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Autore: _ Arya _    23/05/2016    9 recensioni
Killian Jones è un famoso scrittore di gialli in crisi, e dopo l'insuccesso dei suoi ultimi romanzi decide di trasferirsi a New York, in un appartamento dell'Upper East Side di Manatthan, per trarre nuova ispirazione.
La sua vicina di casa è Emma Swan, giovane investigatrice privata molto in gamba, e potrebbe proprio fare a caso suo.
Riuscirà a convincere la ragazza ad essere la sua nuova fonte d'ispirazione?
_______________________________________________________________________________
[Dal Prologo]
-Oh non ti preoccupare, tesoro. E poi, questo piccolo incidente è davvero valso la pena... la visuale non è affatto male- continuò a sorridere, stavolta malizioso, accennando al mio fondoschiena.
Sentii le guance andarmi a fuoco, ed ebbi l'irrefrenabile impulso di lanciargli in testa tutto il contenuto del secchio! Come si permetteva di fare un'affermazione del genere come se niente fosse?!
-Sei un maniaco! Ritiro le scuse, la pennellata è stata pure troppo poco!
-Oh scusa, non pensavo fossi una persona timida...- fece poggiandosi contro la porta della sua nuova casa, e incrociò le braccia per continuare a guardarmi con fare provocatorio.
-Non sono timida! Tu però sei un pervertito! Sei appena arrivato e già mi stai antipatico! Complimenti, hai segnato un record!
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ormai neanche lo dico dell'html... ma la bella notizia è che FORSE ho trovato il modo per non far sballare tutto dalla prossima volta xD 




 

This is for the best










EMMA POV

La mia testa non era mai stata così pesante, ma mi costrinsi ugualmente ad aprire gli occhi e cercare di capire cosa fosse successo. Le parole “rischia una paralisi” mi risuonavano nella mente così forte da farmi venire voglia di vomitare.
-Signorina, si sente bene?
-Si è ripresa? Emma...
La prima voce mi fece rivoltare lo stomaco un'altra volta, mentre la seconda mi tranquillizzò. Era ancora nuova per me, ma sapeva farmi sentire a casa.
-Sto bene. Cos'è successo?- borbottai tirandomi su, sotto lo sguardo contrariato dell'uomo in bianco che cercò inutilmente di tenermi sdraiata. A quanto pare mi aveva sistemata sulla barella in fondo alla sala, dunque non doveva essere passato troppo tempo da quando ero svenuta.
-Sono quasi cinque minuti che ha perso i sensi... ancora un po' e avrei iniziato a preoccuparmi.
-Oh. No, no, no, sto bene. Killian... è lui... che...
Mi sforzai duramente di trattenere le lacrime, ma appena la prima riuscì a fare capolino, le altre si riversarono a ruota. Barcollando mi avvicinai quindi a Will, che mi strinse forte la mano per darmi supporto. Se fosse stato meno ammaccato l'avrei abbracciato, ma non volevo rischiare di fargli male. Troppa gente si stava facendo male per colpa mia.
-Faremo il possibile. Il secondo intervento è stasera, vogliamo dargli modo di riposare un po'. Lo spostiamo in un'altra stanza, tra mezz'ora lei e gli altri potrete andarlo a visitare a turno. Posso fidarmi a lasciarla qui? Vuole dello zucchero?
-Ok... cioé, sì, non mi serve niente. Grazie.
Quello annuì e, dopo avermi lanciato un ultimo sguardo, ci lasciò di nuovo soli in stanza. E le mie lacrime continuarono, incapaci di fermarsi. Non poteva essere vero... non poteva rimanere paralizzato. L'avrebbe odiato. Se la prima volta aveva superato il dolore provocatogli da suo padre, questa volta non ci sarebbe mai riuscito. Non se avrebbe dovuto passare una vita intera in sedia a rotelle, perdendo la sua indipendenza.
-Sorellina, il tuo ragazzo è un osso duro. Vedrai che l'intervento andrà bene e prima che te ne renda conto tornerà a ronzarti intorno...
-Io lo spero. Ma in ogni caso non gli permetterò più di affrontare pericoli simili! Non avrei dovuto farlo neanche adesso, dovevo costringerlo a stare alla larga dalla faccenda... Devo chiamare l'FBI! Devo confermare quel colloquio, così me ne andrò a Quantico. Starà meglio senza di me.
-Emma! Se per caso qualcosa dovesse andare storto... avrà bisogno di te più che mai. So di non conoscerlo, ma mi sembra una brava persona... e credo tenga a te. Così come tu tieni a lui.
-Lo è...- sorrisi tra le lacrime, abbassando lo sguardo per guardarlo negli occhi -Quel che abbiamo è... è perfetto. Non ero mai stata così felice e adesso... adesso... se finirà bene me ne andrò via. Lo amo troppo per condannarlo, io...
-Emma, sei agitata ora, non sai quel che dici. Sdraiati qui accanto a me e fatti abbracciare... ci penso io a te finché non ti chiamano a vederlo.
Volevo essere forte, ma stavolta semplicemente non ci riuscivo, quel che era successo era troppo anche per me. Quindi seguii il consiglio dell'uomo e mi feci piccola tra le sue braccia, per poi continuare a piangergli sulla spalla.
Aveva ragione, ero agitata e non ero lucida... ma sarebbe stata così cattiva l'idea di andarmene, se Killian fosse stato bene, e restituirgli una vita normale? Anche se senza di me?

