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Autore: JeanRavenclaw    19/05/2016    1 recensioni
Dal testo:
- "Abbiamo bisogno del suo aiuto." - disse l'uomo.
"Io devo aiutarvi?" - disse l'altro, ora curioso quanto sorpreso.
"Potrebbe diventare potente. Potrebbe avere l'intero Paese - magico e non - ai suoi piedi, se solo accetta di aiutarci" - rispose l'altro, senza smettere di fissarlo intensamente.
Il prigioniero rimase in silenzio, gli occhi spalancati a perlustrare di nuovo il nulla. All'improvviso la sua bocca si piegò in un sorriso maligno, il suo sguardo si rimise a fuoco e si piantò in alto, in quello dell'uomo.
"Va bene" - disse infine. -
Sono passati 7 anni dalla fine della Seconda Guerra Magica, ma l'Oscurità si muove come un'ombra tra la Londra magica e quella babbana. I Mangiamorte sono pronti a tornare, inisieme ad un aiuto prezioso.
Il mondo magico e quello babbano sarrano costretti a collidere.
Harry, Ron e Hermione, collaboreranno con le persone più improbabili, per salvare i due mondi: Draco Malfoy, Mangiamorte pentito del suo passato oscuro; e il babbano dalla mente più brillante, saggia - e razionale - che Londra abbia mai conosciuto: Sherlock Holmes.
Una bizzarra avventura attende questo bizzarro quintetto.
Il mondo magico e quello babbano, non saranno più quelli conosciuti fino ad oggi.
Genere: Avventura, Commedia, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Kingsley Shacklebolt, Mangiamorte, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Questa volta il mio angoletto precede il capitolo. 
Vi chiedo umilmente perdono, in ginocchio. Mi dispiace di avervi fatto aspettare così tanto per questo capitolo. È un periodo in cui ho sempre meno tempo e in cui mi blocco facilmente. Questo capitolo è stato un vero parto! Un parto di quelli dolorosi.
Visto che ormai i miei ritardi sono diventati un'abitudine, vi chiedo di pazientare e di prendere coscienza del fatto che tra un capitolo e l'altro passeranno parecchi giorni. Non posso promettervi altrimenti! 
In ogni caso, spero che questo capitolo lungo chilometri e chilometri vi piaccia!
Fatemi conoscere i vostri pareri con una recensione, se vi va :)
 
Grazie mille a tutti voi, che avete tanta pazienza e che impegnate parte del vostro tempo nella lettura delle mie follie!
Grazie di cuore a tutti coloro che sono rimasti, e ai nuovi arrivati!
Buona lettura! Alla prossima :-*
 
- la vostra Jean







1.
 
A Grimmauld Place, quella notte, nessuno chiuse occhio. Tutti erano scossi da un brivido d'ansia per l'ignara avventura che li aspettava - tutti tranne Sherlock.
Quando gli altri decisero di porre fine al loro continuo rigirarsi tra le coperte senza riuscire a prendere sonno e scesero al piano inferiore, lo trovarono seduto ai piedi del divano, sommerso da quelli che avevano tutta l'aria di essere i libri di Hermione.
"Quelli sono i miei libri?" - gli chiese lei, ricevendo come risposta un vago cenno dei riccioli di Sherlock, il cui viso era nascosto dietro ad Antiche Rune - IV Volume - "Li hai presi dalla mia borsa?"
Questa volta lui fece lo sforzo di sollevare lo sguardo dalle pagine per guardarla come se la sua domanda fosse stata immensamente stupida ed inutile - "Ovviamente. A proposito, credo che la mia lente d'ingrandimento ci sia caduta dentro. Non ho avuto il tempo di cercarla." - detto ciò, tornò a concentrarsi sul libro.
"Cosa fate tutti impalati sulla porta?" - domandò Draco, comparendo alle spalle di Harry, Ron e Hermione.
