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Autore: Eli Ardux    29/05/2016    1 recensioni
"Ho spesso pensato a come ti avrei detto addio un giorno. La morte è inevitabile, in fondo. Eppure non pensavo sarebbe successo così in fretta. Mi sono spesso immaginata invecchiare al tuo fianco. E sai, ricordare tutte quelle bellissime bugie fa male. Ma fa ancora più male pensare che tu stia leggendo tutto questo mentre io non sarò al tuo fianco. Mi dispiace, Sirius. Mi dispiace provocarti questo nuovo peso. Mi dispiace non averti suscitato un’altra volta un sorriso. O forse ci riuscirò ancora. Forse, tra molti e molti anni, ricorderai ancora quella stramba ragazza che ti ha insultato così pesantamente. Ricorderai ancora, magari, il calore di un abbraccio, quando il mondo inizierà a diventare freddo."
***
Dal capitolo 46
«Non è stata una mia scelta!» Sirius aprì le braccia, esasperato. Entrambi avevano alzato di nuovo la voce. «Sì invece» «Cosa?! Donna ma ti senti quando parli?» La bocca di lui si contorse dalla rabbia. «Calmati per Merlino» Elisa raccattò una borsa appoggiata al suo fianco, sulla panca, gettandogliela. I libri andarono a cozzare contro il braccio proteso dal ragazzo per difendersi, rotolando poi a terra poco più in là. «Non dirmi di calmarmi!»
Sirius x nuovo personaggio
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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«Sei pallida. Sicura di stare bene?» Lily la squadrò per qualche secondo, preoccupata.
 
Era tornata in camera di corsa, il fiato grosso e il viso cinereo. Non aveva badato a fare silenzio, non le importava. Aveva svegliato la rossa che, con uno sbuffo, si era letteralmente girata dall’altra parte, ignorandola. Si era quindi fatta piccola piccola e aveva deciso di infilarsi nel letto dell’amica che, ignara, era ricaduta nel mondo dei sogni poco dopo. Lei non aveva dormito.
 
«Sì» Elisa ritrovò a fissare frastornata le uova nel suo piatto «Sembra che ti abbiano picchiato» la rossa la scrutò ancora qualche attimo con attenzione «Com’è andata ieri sera?» la mora si strozzò con la sua stessa saliva «Ehi ehi, calma» Lily le passò il bicchiere d’acqua osservandola bere.
 
«Devo andare» biascicò quindi l’altra alzandosi e radunando le proprie cose confusamente. La rossa la salutò svogliatamente per poi tornare alla sua colazione.
 
«Ehi» Alice si sedette al posto lasciato appena libero «Tutto bene?» chiese pimpante imburrandosi una fetta di burro. Lily indicò controvoglia le porte della Sala, dove una figura minuta si allontanava con le spalle tese.
 
«Non doveva uscire con un ragazzo? Non è andata bene?» «È questo il punto, non me lo ha detto» sospirò la rossa sconfitta e pensosa «Credi sia successo qualcosa di brutto?» la testa di Alice scattò in avanti, preoccupata. Lily annuì, grave.
 
Una voce qualche metro più in là attirò la sua attenzione. « E allora Codaliscia! Sono tre muffin» « Perdonami, devo fare una cosa» la rossa scattò in piedi come una molla e, dopo aver radunato velocemente le sue cose, partì all’inseguimento.
 
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James camminava svogliato verso il Dormitorio. La notte precedente era stato un inferno. Certo, era tutta colpa di quell’idiota del suo amico, ma un pizzico di orgoglio o semplicemente spirito di sopravvivenza gli impediva di prenderla alla leggera.
 
«Ne state facendo un caso di stato» «Sai com’è Sir, una tigre si è praticamente seduta sul mio collo» lo rimbeccò piccato «È stato solo per qualche secondo» «È stato per troppo tempo» l’amico sbuffò esasperato «E solo perché quell’animale ha visto Merlino non significa che la prossima volta lo rivedrà» «Non ci sarà una prossima volta» esclamò indignato Peter «Già, non ci sarà una prossima volta» sussurrò quindi a sua volta, addolcito.
 
«POTTER» il gridò richiamò subito la sua attenzione.
 
