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Autore: SaGeBaKer    11/04/2009    1 recensioni
Lui era Mathias Adams, inglese, nato a Londra, ma da cinque anni si era trasferito qui negli Stati Uniti, suo padre possedeva una vastissima quantità di catene alberghiere, principalmente nel nostro paese, e molte altre nel resto dell'Europa. Da cinque anni, sfortunatamente, quell'essere, e lo chiamo così, perché non meritava nemmeno di avere un nome, abitava di fronte casa mia, quindi era il mio vicino di casa e sono cinque anni che non facciamo altro che stuzzicarci e prenderci in giro a vicenda. Ma chi si credeva di essere?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una volta fuori casa, proseguii per tornare in casa mia, senza salutarlo, non era nostra abitudine farlo, lui era già salito nella sua limousine, stavo per entrare in casa quando il suono di un clacson mi fece voltare, c'era lui che mi fissava, ma non era già andato via?

-che vuoi?-

-beh... ma non dovevi venire con me?- cosa? Mi stava prendendo in giro o diceva sul serio?

-scusa, ma per la prima volta pensavo che avessimo pensato la stessa cosa!-

-sarebbe?-

-sarebbe che una volta usciti da casa ognuno se ne sia andato per i fatti nostri!- non mi degnai di guardarlo, ed entrai dentro il cancello, cose da matti, ma che gli passava per la testa? Lo facevo più intelligente, evidentemente mi sbagliavo, lui scese dalla limo e mi venne dietro, col cavolo il cancello era chiuso, oh cazzo, ho dimenticato di chiuderlo!

Troppo tardi lui era già dentro, e con un gesto degno da supereroe mi prese in braccio, come se fossi la cosa più leggera al mondo e mi trascinò in limousine, i pugni e i calci, naturalmente non servirono a nulla, che diavolo voleva da me?

-che cazzo vuoi?- e poco mi importava del mio linguaggio degno di una scaricatrice di porto!

-sai che non sta bene, sentire pronunciare questo genere di linguaggio, da una boccuccia di rose come la tua?- disse con un ghigno

-seriamente, perché mi stai portando con te? Non ci voglio venire? Sbaglio o in casa tua, avevi avuto una reazione simile alla mia, quando tuo padre disse di portarti con me, cioè contrariato? Cosa ti ha fatto cambiare idea? Eh? E rispondimi seriamente, il solito “mi piace farti incazzare” non basta!- ero furiosa di me, non ci vedevo più dalla rabbia, mi maledetti, perché non ero andata al cinema? A quest'ora tutto questo non sarebbe successo...

-mi dispiace signorina Davis, ma devi fartelo bastare!- disse con la sua espressione da figlio di p...

-ti odio! Non ti sopporto più, veramente!- detto questo mi voltai, ignorandolo completamente, borbottava qualcosa a bassa voce, sempre col suo solito sorrisino del cavolo, poco mi importava quello che diceva..

Mezz'ora dopo eravamo in un locale, l'autista parcheggiò la limo, Mathias scese, io mi rifiutai di farlo, non sarei mai entrata li dentro con lui, lui mi fissava, aspettando che scendessi

-allora?- disse cinque minuti dopo, stava perdendo la pazienza, la cosa mi fece venire da ridere, ma mi trattenni, mordendomi il labbro inferiore

-entra pure da solo, io non ci entro in quella specie di pub!- dissi senza voltarmi per guardarlo, tenendo sempre il broncio, cosa avrei fatto una volta dentro? Lui sicuramente avrebbe trovato con chi spassarsela, e dovevo assistere pure alle sue smancerie? No, no e poi no!

-Sophia, smettila!- urlò, si incazzava pure? Come se ci fossi voluta venire, questo sta completamente fuori!

