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Autore: S h a d o w h u n t e r _    17/05/2016    8 recensioni
AU // Malec //
Eppure, glielo avevano detto.
L’avevano avvertito del fatto che una volta accettato, non si sarebbe più potuto tirare indietro.
Eccome, se glielo avevano detto: mai fare un patto col diavolo.
******
« Sei nervoso fiorellino? » gli sussurrò suadente all’orecchio, passandogli un dito smaltato su tutta la lunghezza della schiena.
Alec non era affatto nervoso, nel modo più assoluto. Semmai, cosa ben diversa, era terrorizzato.
Cosa diamine gli era passato per la mente quando aveva deciso di accettare una proposta così.. fuori dal comune?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Deal With The Evil.



4 Capitolo - Lesson number one: Take my Hand.

Non che Alec avesse chissà quale vasta scelta di fronte ai suoi occhi ma.. cosa diamine poteva mettersi?
Una moltitudine di maglioni neri erano accatastati uno sopra l’altro su di una sedia, ma erano stati scartati a priori perché definiti anonimi.
Alec, li aveva definiti anonimi.
Sbuffò sonoramente, sedendosi senza troppe cerimonie sul letto sfatto della sua camera e prendendo nuovamente il suo cellulare.
Aveva letto quel messaggio un numero indescrivibile di volte, ma ancora non riusciva a capacitarsene.

Central Park, alle tre in punto.
Non farmi aspettare fiorellino, mi raccomando.
Magnus.

E dire che era stato proprio lui a chiedergli di fare una cosa simile.
Gli aveva chiesto, anzi, lo aveva pregato di insegnargli a come essere in armonia con se stesso e ad essere più sicuro; di aiutarlo a capire che non c’era nulla di sbagliato in lui.
A dire il vero ancora non riusciva a credere di averlo realmente fatto: probabilmente con Magnus che lo guardava con quei suoi bellissimi occhi, la situazione confortevole che si era andata a creare e la mano sulla sua gamba che lo stava letteralmente facendo impazzire, Alec era stato solo preso dal momento.
È una bugia, lo sai benissimo.
Arricciò il naso, infastidito: quella vocina seccante, nata dal giorno in cui l’aveva incontrato per la prima volta, da quel momento non aveva fatto altro che ricomparire, mettendolo enormemente a disagio.
Perché sai che è la verità.
Scosse la testa energeticamente, per poi portarsi le mani a coprirsi gli occhi.
Sicuramente Magnus sarebbe stato bellissimo come sempre, mentre lui ancora una volta sarebbe risultato banale.
Sbuffò ancora, buttandosi di peso sul letto; non gli era mai interessato nulla di tutto ciò, mai si era fermato a riflettere su quale maglione fosse più adatto per un’uscita.
Da quando allora, aveva cominciato a farlo?
Da quando vuoi farti notare da Magnus.
« Basta! » gridò, frustrato.
Si alzò in piedi di scatto, deciso prima di tutto a farsi una doccia, in modo tale da schiarirsi le idee, ma si fermò quando vide Iz appoggiata allo stipite della porta sorridergli maliziosa.
« Izzy, ti serve qualcosa? » le domandò, a disagio.
Da quanto tempo esattamente era lì? Non se ne era minimamente accorto e tutto perché non faceva altro che pensare a cose stupide!
« Oh dimmelo tu, Alec. - gli disse, avvicinandosi - Non che mi dispiaccia il fatto che tu abbia finalmente capito di quali obbrobri il tuo armadio sia munito ma.. perché? » gli chiese, incrociando le braccia sotto il seno.
Il moro la guardò cereo: cosa avrebbe dovuto rispondere ora? Che nel pomeriggio sarebbe dovuto uscire con il proprietario del locale che aveva praticamente distrutto? Oppure con un ragazzo stravagante a cui aveva rivelato di essere gay? O ancora meglio, con un tizio a cui aveva chiesto di fare praticamente l‘impossibile?
« Non so proprio di cosa parli, io.. stavo facendo il cambio di stagione. » s’inventò sul momento, sperando di essere perlomeno un minimo credibile.
Isabelle incurvò un sopracciglio verso l’alto, mentre un sorrisino divertito andava a delinearsi sulle labbra tinte di rosso.
« A gennaio? » gli chiese, trattenendosi a stento dal ridere.
Alec diventò paonazzo, guardando da un’altra parte.
Ok, non se l’era bevuta.
Non che la cosa fosse poi così scioccante, dato la banalissima uscita. Tuttavia fece finta di niente e alzò le spalle.
« Almeno mi avvantaggio. - le disse, mentre prendeva un jeans slavato e una canottiera bianca dall’armadio - ora, se permetti vado a farmi una doccia. »
Non gli diede modo di replicare, poiché sgusciando velocemente fuori dalla stanza, andò a chiudersi in bagno.