«Evans! Che piacere vederti! Ti sei final-» «Devo parlarti» James alzò le sopracciglia, interdetto «Si tratta di Elisa»
 
Ecco. Ora, James voleva aprire una parentesi su quel punto. Insomma, non che non tenesse a Scricciolo, quello mai. Ma porca Evans! Poteva per una volta starsene lontana dai guai quella benedetta ragazza?!
 
«Spara» acconsentì quindi sconfitto. Sirius, al suo fianco, si era naturalmente irrigidito.
 
Classico.
 
«Ieri sera doveva uscire con un ragazzo» «Sì, mi è parso di sentire qualcosa di simile» bofonchiò svogliatamente tenendo d’occhio il suo compare. Sirius serrò la mascella con forza. James provò un senso di empatia per l’amico. Se Evans fosse uscita con qualcun’altro solo Merlino poteva sapere come l’avrebbe presa.
 
«Beh, ieri sera è tornata in stanza alle tre di notte spaventata e pallida in volto. Non ha più dormito. E conta che era anche nel mio letto» Decise di tralasciare l’ultimo punto, non era decisamente il momento opportuno per pensare a certe cose.
 
«Cosa pensi che-» « -sia successo?» completò lei con sguardo allusivo «Secondo te?» James chiuse gli occhi per un secondo, assaporando il gusto amaro della notizia. «No, è impossibile» Sirius si intromise nel discorso, lo sguardo deformato dalla rabbia e dall’incredulità. James, però, al di là di quegli occhi scorse anche dolore.
 
«Calmati Sir. Cosa ci stai chiedendo di fare?» Lily lo studiò per qualche attimo, perplessa. «A voi dà ascolto, magari riuscirete a farle sputare il rospo» spiegò la rossa con cautela «Mi basta solo quello, poi ci penso io al bastardo» James annuì lentamente.
 
«Se sappiamo qualcosa te lo facciamo sapere» «Magari sai, lei è molto legata a Remus...» Lily si guardò in giro alla ricerca del quarto elemento «Oh no, Remus ha avuto dei problemi. È tornato per qualche giorno dai suoi» «Oh» Peter guardò orgoglioso gli altri due che annuirono convinti. «Ok va bene, se riuscite» biascicò poi rossa in viso «Ti facciamo sapere!» la congedò James alzando il braccio salutandola con un sorriso.
 
Sorriso che scomparve qualche secondo dopo, giratosi.
 
«No, no no no-» «Sir sta’ calmo» lo riprese l’altro qualche corridoio dopo «Possibile che quella dannata ragazza non sappia stare fuori dai guai?!» «È un punto su cui dovremo lavorare» concordò l’amico svoltando l’ennesimo corridoio.
 
«Mappa, giusto?» Sirius guardava dritto davanti a sé, una nuova luce a infiammargli gli occhi.
 
«Esattamente»
 
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E dopo tanto trambusto, finalmente un po’ di pace. Si stiracchiò pigramente, gettando la borsa al suo fianco. Si lasciò quindi cadere seduta appoggiata al vetro congelato.
 
Le serre erano uno dei posti che solitamente non frequentava. Preferiva la foresta, il lago, un corridoio vuoto nel castello. Ma effettivamente anche in quel luogo poteva sentire la pace. Si gustò per qualche attimo il silenzio, meditabonda.
 
I fatti della sera precedente le riempivano ancora il corpo di adrenalina. Scoprire che i Malandrini erano Animagus era stato già abbastanza sorprendente, scoprire che ne stava per accoppare uno era stato devastante.
 
James, poi.
 
Si passò la mano sul viso, stancamente. Doveva tornare a vivere normalmente.  La cosa la stava monopolizzando, lo sapeva. I Malandrini erano Animagus? Bene. Animagus che rischiavano la loro vita una volta al mese scorrazzando in giro con un Lupo Mannaro? No tanto bene.
 
Con un’alzata di spalle si decise a rientrare. Voleva un motivo per tenerli d’occhi? Eccola servita: quale miglior movente di questo?
 
«Ma buongiorno!» Saltò in aria a quella voce, prendendosi una testata contro il vetro al suo fianco. Una figura spuntò nel suo campo visivo seguita da altre due. «A cosa devo questa piacevole riunione, ragazzi?» James si spazzolò i capelli meditabondo. «Volevamo solo chiacchierare, credo» spiegò serafico avvicinandosi.
 