Quest'ultima sospirò e si passò le mani sul viso - "In effetti, nulla di utile. Vado ad aiutare Kreacher con la colazione" - disse, uscendo sul pianerottolo e scendendo le scale verso la cucina.
Shelock chiuse il libro con un colpo secco e scattò in piedi con una smorfia - la ferita gli doleva ancora, ma la sua cocciutaggine gli permetteva di infischiarsene. Quando lo vide afferrare il cappotto ed indossarlo, Harry gli rivolse un'occhiata confusa.
"Dove stai andando?"
"Ho una commissione da fare."
"Non avevamo un piano da seguire?"
"Cosa? - Oh sì, quello. Usciremo non appena sarò tornato, perciò vi consiglio di non perdere ulteriori minuti a guardarmi con quelle facce" - così dicendo, passò in mezzo a loro e uscì anche lui sul pianerottolo - "Il nostro gioco avrà la sua svolta oggi!" - gridò, con eccessiva allegria, saltando gli ultimi due gradini e sparendo nel corridoio all'ingresso.
I ragazzi si guardarono senza sapere se essere sollevati o preoccupati dal suo buonumore.
"Quello è tutto matto" - borbottò Ron, scuotendo la testa, prima di seguire gli altri in cucina.
 
Sherlock fece ritorno mezz'ora più tardi.
Nel frattempo tutti si erano vestiti e lo aspettavano in sala. Hermione aveva preso il suo posto ed era concentrata su uno dei suoi libri, mentre prendeva qualche appunto; Ron la osservava, seduto sul divano dietro di lei; Harry fissava il vuoto, pensieroso, così come Draco.
Il detective comparve sulla porta, tenendo in mano una cartellina trasparente che lasciò sul tavolo. Diede a tutti una rapida occhiata e poi si soffermò su Draco - "Qualcosa non va?" - gli chiese, notando il suo continuo grattarsi la nuca.
Il biondo scosse la testa - "Il pigiama che mi ha prestato Potter deve avermi fatto venire un'irritazione". Hermione aveva sollevato lo sguardo dal libro e lo osservava apprensivamente.
"Perchè la prossima volta non chiedi a Kreacher di prestarti qualcosa, visto che fai lo schizzinoso?" - lo provocò Ron.
"Weasley, chiudi quella dannata bocca" - rispose stizzito il biondo; Harry sbuffò di fronte al loro ennesimo, inutile battibecco.
Hermione, ormai distratta dalla sua lettura, spostò lo sguardo su Sherlock, il quale aveva preso tra le mani la cartellina e la stava osservando. Ron anticipò la sua domanda.
"Quella cos'è?" - gli chiese, con un cenno del mento, mentre si alzava e si avvicinava a lui, seguito da Harry.
"Sono passato da Scotland Yard. Avevo chiesto a Lestrade di procurarmi un elenco con tutte le informazioni utili sui possessori di armi da fuoco qui a Londra" - spiegò Sherlock, aprendola e dando una veloce sfogliata alle pagine al suo interno.
"Informazioni di che genere?" - chiese Harry, incuriosito.
"Ho un piano B" - rispose evasivamente Sherlock - "Prima proveremo questo punto, prima potremo pensare al resto".
Harry e Ron di guardarono come se avessero appena sentito qualcuno parlare in greco antico - "Ma di che accidenti stai parlando?" - domandò il rosso, spazientendosi.
Sherlock lanciò la cartellina sul tavolo - "Ve lo spiegherò quando sarà il momento. Adesso muoviamoci, abbiamo già perso abbastanza tempo" - disse e, senza aspettare una risposta, si diresse di nuovo verso l'uscita.
"Ti dispiacerebbe dirci almeno dove stiamo andando?" - chiese Draco a voce più alta, perchè ormai Sherlock era sparito sulle scale. Non ricevendo risposta, sbuffò - "Fare il misterioso fa parte del suo mestiere?".
 
2.