Iz non era affatto stupida e sicuramente aveva capito che c’era qualcosa che non andava, ma Alec non voleva parlarne.
Non al momento almeno.
Anche perché, non avrebbe saputo proprio che dirle: come avrebbe potuto spiegare la situazione che si era andata a creare con Magnus? O la loro ‘relazione’? Non sapeva nemmeno lui come definirla.
Sospirando entrò nel  box-doccia, sperando di riuscire a riordinare i suoi pensieri.


***

Non sapeva come era finito a comprarsi una nuova camicia, fatto stava che si trovava di fronte all’entrata di Central Park, fasciato nel suo nuovo acquisto e con una voglia irrefrenabile di scappare via.
Dato che non faceva così freddo aveva deciso di mettersi un semplice giacchetto di pelle, in modo tale da non doverlo portare in mano nel caso fossero andati da qualche parte.
Alla fine, anche se aveva cercato di non esserlo, era risultato banale.
Accidenti.
Si passò una mano tra i capelli corvini, scompigliandoseli appena in un gesto nervoso.
Era arrivato con dieci minuti di anticipo, cosa normale per lui che odiava davvero essere in ritardo.
Ma in quel momento si sentiva davvero a disagio a starsene lì in piedi in abiti inusuali per lui, ad aspettare un ragazzo.
Se glielo avessero detto una settimana prima, non ci avrebbe mai creduto.
Ed invece..
Scosse la testa, mentre pensieri assurdi cominciavano a formarsi nella sua testolina.
Era stato talmente in ansia per tutta la mattina che non aveva nemmeno minimamente pensato a come si sarebbe dovuto comportare.
Anzi, non aveva proprio la più pallida idea di cosa fare, a dirla tutta.
Magnus era una persona elegante, sempre con la battuta pronta e di un’allegria coinvolgente. Ma era anche incertezza, pericolo e trasgressioni.
Mentre lui vestiva male, era scontroso e anche piuttosto musone. Ma soprattutto odiava non rispettare le regole, odiava quando la situazione era fuori dal suo controllo e odiava non essere certo di qualcosa.
Due esatti opposti, due perfette metà che incastonate tra di loro avrebbero potuto generare qualcosa di decisamente interessante.
Alec era in pieno conflitto con se stesso, perché se da una parte voleva lasciarsi andare, volendo provare quelle sensazioni a lui sconosciute, dall’altra sentiva di star sbagliando tutto.
« Alexander, come sempre non ti fai affatto desiderare. » la voce familiare di Magnus lo riportò alla realtà, così si girò verso di lui.
Per un attimo gli mancò il respiro, mentre sgranava gli occhi, visibilmente sorpreso.
Magnus era.. wow. Non c’erano molte parole per descriverlo a dire il vero.
Un pantalone bianco gli fasciava le gambe toniche e muscolose, mentre una camicia verde scuro aperta sul davanti lasciava intravedere il petto solido, sebbene molte collane avvolte attorno al suo collo, ne impedivano la piena visuale.
Alec si chiese se non avesse freddo vestito così, ma accantonò subito il pensiero: gli avrebbe dato volentieri la giacca in quel caso.
Spostò poi lo sguardo sul suo viso, trovandolo deliziosamente affascinante con quel poco trucco sulle palpebre.
Infatti, aveva optato per una semplice linea di eye-liner verde, ma aveva compensato il tutto con un lucidalabbra davvero brillantinato.
I capelli invece erano tirati indietro dal gel nella solita cresta che tanto gli piaceva portare, e alcuni accenni di glitter erano sparsi qua e là sulle punte rosse.
Magnus sorrise deliziato da quelle attenzioni, ma si prese anche lui il suo tempo per studiare la figura dell’altro, trovandolo.. diverso.
I soliti maglioni scoloriti e a volte bucati, erano stati sostituiti da una camicetta bianca a scacchi, che gli metteva in risalto gli occhi blu in una maniera incredibile.
La giacca di pelle nera era un vero tocco di classe, abbinata a quel pantalone largo e agli stivali neri.
Ebbene, si era dato piuttosto da fare per.. metterlo in difficoltà.
« Come mai così sobrio? » gli chiese Alec, indicando il suo viso.
Magnus sorrise in maniera provocante, facendogli l’occhiolino: « Ho pensato ti sentissi più a tuo agio a girare con una persona un po' più normale. » gli disse, facendolo arrossire.
L’aveva fatto per lui, perché sapeva che non si era ancora sbloccato del tutto. Non poté fare a meno di sorridere in maniera piuttosto timida per quell’accorgimento più che gradito.