Elisa si prese qualche secondo per osservare il comportamento del Grifondoro al suo seguito. Se il ragazzo con gli occhiali camminava sciolto e gesticolava disinvolto, il suo compare sembrava urlare con tutto il suo corpo che qualcosa non andava. Sirius la osservava, ma non le solite occhiate a cui ormai aveva fatto l’abitudine. La osservava con minuzia, dalla testa ai piedi, quasi stesse cercando qualcosa fuori posto.
 
«Sicuri che vada tutto bene?» chiese quindi interrogativa «Oh sì, grazie. Tu, piuttosto?» la domanda avrebbe potuto sembrare casuale, ma un piccolo campanello di allarme si aprì nella sua mente. Che l’avessero scoperta? «Sì, credo proprio di sì» sospirò quindi mettendoli alla prova. Se volevano giocare, lei avrebbe fatto altrettanto.
 
«Ci hanno riferito che questa notte hai fatto tardi» commentò serafico studiando una piantina della serra di fronte. «Sì, mi andava di farmi un giro» sospirò arresa guardando l’alba. Doveva tenere duro. «Mi hanno detto che eri agitata, tutto bene?»
 
Lily. Il fringuello aveva parlato, dunque. Si costrinse a rimanere impassibile, rimuginando su una risposta adatta.
 
«Oh sì, nulla di preoccupante» sorrise quindi serena. O almeno, aveva cercato di esserlo. Ma da come Sirius aveva irrigidito le spalle bruscamente, probabilmente non doveva esserle andata molto bene.
 
«Ti sei fatta male?» sussurrò allora James timoroso, facendo un passo in avanti. La ragazza si bloccò a quell’affermazione: ora ne era certa, l’avevano scoperta.
 
Se avessi evitato di incornarmi, brutto idiota.
 
Non diede voce ai suoi pensieri.  
 
« Beh» si toccò lentamente il ventre dove, violaceo e doloroso, svettava il livido ricavato dal delizioso incontro della sera precedente. Stortò la bocca, dubbiosa. Era stato un cattivo incontro? Non era stato piacevole, quello era sicuro. Pensava però che ci fossero ferite peggiori, in fondo.
 
«Non è un male cattivo, sai? È uno di quei mali buoni» bisbigliò presa dai suoi pensieri. Un rumore di vetro infranto la costrinse a scostare lo sguardo. Una figura aveva appena tirato un calcio alla vetrata della serra di fronte, rompendolo.
 
«Sirius!» lo riprese l’amico al fianco afferrandolo per il braccio e strattonandolo. Peter si era allontanato di qualche passo, spaventato.
 
«Non starò» e scandì bene le parole osservando l’amico, un braccio teso ad indicarla «qui ad ascoltare i suoi vaneggiamenti sul suo stupro» «Cosa?!» Elisa si staccò dalla serra, incredula «Stupro di chi?!» «Beh, non certo il mio» commentò con una risata amara.
 
Malefico, al 100%. Un silenzio teso si propagò tra i quattro.
 
«Si può sapere chi vi ha detto una scemenza simile?» alle occhiate degli amici verso James, il quadro le fu chiaro «Sentite, non so cosa vi abbia detto Lily ma io sto benissimo, ok? Davvero non ho problemi al momento» si spiegò veloce con le mani protese in avanti impegnate in complicati disegni in aria. «E il male?» chiese Sirius precipitandosi a qualche centimetro da lei «Davvero, non è niente» lo rassicurò tranquillamente.
 
Per tutta risposta una mano si posò sul suo livido. Si piegò in avanti tenendosi il ventre.
 
«A me non pare» commentò Sirius sorreggendola. «Ho solo un brutto livido, nulla di cui preoccuparsi» Si era rialzata e lo guardava con aria di sfida. «Devi stare attenta» le sussurrò quindi avvicinandosi ancora, in maniera che solo lei potesse sentirlo. «Io sono sempre attenta»
 
Erano a qualche centimetro l’uno dall’altra ma non si sfiorarono. Continuarono a scrutarsi gli occhi, però, scavando l’uno nell’anima dell’altro. Nessuno dei due cedette alla sfida. Un vociare lontano li richiamò alla realtà.
 
