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Autore: AlexiaKH    22/05/2016    5 recensioni
La quarta guerra mondiale ninja si era conclusa da mesi, ma ancora non si potevano chiamare tempi di pace. Vi erano ancora questioni e conflitti irrisoliti, riorganizzazioni e nuove minacce.
Niente di preoccupante, fino a quando un intero villaggio venne raso al suolo per mano di un nuovo gruppo di nukenin. Ciò che però tutti ignoravano, era l'esistenza della sola sopravvissuta di quella strage: una ragazza con un chakra e un potere molto particolare, che il suo villaggio si era assicurato di nascondere agli occhi del mondo.
Senza più un villaggio, una casa e una famiglia dove far ritorno, la ragazza si dedicherà anima e corpo nella vendetta. Ma riuscirà nel frattempo a ricostruirsi una vita?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sabaku no Gaara, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Capitolo 5: L’attesa.
 
Yui, nonostante l’estrazione del parassita, riportò dei danni nell’apparato circolatorio, che impedì al sangue a fluire in maniera costante verso il cervello, provocandole uno stato comatoso. Inoltre, la mancanza di una costante attività cerebrale, le aveva indebolito lo spirito, riducendola in uno stato mentale instabile. La tecnica della lettura della mente sforzava sia la mente dell’utilizzatore che quella del ricevitore, di conseguenza Ino ne sconsigliò l’uso, altrimenti si poteva correre il rischio di ucciderla. Era la loro prima vera testimone sopravvissuta, e non lasciata apposta in fin di vita: se ancora sarebbe stato necessario, avrebbero usato la tecnica quando la ragazza sarebbe stata sulla via della guarigione, dopo l’operazione che le avrebbe ricostruito le zone danneggiate.
Nel frattempo, però, i ragazzi non rimasero con le mani in mano, cominciando a studiare gli averi della ragazza: non aveva alcun tipo di arma ninja, ma solo delle bombe fumogene, carte bomba, pillole alimentari, delle piccole lastre di metallo e un rotolo. Si era pensato che la ragazza avesse con sé dei simboli per il teletrasporto teletrasporto, giustificando così l’apparizione e la sparizione delle spade che aveva utilizzato durante i combattimenti, ma a quanto pare si erano sbagliati. Tutte le loro attenzioni, però, si spostarono sul rotolo: il messaggio, in una prima lettura, sembrava che riportasse le ultime volontà di un artigiano, affidando alla ragazza, a quanto pare di nome Yui, una missione; in un’attenta rilettura si accorsero che quel messaggio nascondeva molte cose, a partire dal codice numerico, che solo il destinatario poteva interpretare. Portarono subito il rotolo alla squadra criptografica, nella speranza di poter captare informazioni in più. Per il resto, poterono solo aspettare: Shino Aburame sarebbe partito non appena Konoha avrebbe ricevuto la loro lettera, quindi non prima di qualche giorno.
Si pensava che, facendo una visita di persona ai resti del Villaggio degli Artigiani, avrebbero trovato degli indizi, invece erano tornati con ancora più domande. Il ritorno di Hidan, il massacro degli artigiani, la trappola, gli Tsukiyo e, infine, quella ragazza. Erano tutti collegati tra di loro, ma non riuscivano a trovare la soluzione di quel groviglio.
Questo stressava molto Shikamaru, che per la prima volta in tutta la sua vita non riusciva a risolvere un problema. Era sempre stato molto acuto, con un’elevata capacità di analisi, eppure non riusciva a chiarire un minimo quella situazione. Era sicuramente molto, anzi troppo, teso per ragionare in maniera lucida. L’attesa lo snervava, nemmeno osservare le nuvole lo aiutava. Come poteva garantire un futuro di pace alle generazioni a venire, se gli errori che aveva commesso in passato gli si ritorcevano contro?