-oh non rompere le palle e vattene, in che lingua te lo devo dire che io, Sophia Davis, li dentro non ci entro? E che cavolo!- sbottai, lui continuava a fissarmi in cagnesco per una manciata di minuti, ad un tratto sorrise, non mi piaceva quando cambiava umore da un momento all'altro, tramava sicuramente qualcosa, infatti poco dopo entrò dentro e mi acchiappò il polso, una volta fuori, cominciò a trascinarmi fuori, io ovviamente opponevo resistenza, ma quel bastardo era dieci volte più forte di me, sapevo che mi avrebbe tirata fuori, ma non volevo dargliela vinta subito, doveva sapere di che pasta ero fatta, per circa cinque minuti riuscii, grazie alla mano destra aggrappata allo sportello, a non muovermi nemmeno di un millimetro, ma il polso cominciava a farmi male, la sua presa era ferrea e salda, che mi stava bloccando la circolazione del sangue, cercavo di tenere duro stringendo i denti e chiudendo gli occhi, ma quando avvertii la sensazione che le vene mi stessero per scoppiare, mollai la presa dallo sportello e mi arresi, arrivata all'estremità dell'auto, naturalmente non scesi, cosa che di certo lui si aspettava, quindi mi prese per i fianchi, e mi tirò fuori, forse non sapeva che ero più cocciuta di un mulo, lo lasciai proseguire, senza che mossi un passo, quando si accorse che non ero al suo fianco, si voltò, in effetti ero circa tre metri distante da lui, scosse la testa, come se volesse dire “l'avrei dovuto sapere” e tornò indietro, mi fissò una manciata di secondi, con la sua aria di sufficienza, e ripeté lo gesto fatto poco prima, ovvero mi prese in braccio, come se fossi una bambina piccola, questa volta non dissi niente, mi limitai a sbuffare, lui soddisfatto fece un ghigno, io chiusi gli occhi per non guardarlo in faccia.

Non appena udii un boato di voci e della musica di sottofondo, costretta dalla mia morbosa curiosità, mi costrinsi ad aprire gli occhi, era un posto abbastanza “scuro” c'erano poche luci ad illuminare il locale, intorno a me, c'erano una quantità indefinita di tavolini, naturalmente era colmo di gente, che si scolava di tutto, il bastardo non si decideva a mollarmi, continuava a camminare per il locale, non curante di avere una ragazza in braccio, come se fosse in cerca di qualcuno, io dentro mi sentivo morire dalla vergogna, notai della gente che ci fissava sorridendo, era una scena buffa, non potevo dare a loro torto.

Arrivati in fondo ad un tavolo, mi fece scendere, e si accomodò, io lo imitai, continuava sempre a guardarsi intorno

-si può sapere chi stai cercando?-

-non ti interessa-

-gentile come sempre- ma lui nemmeno mi diede ascolto, che ineducato!

Che noia, era passata un'ora, eravamo seduti in quel tavolino, io con le braccia conserte e lui voltava dall'altro lato che si guardava in giro, ma come diavolo trascorreva le sue serate? E perché mi aveva portata con lui? Per farmi annoiare? Se era questo il suo intento ci stava riuscendo.

Cinque minuti dopo, un ragazzo ci venne incontro, lui si alzò e lo salutò, doveva essere un suo amico, non riuscivo a vederlo bene, grazie alla luce soffusa del locale

-sempre in ritardo- disse scocciato Mathias all'amico o quello che era

-scusami, ho avuto un imprevisto- e marcò l'ultima parola, alludendo a qualcosa

-li so io quali sono i tuoi imprevisti- disse dando una pacca al ragazzo, i due scoppiarono a ridere, il ragazzo si voltò verso di me, questa volta notai il colore dei suoi occhi, erano verdi

-vedo che hai portato anche tu un imprevisto!-

-oh, lei non è un imprevisto- disse ridendo lui -lei è solo Sophia-

-Sophia, uhm- disse l'amico avvicinandosi a me -io sono James-

-James? Come il povero cagnolino che è morto un anno fa- eh già, il mio povero James, al solo pensarci, mi veniva da piangere... il ragazzo mi guardò sbarrando gli occhi, forse non aveva gradito quello che avevo detto, Mathias, si tratteneva dal ridere