 

***


RUBY POV

-Tesoro, ti senti bene? Sì, mi hai riempito di baci ma... sei silenziosa. Non è da te...
-E'... è che... tuo fratello...
-Anch'io sto male per lui, ma c'è qualcos'altro, lo so.
Certo che c'era qualcos'altro. Ovviamente ero anche preoccupata per Killian, Ester era arrivata da poco ed era passata a vedere suo nipote e a informarci delle condizioni dell'altro. Era entrata prima che trovassi il coraggio di dire la verità a Liam e, ovviamente, avevamo passato mezz'ora a consolare lei e a cercare noi stessi di assimilare la notizia. Killian correva il concreto rischio di rimanere paralizzato dalla vita in giù. Non osavo neanche immaginare come Emma avesse potuto prendere la notizia... se non fosse stata con suo fratello, sarei corsa a sostenerla, anche se ciò avrebbe voluto dire venire meno alla promessa che le avevo fatto. Ma, dopotutto, come potevo dare al mio ragazzo una notizia che avrebbe dovuto essere lieta, in un momento come questo? Quando il suo fratellino minore stava soffrendo così tanto?
-Non... non è niente...- borbottai quindi, incerta sul da farsi. Dal suo sguardo fu chiaro che non mi credette, ma non sapevo neanche come partire. Oltre al resto, ero ancora piena di incertezze: io lo amavo, non avevo dubbi, ma stavamo insieme da solo un mese! Mi aveva dato tante certezze ma conoscevo anche il suo passato e non ero certa fosse pronto ad un così grande passo. Diventare padre. Se avesse reagito male, mi avrebbe spezzato il cuore.
-Ruby... ormai ti conosco. Non ti costringerò a parlare se non vuoi, ma... io sono qui per te. Sei... sei arrabbiata per quello che ho fatto?
-Sì. No. Cioé... sì.- ammisi finalmente, alzando lo sguardo. Certo che ero arrabbiata. Avevo rischiato di perdere l'uomo che amavo e il padre di mio figlio. Ovvio che lo ero, come potevo non esserlo?
-Tesoro, mi dispiace così tanto... ma l'ho fatto per te. Non volevo rimanessi immischiata in quella faccenda, ciò che avrebbe potuto farti è... è atroce. Guarda Killian, guarda Ingrid...
-Sì, e guarda te. Ho rischiato di perderti...- singhiozzai, stringendogli forte una mano mentre le lacrime iniziavano a scivolarmi sul viso. L'avevo riempito di baci e l'avrei fatto di nuovo, perché averlo lì quasi incolume era il più bel regalo che avessi mai ricevuto. Lui era il più bel regalo che avessi ricevuto in tutta la mia vita, perché mi aveva resa migliore. Mi aveva cambiata e mi aveva fatta innamorare quando avevo iniziato a credere che non avrei mai trovato un uomo che potesse farmi venire le farfalle nello stomaco come quando ero bambina.
-Ti amo...
I suoi occhi si spalancarono e lo stesso fecero i miei. L'avevo ammesso. L'avevo davvero ammesso, sia a lui che a me stessa. E, nonostante avessi frequentato molte persone, quello era il mio primo “Ti amo”. Era il primo, ma già mi ritrovavo a sperare che anche tutti gli altri che sarebbero venuti sarebbero stati destinati a lui.
Non protestai quando si tirò su a sedere e lasciai che mi prendesse una mano e la baciasse, commosso.
-Ti amo anch'io. Sei riuscita a far ripartire il mio cuore quando credevo avesse smesso di funzionare... Non pensavo di innamorarmi mai più, pensavo che il mio tempo fosse passato... e poi sei arrivata tu. Non sono bravo con le parole come mio fratello ma... ti amo, Ruby.
A quel punto non ce la feci più e scoppiai completamente in lacrime, stringendolo forte fino a farmi male alle braccia. Ma prima di cedere completamente dovevo fare un altro passo, dovevo dirgli la verità. Dovevo dirgli che saremmo diventati i genitori del bambino più bello del mondo.
-Sono incinta, Liam.- dissi d'un fiato, staccandomi leggermente per poterlo guardare negli occhi. E se non fossimo stati già in ospedale, probabilmente avrei chiamato un'ambulanza perché la sua espressione fu quella di un uomo sull'orlo dello svenimento. Ma per la felicità? Per lo shock? Per l'incredulità? Questo non riuscii a capirlo.
-Sei... sei... sei seria?- balbettò, aggrappandosi forte alle mie braccia. Forte ma con estrema cautela, senza farmi male neanche per un istante.
-Sì. Io... mi dispiace- sussurrai, mentre le lacrime tornavano a fare capolino -Lo so che è presto, lo so che prima di un passo del genere avremmo dovuto fare tante altre cose... se... se non lo vuoi, io...
Ma non riuscii mai a concludere la frase. Il bacio che mi diede placò una volta per tutte ogni mia preoccupazione, ogni incertezza. Fu un bacio diverso da tutti gli altri, un bacio carico di promesse che mi travolse a tal punto che se non fossi stata aggrappata a lui sarei crollata. Tuttavia riuscì a farmi sorridere tra le lacrime, direttamente sulle sue labbra, e lo spinsi leggermente indietro per poter ricambiare mentre lui portava una mano sul mio addome. E ridemmo insieme, ridemmo col viso a pochi millimetri l'uno dall'altra, poi tornammo a baciarci. Fu in quel momento che scoprii cosa fosse la felicita e, per la prima volta, realizzai che avrei finalmente fatto parte di una famiglia. Tutta la paura che provavo venne completamente annullata dalla gioia e dalla consapevolezza che finalmente avevo ottenuto il mio lieto fine. Ancora più bello di quello delle favole.