“Ti ho trovato, finalmente.” Ruppe i suoi pensieri una voce femminile. Il giovane Nara, con controvoglia, alzò la schiena e, voltandosi, scorse con la coda nell’occhio gli occhi smeraldini di Temari. “Hai la minima idea del tempo che mi hai fatto perdere?” Aggiunse la ragazza mentre si avvicinava. Il ragazzo sbuffò, per poi riappoggiare la schiena sul terreno roccioso. Non aveva proprio voglia di discutere sul suo modo di far passare il tempo di attesa, anzi non aveva proprio voglia di discutere, soprattutto con lei. Temari decise di non commentare sul silenzio del moro, sapeva che era nervoso, come tutti del resto. Nemmeno a lei piaceva aspettare senza far nulla, ma non aveva altra scelta, perfino il suo ventaglio era ancora in riparazione. Dovevano aspettare il risveglio della ragazza, la decriptazione del rotolo e l’arrivo di Shino, e nel frattempo quelli degli Tsukiyo potevano essere in azione, forse alle Terre del Nord. Questo pensiero infastidiva tutti, ma avevano le mani legate. Non potevano buttarsi nel vuoto nell’attuale situazione.
“Dovresti smetterla, sai?” Commentò la bionda, ottenendo come risposta uno sguardo misto tra noia e nervosismo. “Conosco quello sguardo.” Aggiunse mentre si posizionava al suo fianco. Temari aveva avuto occasione di vedere quello sguardo in passato: era stato durante la prima missione del Nara come chunin, nel tentativo di fermare la fuga di Sasuke. Quello era stato il suo primo fallimento, sperimentando sulla sua pelle che non si deveva mai abbassare la guardia, nemmeno quando tutto era stato preparato fin nei minimi dettagli; gli imprevisti potevano essere dietro all’angolo, pronti a prenderlo di contropiede, e Hidan era l’esempio vivente. Ma era proprio attraverso quei rari fallimenti, che il ragazzo imparava qualcosa di nuovo.
“Che vorresti dire?” Le chiese il ragazzo.
“Invece di poltrire, potresti analizzare quello che hai in mano.” Rispose rimproverato ria la ragazza. Non sopportava di vederlo in quello stato, anche se non voleva ammetterlo, e quello era l’unico modo che conosceva nel spronarlo. “Insomma, non siamo tornati da quel Villaggio a mani vuote!”
“Gia… Una sopravvissuta in stato comatoso. A me sembra che non sia molto diverso dai nostri soliti ritrovamenti.” Commentò sarcastico. “Ed è in quello stato a causa di un mio piano, visto che l’ho spinta io verso la miniera, per metterla in trappola.”
Non era da lui essere così, Shikamaru non era mai stato così davanti alla bionda. Era come se stesse buttando fuori tutte le sue frustrazioni del passato, che fino in quel momento aveva tenuto ben nascoste. Il ritorno di Hidan, dovuto a una sua svista, doveva averlo scosso profondamente.
“Piantala!” Gli rimproverò. “Vorrei ricordarti che sei uno shinobi di primo livello, quando decidi d’impegnarti seriamente. Hai degli elementi, le nostre testimonianze e hai potuto constatare degli eventi con i tuoi occhi! Puoi partire da quelli, invece di stare qui a rimuginare sui tuoi errori.”
Shikamaru voleva ribattere, ma si rese conto di non aver argomentazioni. A suo malgrado, Temari aveva ragione: non era il momento di stare lì a lamentarsi. Gli scappò un abbozzo di un sorriso, rendendosi conto che per una volta era lui la seccatura, visto come si era appena fatto riprendere da Temari. Se il maestro Asuma lo avesse visto, sicuramente gli avrebbe detto le stesse parole che aveva pronunciato l’amica, ma in un modo diverso.
“E va bene…” Disse con un tono di resa. “Per questa volta, te la do vinta. Vediamo di capirci qualcosa in più.” Aggiunse chiudendo gli occhi e ricordando ogni singolo dettaglio della visita, alla ricerca di nuovi indizi.