 
Il viaggio in metro fu esageratamente lungo e per niente tranquillo. Il loro vagone era stracolmo di persone, ed Harry si sentiva pigiato sia fisicamente, sia emozionalmente: l'ansia lo avvolgeva completamente; cosa sarebbe successo se il piano di Sherlock non fosse andato come previsto?
Guardò il detective e si chiese come facesse ad essere tanto calmo e sicuro di sè in un momento opprimente come quello. Chissà, poi, quanti particolari di quella questione aveva già elaborato e chiarito, mentre a Harry - così come agli altri - tutto sembrava un immenso casino. Era sorprendente come in così poco tempo, e totalmente da solo, fosse stato grado di elaborare un piano B - qualunque esso fosse - prima ancora di aver messo in atto il piano principale.
Ad ogni fermata, la metro si svuotava gradualmente, finchè non giunse alla stazione di Gants Hill con a bordo solo loro cinque e un paio di operai.
"Perchè proprio Ilford?" - domandò Draco, mentre uscivano dalla stazione tenendo il passo svelto di Sherlock. Questi rispose con un sussurro, come se non volesse farsi sentire da qualcuno - "Perchè non potevo permettere che ci seguissero nel centro della città. Qua non c'è anima viva."
Alle sue spalle, tutti si guardarono, perplessi ed ora più agitati che mai. Harry si guardò alle spalle: i due operai scesi dalla metro insieme a loro avevano gli occhi puntati su di loro... e le bacchette strette tra le mani.
"Perchè stai sussurrando?" - chiese Ron, senza capire - "E poi, seguirci?" Di cosa stai -" - Ron s'interruppe quando Harry lo afferrò per un braccio, abbassando anche lui la voce - "Sono dietro di noi" - disse, tra i denti. 
Hermione boccheggiò. Sherlock prese a trafficare con una tasca interna del suo cappotto e poco dopo ne estrasse una semi-automatica.
"Miseriaccia! Quella cosa sarebbe?" - disse Ron, sbarrando gli occhi.
"Considerala come la mia bacchetta" - rispose Sherlock, facendo scattare il carrello dell'arma - "Tirate fuori le vostre, ma non attaccate se non sarò io a dirvelo" - aggiunse, con una punta d'urgenza nella voce.
"Sherlock -" - provò a protestare Hermione, ma le sue parole furono interrotte da un raggio di luce rossa che passò a pochi centimetri dal suo braccio.
Harry, istintivamente, sollevò la bacchetta per contrattaccare, ma Sherlock lo afferrò per il braccio - "No!" - e lo costrinse a continuare a camminare. 
Harry si liberò dalla sua presa e lo guardò come se fosse impazzito - "Sherlock ci stanno attaccando!" - sibilò. Un altro raggio di luce sfrecciò sopra le loro teste.
Udirono i passi alle loro spalle farsi più svelti. Harry si voltò e vide i due Mangiamorte iniziare a correre, avvicinandosi sempre di più. Iniziarono a correre anche loro. 
Stavano ormai costeggiando il Valentine's Park. Non appena giunsero davanti ai cancelli, Hermione gridò - "Alohomora!" - facendone scattare la serratura, e svoltarono all'interno del parco. Era stato chiuso settimane prima per dei lavori di ampliamento della capanna delle barche, vicino al lago, e - come ulteriore colpo di fortuna - in quel momento tutti i macchinari presenti erano spenti e non sembrava esserci alcun operaio in vista.
Senza rallentare, si guardarono ancora una volta alle spalle, ma i loro inseguitori sembravano momentaneamente scomparsi. Prima che potessero capire cosa fosse successo, li videro materializzarsi alle spalle di Draco.
"Attento!" - gridò Harry, ma fu troppo tardi: i Mangiamorte avevano afferrato Draco per le braccia e si erano smaterializzati con lui.
"No!" - gridò ancora Harry. La rabbia iniziava a ribollirgli nelle vene.
"Draco!" - Hermione era sconvolta - "Oh mio dio, cosa facciamo adesso?"
"Perchè l'hanno preso?!" - disse Ron, respirando affannosamente per la corsa e per l'agitazione.
