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Autore: Cameliasilv87    25/05/2016    6 recensioni
Basato alla fine di Sailor Moon il Cristallo del cuore, Haruka si trova a riflettere sulle sensazioni provate quando ha visto perdere la sua compagna a causa del talismano che portava dentro di se.
Prenderà finalmente il coraggio per dichiararsi prima di perderla di nuovo?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena | Coppie: Haruka/Michiru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza serie
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Buongiorno a tutti scusate del ritardo, ecco il secondo capitolo di questa breve trilogia!
Colgo l'occasione per ringraziare calorosamente FragileGuerriera per l'aiuto nella correzione del mio lavoro XD




Alla fine era finita così, come al solito non era riuscita ad esprimersi.
A volte le sembrava di parlare una lingua differente: non riusciva a capire perché era sempre così impacciata, così goffa, così  inadatta al dialogo.
Questa cosa poi capitava sempre con lei ed era frustrante: voleva digli un sacco di cose; voleva aprigli il suo cuore; voleva cercare di dare una voce a quei muti sentimenti.
Come la Medusa con Perseo le bastava incontrare i suoi occhi e tutto si fermava. Si sentiva diventare ad un tratto di pietra: il suo corpo s'irrigidiva; sentiva i muscoli tesi e i nervi in tensione; la mente sgombra da tutto e le parole strozzate in gola; il tempo diventava più lento, i secondi pesanti, i minuti infiniti, il tutto come l'eternità.
Era persa nel canto delle sue parole, stregata dal suo viso, magneticamente attratta dal suo corpo. Supplicante dei suo sguardi in continua ricerca delle sue attenzioni.
Alla fine la serata si era conclusa in cucina con un te caldo, due biscotti coperti di scaglie di cioccolato e la voce rassicurante della sua sirena.
Una carezza leggera, uno sguardo rincuorante e un'ultima coccola prima della buona notte e un sorriso sincero.
Porca vacca ci mancava l'orsetto e avrebbe toccato il fondo.

Si era comportata come una bambina ed e il tutto era così fastidioso... Diamine se la faceva incazzare!
Era terribilmente infantile nei suo comportamenti, se ne accorgeva, ma cosa ci poteva fare? Si sentiva in balia del suo mare. Succedeva sempre più spesso: tutte le volte che la guardava.
Come un marinaio seguiva il canto della sua sirena.
Lo sapeva l'uomo di mare che quella voce era pericolosa, ma era anche terribilmente attraente. Un richiamo impossibile da ignorare.
Quella voce armoniosa aveva il potere d'incantarla, la sua sonorità sembrava possedere un colore che s'impadroniva della sua mente, attirando le sue attenzioni.
Poterla ancora ascoltare era una bramosia difficile da sfamare. Il desiderio di poter sentirla di più oramai si era impossessato di lei.
Era affogata in quel mare, le correnti la trattenevano in quell'oceano di silenzi. E a lei piaceva sprofondare: perdersi a guardare il sole che le illuminava il viso incorniciato dai suoi fluenti capelli che profumavano di salsedine; il suo sorriso, quelle labbra sottili; la pelle bianca come la luna in una notte scura; i suoi movimenti leggiadri... Era una fata, una dea, un sogno a portata di mano, ma allo stesso tempo un'ombra scura. Il terrore che si trattasse solo un sogno irrealizzabile e l'agonia del bivio, della scelta... una morsa al cuore. Continuare a sognare fino a perdere il respiro o rischiare nuotando fino alla superficie alla ricerca di una boccata d'aria fresca? Avere il coraggio di esporsi, di esseri veri e sinceri con i propri sentimenti.