EMMA POV

-Potete entrare, uno alla volta però. Mi raccomando, non più di mezz'ora in totale, il ragazzo è molto provato. Sia fisicamente che psicologicamente. Se inizia ad agitarsi chiamate immediatamente qualcuno, d'accordo?
Annuii in maniera appena percettibile, sforzandomi di aprire gli occhi che avevo chiuso durante quell'attesa interminabile. Quando Will si era addormentato mi avevano lasciata andare da Killian, per poi mandarmi via non appena aveva cominciato a svegliarsi. Non avevo obiettato perché, ovviamente, dovevano prendersi cura di lui... e perché ero una codarda. Avevo paura di essere io a dirgli ciò a cui andava incontro, anche perché la possibilità che rimanesse paralizzato era molto alta. Io ed Ester avevamo cercato di farci forza a vicenda, col sostegno di Elsa e Anna che ci avevano raggiunte quando avevano lasciato Ingrid con la sua fidanzata. Anch'io sarei passata a vederla, più tardi, ma al momento non riuscivo a non pensare esclusivamente al mio, di fidanzato. Avevo riflettuto a lungo sul da farsi, sulle parole che avevo pronunciato durante il crollo che avevo avuto da mio fratello, eppure non avevo ancora deciso cosa fosse meglio fare. Rimanere o andarmene?
-Emma, tesoro... vai prima tu...- sussurrò la donna accanto a me, posandomi una mano sulla spalla.
Io alzai lo sguardo persa, facendo una fatica immensa a ricordarmi dove mi trovassi; mi sentivo così isolata dal mondo, che mantenere la concentrazione era estremamente difficile.
-Ma no, non... non so...
-E' te che vorrebbe vedere per prima, lo sappiamo entrambe.
-Ok...- sussurrai strofinando gli occhi, arrendendomi all'idea che li avrebbe visti gonfi e rossi. Neanche dieci chili di trucco avrebbero potuto cancellare le tracce dei miei pianti infiniti. Mi alzai barcollante, e se non fosse che Elsa riuscì a trattenermi per un braccio, sarei probabilmente ricaduta indietro sulla sedia. Mi lasciai accompagnare fino alla porta cercando di recuperare la mia stabilità e quando afferrai la maniglia presi un gran respiro. Dovevo essere forte per lui, come lui lo era stato per me.
Ringraziai la ragazza con un lieve sorriso che lei ricambiò, poi mi feci forza ed entrai. Me ne servì molta, moltissima altra per non scoppiare a piangere quando lo vidi pieno di fili, tubi e tutta quella roba a cui lo tenevano attaccato. Ciò che mi fece più male, però, furono i suoi occhi: aperti, ma spenti come non li avevo mai visti.
-Killian...
-Swan.
Deglutii, e lentamente raggiunsi il letto sedendomi di fronte ad esso, afferrando immediatamente la mano del mio ragazzo, che mi squadrava in silenzio.
-Stai bene?- sussurrò, ricambiando piano la stretta. Era privo di forze come non era mai stato.
-Mi hai salvato la vita.
-Lasciarti morire non era neanche un'opzione.
-Ti amo così tanto, Killian...- singhiozzai, per poi sorridere tra le lacrime quando sentii il bacio delicato delle sue labbra sulla mano.
-Non piangere, tesoro...
-Come stai tu?- balbettai, ignorando quello che mi aveva detto. Prima di entrare mi ero ripromessa di non piangere, era vero, ma non ci riuscivo, non c'era modo.
-Bene.
-Non puoi mentire a me, lo sai. Non sto parlando di come fisicamente, so che ti senti uno straccio, sto dicendo...