Nel frattempo, Gaara si era chiuso in ufficio: aveva passato gli ultimi giorni a organizzare i funerali degli abitanti ritrovati morti nelle miniere, ad analizzare i nuovi indizi, a risolvere dei problemi burocratici all’interno del Villaggio e a leggere attentamente i rapporti degli shinobi mandati alle Terre del Nord. Proprio come temeva: la situazione stava peggiorando. Gli seguaci di Jashin si facevano man mano sempre più numerosi e, con loro, anche il numero degli omicidi. Non aveva le risorse necessarie per contrastarli, a causa delle morti di tutti, o quasi, degli artigiani. Preferiva non scomodare gli altri grandi Paesi per un problema interno, avevano tutti dei gravi problematiche a causa degli Tsukiyo e soprattutto non poteva trattenere ancora a lungo i ninja della Foglia… però sembrava non aver altra scelta, rendendosi conto che ormai questi problemi non poteva affrontarli da solo come Kazekage, perché la questione stava diventando pian piano un problema mondiale. Forse si era un po’ troppo focalizzato sulla strage, ma del resto la mancanza di approvvigionamento armi gli impediva di ultimare i preparativi per contrastare le rivolte. Più tardi si sarebbe messo in contatto con gli altri Kage, in modo da tenerli informati sugli ultimi avvenimenti e per discutere sul modo di agire.
Più volte Kakuro gli aveva suggerito di riposarsi, inutilmente, e solo in quel momento cominciò a sentire gli effetti della stanchezza. Decise alla fine di alzarsi, non potendo fare altro in quella situazione, e cominciò ad avviarsi verso l’ospedale di Suna. L’attesa snervava anche lui e non si sarebbe mai riposato con tutto quello che c’era in ballo. Per qualche motivo, quella ragazza lo aveva incuriosito, quindi decise di controllare a che punto fosse la sua ripresa. Raggiunse la stanza dove era ricoverata, stesa addormentata sul letto candido, con una flebo attaccata al braccio. La osservò attentamente, notando con sorpresa che ogni tanto scendevano delle lacrime dai suoi occhi, mentre le dita contemporaneamente avevano dei leggerissimi spasmi. A modo suo, in quel momento stava combattendo. I medici gli avevano comunicato che l’intervento era andato a buon fine, ma era ancora in stato comatoso; avevano fatto il possibile per guarirla fisicamente, ma ora stava a lei a trovare le forze per riprendersi spiritualmente e risvegliarsi.
Aveva potuto notare come quella ragazza fosse inesperta e superficiale in combattimento, eppure niente l’aveva fermata a lottare a pieno delle sue capacità, se non oltre, nemmeno quando era sotto il controllo del suo avversario.
Non so se hai fegato, o sei solo una stolta. Pensò, ricordandosi all’improvviso le parole che le disse, durante il combattimento contro Kitanai. Quella ragazza, in un certo verso, gli ricordava Naruto: una pazza, ma di quella tipologia coraggiosa e testarda, incapace di arrendersi. Era questo che gli aveva trasmesso per l’intero combattimento, e perfino in quel momento. Non c’era dubbio che fosse ammirabile, come tutti i compagni che aveva conosciuto tramite l’Uzumaki, ma non bastava per attirare così tanto la sua curiosità.
La studiò attentamente, fino a soffermarsi sul suo viso, nello specifico le sue lacrime. Nonostante il volto rilassato, era evidente che stava combattendo contro i suoi stessi incubi, proprio come lui da piccolo combatteva contro Shukaku durante la sua insonnia, quando suo zio, Yashamaru, era vivo. Con quel paragone non voluto, cominciava a capire la natura della sua curiosità: quella ragazza gli ricordava sé stesso da piccolo. Ripensò al rotolo e, in un certo senso, era una sorta di condanna e speranza per quella ragazza. Il mittente le aveva suggerito una momentanea via solitaria, costringendola a trattenere dentro di sé un forte sentimento di frustrazione e rabbia; l’aveva definita l’erede del Villaggio degli artigiani, trasmettendole una forte responsabilità ma, nonostante ciò, vi era anche amore e preoccupazione per il futuro del destinatario. Aveva percepito questo da quella pergamena, e ora il comportamento della ragazza sembrava che avesse più senso.