«Studenti del primo anno» li aggiornò Peter spiando tra le fronde. «Beh ragazzi, vi auguro una buona giornata» Elisa raccolse la sua borsa da terra e, allontanandosi, ruppe il contatto. «Stevenson» Sirius la guardava serio, ma con un accenno di sfida negli occhi «Ti teniamo d’occhio». Sorrise furba a quell’affermazione.
 
«Anche io Black. Anche io»
 
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«Tutto bene?» Lily, dall’altra parte del divano, sfogliava un libro con interesse. O meglio: sarebbe stata interessata se non avesse riletto quel libro almeno una decina di volte. «Sì» rispose la mora con un’alzata di spalle guadando il fuoco.
 
«Oggi sono stata braccata da tre nostre conoscenze» continuò poi storcendo la bocca «Ah sì?» «Lily so che li hai mandati tu» La diretta interessata abbassò subito il libro, decisamente piccata «Non avrei dovuto farlo se mi avessi detto cosa non andava» Elisa sospirò stancamente, guardandola.
 
«Ti ho detto una bugia» confessò quindi con un’alzata di spalle tornando ad osservare le fiamme scoppiettanti «Non c’è nessun ragazzo» spiegò brevemente «E allora che diamine vai a-» si bloccò con un sospiro, sapendo già la risposta «È pericoloso» sussurrò poi con rimprovero «Potresti rimetterci la pelle» «La vedo difficile» la apostrofò sogghignando.
 
 «Sei sicura di quello che fai?» le chiese quindi Lily, uno sguardo allarmato ma paziente sul viso. Si voltò a fissarla, l’espressione sconsolata di chi aveva visto troppe cose per raccontarle tutte.
 
«No»
 
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La ragazza si strofinò forte il braccio cercando di scaldarsi. Stava aspettando da circa una ventina di minuti l’amica, iniziava a preoccuparsi. Si alzò stiracchiandosi, pigra. Aveva dormito poco quelle notti e probabilmente dal suo sguardo era facilmente intuibile.
 
L’ultima notte si ripeté ancora nella mente, sbadigliando.
 
La luna piena sarebbe poi sparita e così i suoi problemi. Almeno fino al mese successivo.
 
 Si diresse in bagno facendo attenzione ad evitare i vestiti sparsi per terra: a volte vivere con altre ragazze risultava un problema. Si lavò le mani nel lavello gustandosi il getto di calore rovente sulle mani. Rimase qualche minuto in quella posizione chiudendo gli occhi. Un silenzio rotto solo dallo scrosciare dell’acqua accolse quel suo gesto. Cercò a tentoni il rubinetto, chiudendolo. Dopo aver riaperto gli occhi ed essersi asciugata le mani si appoggiò stancamente la lavabo, osservando la sua figura imperscrutabile nello specchio.
 
Si chiese per qualche secondo perché si sentisse così stanca, così malaticcia. Ispirò forte col naso ed una figura occupò con prepotenza i suoi pensieri.  «Stupido beota» aveva sussurrato quel pensiero, quasi la potesse sentire.
 
Ma Sirius non avrebbe mai potuta sentirla, non in quel momento. Si girò con lentezza, appoggiandosi con la base della schiena al lavabo. La mano raggiunse quasi automaticamente la catenina intorno al collo. Non sapeva bene perché esattamente aveva iniziato a portarselo dietro con tanta insistenza, ma quel piccolo oggetto le infondeva sicurezza.
 
È una prova che lui è reale.
 
Come punta da uno spillo si staccò dal lavandino dietro di sé. Scacciò via quello stupido pensiero con un gesto della mano. Era una stupida, una stupida bambinetta sognatrice.
 
Un rumore al di fuori della porta la richiamò alla realtà. Si acquattò, spegnendo la luce con un veloce gesto della mano. Quel gesto la sorprese piacevolmente: spontaneo e meno dispendioso di energia di quanto avrebbe pensato. La luce si riaccese non appena la porta si aprì. Una figura dai capelli rossi entrò nella stanza.
 
Con uno scatto la figura fu sovrastata e buttata sul letto con un urlo. La tigre mugugnò soddisfatta dell’attacco.
 