Tutti guardarono Sherlock, ma prima che potesse dare loro qualche risposta, udirono qualcun altro materializzarsi dietro di loro e si voltarono sollevando ognuno la rispettiva arma.
Altri due Mangiamorte puntavano le bacchette su di loro, mentre James Moriarty avanzava nella loro direzione con le mani in tasca e un sorrisetto compiaciuto sulla labbra. Sul sopracciglio sinistro era visibile un leggero taglio - probabilmente causato dalla Materializzazione.
"Moriarty" - mormorò Sherlock, a denti stretti, col paradossale tono di chi rivede una grande amico dopo molto tempo.
Il ghigno del consulente criminale si fece più ampio - "Ti sono mancato?"
"Non posso affermare il contrario" - rispose tranquillamente Sherlock; la pistola puntata su di lui.
Moriarty compì ancora qualche passo, senza staccare gli occhi neri da quelli di ghiaccio del detective. Quando fu abbastanza vicino da sfiorare la canna dell'arma con la cravatta, si fermò e, con assoluta calma, disse - "Non abbiamo alcuna voglia di decorare l'erba con le vostre interiora, ma vi dirò una cosa, cari maghetti: Statene fuori... o non ci faremo alcun problema."
Iniziò a indietreggiare, posando gli occhi su ognuno di loro, senza smettere di sorridere, e ricevendo in cambio sguardi di puro odio - o, nel caso di Sherlock, odio e una sorta di improbabile rispetto.
Harry non ce la fece a rimanere zitto - "Dov'è?" - dovette trattenersi per non gridare.
"Mh?" - Moriarty reagì in modo irritabilmente distaccato - "Oh, non preoccupatevi per il vostro amico platinato" - disse, dando loro le spalle per azzerare la distanza che lo separava dai suoi compari - "Presto potrete riprendervelo".
Alle spalle di Sherlock, Harry, Ron e Hermione si guardarono confusi. Moriarty era di nuovo voltato verso di loro.
"Non ci serve più" - disse, simulando una vocetta triste. Un attimo dopo si erano smaterializzati.
Harry imprecò, calciando il terreno.
Hermione e Ron guardarono Sherlock, nella speranza di ricevere una spiegazione. Quest'ultimo ripose con calma la sua arma nel cappotto, e quando si voltò notarono con stupore che stava sorridendo.
Harry stava per esplodere, se lo sentiva.
"Non mi sembra il momento di sorridere" - disse, guardandolo come una furia.
Sherlock non fece una piega - "Non capite? Questo dimostra la mia teoria!"
"Quale teoria?" - iniziò Ron, esasperato - "Hanno rapito Draco, accidenti! E tu stai lì a sorridere e a parlarci della tue teorie?"
Sherlock non si agitò di fronte alla loro reazione, ma cercò di far comprendere loro cos'era appena successo - "Avevo previsto che avrebbero preso Draco"
"Che cosa?" - lo interruppe bruscamente Harry, perdendo completamente la pazienza - "Vuoi scherzare? Lo sapevi e non hai fatto niente per impedirlo? Sei impazzito per caso?". Non stava capendo più niente. Fino a un'ora prima, avrebbe giurato che Sherlock fosse una persona affidabile e saggia, ma quello che era appena successo aveva lasciato Harry completamente basito - basito e incazzato.
Sherlock tentò di nuovo - "Voi non capite!" - ma fu interrotto ancora.
"No, tu non capisci! C'erano già abbastanza vite in pericolo senza che vi aggiungesse quella di Draco!" - lo rimproverò Harry - "Dobbiamo andare a cercarlo"
Sherlock espirò rumorosamente - "Non possiamo".
Harry lo incenerì con lo sguardo.
Hermione prese finalmente la parola, nel tentativo di riportare la calma - "Ascoltate... io - io credo che Sherlock sappia quello che sta dicendo...".
"Harry, dove stai andando?" - esclamò Ron, vedendo Harry allontanarsi da loro.
