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Autore: Mei_chan    25/03/2005    12 recensioni
Vostra madre vi perseguita perché vi troviate una fidanzata bella, brava ma soprattutto normale e la vostra non risponde ai requisiti? Volete impressionare il vostro capo alla cena aziendale che terrà sabato sera nella quale si parlerà di chi riceverà la promozione che tanto agognate? La vostra ex, che vi ha scaricato come una vecchia poltrona, vi capita sotto il naso ogni due per tre con un pezzo di Marcantonio troppo bello per essere vero, messo lì apposta per ricordare l'umiliazione subita? Nessun problema! Patricia Gatsby ha una soluzione per tutto.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui con una nuooooooova storia!
Siccome avevo cominciato a buttarla giù, ho deciso che, data la crisi di Luna, bisognasse
pubblicare qualcos'altro per non lasciare troppo sole le mie lettrici ( me tapino! La pazza
colpisce ancora! N.d. Oscar Senti chi parla? Quello che quando ha finito di leggerlo,
mi ha supplicato di raccontargli come andava a finire…N.d. Mei Cof…cof… non
dire queste cose… vuoi rovinare la mia immagine di cinico e senza cuore? N.d.Oscar O___O n.d. Mei)

Va' vi lascio alla storia…
Fatemi sapere se vi piace…





CAPITOLO 1

Uh-oh.
Mi sono cacciata in un guaio.
Un grosso guaio.
Che guaio?
Beh come faccio a spiegartelo, non è mica così facile.
Ecco… hai presente quando cominci qualcosa di nuovo con le migliori intenzioni e poi ti ritrovi
nella… beh hai capito cosa… fino ai capelli?
Ecco è proprio così che è cominciata.
Mi era venuta un'idea eccezionale.
Oddio, non era proprio tutta farina del mio sacco.
Diciamo che mi ci sono trovata un po' in mezzo. E che poi l'ho migliorata.
Fatto sta che questa ideuzza mi permetteva di guadagnare un po' di soldi extra.
Non sto parlando di qualcosa di illegale!
Ciò non toglie, però, che quello che era una pietruzza è diventato un masso gigantesco.
E mi sta decisamente schiacciando.





20 anni prima




- Basta! Sono stufo di te e dei tuoi capricci! Io me ne vado!
- Dove vuoi andare? Tu non sei niente senza di me! Lo capisci? Non avresti neanche un lavoro senza di me! - Non me ne frega niente dei tuoi sporchi soldi! Sono stato uno stupido a credere che tu potessi capirmi! Io me ne vado!

L'uomo alto dai capelli corvini salì come una furia le scale di marmo e si diresse verso la camera da letto.
Come un fulmine estrasse dall'armadio una valigia e cominciò a riempirla delle prime cose che riuscì a trovare.
Tutti i sogni progettati insieme erano svaniti dopo solo sette anni di matrimonio.
Pensava sarebbero durati per sempre, come si erano giurati.
Ma perché lei era cambiata?
Era diventata la donna che solo pochi anni prima diceva che non sarebbe mai diventata.
Diceva che dei soldi non le importava niente, che avrebbe rinunciato a tutti quelli di suo padre pur di stare con lui.
Ma era un sacrificio troppo grande e lui, come uno stolto, aveva deciso di rinunciare ai suoi ideali pur di restare con lei.
Aveva accettato un lavoro che odiava, nella società del suocero.
Ed ora era tutto perso.
Irrimediabilmente finito.
Era già un po' che lo sapeva.
Ma aveva fatto finta di niente.
Ma poi era venuto a sapere alcune cose sul suo conto, su quello che faceva mentre lui era al lavoro, su come si divertiva a passare il suo tempo.
No, lo sapeva, era tutto finito.
Per sempre.
Lo vedeva dallo sguardo che gli rivolgeva, dal tono che usava, dai gesti quotidiani, dalle parole.
La sentì salire le scale e arrivare di corsa davanti a quella che fino ad ora era stata la loro camera da letto.
I capelli scarmigliati le scendevano scomposti sulle spalle, le guance rubiconde per la rabbia.

- Tu non hai mai capito niente della vita! Sei solo un idealista!Credi veramente che si possa vivere solamente d'amore?

Lui levò lo sguardo freddo su di lei per un lungo, lunghissimo istante.
La voce che uscì dalla gola è dura, sprezzante, tagliente.

- No, ora non ci credo più. Grazie a te.