«Sei impazzita?!» Lily la squadrò per qualche secondo per poi rigettarsi sui cuscini. L’animale strofinò il suo muso su quello della ragazza. «Sì sì ok ho capito!» strillò divertita tirando calci al nulla. La tigre si spostò dal tiro bloccando il petto dell’altra sul materasso con una zampa. Un minuto di silenzio si distese tra le due.
 
«Devi andare, vero?» la tigre si strusciò placida in risposta. «Ti prego, fa attenzione» sussurrò quindi osservando le crepe del soffitto. L’animale si alzò e, con un balzo, raggiunse la porta lasciata accostata.
 
Lily si voltò giusto in tempo per vedere il profilo di una ragazza richiuderla, sorridendo.
 
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Quella notte si stava rivelando più tranquilla del solito. Un leggero venticello le spettinò il pelo, arruffandoglielo. Con un balzo superò l’ennesima radice. Continuò a trotterellare per qualche decina di metri per poi fermarsi.
 
In lontananza quattro figure si stagliarono tra gli alberi. Continuò correndo seguendo una via parallela.
 
Era stato questo il suo piano: li avrebbe seguiti, certo, ma lo avrebbe fatto da lontano, rendendo più sicuro anche per loro il gioco. Evitò un ramo basso e continuò a correre. Si fermò una decina di minuti più tardi non sentendo più alcun suono. Guardò per un attimo la sua via per poi tornare a guardare nella direzione intrapresa dai quattro.
 
Si avventurò nella foresta al loro seguito.
 
Cercò di essere accorta, evitando rami o foglie secche sopravvissute alla neve. Giunse quindi ad uno spiazzo dove, al loro interno, un laghetto faceva la sua comparsa. Gli animali stavano lì, ma non erano soli. Con orrore si accorse di un odore nell’aria diverso, un tanfo riconducibile ad una sola parola: morte.
 
Subito scattò verso il limitare della foresta e osservò la scena, guardinga. Il lupo se ne stava fermo al centro dei suoi compari annusando l’aria. Gli altri si guardavano confusi in cerca di una risposta che non tardò ad arrivare.
 
Da un albero vicino una quinta figura spuntò tra le ombre. Un grosso lupo mannaro si stagliò contro il chiarore della luna. Subito un basso ringhio di attacco si diffuse nella pianura. Il cane – che Elisa dedusse dovesse essere Sirius – si portò davanti alla bestia a denti scoperti. Alle sue spalle James si era rivolto verso Remus cercando disperatamente di tenerlo a bada. Peter era sparito.
 
Non amava la confusione. Non le piaceva, la trovava tediosa, quasi noiosa. Lily lo sapeva bene: aveva addirittura impilato i libri in ordine alfabetico nel suo baule.
 
Ma gli attacchi erano beh, tutta un’altra faccenda. In quel momento non valevano leggi, non esistevano canoni. O attaccavi, o venivi attaccato. Le basi erano semplici, ma del tutto complesse. Avrebbe potuto impiegare ore a descrivere ogni pensiero, ogni paura che poteva accecarti la mente al primo scatto, quando nemmeno il proprio cervello aveva ben analizzato la situazione.
 
Le piaceva.
 
Le piaceva terribilmente quel caos che le dava la caccia, lo scontro, il sapore del sangue nella propria bocca. Le piaceva, ma non lo avrebbe mai fatto se non fosse stato necessario. Era una droga e come tale sapeva come trattarla.
 
Ma non si fermò.
 
Nemmeno quando piombò dal nulla sul Lupo Mannaro mandandolo a terra qualche metro più in là, né quando quello si rialzò e, puntandola, iniziò a squadrarla con i suoi occhi assassini. Ringhiò, cercando di allontanarlo. Il Lupo restituì l’invito.
 
Con uno scatto i loro corpi cozzarono violentemente. Cercò di allontanarlo con una zampata mentre la testa si ripiegava di lato per evitare un morso. La zampa colpì il bersaglio che si ritirò, ululante. Non si era nemmeno resa conto di aver tirato fuori gli artigli.
 
Una striscia di sangue cremisi colò copiosamente dal petto dell’animale. La tigre si acquattò pronta al prossimo attacco. Il Lupo Mannaro davanti a sé la squadrò con attenzione mostrando i denti. Con uno scatto le fu addosso, atterrandola.
 
Un dolore al fianco le annebbiò la vista per qualche secondo.
 