"Se voi non volete venire d'accordo, fate come volete" - urlò lui di rimando, senza voltarsi - "Io vado a cercarlo". Così dicendo, si smaterializzò.
"Harry!" - gridò Hermione, quando ormai lui era sparito.
"Dobbiamo seguirlo!" - disse Ron, ma Sherlock glielo impedì.
"No! Non possiamo seguirlo. E ti consiglio di non interrompermi se non vuoi che tiri di nuovo fuori la mia bacchetta" - lo minacciò, quando vide Ron aprire bocca per ribattere. Questi si ammutolì riservandogli un'espressione scandalizzata e lo lasciò parlare.
"Draco era il portatore del Codice".
"Che cosa?!" - esclamò Ron - la sorpresa era troppo grande per riuscire a trattenersi - "Com'è possibile? Come fai a saperlo?".
Sherlock gli rivolse un'occhiataccia e riprese a parlare, avviandosi verso l'uscita del parco - "Quando Draco ci ha raccontato di essere stato visto da suo padre - quando l'aveva seguito ad una delle riunioni dei Mangiamorte - ho subito capito che c'era qualcosa che non andava. Perchè concluderla nel bel mezzo dell'organizzazione? Perchè concluderla proprio dopo essere stati interrotti da un rumore? E perchè esclamare "so già chi sarà il Portatore"?
Non avevo mai letto nulla di Incantesimi e stregonerie varie, prima di stamattina, eppure ebbi motivo di credere che a Draco fosse successo qualcosa, qualcosa che avesse a che fare con una magia e che gli avesse creato confusione. Il suo mal di testa cronico è stato una prova a favore del mio ragionamento. Ammetto che, fino a ieri, c'era ancora l'uno per cento di probabilità che potessi sbagliarmi, ma quando stamattina ho letto dell'Obliviate su uno dei libri di Hermione, ogni tassello è andato al suo posto.
Ecco quello che è successo: Draco ha fatto rumore, i Mangiamorte si sono accorti di lui e l'hanno trasportato all'interno del salone; gli hanno tatuato addosso il Codice, per umiliarlo e, per fare in modo che non sapesse di averlo, gli hanno cancellato la memoria, facendogli credere che nulla fosse accaduto. Quando suo padre è tornato a casa, non ha resistito a rimproverarlo per il suo comportamento, ma è stato abbastanza furbo da evitare di rivelargli la verità nella sua interezza."
Mentre Ron seguiva il discorso di Sherlock con la bocca aperta per lo stupore, Hermione sembrava invece ascoltare una storia che già sapeva. Ed era così, in effetti: anche lei aveva intuito che ci fosse qualcosa di strano nel malessere di Draco.
"Il prurito di questa mattina dev'essergli stato causato dal tatuaggio. L'incantesimo non dev'essere stato eseguito correttamente e, in qualche modo, deve avergli fatto infezione." - osservò Hermione. Sherlock annuì.
"Non capisco una cosa" - intervenne Ron - " in realtà non capisco più niente! - ma, perchè hai fatto in modo che lo rapissero?"
"Quando i Mangiamorte l'hanno visto insieme a noi, nella galleria, si sono resi conto che sarebbe stato rischioso lasciare il codice addosso a lui: avremmo potuto trovarlo. Così si sono messi all'opera per cercare di recuperarlo - per questo hanno cercato di attaccare Hermione e Harry, ieri sera.
Era fondamentale che i Mangiamorte credessero di poter eliminare il codice prima che noi lo leggessimo, per non rischiare che cambiassero strategia complicando così le cose; per questo oggi Draco è stato rapito. Non lo uccideranno, ma gli toglieranno il tatuaggio e ce lo rispediranno indietro."
"Ma noi non sappiamo qual è il Codice!" - gli fece notare Ron, agitandosi.
"No Ron, noi lo sappiamo" - lo corresse Sherlock.
 
"Sherlock! Ti decidi a scendere o no? La zuppa è pronta!"