-In realtà non sento proprio niente.- mi bloccò, con voce gelida -Vorrei davvero tanto sentire dolore Emma, ma non sento nulla. E non fare finta che non sia niente, so che lo sai! So che sai che potrei diventare un... un peso inutile. Incapace perfino di andare da solo al bagno!
-No! Killian, ti devono ancora operare, andrà tutto bene! Tu sei forte...
Quello scosse la testa frustrato cercando di sciogliere la presa della mia mano, ma non glielo permisi. Non potevo lasciare che si arrendesse così, a costo di prenderlo a schiaffi.
-Promettimi che se va male te ne andrai- disse soltanto -Non voglio rovinare anche la tua vita oltre alla mia, non posso permettere che spenda i tuoi giorni a farmi da infermiera...
-No!- ripetei, saltando in piedi turbata e incredula -Puoi anche scordartela una promessa del genere! E se cerchi di allontanarmi, ti avviso che puoi risparmiarti la fatica... perché anche se mi prendi a parolacce 24 ore su 24, non mi convinceresti a lasciar perdere! Io ti amo, cretino!
-Anch'io ti amo, Swan!- esclamò, stringendo la presa -Proprio per questo dovrò lasciarti andare!
-Io sono certa che andrà tutto bene... ma nella remota possibilità che dovesse andare diversamente, non c'è nulla che potrai fare per liberarti di me!
Prima di lasciarlo replicare un'altra volta mi chinai a baciargli le labbra con urgenza, senza preoccuparmi di bagnargli il viso con le mie lacrime. Nonostante il tentativo di opporre resistenza, alla fine cedette e ricambiò, circondandomi le spalle col braccio libero. Per quanto desiderassi il suo bene, la realtà era che se fosse rimasto in sedia a rotelle per tutta la vita, l'idea di lasciarlo non mi avrebbe neanche sfiorata. Non solo perché la colpa sarebbe stata mia, ma perché ciò non avrebbe cambiato minimamente i miei sentimenti nei suoi confronti. Mi staccai solamente quando mi accorsi che iniziò a far fatica a respirare, ma rimasi ugualmente a pochi centimetri dal suo viso a guardarlo. Anche se i suoi occhi avevano ripreso un poco della loro vitalità, c'era ancora una strana ombra che li copriva.
-Che cos'hai? Non dire “niente”- aggiunsi poi subito -Sai bene che non me la bevo.
L'uomo sospirò e io tornai a sedere per fargli aria e dargli modo di parlare. E fu un vero sforzo, dato che avrei solo voluto sdraiarmi e coccolarlo fino a farlo addormentare, per poi continuare a guardarlo senza mai stancarmi.
-Non... è che... no. Non è importante, lascia stare.
-Tutto è importante.
-No- ripeté -Perché è... è sbagliato. Io non dovrei sentirmi in colpa. Ho fatto ciò che andava fatto, ciò che era giusto fare. L'unica cosa possibile da fare.
-Brennan...- sussurrai appena, e l'altro abbassò lo sguardo. Le mie paure, alla fine, non erano state infondate. Ma come potevano? Ricordavo anch'io il mio primo omicidio. E la vittima non era di certo stata un mio familiare. Ancora oggi odiavo uccidere, l'avevo fatto solo quattro volte nella vita e sempre nei casi in cui avevo collaborato con la polizia e non era mai facile. Ma la prima volta? Ero rimasta a casa per una settimana, in crisi esistenziale. E lui... lui aveva ucciso suo padre.