Erano tutte solo sue deduzioni, scaturite dal sesto senso e dai ricordi della sua infanzia, eppure non nutriva dubbi a riguardo, anzi ne era certo. Cominciò inconsciamente a sperare che quella ragazza si sarebbe risvegliata presto, e non solo per scoprire tutto quello che sapeva. Proprio come aveva, inutilmente, tentato con Sasuke durante il suo primo summit dei Kage, voleva assicurarsi che l’animo di quella ragazza non sarebbe caduto nel baratro dell’oscurità e dell’odio, perché ci voleva veramente poco a farlo. Non voleva che ci fossero altri individui che dimenticassero il vero significato della parola Amore, come aveva fatto lui in passato, soprattutto da parte di una persona che aveva un nome che significava solitudine.
 
Quello che Yui sognava durante il suo coma, era semplicemente la sua vita e, nello specifico, suo fratello.
Correva più veloce che poteva, essendo appena uscita di nascosto dal villaggio. Quel pomeriggio aveva sentito da dei mercanti viaggiatori che, verso il confine con il Paese del Vento, vi erano i resti una grotta dove era stato eliminato uno dei membri del gruppo criminale Akatsuki. Come artigiana, era curiosa di vedere con i suoi occhi come quel luogo era stato letteralmente distrutto a mani nude dalla shinobi di Konoha, Sakura Haruno. Sarebbe stato solo un viaggio di qualche ora, nessuno se ne sarebbe accorto… o almeno era quello che sperava. Infatti, pochi metri più avanti, scorse la figura del fratello, che la guardava severamente pronto a fermarla.
Yui ormai, dopo i suoi numerosi tentativi di fuga, aveva rinunciato a chiedere come suo fratello riuscisse tutte le volte a passarle davanti, bloccandole la strada. Lui era un ninja sensitivo formidabile, e questo le bastava per aver risposta.
“Dove pensi di andare?” Le chiese mentre lei si fermava a una quindicina di metri da lui. “Sai, la notte vorrei anche dormire una volta ogni tanto, invece di stare a rincorrerti dietro…”
“Se ci tenevi così tanto a dormire, potevi far finta di nulla.” Rispose scocciata, studiando l’ambiente circostante per una possibile via di fuga e far sparire le sue tracce.
“Non ci pensare nemmeno.” Subito le disse Ken, intuendo le intenzioni della ragazza. “Conosci le regole.” Aggiunse, rafforzando che sapeva perfettamente che cosa sarebbe successo da lì a poco. Era così ogni volta: lei cercava di scappare per poter vedere con i suoi occhi ciò che i viaggiatori le raccontavano, mentre lui, futuro capo villaggio e ninja sensitivo, tutte le volte la riportava indietro con la forza; se fosse riuscita per una volta ad avere la meglio, allora l’avrebbe lasciata andare. Ormai era quello il loro silenzioso patto.
Entrambi estrassero le loro armi, Ken la sua katana e Yui la Coda di Drago, e si misero in posizione di attacco, studiando ogni millimetrico movimento dell’avversario. Impaziente, fu Yui a sferrare il primo attacco, dando alla spada la forma di scudiscio, approfittando della media distanza. Ken parò ogni singolo colpo, rafforzando la sua lama con il chakra del vento, senza scomporsi troppo e tenendo sempre gli occhi fissi sul corpo della sorella. La stava provocando, ma lei non voleva cadere nella sua trappola. Lui la stava aspettando in quel luogo, di conseguenza era sicura che aveva avuto il tempo di prepararle una trappola, per questo non osava avvicinarsi.