Era la terza volta che lo chiamavano. Perchè non lo lasciavano in pace? Non aveva tempo di mangiare: mangiare sarebbe stato inutile e controproducente in quel momento. Doveva pensare a un modo per leggere quel dannato Codice. Era certo che fosse lì, sulla schiena di Draco, ma doveva vederlo e memorizzarlo, altrimenti il suo piano non avrebbe avuto senso.
"Sherlock!"
"Non ho fame! Sto riflettendo!" - maledizione, quanto erano insistenti.
Si era alzato dal divano, cercando di ignorare il dolore sotto le costole, e aveva iniziato a fare avanti e indietro per la stanza, con le mani unite sulle labbra. 
Avanti Sherlock, pensa, pensa! Continuava a ripetersi.
E poi, il lampo di genio. La zuppa! Ma certo!
Uscì dalla sala e, senza farsi sentire, raggiunse il bagno, iniziando a frugare in tutti gli armadietti. Andiamo, devi averne un po' da qualche parte! È palese che tu ne faccia uso! Finalmente, capitò tra le sue mani quello che stava cercando: una confezione di sonnifero in compresse.
Sentì qualcuno salire le scale e si precipitò di nuovo in sala.
"Sherlock? Sei diventato sordo?" - esordì Harry, comparendo sulla soglia.
"Ho gridato, ma non mi avete sentito, a quanto pare. Non ho fame."
Harry sospirò - "Almeno scendi a farci compagnia!" - propose.
"D'accordo" - senza aggiungere altro, lo anticipò sulle scale, ignorando la sua espressione stupita, e scese in cucina.
Tutti erano già seduti a tavola, mentre un essere molto simile a un chiwawa un po' troppo cresciuto - e verde - stava servendo la zuppa. Cosa accidenti dovrebbe essere quello?
"Avrei gradito che mi avvertiste dell'esistenza di creature simili" - commentò, prendendo posto accanto a Draco.
"È un elfo domestico, Sherlock, è innocuo!" - sorrise Hermione.
Sherlock, comunque, non potè fare a meno di lanciare numerose occhiate a quella cosa che ora stava per versare la zuppa nel piatto di fronte a lui - "Io non mangio".
L'elfo lo guardò come se fosse stato insultato - "Kreacher insiste! Il signor babbano deve mangiare, è troppo magro!"
Oh, perfetto, parla pure in terza persona - pensò.
Dopo altri due tentativi di dissuasione, l'elfo l'aveva finalmente lasciato in pace ed era passato a riempire la ciotola di Draco. Ci siamo.
Attese che l'elfo lo superasse e poi approfittò della distrazione di Ron e Hermione per iniziare la sua parte.
"Draco, credo che l'elfo ti abbia macchiato la camicia"
"Che cosa? Accidenti, stupido elfo! Dove?" - disse Draco, muovendosi come un contorsionista alla ricerca della macchia.
"Credo sul gomito dell'altra manica" - disse Sherlock, per far voltare il biondo - "Sì, proprio lì" - continuò, lasciando cadere una compressa nella sua zuppa.
"No, per fortuna non c'è nulla" - si calmò Draco, prendendo poi a mangiare.
"Devo essermi sbagliato" - rispose Sherlock, con un'alzata di spalle e la soddisfazione stampata sul volto.
 
"Beh, in realtà non c'è da sorprendersi che Harry faccia uso di sonnifero" - commentò Ron - "Ha passato 18 anni della sua vita a fare incubi"
"Come ultima cosa" - riprese Sherlock - "Ho aspettato che si addormentasse e sono andato in camera sua per leggere il codice. Elementare."
"E quale sarebbe questo Codice?"
Sherlock tirò fuori un foglietto dalla tasca dei pantaloni, lo spiegò e lo mostrò ad entrambi.
"Antiche Rune" - sentenziò Hermione.
Sherlock annuì - "Saremo in grado di tradurlo non appena torneremo a Grimmauld Place."