-Non è sbagliato... io... io ti capisco. Mi dispiace...
-Non provarci- mi fermò -Non... non è assolutamente colpa tua. Stava per ucciderti Emma! Non sei stata tu a chiederglielo e io vorrei tanto riuscire a guardarti senza pensare a ciò che ho fatto...
E poi il silenzio. Un silenzio che fu come una pugnalata al petto. Lui si portò una mano davanti alla bocca, pentito di ciò che aveva appena detto... io però non ne fui così sorpresa. Molto, molto in fondo, sapevo che sarebbe irrimediabilmente andata così. Solo che avevo scelto di non pensarci.
-Aspetta, fammi riformulare... non volevo dire questo.
-Lo so. Ma lo pensi. È... è meglio che vada.
-No. No, no, aspetta... cazzo!- esclamò quando tentò di tirarsi su, ovviamente senza riuscire a muovere neanche un muscolo.
-Fermo! Fermo, rischi di farti male! Chiamo i medici, tu stai fermo, per favore...
-Non chiamare nessuno.- fece sofferente, allungando la mano per prendere la mia -Perdonami per quel che ho detto, non avrei mai dovuto...
-Non ho nulla da perdonarti...- sospirai, lasciandomi ricadere sulla sedia, anche se avrei voluto scappare di lì. Ma non potevo, l'ultima cosa che volevo era che si sentisse in colpa anche verso di me. E poi era vero, non avevo nulla da perdonargli, non era colpa sua se si sentiva così. La colpa era solo mia, perché gli avevo permesso di mettersi in mezzo in una situazione del genere.
-Sai, Killian... devi assolutamente farti forza. L'intervento deve andare bene, perché sarai zio...- sussurrai cambiando argomento, sperando di farlo star meglio. E il sorriso che si aprì sul suo volto mi confermò di esserci riuscita, tanto che contagiò anche me.
-Che... Ruby?
-Ruby.
-Dici sul serio?
-Sul serio. E quando tornerai a casa ne parleremo... tuo fratello sarà al settimo cielo.
Killian annuì, ed io sorrisi, rassegnata, pensando “Ne parlerete”. Involontariamente mi aveva fatto capire quale fosse la decisione giusta da prendere. Se l'intervento fosse andato male avrei trovato un lavoro più tranquillo e avrei passato la vita a prendermi cura di lui. Avrei trascorso ogni minuto a cercare di renderlo felice, a infondendogli la mia, di felicità. Perché per esserlo, mi bastava averlo accanto. Ma, se fosse andata bene, ed ero certa che sarebbe andata benissimo... sarei partita l'indomani stesso per Washington. Avrei sostenuto quel colloquio e avrei frequentato l'accademia per reclute. Sarebbe stato il mio regalo per lui: una vita stabile. Dopo tutto ciò che aveva passato, la stabilità era ciò di cui aveva bisogno e con me non poteva averla. Non se ogni volta che mi che mi avrebbe guardata avrebbe rivisto suo padre cadere inerme, con lo sguardo spento proprio davanti a lui, per colpa della pallottola che egli stesso aveva sparato.
Ma andava bene così. Avevo trascorso un periodo di felicità che non avrei mai creduto di poter vivere e l'avrei portato per sempre nel cuore. Sarebbe diventato ciò che mi avrebbe spinta a vivere per servire il mio paese. Un paese in cui viveva l'uomo che amavo... avrei vissuto per lui, anche se non gli sarei stata vicino.
-Ora dovrei davvero lasciar entrare Ester. Ma verrò a darti un bacio prima che ti operino, promesso.
-Ok... Ti amo, Swan.