Tuttavia, Alec pensava che se anche si fosse presentato come al suo solito non ne sarebbe stato per niente infastidito.
Gli piaceva lo stile di Magnus.  
« Vogliamo andare? » gli chiese poi Quest’ultimo, facendo un cenno verso l’entrata del parco.
Alec annuì, affiancandolo.


Il vento gli scompigliava appena i capelli, mentre la risata cristallina di Magnus riempiva l’aria di una piacevole aura magnetica.
Era circa un’ora che passeggiavano per quell’immenso parco e Alec non aveva fatto altro che straparlare a vanvera in preda all’imbarazzo, sotto lo sguardo divertito di Magnus.
Quest’ultimo invece, non aveva potuto fare a meno di sfoggiare le sue solite battutine maliziose che riuscivano sempre nell'intento di farlo arrossire.
« E quindi hai capito di essere gay quando una ragazza ha provato a baciarti? » gli domandò confuso, portandosi una mano sotto il mento.
Alec scosse la testa, sorridendo leggermente: « Non è stato per quello. È solo che quando si è avvicinata per farlo, mi sono sentito a disagio, sentivo di star facendo qualcosa di sbagliato.  Così sono scappato via. » ammise, grattandosi la testa imbarazzato.
Magnus lo squadrò per una manciata di secondi, poi parve illuminarsi improvvisamente: « Dunque mi stai dicendo che non hai mai baciato nessuno, interessante. » esordì, un sorriso malizioso ad abbellirgli le labbra.
Alec arrossì vistosamente, inciampando sui suoi stessi passi.
Troppo diretto, dannazione.
Magnus lo guardò divertito e intenerito allo stesso tempo: quel ragazzo era una sorpresa continua.
Credeva di averle viste tutte ormai in vita sua, ma Alec continuava a stupirlo: con lui era tutto totalmente diverso, nuovo.
Con i suoi occhi blu che brillavano sotto la luce del sole; col suo sorriso perfetto capace di sciogliere anche il più insormontabile dei ghiacciai; col suo parlare da perfetto secchione; con le sue guancie sempre tinte di quell’adorabile rossore; con quello sguardo liquido che a volte gli rivolgeva quando si fermava a guardarlo.
Tutto di lui, era una vera e propria boccata di aria fresca.
Il moro borbottò qualcosa che Magnus interpretò come una conferma all’affermazione appena fatta.
Soddisfatto si girò verso di lui, inchiodando il suo sguardo a quello del giovane.
Verde e blu si fusero assieme in una particolare alternanza di colori che ricordavano vagamente una giornata estiva al chiaro di luna.
« Non devi vergognarti di nulla, Alexander. » gli disse, sfiorandogli la guancia in un gesto dolce e premuroso.
Alec trattenne il respiro, mentre un turbinio di emozioni andavano ad espandersi all’interno del suo corpo.
Come dotata di volontà propria, la sua mano raggiunse quella dell'altro, toccandola in maniera delicata, quasi avesse avuto paura di fargli del male semplicemente sfiorandola.
Magnus invece lo guardò sorpreso.
Non si sarebbe mai aspettato un gesto così.. piacevole, non da parte sua per lo meno.
Gli sorrise di rimando, mentre i suoi occhi si coloravano di una strana sfumatura che Alec non sapeva proprio come identificare.
« Bene fiorellino, prima lezione: prendimi per mano. » gli disse, mentre Alec si riscuoteva appena da quella specie di trance.
Non sapeva né come né perché, ma ogni volta che si trovava a fissarlo finiva per scordarsi persino di chi fosse.
Gli lanciò un’occhiata confusa, mentre l’altro spostava la mano dal suo viso. Il moro avvertì subito la mancanza di quel tiepido tocco, ma non disse nulla a riguardo.
« Dovrei.. prenderti per mano? Qui? Cioè.. non è che non voglia ma.. » cominciò a balbettare, ma Magnus lo interruppe prontamente.
« Abbiamo fatto un patto Alexander. E se ricordi bene, hai accettato di fare qualsiasi cosa io ti chieda. Perciò andiamo a bere qualcosa, ma andiamoci mano nella mano. » gli disse, provocandolo.
Alec deglutì a disagio.
Non si sentiva ancora pronto per mostrarsi così disinvolto in pubblico.
Tuttavia Magnus aveva ragione: aveva accettato di farlo e ora non poteva di certo tirarsi indietro.
E poi, voleva davvero toccarlo di nuovo.
Lo guardò negli occhi, incrociando con delicatezza le dita con le sue; poi gli sorrise imbarazzato, cosa che fece sorridere a sua volta Magnus.
Si fissarono ancora per qualche secondo, poi si incamminarono verso un bar.