Nel frattempo, erano di nuovo arrivati alla stazione della metro e stavano scendendo le scale.
"Cosa facciamo adesso?" - sospirò Ron, con aria sconsolata, dopo un momento di silenzio - "Voglio dire, Harry si è cacciato in un bel guaio.."
Sherlock storse il naso - "Nah, io credo che entro poco tempo sarà di ritorno insieme a Draco."
Hermione e Ron si scambiarono un'occhiata egualmente preoccupata.
Il viaggio in metro fu silenzioso e molto meno asfissiante dell'andata. Una volta raggiunta la loro fermata, scesero e camminarono fino al numero 12 di Grimmauld Place discutendo del piano B di Sherlock - dopo averlo convinto che tenerli allo scuro dei suoi piani non si fosse rivelata una gran bella idea.
"Sappiamo che i Mangiamorte vogliono infliggere la Maledizione su tutte le loro vittime in un solo colpo, ma io suppongo che l'attacco finale non avverrà immediatamente dopo l'imposizione della Maledizione. Avranno bisogno di istruire i loro nuovi alleati; dovranno farli allontanare dalle loro case, dal loro luogo di lavoro, da qualunche posto si trovino, per riunirli e procedere a scatenare lo scontro. Se agiranno secondo questo mio schema mentale, avremo circa due ore di tempo per fare il nostro lavoro."
"Quale lavoro?" - domandò Ron.
"Se non riusciremo ad impedire che la Maledizione venga imposta, possiamo sempre eliminarla dopo!" - continuò Sherlock, con un sorriso soddisfatto, sperando che afferrassero la sua idea.
"Questo sarebbe il tuo piano B?" - disse Ron, con una sorta di incredulità - "Tu pensi che in due ore, quattro maghi e un babbano riuscirebbero ad eliminare una Maledizione imposta su centinaia di persone? E come?"
"Ron ha ragione" - intervenne Hermione - "Non sappiamo nemmeno di quale Maledizione si tratta, al momento. Oltre all'improbabilità di riuscire ad eliminarla in così poco tempo, sei davvero sicuro che sarebbe così semplice scongiurarla?"
"E se dovessero attarci? Insomma, stiamo parlando di uomini armati e maledetti dai Mangiamorte, miseriaccia!" - continuò Ron, preoccupato e diffidente.
Sherlock non si perse d'animo - "Questa Maledizione" - disse, rivolgendosi a Hermione - "Implica il totale controllo della mente, giusto?" - lei annuì - "Come la Maledizione Imperius, dico bene?"
Hermione corrugò le sopracciglia - "Come fai a -"
"L'ho letto stamattina in uno dei tuoi libri" - tagliò corto lui - "Avete escluso l'Imperius perchè porle fine sarebbe stata una banalità, e perchè sapevate che i Mangiamorte avrebbero puntato su qualcosa di più oscuro e misterioso, non è così? Ma se questa Maledizione è davvero simile alla Maledizione Imperius, significa che il soggetto non agirà finchè non gli sarà impartito un determinato ordine" - Sherlock parlava alla velocità della luce, totalmente preso dalla sua argomentazione - "I Mangiamorte controlleranno centinaia di menti, tutte nello stesso istante. La loro intenzione è di dare ordini uguali per tutti. Una volta che scopriremo la Maledizione e ci materializzeremo a casa di uno dei babbani, credete che troveremo un Mangiamorte ad aspettarcI? No! 
Loro non si preoccupano di noi come dovrebbero: sono dei palloni gonfiati e hanno la certezza che non riusciremo a scoprire di quale Maledizione si tratta, come ora hanno la certezza di essere riusciti a nasconderci il Codice. Inoltre, se dovessero dare ordine ad un babbano di attaccare noi, inevitabilmente si muoverebbero anche le altre centinaia e il loro piano andrebbe a rotoli!".
Quando si fermò - sorprendentemente, con ancora del fiato nei polmoni - gli altri due lo guardavano in silenzio, sbattendo le palpebre - Ron aveva la bocca aperta.