 

***


Entrai in camera di Ingrid quasi in punta di piedi, imbarazzata ed impreparata a quell'incontro. Ci eravamo riviste già nella villa inquietante, ovviamente, ma non avevamo avuto neanche 30 secondi per scambiarci due parole. Chiarire le cose con Anna ed Elsa era più facile, ma non avevo idea di come comportarmi con lei... soprattutto dopo quanto aveva affrontato. Alla macchinetta dei caffè, cinque minuti dopo aver salutato Killian prima dell'intervento, avevo incontrato Kristen che stava uscendo per andarle a prendere dei vestiti. Non avevo fatto molte domande, ma era chiaro che la sua fidanzata non se la stessa passando molto bene... e come avrebbe potuto?
Le prime che vidi una volta dentro furono Anna ed Elsa, la più grande seduta su una sedia, la più piccola sul bordo del letto. Quando mi videro sorrisero, e lo stesso fece Ingrid.
-Ciao...- borbottai impacciata -Non... non vorrei disturbare.
-Non disturbi, tesoro. Vieni pure...- mi assicurò la donna, con la voce calda che aveva sempre usato nei miei confronti.
-Vi lasciamo un po', ok?- propose Elsa, posando la mano sulla spalla di sua sorella, che si alzò all'istante. Passandomi accanto le due mi abbracciarono, per poi lasciarmi sola con loro madre.
Rimasi ferma in mezzo alla stanza a guardarla, e presi il posto che occupava Elsa solo quando la donna mi fece cenno di avvicinarmi. Il suo volto era pallido e segnato da profonde occhiaie, ora che la guardavo da vicino era ancora più evidente. Aveva vissuto un inferno.
-Come stai?- domanda stupida. No, io ero stupida. Come se la risposta non fosse ovvia.
-Ora bene, grazie... E.. Emma. Ti ringrazio.
-Non ho fatto niente, Ingrid. Il mio arrivo è stato inutile, non... non sono riuscita a fare niente. È Killian che l'ha ucciso...
-Non è vero, tesoro. Avete fatto un lavoro di squadra, prima che arrivassi eravamo impotenti... non riuscivamo a fare neanche un passo senza che lui... lo prevedesse.
La guardai, era evidente che facesse fatica a parlare di quell'uomo. Era stato piuttosto esplicito su ciò che le aveva fatto mentre era sua prigioniera... aveva cercato di metterla incinta.
-Mi dispiace...- bisbigliai con voce spezzata, mentre per l'ennesima volta quel giorno, le lacrime mi coprivano gli occhi -Non volevo venissi coinvolta, è tutta colpa mia...
-No. No tesoro, non devi neanche pensarlo... non è colpa tua!- tentò di rassicurarmi, allungando la mano per accarezzarmi il viso. Io la lasciai fare, ma non riuscii a sentirmi meglio. Certo che era colpa mia. Lei era collegata a me e per questo Brennan l'aveva presa di mira. Per nulla, tra l'altro, dato che ero stata orribile nei panni di sua figlia. Lei mi aveva accolta a braccia aperte come nessun altro aveva fatto prima, ed io mi ero comportata in maniera orrenda.