 

Il sapore del caffèlatte gli si espanse in bocca alla prima sorsata, facendolo sorridere compiaciuto.
Erano arrivati lì da pochi minuti e appena varcata la soglia, tutti gli sguardi dei presenti si erano posati sulle loro figure e sulle.. loro mani.
Alec era arrossito vistosamente, mentre Magnus aveva sogghignato di fronte la sua reazione.
« Suvvia, è stato divertente. » gli sorrise quest’ultimo, finendo la sua bevanda.
Alec, che aveva preso un bicchiere d’acqua, ne buttò giù il contenuto, fissandolo truce.
« Non credo di avere il tuo stesso concetto di divertimento allora. » sbuffò l’altro in risposta, socchiudendo gli occhi.
Magnus lo guardava estremamente divertito: adorava vederlo in imbarazzo.
« Io dubito proprio che tu lo abbia, fiorellino. » lo schernì sorridendo.
Alec lo guardò indignato, ma poi anche la sua bocca andò ad incurvarsi verso l’alto.
Prese a tracciare il contorno del bicchiere, mentre l'altro lo osservava affascinato.
Il moro era così semplice da riuscire ad incentrare, inconsapevolmente, tutta l’attenzione di Magnus su di sé.   
« Sai.. mi sono divertito molto oggi. Ti ringrazio. » gli disse Alec, balbettando appena.
Magnus si inumidì le labbra: « Anche io, Alexander. Infatti stavo pensando di.. » s’interruppe all’improvviso, mentre un volto a lui noto si stava facendo largo tra i tavoli.
« Ma guarda un po' chi abbiamo qui.. »
Catarina.  
Questa non ci voleva proprio, sua sorella era proprio l’ultima persona che sperava di incontrare con Alexander al suo fianco.
Non osava neanche immaginare quello che stava per succedere.
« Ma quanto siete carini! Ti sei dato da fare, vero fratellone? Sei riuscito subito a conquistarlo!  Beh, wow Lightwood, ti sei messo davvero in tiro: deve essere una cosa seria! » esclamò, giunta di fronte a loro.
E difatti, non si era sbagliato.
Aveva parlato con un tono talmente alto che quasi tutte le teste nel locale si erano girate nella loro direzione.
Alec invece era diventato così rosso che l'altro per un attimo temette che avrebbe finito col prendere fuoco.
Magnus sentì uno strano senso di risentimento verso sua sorella: non voleva che il suo fiorellino si sentisse a disagio, non per essere visto con lui.
« Catarina smettila, è solo un uscita in amicizia. Possibile che tu debba sempre pensare male? » le rispose, guardandola truce.
L'altra non sembrò minimamente scalfita dalla cosa, anzi.
« Sei crudele, mi hai appena spezzato il cuore. Sognavo già l'abito da indossare come damigella alle vostre nozze! » gli rispose, portandosi melodrammaticamente una mano sul petto.
Magnus sbirciò Alec di  sfuggita e dovette fare uno sforzo disumano per non ridere: non solo il suo colorito già prima rossastro iniziava a sfociare nel viola, ma stava anche boccheggiando come un pesce fuor d'acqua.
Poveretto.
Conoscendo prima lui ed adesso sua sorella, doveva sicuramente pensare di trovarsi in presenza di una famiglia di pazzi ricercati.
« Oh andiamo Lightwood, non fare quella faccia. Mio fratello non è poi così male come donnina di casa. Sarebbe una moglie perfetta! » disse, dando al malcapitato una pacca sulle spalle.
Se la stava godendo da matti quella disgraziata.
Gli occhi azzurri le brillavano di divertimento e stava palesemente cercando di trattenere le risate.
Alec dal canto suo, che si trovava ancora in quella condizione, sembrava completamente incapace di spiccicare parola.
Magnus decise di portarlo via, prima che sua sorella finesse col farlo fuggire a gambe levate.
« Vieni Alec, ti accompagno. - gli disse con dolcezza, cercando di tranquillizzarlo. -  E con te sorellina, ci vediamo tra poco. » concluse, scoccandole un’occhiata più che eloquente.
Avrebbe dato al suo fiorellino appuntamento per l'indomani, poi avrebbe raggiunto quella streghetta e ci avrebbe fatto una bella chiacchierata.


Subito dopo che Alec se ne fu andato, Magnus iniziò a cercare una testa bionda tra la folla: sapeva che sua sorella sarebbe rimasta nei paraggi.
La trovò quasi subito, seduta su una panchina nel piccolo parco dall'altra parte della strada.
Quando la raggiunse notò che stava trafficando animatamente col suo cellulare.
Starà informando tutti i nostri amici della mia 'nuova fiamma', pensò, alzando gli occhi al cielo.