Cazzo, cazzo, cazzo, sono proprio un'idiota!! ringhiò digrignando i denti per la rabbia.
I pensieri le continuavano a riempire la mente, si rincorrevano l'uno con l'altro come una strada trafficata senza una svolta o una piazzola di sosta dove fermarsi a ristorare.
Aveva un'occasione, una soltanto, ma come avrebbe reagito Michiru alla sua confessione?
Sicuramente non l'avrebbe derisa- non l'avrebbe mai fatto ne' allora ne' in futuro- ma avrebbe potuto allontanarla. Avrebbe potuto scegliere di andarsene, di andare ad abitare da un'altra parte e lasciarla. Abbandonarla.
Non sarebbe riuscita a sopravvivere a un rifiuto, ma non poteva neppure continuare così... E se gliela avessero portata via? Michiru era così splendida.
Quando suonava poi diventava come una musa, riusciva a far riaffiorare pensieri nascosti, sensazioni disperse e nuove emozioni. Nessuno resisteva al suono del suo violino, al suo fascino. Anche quel pianista bastardo. Lo aveva visto quel giorno di prove: la fissava nella sala prove.
Ricordava di essersi morsa il labbro inferiore, strofinandosi le mani....nel tentativo di controllare la rabbia crescente. Non poteva ignorarlo: chissà a cosa stava pensando, anche se un'idea l'aveva già ed era chiara. Per questo l'aveva aspettato alla fine dello spettacolo.
Lui inizialmente l'aveva derisa, ma era durato poco, non appena il suo viso aveva incontrato le sue nocche, quando quel maledetto infame aveva conosciuto la forza dei suoi pugni.
Allora tutta la sua spavalderia era scomparsa, chino nell'angolo sul retro della scuola, rannicchiato su se stesso come un ratto di fogna, si teneva la mascella , il sangue che fluiva dal suo labbro inferiore, gli occhi sbarrati, la voce supplichevole. in quel momento si era sentita forte e incredibilmente appagata.
Sapeva che quello che stava facendo era sbagliato.
Si era fatta coraggio, dandogli una mano a rialzarsi e gli aveva dato un fazzoletto per medicarsi: "Stalle lontano o sarà peggio per te" lo aveva minacciato con furore. Lui aveva annuito: "Scusami" aveva sussurrato il giovane tirando su col naso, mentre gli occhi erano ancora gonfi, arrossati e spaventanti le avevano rivolto uno sguardo sfuggente.

In quell'occasione aveva risolto il problema, ma non poteva di certo passare la vita a spaccare la faccia a tutti quelli che posavano gli occhi sulla sua Michiru, una ragazza che non passava inosservata e alla fine lei non aveva diritto di comportarsi come "The Punisher" e massacrarli tutti di botte.
E se Michiru lo avesse scoperto, come cacchio glielo avrebbe spiegato poi?
"Si Michiru, lo so, ma non ti devi arrabbiare: ebbene si, sono stata io a spaccare la faccia al pianista! L'idea iniziale però non era quella, ma poi ha fatto il figo e così mi è partito il destro, così in scioltezza. E pensa che brava: mi sono trattenuta perché pensavo seriamente di mandarlo all'obitorio per un soggiorno eterno".
Michiru però le avrebbe chiesto perché lo aveva fatto e che le diceva? "Ti stava guardando in quel modo... stava facendo pensieri non molto puri su di te... Così ho pensato di sotterrarlo vivo".
No, in effetti non poteva fagli un discorso del genere. Loro due non stavano insieme, non avevano una relazione, non poteva fare la gelosa. Non in quel modo almeno.

Così non risolvo nulla si alzò, sperando di scrollarsi di dosso quei pensieri e aprendo l'armadio iniziò a indossare un paio di jeans e una maglia comoda, tanto non doveva guardarla nessuno, non doveva uscire, non aveva nessun impegno urgente doveva solo decidersi prendere il coraggio. Quel giorno doveva farsi avanti o lasciare stare.

Era sicura di quello che voleva, o no?

Insomma che cazzo voleva dirle?

Tornò a sedersi sul letto, con la mano iniziò a massaggiarsi il collo nervosamente: "Cosa voglio io da lei...?" esclamò a voce bassa. Fece un profondo respiro; le mani scesero e si incrociarono sul petto; la sua fronte crucciata; lo sguardo concentrato a guardare il pavimento in legno. Doveva fare ordine nei suoi pensieri, doveva capire.
Forse era per quello che si bloccava, non avendo le idee chiare non riusciva ad esprimersi.
Già la cosa era difficile di per se', avere poi la mente incasinata come in quel momento non aiutava proprio per niente.
"Facciamo il punto della situazione!" esclamò convinta, buttandosi all'indietro e rimbalzando leggermente sul materasso.
Quel dolore che aveva provato era vero, sincero. Il solo pensiero di quel giorno, quando la vide morire  le faceva venire la pelle d'oca. Una cosa era certa: i suoi sentimenti erano reali.

Non era mai stata così male come quel giorno, non si era mai sentita così fragile, così inutile come quella volta e anche ora che la situazione era mutata e la sua, no anzi la loro vita, era tornata pacifica non poteva non pensare a quella sensazione.

"Non voglio perderla" un sospiro lieve, gli occhi lucidi, un nodo in gola, in meno di un secondo delle grosse lacrime iniziarono a rigarle il volto.
Il cuore singhiozzava, le mani iniziarono a tremare,il petto a scaldarsi.