La prima a parlare fu Hermione - "Quindi, se con il Codice non dovesse andare a buon fine, avremmo comunque una seconda possibilità con la Maledizione, una volta che l'avremo scoperta.." - disse annuendo.
"Un lavoro facile, con tutti quei libri da controllare" - commentò sarcasticamente Ron.
"Sì, ma siamo comunque in pochi per poter riuscire a salvare un buon numero di babbani dalla tranche" - osservò poi Hermione, ancora incerta.
Sherlock strinse le labbra in un accenno d'impazienza - "Ah, non serve la magia per stordire qualcuno. Gli uomini di Mycroft serviranno anche a questo. Farò distribuire loro questo elenco, così si troveranno nel luogo giusto al momento giusto."
 
3.
 
Harry stava attraversando la West Hampstead Station come un toro. Proprio non riusciva a credere che Sherlock non avesse mosso un dito per salvare Draco. A che gioco stava giocando?
Il modo in cui si era rivolto a Moriarty e il conseguente tradimento avevano instaurato parecchi dubbi nella mente di Harry. Una piccola parte di lui, si sentiva in colpa per la sfiducia che stava riponendo in Sherlock, ma l'altra, quella collegata agli occhi, non poteva credere a ciò che era successo.
Forse Sherlock si era accordato con Draco - riflettè, mentre si affrettava a scendere le scale verso la stazione abbandonata di Sumatra Road - o forse Draco possedeva, in qualche modo, l'oggetto che interessava tanto ai Mangiamorte. Ma di quale oggetto si parlava? E poi, avrebbe potuto benissimo chiederglielo ed evitare che lo rapissero.
Più Harry pensava, meno riusciva a darsi delle spiegazioni. Decise di mettere ogni dubbio da parte e di concentrarsi su ciò che stava facendo: doveva trovare Draco.
"Lumos!" - sussurrò, mentre scendeva gli ultimi gradini e si avvicinava alla galleria buia.
La sua impresa non si rivelò complicata come previsto: dopo aver percorso alcuni metri nell'oscurità nel tunnel, la luce della bacchetta illuminò qualcosa - o meglio, qualcuno - raggomitolato al centro del pavimento di pietra.
"Draco!" - sussurrò Harry, avvicinandosi più velocemente.
Si chinò a terra e, non appena la luce illuminò meglio il suo corpo, gli mancò un battito.
Gli avevano tolto la giacca e distrutto la camicia. I pochi brandelli bianchi che ne rimanevano, erano sporchi di sangue. Nella parte alta della sua schiena gli era stata inferta una spaventosa ferita, accompagnata da quelle che sembravano bruciature.
Harry cercò di farsi forza e gli prese il polso: era ancora vivo. "Draco?" - lo scosse leggermente, ma non ricevette risposta; allora provò a voltarlo, sorreggendogli la testa.
Un leggero mugolio sfuggì dalle labbra del biondo.
"Draco! Mi senti?" - provò ancora Harry, guarandosi intorno, senza abbassare la guardia. 
Draco aprì appena gli occhi e sembrò metterlo a fuoco. "Picc - Picca..." - borbottò con voce tanto flebile da essere quasi inudibile - "Piccadilly..."
"Piccadilly?" - ripetè Harry, cercando di spronarlo a parlare - "Piccadilly cosa? Draco?"
Il biondo si sfozò ancora - "Sono.... So - Sono andati là..."
Il battito di Harry era sempre più accellerato - "I Mangiamorte? A Piccadilly?" - ripetè, nella stupida speranza che ciò che stava pensando non fosse vero.
"La prova - del nove" - riuscì a dire Draco, prima di perdere i sensi.
Harry smise per un attimo di respirare.
Stavano per attaccare. Stavano per lasciare che quei tre babbani ammazzassero della gente innocente, e lo stavano per fare in quel preciso momento.
Mosso da un insieme di rabbia, paura e adrenalina, Harry sollevò cautamente Draco e si smaterializzò.


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