« Quello che hai fatto poco fa non è stato affatto carino! Nessuno ti ha insegnato, che non si arriva alle spalle della gente in quel modo? » esordì, lasciandosi cadere pesantemente accanto a lei.
Catarina alzò lo sguardo divertita.
« E da quando il Sommo Stregone di Brooklyn - disse, prendendolo palesemente in giro - si lascia sconvolgere da una simile sciocchezza? » chiese sardonica, incrociando le braccia al petto.
« Da mai. Lo sai che sono troppo fantastico per lasciarmi sconvolgere da qualcosa. » le rispose, utilizzando lo stesso tono e facendo un gesto con la mano il cui significato era qualcosa come "smettila di dire certe assurdità".
« Se la pensi così, dov'è il problema? » domandò Catarina, pur immaginando la risposta.
Voleva vedere se l'altro l'avrebbe ammesso.
« Il problema è che Alec non è dello stesso avviso! - esclamò Magnus di getto - Lui è così timido, non voglio che tu lo metta in imbarazzo! E.. ora che hai da ridere? » chiese infastidito, vedendola sghignazzare.
Con un attimo di ritardo, Magnus si rese conto dell'errore madornale che aveva appena commesso: si era fatto incastrare.
Ora, sua sorella non avrebbe più smesso di fare allusioni.
« Alla faccia dell'uscita in amicizia! Ne ero certa, sapevo fin dal primo giorno in cui vi siete visti che sarebbe finita così. » disse, facendo uno strano balletto.
Magnus ipotizzò che si trattasse di una qualche danza della vittoria.
O almeno lo sperava, perché l’unica alternativa che gli veniva in mente era una qualche sorta di maledizione voodoo.
« Non è finita in nessun modo, lo sto solo aiutando! » ribatté, cercando di essere il più convincente possibile.
Catarina sapeva leggergli dentro come fosse un libro aperto, ma l'ultima cosa che voleva era che qualcuno gli facesse notare che iniziava a sentire qualcosa per quel ragazzo.
Non quando stava facendo di tutto, per cancellare quel pensiero dalla sua mente.
« Aiutando? Adesso è così che si dice? Andiamo fratellone, è la scusa più ridicola che abbia mai sentito! » rispose quest'ultima, scoppiando di nuovo a ridere.
Beata lei che si diverte tanto, pensò.
« Catarina, sono serio. Lui si trova nella stessa situazione in cui sono passato anche io: i suoi genitori non sono esattamente di mente aperta. » iniziò a dire Magnus, leggendo sul volto di sua sorella una scintilla di comprensione.
« Oh no, - sussurrò quest'ultima - povero ragazzo. Mi dispiace non lo sapevo, ma cosa intendi di preciso per aiutare? » domandò, tornata improvvisamente seria.
Era più forte di lei, quando vedeva qualcuno soffrire non poteva fare a meno di lasciarsi coinvolgere.
L'aveva sempre adorata per questo.
« Vuole che lo aiuti a superare la cosa, ad accettare se stesso. Come vedi niente di romantico, non gli interesso affatto. Mi vede solo come un mentore superstiloso. » le rispose, cercando di mantenere un tono neutro.
Non poteva lasciare che lei capisse quanto si sentiva coinvolto in quella situazione.
Evidentemente, però, non ci stava riuscendo: Catarina lo guardava come se fosse impazzito di colpo.
« Un mentore? Non gli interessi affatto? Sei per caso diventato cieco?! Tu gli piaci eccome! » esclamò quest'ultima, mettendosi quasi a gridare.
Non avrebbe dovuto fargli piacere il fatto che Catarina la vedesse così, ma non riusciva a fare altrimenti.
Aveva passato anni a tagliare fuori tutti, e adesso come per magia un ragazzo tenero ed insicuro stava mandando tutto a monte.
Magnus però non aveva nessuno intenzione di permetterglielo.
O almeno ci stava provando.
« E tu lo sai, perché..? Non dirmi che mi sono perso la parte in cui siete diventati amiconi per la pelle e vi siete confidati tutti i segreti! » esclamò, falsamente scioccato.
« No brutto idiota, mi è bastato vedere il modo in cui ti guarda. - rispose lei, immediatamente. - Lo stesso in cui tu guardi lui. » aggiunse poi, con dolcezza.
Era passato tanto tempo dall'ultima volta in cui l'aveva visto affezionarsi a qualcuno che non facesse già parte della sua vita.
Per quanto lui spesso e volentieri potesse essere un gran rompiscatole egocentrico, restava pur sempre suo fratello e avrebbe dato qualsiasi cosa per vederlo felice.
Forse quella volta sarebbe finalmente successo; doveva solo sperare che Alec riuscisse a convincerlo a lasciarsi andare.