Lui raccolse la valigia e fece per uscire.
Lei fuggì dalla stanza per rifugiarsi in bagno, le lacrime di rabbia pressanti più che mai.
La piccola Patty se ne stava sulla soglia stringendo un orsacchiotto e ha visto tutto.
La madre non l'ha degnata di uno sguardo uscendo.
Lui si chinò, le mise una mano sulla guancia e le sussurrò.

- Tu non c'entri piccola. Tornerò a prenderti non appena potrò. Tu sei l'unica cosa bella che mi è rimasta. Ma ti prego, fammi un favore.
Non ti innamorare mai.





6 mesi prima

Il ricevimento a casa dei coniugi Tilly si trascinava noioso e lento. La coppia di sessantenni se ne
andava in giro per l'enorme salone della loro villa addobbato a festa raccontando le prodezze
del loro adorabile Rudolf, il festeggiato, che non era un figlio orgoglioso e frustrato
ma bensì un adorabile barboncino nero, dal carattere un po' meno adorabile.
Infatti, come un "figlio" che si rispetti, era riuscito a sfuggire alle grinfie della padrona per
rifugiarsi sotto un tavolo sgranocchiando un cosciotto di pollo che aveva rubato dalla tavolata non pensando
minimamente ad uscire in mezzo a quella baraonda.
"Beato lui" si sorprese a pensare Oliver Hutton appoggiato al bancone del bar in fondo alla sala
aspettando il Martini bianco che aveva ordinato " Non solo è l'erede della fortuna dei Tilly ma può anche starsene là sotto
a rosicchiarsi un osso di pollo senza essere disturbato mentre i suoi padroni annuiscono comprensivi come si fa con un figlio ribelle."
Imprecò mentalmente ripensando alla sua infanzia felice bruscamente interrotta
dall'accademia militare impostagli dal padre e maledì sua madre che gli aveva imposto la presenza a quel ricevimento.
Si portò verso i tavoli imbanditi valutando l'idea di abbuffarsi fino a scoppiare e di scappare
attraverso il giardino. Si preparò persino un piano di fuga dettagliato nei minimi dettagli
tra i sormonté e i cocktail di scampi. Finchè qualcosa non attrasse la sua attenzione.
Ciò, o meglio chi, distolse l'attenzione dal suo studiatissimo piano di fuga fino a fargli
abbandonare il proposito fu un apparizione femminile all'ingresso.
Poco importava la figura che l'accompagnava, alla sua entrata almeno metà della sala, logicamente quella maschile, si era voltata vistosamente e senza ritegno verso l'ingresso.
L'oggetto dei loro sguardi era un corpo statuario di una bellezza inaudita. Snella ma dalle forme prosperose, l'apparizione aveva esitato un istante per farsi meglio ammirare
per poi entrare trionfante nella sala camminando sicura di sé perfettamente a suo agio nel vestito nero aderente che metteva in risalto
le sue forme e sui tacchi vertiginosi che slanciavano le gambe perfette. Prese con grazia inaudita un flûte di champagne da un vassoio che le veniva porto e si girò verso il suo accompagnatore che prese a sussurrarle qualcosa all'orecchio.
Il sorriso spontaneo che ne scaturì rese ancora più evidente il legame tra i due.
Oliver si trovò a provare una morsa di gelosia mista ad invidia nei confronti del fortunato accompagnatore,
che avrebbe scoperto poi essere Paul Diamond, l'erede multi milionario della famiglia Diamond.

Paul si girò verso Patricia e le sussurrò all'orecchio:
- Sei splendida mia cara, si sono voltati tutti alla nostra entrata. Non l'avrei mai detto ma mi stai facendo fare un figurone.-
Sul volto di Patricia apparve un sorriso compiaciuto.
- Uomo di poca fede. Te l'avevo detto che avresti fatto colpo su tutta questa gente. Così impari a non fidarti di me. -
- Te lo devo riconoscere, sei un successo. Vuol dire che dovrò ricompensarti per questo. -
- Non dirlo come se ti pesasse. In fondo tu ci fai la figura. Non son forse un affare?-
- Un affarone. -
In quel momento dall'altro lato dalla sala la signora Tilly con marito al seguito cercava di farsi strada per raggiungerli.
- PaulTesoroSeiRiuscitoAFareUnSaltoNonPoteviMancareTuaMadreCeLoAvevaAssicurato!- disse tutto d'un fiato facendo capire a malapena le parole pronunciate.
- E chi è questo angelo che ti porti dietro?-

Non sono mica un cagnolino!