Non protestai quando si alzò a sedere per potermi ad abbracciare, e poggiai la testa sulla sua spalla per continuare a piangere sempre più copiosamente. Tutti avevano sofferto e stavano ancora soffrendo per colpa mia, perché non ero stata in grado di svolgere il mio lavoro come avrei dovuto. Lei, Liam, Killian, Will... e tutte le altre persone che gli volevano bene. Ester, Kristen, Anna, Elsa, Ruby.
-Lo è...- balbettai in un singhiozzo -Tutte le cose che ti ha fatto... io... non me lo perdonerò mai...
-Basta, ti prego...- sussurrò, accarezzandomi dolcemente i capelli -Era una persona perversa, tu non ne hai alcuna colpa. Non hai fatto niente se non... incontrare un uomo meraviglioso ed innamorarti di lui. Quando eri una ragazzina non riuscivi ad aprirti con nessuno...
-Forse era meglio.- dissi dopo una breve pausa, sciogliendo l'abbraccio -Mi dispiace per come mi sono comportata con te, molto. Ma... almeno la gente non soffriva a causa mia. A nessuno importava di me ed era meglio così.
-Su questo sbagli... a me è sempre importato di te- sorrise -Anche quando te ne sei andata, ho continuato ad aggiornarmi su come stessi e cosa facessi. Tutto.
La donna mi lasciò esterrefatta, questo non me l'ero proprio aspettato. Che fossero da parte sua i regali che avevo ricevuto per i due anni successivi? Le educatrici erano sempre state generiche, avevano parlato di donazioni. Mi portai involontariamente una mano al ciondolo a forma di acchiappasogni che portavo sulla catenina ormai da anni. L'avevo avuto per il mio sedicesimo compleanno e ricordavo ancora quanto mi fossi sentita fortunata ad aver ricevuto qualcosa di cui pochi mesi prima mi ero innamorata.
La donna annuì ancora, e stavolta ad abbracciarla fui io. Non riuscivo a credere che avesse continuato a tenere a me dopo il modo in cui l'avevo trattata...
-Grazie, Ingrid. Per quel che vale, sei... la madre migliore che abbia mai avuto.
-Vale tanto, tesoro. Sono contenta di averti ritrovata. Contenta che tu stia bene, che abbia abbattuto quei muri che ti isolavano dall'amore...
Mi limitai a sorridere, ancora, decidendo di non rivelarle le mie intenzioni. Avrebbe sicuramente cercato di farmi cambiare idea e probabilmente ci sarebbe anche riuscita: non potevo permetterlo. Dovevo restare ferma nella mia decisione per il bene di tutti. In fin dei conti, non sarebbe stato un addio definitivo. Sarei tornata dalle persone a cui volevo bene, solo in modo diverso.
-Posso richiamare le ragazze, se vuoi...
-Ok. Ma resta anche tu, mi fa piacere. Puoi stare qui finché non saprai come sta il tuo ragazzo, non devi affrontare tutto questo da sola.
Fu in quel momento che mi resi conto quanto poco mi importasse dei miei genitori biologici. Non si erano neanche degnati di passare in ospedale dopo che i loro figli avevano rischiato la vita e uno di loro era rimasto ferito. Se fossi andata a Quantico, alla fine li avrei rivisti, lo sapevo. Prima o poi si sarebbero fatti vedere. Ma lo volevo davvero?