« Cat, ti prego. So che cosa stai per dirmi ma non.. io non so cosa fare, okay? Alexander è diverso da chiunque altro abbia mai conosciuto, mi colpisce come mai nessuno aveva fatto. - sputò fuori Magnus, senza quasi rendersene conto - Ma ho giurato a me stesso che non avrei dato più a nessuno quel potere su di me. » continuò poi, guardando negli occhi sua sorella.
Lei sapeva meglio di chiunque altro che cosa intendesse dire.
Da quando Magnus lo aveva incontrato si trovava costantemente in lotta con se stesso: una parte di lui gli chiedeva di lasciarsi andare, convinta che Alec era diverso e che non lo avrebbe ferito; l'altra parte, quella più razionale, continuava a ripetergli di fare un passo indietro.
Strano a dirsi, ma aveva davvero bisogno del consiglio di Catarina.
« Magnus, sono tua sorella, c'ero. E posso assicurarti che nessuno potrebbe mai giudicarti per il fatto che, dopo quello che è successo, tu abbia messo un lucchetto al tuo cuore per poi buttare via la chiave. » iniziò a dire Catarina in tono cauto, quasi temesse la reazione dell'altro.
Quest'ultimo la guardò, alzando un sopracciglio.
« Ma? » le chiese infatti, scettico.
« Ma c'è una cosa che devi riuscire a capire: l'amore, quando è vero, quando è puro, riesce ad infrangere qualsiasi barriera. E non importa quanto impegno tu ci abbia messo per costruirla, non potrai fare niente per impedirlo. » gli rispose la ragazza, per poi andarsene immediatamente dopo, lasciando Magnus a riflettere sulle sue parole.
Magari, pensò Catarina, Alexander Lightwood sarebbe stato capace di fargli imparare quella lezione.



Alec aveva trascorso l'ultima ora girando senza meta per la città: dopo il suo 'appuntamento' con Magnus era troppo confuso e nervoso per starsene senza fare niente.
La maggior parte del tempo lo aveva impiegato a maledire mentalmente se stesso.
Stava permettendo a quel ragazzo di dissolvere tutta la sua razionalità.
Si era sempre vantato del suo distacco e del suo autocontrollo, ma ogni volta che si trovava insieme a Magnus finiva col trasformarsi in un idiota balbuziente.
Per quanto si sforzasse di fare in modo che non accadesse, quando l'altro era nei paraggi il suo cervello decideva di andarsene in vacanza, lasciandolo lì a fare la figura dell'allocco.
Per non parlare poi dell'incontro a dir poco imbarazzante con sua sorella: nessuno dei due si sarebbe aspettato di vedersi piombare addosso Catarina in quel modo.
Ma soprattutto, non si sarebbero mai aspettati di vederla reagire in quel modo.
Non poteva negare però che tutto sommato quello era stato uno dei pomeriggi più belli della sua vita.
Magnus lo mandava in confusione ma, paradossalmente, lo rendeva più felice di quanto fosse per la maggior parte del tempo.
Stava iniziando a conoscerlo abbastanza per capire che dietro gli infiniti strati di glitter e lustrini, si nascondeva una persona con un gran cuore: il modo in cui aveva ascoltato le sue preoccupazioni senza farlo mai sentire giudicato, il chiaro affetto verso sua sorella, il fatto stesso che avesse accettato di aiutarlo; tutte quelle cose non facevano che renderlo ancora più affascinante ai suoi occhi.
Come se ce ne fosse bisogno.
Già così faticava a mantenere il controllo.
Ed era inutile dire che quella non era affatto una cosa da lui.
C'erano stati momenti, come quando gli si era avvicinato per sfiorargli delicatamente il viso, in cui l'unica cosa che lo aveva trattenuto dal fare qualcosa di veramente stupido era stata la sua forza di volontà.
Alec sospirò, ripensando alle parole e agli sguardi che l'altro gli aveva rivolto.
Se fosse stato più simile a Jace o almeno un po' più sicuro di se stesso, avrebbe potuto pensare che Magnus fosse in qualche modo interessato a lui.
Ma sapeva che era completamente impossibile: sebbene la sua presunta eterosessualità era stata ormai smentita, quel ragazzo restava comunque di gran lunga al di sopra delle sue possibilità.
Quella consapevolezza però non lo aiutava affatto a rinsavire; sembrava che al momento niente potesse riuscire in quell'intento.
Tutta colpa di quegli occhi che lo facevano letteralmente impazzire.
Alec scosse lentamente la testa, esasperato.
Tanto valeva ammettere la realtà: si stava prendendo una cotta madornale per Magnus.
Perfetto, si disse, ci mancava solo questa.
Doveva assolutamente smettere di pensarci o avrebbe finito col diventare pazzo.