La zampa scattò automaticamente, un ululato riempì la notte. L’animale si staccò da lei gemendo forte. La squadrò ancora per qualche istante, una traccia di paura e solchi cremisi sul volto, per poi voltarsi e correre tra le ombre nella foresta.
 
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Sirius non aveva mai visto nulla di simile. Sapeva che cos’era la rabbia e la violenza, correva con un Lupo Mannaro una volta al mese, dopotutto. Eppure, quel sentimento che aveva appena visto non era nessuna delle due.
 
Era sopravvivenza.
 
Non si era aspettato l’apparizione del grande felino. Nemmeno del Lupo Mannaro, a dirla tutta. Ma mentre quest’ultima aveva lasciato in lui solo paura e adrenalina, l’altra aveva liberato un misto inconsueto di sensazioni.
 
Spavento, sorpresa, paura. Si era sentito persino ammirato durante lo scontro, rapito da quel mischiarsi di gemiti e corpi. Ma poi qualcosa era cambiato. Una strana agitazione aveva presa parte nel suo petto. Sembrava un’agitazione strana, quasi malata.
 
Aveva assistito alla fuga dell’animale per poi voltarsi e vedere Peter distrarre l’amico e farsi rincorrere, allontanandosi. Si sarebbe poi nascosto e avrebbe lasciato Remus per i fatti suoi, non era la prima volta che capitava.
 
Ma ora, appena giratosi, l’unica sensazione che gli rimaneva era solo di reverenziale soggezione.
 
La tigre li fissava, immobile. Solo il suo respiro affannoso rompeva il silenzio, nient’altro. Grugnì piano e, con passo lento, iniziò a dirigersi sul crinale della piccola collinetta. Superato qualche albero si girò a guardarli. Ad aspettarli. I due si fissarono un secondo, dubbiosi. Non pareva avere intenzioni ostili, allora perché esitare? La seguirono.
 
Sirius dovette ammettere che la loro scelta fosse lievemente avventata ma non se ne curò al momento. Un altro particolare aveva attirato la sua attenzione: una lunga scia di sangue a terra. Il felino sbandò pericolosamente rovinando a terra. E fu allora che se ne accorse.
 
Sul fianco destro, impregnato di sangue fresco e rilucente, un taglio netto lungo un palmo riluceva sotto la luna. La tigre si alzò con un grugnito e continuò a camminare. James al suo fianco sbuffò nervoso.
 
L’unica preda tra due predatori.
 
Sirius abbaiò incoraggiante. Un’occhiata fulminante lo fece pentire del suo gesto. Continuarono il percorso in silenzio ascoltando ogni rumore, le orecchie in allerta. Con sorpresa si accorse del loro arrivo: una piccola porta si apriva tra le grosse pareti del castello. Il cane e il cervo indietreggiarono, spaventati. Come aveva fatto ad accorgersi della loro vera natura? Li avrebbe aggrediti?
 
Ma la tigre rimase a fissarli ancora qualche attimo finché, esasperata, non indicò la porta con il muso, insistendo. I due si guardarono. Avrebbero dovuto trasformarsi in umani per passarci attraverso. James, quanto meno. Il ragazzo si avvicinò alla porta, dubbioso. Sirius si ripromise che, se mai qualcosa fosse andato storto, avrebbe difeso l’amico senza pensarci. Cercò di scacciare dalla mente il pensiero del muso insanguinato del Lupo Mannaro.
 
James si ritrasformò in ragazzo non perdendosi un movimento della tigre. Questa, in tutta risposta, perse l’equilibrio. Il ragazzo si girò e, veloce, aprì la porta per poi scansarsi quasi si fosse scottato.
 
La tigre lo seguì lentamente, guardinga. Imboccò quindi un corridoio alla sua sinistra, sicura. Si fermò però dopo qualche passo attendendo gli altri due.
 
«Sirius che diamine fai?» «Non ci farà del male» il Grifondoro si era affiancato all’amico, ritrasformandosi e scrutando l’oscurità. «E come lo sai?» lo rimbeccò piccato «Semplice» sorrise il giovane nel buio «Ce lo avrebbe già fatto. Lumos» si spinse avanti seguendo il grosso animale che, dopo un basso ringhio, si lanciò a capofitto nell’oscurità.
 