Fece un profondo respiro, al quale altri ne seguirono. Lentamente riprese il controllo delle sue emozioni, non poteva ricadere ancora nel ricordo di quelle sensazioni, erano troppo complicate da gestire in quel preciso momento; non poteva essere di nuovo inerme altrimenti sarebbe finito tutto come la sera prima ed era ora di smetterla di nascondersi.
Con le mani si asciugò le righe d'acqua salata che le avevano rigato il volto: "La amo" sospirò. Che altra spiegazione poteva dare a quell'uragano di sentimenti che solo quella donna le dava?

In quell'istante di piena consapevolezza quella sensazione di inadeguatezza svanì, dissolta, portata via da una brezza leggera.
Sorrise istintivamente, chiuse gli occhi, assaporò con calma quella strana e improvvisa sensazione di pace.
La frustrazione della sera precedente, la rabbia, l'angoscia, quegli aghi conficcati nelle sue carni che tenevano in ostaggio il suo cuore, si erano dispersi in quella nuova ventata d'aria fresca.
Come quel dolce abbraccio, quelle carezze e quei sorrisi gentili che l'avevano accompagnata la sera prima, quella ragazza che era riuscita a donarle la pace.
Cullata da quei pensieri aveva ceduto alla notte e a un po' di riposo.

Lei sapeva chi era, di questo ne aveva una gran consapevolezza, era sempre stata così, fin da bambina. A volte avrebbe voluto essere un ragazzo così almeno avrebbero smesso di seccarla con le classiche frasi: "Haruka sei una bella bambina, perché non ti metti un bel vestitino", oppure: "Haruka perché non lasci stare quelle macchinine e non vieni a vedere la bella bambola che ti ha preso papà?"
Erano tutti li con delle aspettative.
Alla fine quando nasci i genitori anche senza volere si fanno dei film su di te: iniziano a pensare a quello che loro vorrebbero per te e queste cose sono legate al sesso con cui sei nato.
La società poi prepotentemente s'impone sul tuo modo di vivere: sei una ragazza quindi in ordine:
devi studiare; comportarti a modo; trovare un bel lavoro; incontrare uomo che ti ami; devi sposarti; farti una famiglia e... che palle lei a queste cose non interessavano!
Sì, che palle cazzo! A lei non piacevo le bambole, non piacevano le gonne, non le piaceva truccarsi e dato che tutte queste cose non erano di suo gradimento tutti dicevano che era un maschiaccio. ma perché? Perché con il suo modo di fare non rispettava i dettami che la società le imponeva?
Lei si piaceva così, lei voleva viverla la vita non voleva trattare o arrivare a dei compromessi, voleva fare come si sentiva e vivere nel modo giusto per lei e non adattarsi alla vita stessa o stare li a soddisfare le esigenze e gli egoismi altrui.

Michiru le piaceva e tanto, le sarebbe piaciuta sicuramente anche se fosse stata un ragazzo, perché alla fine che cosa è l'amore? Tu di cosa t'innamori? Di un corpo? Di un trucco? Di un seno prosperoso? No tu t'innamori della persona e innamorarsi di una persona va al di la del sesso con cui sei nato.
Innamorarsi di una persona è molto più importante d'innamorarsi del suo sesso, significa accettarla completamente.
Se ami e ami veramente non è importante che sia un uomo o una donna, è importante quello che provi: le sensazioni, i sentimenti e anche lo stesso malessere provati per quella persona sono un sintomo dell'amore

Un pensiero fichissimo, il casino ora era esporre il suo pensiero a Michiru. In ogni caso lei non aveva più dubbi, i suoi sentimenti le erano chiari e lei stessa era sempre stata sincera.

Basta, era ora di smetterla di maltrattare il suo cuore su cosa fare.
Di come esporre i suo pensieri aveva diversi dubbi e perplessità, ma in ogni caso sapeva che andava fatto.

Prese un bel respiro, si alzò e aprendo la porta della camera si diresse in cucina. Lei era lì seduta sul tavolo che sorseggiava un te caldo con un libro aperto appoggiato sulle gambe. Nel vederla Michiru sorrise e con la sua solita compostezza e gentilezza e con un gesto elegante gliene offri una tazza.
Ma in quel preciso momento la sua sete voleva essere colmata da altro.


Haruka ha preso finalmente coscienza di se.
In questa seconda parte volevo far trasparire le frustrazioni della protagonista, le sue angosce e il suo modo di vivere.
In ogni caso, vi ringrazio del tempo che avete dedicato spero che lascerete un commento con le vostre impressioni.
Per la conclusione sono già al lavoro per la seconda di giugno spero di postarla!

P.S. 07/06/2016 ho sistemato un poco l'impaginazione della storia per rendere la lettura più piacevole a breve il capitolo conclusivo!

   
 
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