A quel punto, ritirando la sua arma, cominciò a sfruttare i numerosi nascondigli che gli alberi le offrivano, sparendo dalla visuale del fratello, cominciando a lanciargli kunai e shuriken non appena si spostava da un albero all’altro. Quest’ultimo li schivava tutti, rimanendo fisso nella sua posizione, ma questo non la preoccupava. Il motivo del suo attacco era sia spostarlo da quella zona, in modo da poterlo attaccare da vicino, ma anche scoprire dove fosse la trappola. Alla fine si avverò la seconda opzione, dove un kunai colpì il terreno, scoprendo una profonda buca che si trovava proprio davanti a Ken. Nel vederlo, Yui si sentì leggermente offesa, come se suo fratello la ritenesse così stupida da cadere in una trappola elementare come quella. Sicura di aver svelato il trucco, decise di uscire allo scoperto per un attacco frontale. Non appena atterrò a pochi centimetri da lui, però, si accorse che stava trapassando il terreno, cadendo in un’altra buca profonda. In un primo impatto rimase confusa, guardando verso l’alto e notando che la figura di suo fratello che stava in piedi a mezz’aria, per poi vederlo svanire. L’ennesima illusione, e ci era cascata come una stupida. Cercò subito di rialzarsi, accorgendosi della presenza del fratello alle sue spalle, creando con la mano la prima arma che le era venuta in mente, una kodachi. Ken parò il colpo della sorella sguainando di nuovo la sua katana, e da quel momento ricominciò il loro duello. “Sprechi veramente troppe energie, lo sai?” Le rimproverò, decidendo di passare all’attacco. Sua sorella dimostrava spesso di essere molto testarda, quindi era arrivato il momento di dare la fine dei giochi. Aveva perso in partenza, e questo lei lo sapeva bene, ma non si era minimamente arresa. Preferiva essere a terra esausta, piuttosto che arrendersi all’evidenza.
“Pensa a combattere…” Gli rispose, con un tono di voce sforzato, dal momento che stava iniziando ad avere il fiatone. Aveva passato gli ultimi mesi a lavorare costantemente per preparare le armi per la Guerra, ma il lavoro non era diminuito una volta finita… anzi era aumentato. Si sentiva stanca e non ce la faceva più a stare rinchiusa nel Villaggio. Per lei era diventato troppo stretto dopo aver sognato, attraverso la tecnica della Tsukuyomi Infinito, come poteva essere vario e vasto il mondo. Certo, aveva delle grosse responsabilità nel Villaggio e non lo avrebbe abbandonato, ma dopo quel sogno il suo desiderio di viaggiare era diventato più forte che mai.
Ken, dopo svariati minuti, cominciò a notare che la sorella stava esaurendo le forze, notando come i suoi attacchi si facevano man mano più deboli. “Hai finito?” Le chiese mostrandole un leggero sorriso compassionevole. Lei gli rispose con un altro attacco, che andò a vuoto, per poi cominciare a non sentirsi più le gambe.
“Ti odio…” Riuscì solo a dire, mentre cadeva sulle sue ginocchia. Aveva perso le energie in troppo poco tempo, realizzando che forse aveva nel sangue una sostanza paralizzante o calmante. Non si spiegava però come fosse successo, visto che non era stata ferita. Ken prese la totale assenza di protesta come un silenzioso gesto di resa, provocandogli una leggera risata.
“Si può sapere che hai da ridere?” Chiese infastidita, nonostante fosse esausta.
“Hai sedici anni, ma certe volte ti comporti ancora come se ne avessi sei.” Rispose cercando di non ridere. “E comunque anche questa volta, ho vinto io.”