Finalmente ritornato in casa, chiuse piano la porta d'ingresso e si guardò intorno con circospezione, volendo evitare di imbattersi in sua sorella.
L'ultima cosa di cui aveva bisogno dopo essere stato colto con le mani nel sacco da Iz solo quella mattina, era ricevere ulteriori domande.
Attraversò quasi correndo il grande salone, per poi salire a due a due le scale che conducevano al piano superiore.
Finalmente di fronte alla sua stanza si tranquillizzò, aprì la porta e.. restò a bocca aperta.
Izzy e Jace erano lì, seduti sul suo letto con un espressione decisamente minacciosa stampata in volto.
Per l'angelo, adesso , che era veramente nei guai.
Alec, dopo un attimo di esitazione, si decise ad entrare, sotto lo sguardo truce degli altri due.
Iniziò a guardarsi intorno cercando una via di fuga: se le cose si fossero messe male poteva sempre buttarsi dalla finestra; infondo erano solo al secondo piano.
Dato che nessuno dei due proferiva parola, Alec decise di sbloccare quella situazione ridicola.
« Ehi ragazzi che succede? Avete litigato per l'ultimo biscotto al cioccolato e avete bisogno di un paciere? » domandò il moro, cercando di apparire più tranquillo di quanto invece si sentisse.
L'unica risposta che ricevette fu una severa occhiataccia da parte di entrambi.
Okay.
« Beh allora.. Iz, non dirmi che hai fatto inseguire Jace da un’anatra! » esclamò quindi, falsamente preoccupato.
Quasi sperò che fosse davvero quello il motivo della visita, peccato che fosse una cosa alquanto improbabile: non che Isabelle non ne fosse davvero capace, ma in quel caso il biondo sarebbe stato in preda ad una crisi isterica da record.
« Ma che bel senso dell'umorismo! Non ricordavo ne avessi uno. Lo hai comprato insieme a quella camicia? » domandò quest'ultimo, in tono canzonatorio.
«Oh sì; sai, c'era un paghi uno prendi due. Un'offerta imperdibile. » rispose il moro, alla stessa maniera.
« Molto divertente, Alexander. » ribatté Jace, che sembrava tutt'altro che divertito.
Alec non si preoccupò di nascondere una smorfia all'udire quel nome.
« Non chiamarmi in quel modo, sai che lo detesto! » esclamò infatti, immediatamente dopo.
Ma se è Magnus a farlo non ti da fastidio vero? Ti fa sentire speciale.
Scacciò ancora una volta la fastidiosa vocina nella sua Mente, cercando di concentrarsi sul problema più urgente.
« Insomma vi decidete a dirmi cosa succede di preciso o volete starvene lì tutto il giorno a guardarmi con quella faccia? » chiese, avvicinandosi ulteriormente.
Isabelle si alzò in piedi, mettendosi le mani sui fianchi; era abbastanza alta da riuscire tranquillamente a guardare suo fratello negli occhi.
« In realtà, sei tu che dovresti dirlo a noi. Fai il misterioso, sparisci, ci eviti. Si può sapere che cosa ti sta succedendo? » gli domandò lei andando dritta al punto, dato che non le era mai piaciuto girare intorno alle cose.
Jace dietro di lei annuiva solennemente, come a far capire che era pienamente d'accordo.
« Izzy ha ragione, Alec. - disse infatti il biondo, subito dopo - Sei nostro fratello, il che significa che riusciamo a capire quando c'è qualcosa che non va. La domanda è: che cosa? » chiese poi, incrociando le braccia sul petto e rivolgendogli un occhiata penetrante.
Perfetto, ed ora cosa poteva dire?
Tutta quella situazione era talmente complicata che non aveva la minima idea di dove iniziare.
Certo, per tutto quel tempo l'avevano sempre sostenuto, ma cosa avrebbero pensato sapendo dello strano patto con Magnus?
Forse ne sarebbero stati divertiti, o magari lo avrebbero preso per un pazzo completo.
E la cosa peggiore era che non avrebbe neanche potuto contraddirli, non dopo i guai in cui si stava cacciando stando così tanto tempo con quel ragazzo.
Sinceramente non voleva sapere affatto quale delle due reazioni avrebbero avuto, non in quel momento.
« Niente. Apprezzo il vostro interessamento, ma non c'è nulla che non vada. E adesso.. » indicò loro la porta, invitandoli ad uscire.
« Non ci provare neanche! Non ti permetterò di liquidarmi di nuovo in questo modo. Alec, per favore, sai che puoi fidarti di noi. » gli disse Iz, guardandolo con quei suoi grandi occhi neri.
In quel momento si rese conto di quanto sua sorella fosse realmente preoccupata per lui, e si sentì terribilmente in colpa.