pensò Patty ma si morse il labbro per costringersi a stare zitta.
- Lei è la mia ragazza: Alita Yorchester. E' americana ed è qui da poco più di due mesi.
E' qui con suo padre che ha appena aperto una filiale della sua ditta qui a Londra. E' probabile che si stabiliscano qui. -
- E' una ragazza deliziosa. Tua madre sarà sicuramente contenta.
Ma dimmi, tesoro, quanti anni hai? Come occupi il tuo tempo? - Ho 26 anni, signora Tilly. E di solito mi occupo di diverse cose, ma ciò che riempie maggiormente le mie giornate e che mi riempie d'immensa gioia
è organizzare i party di beneficenza di mio padre, che organizza a cadenza bimestrale. Ma nel tempo libero mi diletto in cucina, nel ricamo e nel giardinaggio.
- Ohhhh ma è proprio una ragazza da sposare! Paul mi raccomando non fartela scappare!

Paul si portò una mano alla testa e sorrise, evidentemente imbarazzato da quel commento.
Patty sussultò senza darlo a vedere.

Una ragazza da sposare!

Quante volte si era subita quel commento e quante altre volte avrebbe dovuto subirlo?
Ma perché la gente ritiene così importante il matrimonio?

Oliver rimase poco discosto dalla coppia appena entrata sorseggiando il Martini oramai agli
sgoccioli e fingendosi interessato alla conversazione del giudice Hudson e delle sue imprese di caccia.
In realtà stava ascoltando la conversazione alle sue spalle ed aveva sussultato alla parola
"ragazza", pronunciata con enfasi dal giovane Paul.
Perché da quando era entrata nella sala quella donna l'aveva stregato?
Così quando la sentì parlare, quando sentì con quali modi melensi cercava di conquistarsi
l'attenzione della signora Tilly ( e considerata la natura di quest'ultima, ci stava riuscendo in pieno)
un moto a metà tra la rabbia e la delusione lo convinse a troncare lo sproloquio del giudice Hudson
e a dirigersi verso la terrazza panoramica per avere, finalmente, un po' di pace.
Non prima però di aver agguantato un altro Martini e una buona quantità di tartine.

La terrazza panoramica dei coniugi Tilly era probabilmente uno dei luoghi più incantevoli di tutta la città.
A metà tra la serra e il solarium, riusciva a fare concorrenza all'orto botanico.
Oliver si sedette in un punto un po' nascosto, per evitare che qualcuno lo disturbasse durante la sua "meditazione".


Era meno di un'ora che erano arrivati al party e Patty era già distrutta.
"Ma chi me l'ha fatto fare?" pensava.
Si, il cibo era buono ma il vestito scomodo, i tacchi alti, il trucco impegnativo e gli uomini della sala la guardavano come se fosse stata la prima donna sulla terra.
Manco fosse poi questa bellezza.
Beh bisogna dire che rispetto alle altre donne della sala..
Guardò Paul che conversava amabilmente con la signora Moncher, che si vantava della sua bellezza e dei suoi soldi.
Ricca lo era di sicuro ma quanto a bella, si doveva esserlo stata almeno vent'anni e trenta chili fa.
Bisognava riconoscere che se la cavava bene nell'adulare tutte quelle signore che erano lì solo per giudicare lui e la sua fidanzata e per riferire tutto a sua madre.
Peccato che Paul una fidanzata non ce l'avesse!
Ah ma gliel'avrebbe fatta pagare cara e non in senso metaforico.
In fondo quello ricco sfondato era lui e lei, che era sempre in bolletta, gli stava facendo un grosso favore.
Un gigantesco favore.
E dopo aver detto tanti no quando lui, piuttosto sul disperato, le aveva detto "Ti pago.", non gli aveva detto "no", ma "ci penso", per poi capitolare infine.
Ma perché era sempre senza soldi?
Non ce la faceva più.
Gli mise una mano sul fianco e si appoggiò alla sua spalla.
Per il resto del mondo poteva sembrare un gesto affettuoso, per lei era un chiaro messaggio.

"Portami via di qui!"

Paul fu bravo anche in questo e se ne venne fuori con l'ammirare la "stupenda terrazza panoramica".


Oliver respirò a pieni polmoni.
La decisione di fuggire dal party era stata la migliore della serata.
Nessuno era venuto a disturbarlo e nessuno da lì poteva vederlo.
In fondo era praticamente nascosto da un baobab diproporzioni gigantesche.
Fino a che la risata cristallina di una donna non attraversò i suoi pensieri.

  
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