Yui non rispose, frustrata dell’ennesimo tentativo di fuga fallito. Aveva perso, come sempre, e non aveva le forze per provare un’ultima manovra di fuga. Salì sulla schiena del fratello, lasciandosi trasportare verso casa. “Dove ho sbagliato questa volta?” Si limitò alla fine di chiedere, cercando di tenersi stretta al collo del ragazzo.
“Innanzitutto, sei una pessima attrice. Dal tuo comportamento di oggi, si vedeva che avevi intenzione di fare una delle tue.” Sentendo quelle parole, Yui ebbe la sensazione di aver appena ricevuto un grosso macigno sulla testa. Era incredibile come fosse per lui un libro aperto. “Poi sei stata superficiale, come al solito, e troppo sicura di te stessa, di conseguenza sei facilmente caduta nella mia illusione e nella mia trappola.”
“E il veleno?” Chiese.
“Intendi la polvere paralizzante?” Le chiese voltandosi per un momento verso di lei. “L’hai respirata mentre mi attaccavi sugli alberi. Sapevo che lo avresti fatto.” Ormai i due combattevano da quando avevano memoria, ma Ken nei confronti della sorella aveva sempre avuto quella marcia in più. Se si trattava di forza e velocità, era lei ad avere la meglio, quindi lui si ripiegava sempre sull’astuzia, riuscendo a sopraffarla tutte le volte.
Poco dopo, Yui si rese conto che quella che stavano percorrendo non era la strada per tornare a casa, anzi cominciava a scorgere in lontananza il deserto. Poco più avanti, si ritrovarono davanti ad un fiume e, con sua sorpresa, ad una parete rocciosa completamente distrutta.
“Ma come…” Si limitò a dire, rimanendo senza parole. Faticava a crederci: l’aveva davvero portata in quel luogo?
“Te l’ho detto che sei una pessima attrice.” Le rispose, prendendola di nuovo in giro. Yui non lo sapeva, ma Ken aveva assistito alla chiacchierata che la sorella si era fatta con i mercanti viaggiatori, leggendo nei suoi occhi il forte desiderio di visitarlo. Aveva deciso di accompagnarla in segreto, andando per una volta contro il suo stesso Villaggio, valutando che il posto non poi così lontano; ma poco dopo aveva notato l’intenzione della sorella di andarci di soppiatto, e ne aveva approfittato per metterla alla prova. Sapeva bene che la ragazza aveva bisogno di uscire dal Villaggio, se voleva allargare i suoi orizzonti e migliorare come shinobi, ma l’avrebbe lasciata andare solo quando lei avrebbe cominciato a essere più prudente e meno spericolata. Era un’eccellente combattente, con il suo coraggio e la sua determinazione, ma la sua attuale condizione mentale la rendeva un facile bersaglio per gli utilizzatori del genjutsu. Doveva prima imparare ad essere più attenta a ciò che la circondava, per questo aveva deciso di lasciarla scappare per poi fermarla durante il tragitto. Era il modo migliore per simularle un’imboscata.
Appoggiò la sorella proprio al centro di quelle macerie, accorgendosi che aveva chiuso gli occhi. Nonostante fosse passato più o meno un anno da quel combattimento, riusciva ancora a percepire qualcosa: nell’aria sentiva un leggero odore ferrifero, mentre nelle rocce sotto di sé le tracce del potente chakra che le aveva frantumate. Quanto le sarebbe piaciuto essere presente, anzi quanto avrebbe voluto combattere anche lei una battaglia del genere. Le venne l’ispirazione necessaria per provare a creare una nuova tecnica, combinando la sua parziale trasformazione in metallo con la concentrazione di chakra in un solo punto, in modo da poter simulare una forza sovraumana simile.
“Grazie.” Gli disse alla fine, dandogli segno che potevano tornare a casa. Ken, contento di vedere il sorriso della sorella, la ricaricò sulle spalle, cominciando ad incamminarsi verso il Villaggio, prima che sorgesse l’alba.
