Azura
La straniera si tolse un po’ di cenere dal pesante mantello di stoffa nera che indossava. Poi, in religioso silenzio, si sedette su una panca in un angolo ed osservò.
Il sacerdote anziano non diede segno di averla vista, ma il suo più giovane apprendista, un dunmer dagli occhi avidi e dalle dita sottili, le riservò uno sguardo di disprezzo. La donna non se ne curò.
La piccola porta di legno scricchiolò, e un’elfa scura si introdusse nel caldo santuario riscaldato dai bracieri. Il vecchio sacerdote le rivolse un caldo sorriso.
«Benvenuta» disse.
Lei chinò rispettosamente il capo, e si inginocchiò di fronte all’altare della dea dell’alba e del tramonto.
La straniera osservò i tre altari, dedicati a quello che i dunmer chiamavano il Vero Tribunale. Poi sospirò e, con passo felpato, uscì dal tempio.
Il vento freddo di Solstheim sollevò altra cenere: la donna starnutì e si coprì bocca e naso con il tessuto del mantello.
Rimase a lungo in piedi, a guardare il cielo, coperto da una coltre grigio cenere, che i raggi del sole facevano fatica a trapassare.
«Qui vi è ancora la protezione di Azura» sussurrò, «perché anche se la terra ha dimenticato l’alba ed il tramonto, il suo popolo ancora ricorda»
Sorrise, sotto il mantello.
«Anche se ci vorrà ancora molto, perché possa perdonarvi quello che avete fatto.»
Poi si diresse verso le distese di cenere.
Attraversò non vista il cancello, e scomparve in uno sbuffo di vento. Come se non fosse mai stata lì.
Bam! Ce l'ho fatta ad aggiornare.
Urgh. La prossima volta le finisco prima, le raccolte, e poi le posto una alla volta--
Sto un po' blaterando, perché non so bene cosa dire. Uhm...
Beh! Il prossimo è Hermaeus Mora, anche se dovrete aspettare un filino di più perché non ho la minima idea di cosa io abbia scritto.