-capisco, mi dispiace per il tuo cane- disse il ragazzo

-sapessi a me- stavolta Mathias scoppiò a ridere, mentre James lo fulminava con uno sguardo

-sei nuova di qui?- continuò

-se per nuova intendi che sto qui da diciassette anni, cioè da quando sono nata, allora si-

-allora benvenuta-

-grazie-

Mathias, si alzò, dicendo che sarebbe andato a prendere qualcosa da bere, lasciandomi con quel James, che nel frattempo, si era seduto accanto a me, tempestandomi di domande, ma una mi spiazzò

-sei la ragazza di Mathias?-

-no!- ma come gli era venuto in mente? Era praticamente impossibile, anche il solo pensarlo

-sei una sua amica?-

-no, nemmeno quello- semmai nemica

-sei una sua parente?-

-neanche- ma per carità...

-ho capito, te la fai con lui e basta-

-che schifo, no, no, niente di tutto questo!- dissi alzando il tono della voce di qualche ottava

-ehm, perché allora sei con lui?-

-non posso risponderti, perché non lo so, semmai chiedilo a lui quando torna-

-lo farò- rispose James, sorridendomi, però guardandolo meglio, niente male il ragazzo!

Da vicino notai, oltre agli occhi verdi, che aveva delle belle labbra, il naso tipico alla francese, e i capelli chiarissimi, di fisico non era messo nemmeno male.

-e tu, invece chi sei?-

-oh io sono suo cugino-

-un Adams, anche tu?-

-esattamente-

-eppure non sembri come lui-

-in che senso?- la cosa sembrava interessargli parecchio

-non sembri arrogante, presuntuoso, e pieno di se, come tuo cugino- lui scoppiò a ridere

-beh mio cugino, è sempre stato così, per fortuna o per sfortuna, non sono come lui-

-fidati, per fortuna!-

-okay, allora per fortuna!- disse facendomi l'occhiolino, devo dire che il ragazzo stava conquistando la mia simpatia, subito dopo arrivò Mathias con tre birre

-simpatica, la tua … ehm...- poverino, non sapeva come definirmi, dopo avergli detto che per lui non rappresentavo niente – simpatica Sophia!-

-si, non sai quanto- disse bevendo un sorso di birra, feci lo stesso

-tu non sei nemmeno quello-

-uhm, siete molto amici, da quello che vedo!- disse James

-si, amici del cuore- scherzai io

-è la figlia del migliore amico di mio padre- informò il cugino, che ebbe come un illuminazione

-ah, ho capito chi sei, mio cugino, mi ha parlato tanto di te!- lui gli diede una gomitata nel fianco

-ah si? E che ti ha detto?-

-che sei una stronza- continuò Mathias

-meglio stronza che puttaniere!- gli feci una linguaccia

-una curiosità, come mai siete usciti insieme, se non vi potete soffrire?- ecco una domanda sensata, bravo James!

-me l'ha chiesto mio padre di portarla con me-

-come se tu abbia mai fatto quello che ti abbia detto tuo padre- sbottai

-non è che la ragazza ti piace?- domandò il cugino, io scoppiai a ridere, figurati se gli piacevo

-no, certo che no- infatti

-allora?- chiese il cugino

-c'è che mi piace stuzzicarla, e prenderla in giro, quindi l'ho portata con me-

-adesso quello monotono sei tu- dissi -sempre con questa storia, ma non ti ha stufato? Non abbiamo più tredici anni-

-e questo cosa c'entra? Per queste cose non c'è età- che presuntuoso! Non gli risposi, non avevo voglia di continuare, avevo solo voglia che quella serata finisse in fretta.

  
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