“Yui?” La chiamò attirando la sua attenzione. “Ti prometto che, quando riuscirai a tenermi testa, ti farò vedere il mondo.” Sapeva che aveva sbigottito per la seconda volta la sorella, poiché le aveva appena promesso una cosa che andava contro la volontà del Villaggio. Le miniere si stavano esaurendo e lei era l’ultima del quasi estinto clan Kinzoku, con il potere della creazione e manipolazione del metallo. Aveva cercato in tutti i modi, come figlio maggiore del precedente capo villaggio, un modo per non darle troppe responsabilità sulle spalle. Ma la verità era che lui era il suo fratellastro quindi, non possedendo quel codice genetico, non avrebbe mai potuto sostituire completamente la sorella. La sua matrigna, e madre di Yui, era stata uccisa da un ninja scomparso di Konoha, che mirava all’abilità innata del clan Kinzoku, mentre suo padre morì con lei, nel tentativo di proteggerla. Per Ken era stato come perdere per la seconda volta la sua famiglia quindi, più di chiunque altro, era terrorizzato dall’idea di perdere sua sorella, ma sapeva che non poteva tenerla rinchiusa per sempre, come invece volevano i loro conterranei. Quindi si era imposto di metterla sotto duro allenamento, in modo che un giorno potesse essere indipendente e libera di realizzare il suo sogno.
“Quando riuscirò a tenerti testa? La fai facile! Se tu smettessi di usare uno dei tuoi soliti trucchi, ti batterei subito.” Commentò sarcastica la ragazza, felice di aver udito quella sincera promessa. Aveva notato che anche Ken era cambiato dal risveglio dello Tsukuyomi Infinito, quindi forse qualcosa nel suo sogno lo aveva spinto a fare quella decisione.
“Abituatici, in battaglia nessuno combatte lealmente. Quindi cerca di non fossilizzarti sulle classiche lezioni dell’accademia, che non spiegano cos’è realmente un capo di battaglia, e comincia a farti più furba.” Sapeva che in un certo senso le stava chiedendo l’impossibile, dopotutto i suoi coetanei erano già andati in missioni pericolose più volte, o addirittura in guerra sotto come forze del Paese del Ferro, ottenendo quella esperienza e visione che il mondo non era un posto pacifico e sicuro. Era certo, però, che nonostante quell’handicap, Yui ce l’avrebbe fatta a modo suo, la determinazione e la testardaggine non le mancavano, e poi non l’avrebbe lasciata andare da sola, sarebbe venuto con lei.
Ricordando quella scena, inconsciamente la ragazza pianse nel suo stato comatoso. Quel ricordo risaliva a un paio di mesi prima del massacro, e allora nessuno dei due aveva idea di quello che sarebbe successo. Le mancava terribilmente quel periodo, quando la sua unica preoccupazione era trovare la strategia battere il fratello.
















 

L'angolo dell'autrice:


Buonsalve a tutti!
Eccomi con il nuovo capitolo! Forse un po' noioso per alcuni, dopotutto di fatto non succede nulla (si chiama apposta "Attesa"), però era necessario stendere meglio la traccia psicologica di alcuni personaggi. La ragione? Per permettere a voi, cari lettori che vi amo una cifra, di comprendere meglio le azioni che i personaggi faranno nei prossimi capitoli.
Questo capitolo vi servirà un po' come promemoria, dal momento che per il prossimo capitolo dovrete aspettare più del solito, come avevo già annunciato nello scorso capitolo (ahimè il lavoro mi sta sul serio tenendo impegnata).

Spero di aver corretto tutti gli errori, e che il capitolo vi sia piaciuto. Se vi va, mi piacerebbe avere una vostra opinione, in modo da sapere se avete gradito le tracce psicologiche dei personaggi.
Intanto ringrazio chi mi sta sostenendo, e vi mando un fortissimo abbraccio.

Alexia.
 
  
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