C'era pur qualcosa che poteva dirle, una mezza verità era sempre meglio di  niente.
« Scusami, non volevo tenerti all'oscuro, nessuno di voi in realtà. E' che è tutto così confuso. » iniziò il moro, con un sospiro.
« Vai avanti, uomo del mistero, siamo tutti orecchie. » se ne uscì Jace, con un sorrisino ironico.
Alec sbuffò.
Quel comportamento era tipico di lui: sarebbe stato capace di fare lo sbruffone perfino al suo funerale.
Isabelle gli diede uno schiaffo sulla nuca, spronando poi suo fratello a continuare, con un gesto.
« C'è una persona per cui io.. beh, diciamo che ci stiamo vedendo. Però, ecco.. » continuò a parlare Alec.
O meglio, cercò di continuare, perché al "ci stiamo vedendo" sua sorella si era messa a gridare.
« Lo sapevo! Il mio fratellone si è innamorato! Ecco il perché dell'espressione da triglia perenne! » esclamò, battendo le mani.
Alec arrossì violentemente - ormai iniziava quasi a farci l'abitudine -, mettendosi a balbettare.
« Perché dici questo? Io.. non.. quale espressione da triglia?! » cercò di mostrarsi indignato.
Questa poi.. ci mancava solo che iniziassero a prenderlo in giro in quel modo.
« Lasciamo stare la tua espressione e parliamo di cose importanti: lui quanto è figo in una scala da uno a dieci? » gli chiese sua sorella, con un sorriso biricchino.
Almeno un undici, pensò Alec.
Ma non avrebbe mai avuto il coraggio di dirlo ad alta voce.
A quanto pareva però, non ce ne fu bisogno.
« Ooooh guarda che faccia! Deve essere molto figo! » riprese infatti Isabelle.
« Magnus è.. particolare. - disse alla fine il moro. - Credo che ti piacerebbe, avete qualcosa in comune. » aggiunse con un sorrisino.
Con tutti gli smalti, lustrini e i glitter che il ragazzo si metteva addosso, poteva tranquillamente farle concorrenza.
« Entrambi pensiamo che tu abbia un disperato bisogno di rifarti il guardaroba? » chiese lei, ridendo.
Okay, magari le cose in comune erano due.
Magnus non glielo aveva mai detto direttamente, ma Alec era abbastanza sicuro che se avesse potuto avrebbe dato fuoco ai suoi vestiti.
« Forse. » rispose a sua sorella, ignorando lo sguardo divertito di Jace di fronte a quella conversazione.
« Quando potremmo conoscere questa meraviglia di ragazzo? » chiese quest'ultimo, con ironia.
All'udire quella domanda, Alec restò impietrito, cercando di immaginare Magnus nella stessa stanza con i suoi fratelli.
La sola idea lo mandava nel panico.
« Non potete, non adesso. Le cose sono complicate ed io.. ecco non credo di piacergli. - sputò fuori, a disagio. - Ora, per favore, vi dispiacerebbe uscire dalla mia stanza? » chiese in maniera del tutto retorica, visto che li stava già spingendo entrambi fuori.
« Ma come?! Aspetta.. » cercò di protestare Isabelle, ma non gliene diede modo.
« Grazie, siete molto gentili. Ci vediamo a cena. » la interruppe, sbattendo praticamente la porta in faccia a Jace.
Poi, buttandosi sul letto, prese finalmente un sospiro di sollievo.
Che giornata.





HeLLo! :D
Ed ecco finalmente anche il quarto capitolo >.<
Dunque, a dire il vero non ho molto da dire, dato che si tratta più che altro di un semplice capitolo di passaggio per far intendere, almeno un pochino, i pensieri dei personaggi.
Entrambi sono spaventati e, sopratutto Magnus, cerca di non farsi trascinare dalla situazione visto le sue esperienze passate ma.. beh, chi resisterebbe al fascino di Alec? ahahaha :D
Ah, volevo assolutamente ringraziare tutte quelle persone che, capitolo dopo capitolo, mi strappano un sorriso con le loro più che apprezzate recensioni :D sono onorata, davvero! <3
Naturalmente, ringrazio anche tutti coloro che stanno seguendo la storia, siete davvero tantissimi e, quando ho cominciato a scrivere, non mi sarei mai aspettata di avere così tanti lettori. Quindi grazie! <3
Spero che questo capitolo dia stato di vostro gradimento, aspetto i vostri pareri :D
Vi rinnovo anche la proposta ad iscrivervi al mio gruppo facebook, dove potremmo discutere sì della storia(dubbi, perplessità, spoiler ecc.), ma anche della saga in generale :D
Il link è questo------> https://www.facebook.com/groups/1695283824068412/
Bye! <3

   
 
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