 

***


Il tempo non era mai trascorso così lentamente e la mia testa non era mai stata sul punto di scoppiare in questo modo, neanche dopo la sbornia di Capodanno.
Erano passate ore dall'inizio dell'intervento e Liam era stato da poco dimesso, così ci era stato dato il permesso di riunirci tutti in camera di Ingrid. Io, Ruby, Liam, Ester e tutta la famiglia della mia ex madre adottiva. Anche mio fratello era lì, in quanto la donna aveva acconsentito a dividere la stanza con lui, dovendo passare una notte in ospedale.
Sentivo la mia stretta forte sulle mani di Will e Ruby, ma non riuscivo ad allentarla: eppure i due non fiatarono. Avrei voluto piangere per la tensione ancor prima di scoprire le sorti del mio Killian... così, semplicemente per esaurimento.
-Il ragazzo starà bene. Siamo riusciti a riparare la lesione e lui è forte, non avrà problemi. Servirà tempo per il recupero e la fisioterapia e soprattutto tanta forza di volontà, ma tutte le funzioni motorie sono intatte. Guarirà completamente.
E allora lasciai uscire le lacrime, ridendo e abbracciando la mia amica. Ce l'aveva fatta. Certo che ce l'aveva fatta, era sempre stato un uomo forte. Pur volendolo proteggere, non avevo mai messo in dubbio la sua forza e la sua tenacia, e aveva dimostrato di averne da vendere.
Mi concessi, tuttavia, una lacrima di dolore. Una lacrima egoista. Perché ciò che sarebbe venuto ora, non l'avrei vissuto con lui. Avrebbe dovuto essere forte senza di me, rialzarsi senza di me e riprendere in mano la sua vita. Senza di me.
-Devo andare a fare le valigie.
E prima di crollare, lasciai che i muri tornassero ad erigersi intorno a me. Come prima di incontrarlo.













 

Angolo dell'autrice;
Ciao, come va la prima settimana di pausa da OUAT? Io già sono in astinenza profonda ç_ç Almeno hanno lasciato in pace i nostri CS stavolta, ma povera Regina... e Robin :( Ancora non me ne sono fatta una ragione.
Comunque... come avevo detto, ci sono un po' di svolte interpersonali in questi capitoli... beh, Emma all'inizio si è sentita male quando ha sentito cosa rischia Killian. Crede in lui ma non ha retto bene la notizia, così su due piedi...
Poi ho voluto mettere Ruby-Liam. Non ho mai fatto un loro POV e non sapevo quale scegliere o se descrivere la scena in terza persona... però ho pensato fosse giusto così. Ruby è quella incinta e volevo ci fosse qualche squarcio sui suoi sentimenti... spero di aver reso abbastanza decentemente.
Poi non poteva mancare l'incontro Emma-Killian... Lui è frustrato chiaramente, ma continua a pensare più a Emma che a sé e le ha chiesto di lasciarlo solo in caso le cose si mettano male. Poi non so se sono riuscita a rendere bene la parte dove si è fatto sfuggire che rivedendola vive quella scena... ovviamente però si sarebbe preso a pugni, perché non incolpa lei e di certo non vuole perderla per una cosa del genere.
Poi era d'obbligo una chiacchierata tra Emma e Ingrid... mi sembrava una questione da affrontare. La donna è ancora turbata, com'è normale che sia, ma non ce l'ha con Emma... neanche per come si è comportata anni fa. L'aveva già perdonata allora, e nel suo piccolo aveva continuato a prendersi cura di lei... e spero di riuscire ad approfondire ulteriormente il rapporto tra le due. Solo che Emma vuole mollare tutto e andare a Washington.
So che mancano spiegazioni sui genitori e altre cose che vanno affrontate... ma non mi entrava tutto qui xD Nei prossimi capitoli man mano ci sarà tutto :) Per chi chiedeva se questo è l'ultimo capitolo, ovviamente no, ma non ne mancano troppi. Diciamo una decina o giù di lì.
Un abbraccio e buona domenica! (non posso più dire buon OUAT day :( quando arriva settembre? non la voglio l'estate, non mi serve e non mi piace.)  Come sempre grazie mille a tutti! :*
   
 
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