Fu difficoltoso starle dietro. Non tanto perché andasse veloce, oh no. L’animale era abbastanza lento, Sirius immaginò per la ferita al fianco. Solo l’oscurità presentava un problema abbastanza rilevante. Benché la luce delle bacchette illuminasse il corridoio quel tanto da permettere una serena e sicura camminata, spesso la tigre si confondeva nell’oscurità, disorientandoli. E proprio a quel punto lei ringhiava e si fermava, aspettandoli.
 
Spesso l’aveva vista barcollare o appoggiarsi al muro, ma mai aveva abbassato la guardia. Poteva vedere le orecchie muoversi ad ogni passo, il muso tendersi al minimo spostamento d’aria. Ne rimase incantato. E solo troppo tardi si accorse dove erano giunti.
 
«Il Dormitorio?» James si girò verso l’amico guardandolo stupito. Sirius osservò con attenzione l’animale davanti a loro. Li osservava stancamente, una nota quasi infastidita negli occhi. Ringhiò, richiamandoli.
 
«Ok ok» sussurrò Sirius alzando le braccia in segno di resa «Senti, non può farci del male» «Ne sei sicuro?» James osservava la bestia con un cipiglio dubbioso «Siamo in due e abbiamo le bacchette, in caso ci difendiamo» il ragazzo con gli occhiali annuì più tranquillo «Frulla in fringuello» sussurrò quindi al quadro. La Signora Grassa grugnì qualcosa nel sonno e li lasciò passare. Ringraziò mentalmente Merlino per non averla svegliata.
 
«Entriamo prima noi, ok?» la tigre non si mosse, li guardò soltanto addentrarsi al di là del ritratto. Sirius aveva ormai voltato le spalle ma fu abbastanza sicuro che li avesse seguiti. Ad una certa distanza di sicurezza, sperava.
 
Uno scricchiolio li fece voltare verso il fuoco.
 
«Cazzo»
 
«Che diamine ci fate voi due in piedi?!» Lily si avvicinò minacciosa con lo sguardo austero. «Possiamo spiegare» si intromise James allungando una mano ad afferrarle il braccio «Lasciami!» la rossa si divincolò con forza. Un ringhio più basso e forte degli altri richiamò la loro attenzione.
 
«Che diamine-» «Devi stare calma, non è pericolosa» James si frappose tra l’animale e la ragazza con la bacchetta stretta in mano «Almeno spero» bisbigliò poi deglutendo sonoramente.
 
Ma una piccola mano lo scostò con forza. Lily fece qualche passo avanti, inginocchiandosi davanti all’animale. «Lily non-» «Che diamine ti è successo?» sussurrò lei al felino che, sofferente, si avvicinò barcollando. Quando le fu finalmente davanti, la tigre le sfiorò il naso con il proprio per poi accasciarsi respirando a fatica a terra, il muso sulle sue ginocchia. Una macchia color cremisi si sparse sul tappeto del medesimo colore. Una lacrima solcò il viso della ragazza.
 
«Che diamine ti è successo?» un lieve singhiozzo lasciò la sua bocca mentre le mani, tremanti, si avventuravano nel pelo morbido. «Ci ha aiutati» sussurrò Sirius sbigottito «La conosci?» chiese poi James avvicinandosi un poco. Lily aprì e chiuse la bocca più volte senza emettere alcun suono.
 
Rabbrividì e trasalì un secondo dopo, quando il pelo lasciò il posto a della pelle umana.
 
Una ragazza gemente, accartocciata su sé stessa, il corpo imbrattato di sangue e un profondo squarcio nel fianco.
 
Sirius osservò per qualche attimo quello che, ben presto, sarebbe diventato un cadavere.
 
«No»
 
“Dopo che è morta l’ho amata”
 
 
Angolo autrice
Salve! Questo è un lunghissimo capitolo, quasi il doppio di quello che è di solito. Non volevo però spezzare quel sogno che nella mia mente aveva preso forma, quindi eccoci qui. Elisa sopravvivrà? Cosa penseranno i Malandrini? Ma soprattutto: qualcuno mi lascerà una recensione o verrò abbandonata nella solitudine e nella fatica della stesura del prossimo capitolo?
Alla prossima
Eli ;-P
   
 
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