mi spaventi. Ma non voglio più avere paura Emma... non con te, non di te. Tu hai detto che mi ami... prima di addormentarti quel giorno... dicevi davvero? Mi ami davvero o lo hai detto solo perché non sapevi se saresti sopravvissuta?»

Certo che ti amo Regina. Non me ne fregava di morire. Io ti amo e dovevi saperlo. Amo tutto di te. I tuoi capricci, il viso, la voce. E ogni volta che ho sentito quello che mi succedeva intorno c'eri tu, la tua voce a riportarmi indietro, in qualunque posto ora mi trovi. Perché quando non ci sei io non esisto.

«Perché se mi ami davvero allora devo confessarti una cosa. Mi sono innamorata di te.»

Il bip di quello strano aggeggio impazzisce, insieme al mio cuore.

«Ti amo e non perché mi hai salvata da quei proiettili. Non perché hai riportato Henry da me. Dopo due anni mi hai ridato speranza. Mi hai tolto la paura... o meglio, mi hai dato il coraggio di sconfiggere quella paura, di superarla. Mi hai insegnato a cambiare, a rendere magico anche qualcosa di orribile. Mi hai fatto uccidere quello che mi stava uccidendo... la vecchia me mi stava uccidendo... e io voglio farti vedere com'è questa nuova me per cui, per favore... apri gli occhi Emma, vivi per me, per favore.»

Sento che le lacrime di nuovo stanno facendo capolino dai miei occhi e lei le asciuga, poco dopo.

Poi sento una musica... vicino al mio orecchio destro inizia a suonare una canzone... non conosco le parole, non l'ho mai sentita.

 

A fire burns
Water comes
You cool me down
When I'm cold inside
You are warm and bright
You know you are so good for me.
With your child's eyes
You are more than you seem
You see into space
I see in your face
The places you've been
The things you have learned
They sit with you so beautifully

You know there's no need to hide away
You know I tell the truth
We are just the same
I can feel everything you do
Hear everything you say
Even when you're miles away
Cause I am me, the universe and you

Just like stars burning bright
Making holes in the night
We are building bridges

You know there's no need to hide away
You know I tell the truth
We are just the same
I can feel everything you do
Hear everything you say
Even when you're miles away
Cause I am me, the universe and you

When you're on your own
I'll send you a sign
Just so you know
I am me, the universe and you.

 

Continuo ad ascoltare la canzone e a piangere.

Sento un formicolio che dalle mani si sposta a tutto il corpo. Improvvisamente avverto la sensazione di avere di nuovo il controllo di quel che sono. Provo a ruotare la testa e un leggero fruscio dei capelli sul cuscino accompagna quel movimento.

«Emma...?»

La voce di Regina è sempre più vicina, è sempre più forte. Le dita si stringono ancora di più alle sue.

Gli occhi mi bruciano ma ho di nuovo il controllo delle palpebre, le sento muoversi sopra l'occhio stanco.

Poi, li apro.

E la luce mi avvolge.

Calda, accecante, luminosa.

Insieme alla voce di Regina, al suo viso, dapprima sfuocato, poi chiaro e perfetto proprio come lo ricordavo.

«C...e...»

«Emma, o mio...Emma?»

Tiene il mio viso tra le sue mani e mi lascia dei piccoli baci sulla fronte, sulle gote.

«Emma, sai chi sono?»

Alzo e abbasso ancora le palpebre per mettere a fuoco. Brucia e sento che è molto secco.

Devo riuscire a metterla a fuoco. E devo parlare. Devo dirglielo.

Cerco di concentrare la mia attenzione sulle labbra, ma la bocca è talmente asciutta che solo muovere la lingua è una tortura. Sento le labbra secche e la gola che brucia. Ma le parole sono lì, sulla punta della lingua, devo solo concentrarmi.

«Certo... che… so chi sei... Re... gina» al mio orecchio arriva una voce molto diversa dalla mia, ma l'ho udita. Posso parlare.

Abbozzo un sorriso.

Regina sorride di felicità, e piange.

Poi le sue labbra sono sulle mie.

Sì, sono davvero tornata.

 

 

Note dell'autrice: ho cercato di rendere più verisimile possibile la situazione di coma di Emma. Mi sono documentata, ho cercato testimonianze e questo è il risultato. Chi conosce e vede Grey's anatomy avrà riconosciuto la canzone (di cui vi lascio il link per poterla ascoltare: https://www.youtube.com/watch?v=E3BQP-l6clc ) tratto dai momenti felici delle Calzona. È abbastanza triste come la pubblicazione di questo capitolo, con un chiaro riferimento a loro, coincida con la disfatta totale che stanno avendo nel telefilm (di certo non sapevo che il telefilm avrebbe preso quella piega), ma spero che in questo capitolo possa avervi fatto emozionare e anche sorridere.

Grazie a Susan e Nadia per la correzione.

A martedì prossimo :)

  
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