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Autore: Venus80    30/05/2016    1 recensioni
Evelyn è una giovane strega forte e determinata amante delle avventure. Quando suo zio Gandalf le propone di raggiungerlo nella Terra di Mezzo per unirsi a lui e ad un gruppo di nani in un viaggio verso la Montagna Solitaria, non si lascia sfuggire l'occasione. Parte desiderosa di sperimentare questa nuova esperienza che la renderà ancora più forte, grazie anche ad un potere che finora non aveva mai conosciuto: il potere dell'amore.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6: una piacevole sosta
 
Evelyn, dopo aver assaporato il piacere di un bagno rilassante grazie al quale ogni preoccupazione svanì dalla sua mente, si sentì decisamente meglio. Si diresse verso il letto dove era adagiato il vestito che avrebbe dovuto indossare e si preparò; l’abito era di colore verde scuro in velluto con una fascia argentata all’altezza della vita, le maniche lunghe e ampie che scendevano ai lati dall’avambraccio e, all’altezza del braccio, delle sottomaniche aderenti di colore bianco.
Appena finì di prepararsi, qualcuno bussò alla porta. “Entrate!”, esclamò Evelyn. Si trattava dell’elfo femmina che le aveva portato il vestito e preparato il bagno, “E’ tutto pronto per la cena. Venite, vi accompagno”. Evelyn seguì l’elfo che la condusse in una sala che si affacciava su un terrazzo sul quale erano stati imbanditi dei tavoli e dove vi erano anche alcuni elfi che suonavano l’arpa e il flauto per allietare i commensali. Re Elrond, suo zio e Thorin la stavano aspettando ed Evelyn, non appena vide il nano, ebbe un momento di incertezza, ma cercò di non far trasparire la sua esitazione, perciò finse di essere intenta ad ammirare la sala.
“Oh, Eve! Aspettavamo solo te”, disse Gandalf sorridente. Mentre si avvicinò a suo zio, i suoi occhi incrociarono nuovamente quelli di Thorin che la stava fissando, ma questa volta non più con l’espressione seria ed autorevole con cui l’aveva accolta al suo arrivo a Gran Burrone; questa volta il suo sguardo era più cordiale e sulle sue labbra era abbozzato un sorriso. Non tardarono a ripresentarsi le solite sensazioni che ormai erano diventate sempre più frequenti. Meno male che per un po’ avrei dovuto evitare ogni contatto visivo con lui!, pensò Evelyn ironicamente.
Visto lo sguardo insistente di Thorin, ad un certo punto Evelyn provò dell’imbarazzo ma, nonostante tutto, quella situazione le provocò anche un senso di gioia. Quel momento idilliaco, però, fu interrotto da re Elrond che si schiarì la voce per attirare l’attenzione. Allora Evelyn distolse lo sguardo da Thorin e guardò il re degli elfi che disse, “Bene, allora possiamo andare!”.
Evelyn annuì e si avviarono tutti e quattro verso il terrazzo. Gandalf si affiancò a re Elrond, mentre Evelyn e il nano seguirono i due trovandosi fianco a fianco. Evelyn con la coda dell’occhio controllò per verificare quale atteggiamento avesse assunto Thorin e notò che era intento a guardare altrove come se niente fosse; questo fece nascere in Evelyn un misto di delusione e risentimento.
Ad un tratto Gandalf esordì, “Sei stato gentile a invitarci. Non sono vestito per la cena”. “Beh, non lo sei mai”, rispose re Elrond pacatamente. Gandalf si mise a ridere alle parole del re ed anche Evelyn non potè fare a meno di sorridere.
 
Thorin, Evelyn e Gandalf si sedettero alla tavola d’onore insieme a re Elrond, mentre il resto della compagnia sedeva in altri tavoli poco più in là. Venne servita loro la cena tutta a base di insalata e verdure. Evelyn guardò il suo piatto stupita, ma poi si ricordò di aver letto che gli elfi non sono amanti della carne. Ah già! Gli elfi non mangiano carne! Andiamo proprio bene!, pensò sconsolata. Mestamente prese la forchetta e si sforzò di mangiare un po’ almeno per non morire di fame.
Intanto si guardò attorno e vide che anche i nani stavano fissando i loro piatti increduli e qualcuno di loro stava ispezionando sotto l’insalata sperando di trovarci qualcosa di più sostanzioso. La scena la rallegrò e trovò confortante il fatto che non fosse l’unica a disperarsi per la tipologia di cibo.
 Nel frattempo che stavano consumando il loro pasto, il gruppo al tavolo d’onore si intrattenne in una conversazione iniziata da re Elrond. “Gandalf! Perchè non mi hai mai detto di avere una nipote così graziosa?!”, esordì il re. Evelyn lo guardò con stupore, ma compiaciuta del complimento che le aveva rivolto. Poi diresse il suo sguardo verso Thorin e quello che vide non fu per niente di suo gradimento; sul volto del nano percepì totale indifferenza. Evelyn provò un senso di rabbia e non si capacitò del comportamento di Thorin, Ma come si permette di ignorarmi in questo modo! Avrebbe tanto voluto rimproverarlo per la sua mancanza, ma cercò di calmarsi respirando profondamente. Non gli darò di certo la soddisfazione di vedermi offesa dal suo modo di fare!, pensò aspramente.
Allora indirizzò la sua attenzione verso re Elrond e suo zio che si apprestò a rispondere alla domanda rivoltagli, “Beh, non mi piace parlare molto della mia vita privata, se non è strettamente necessario. E finora non c’è mai stata la necessità di parlarne”, replicò con tono pacato. “Va bene! Allora vediamo se, invece, a tua nipote piace parlare della sua vita privata!”, asserì re Elrond. “E cosa vorreste sapere?”, domandò incuriosita Evelyn. “Vostro padre di cosa si occupa?”, chiese il re. “Oh beh, mio padre è il reggente della comunità dove viviamo”, dichiarò con orgoglio Evelyn. Re Elrond annuì interessato e poi, dando un’occhiata allo stregone, proseguì, “E siete imparentata con Gandalf da parte di madre o di padre?”. “Da parte di madre”, affermò Evelyn abbozzando un sorriso. “Sì, mia sorella Arinne!”, esclamò lo stregone. “Capisco!”, disse il re guardando prima Evelyn e in seguito nuovamente Gandalf. “Questa è la prima volta che venite nella Terra di Mezzo?”, seguitò re Elrond nel porre domande ad Evelyn. “Sì, è la prima volta, ma era già da un po’ di tempo che avrei voluto venirci e, grazie a mio zio, finalmente potrò visitarla!”, rispose Evelyn sorridendo appagata.
Il suo sorriso scomparve quando vide Thorin fissare prima lei e poi Gandalf con stupore e severità. Lo stregone, resosene conto, diede un colpo di tosse e si schiarì la voce prima di iniziare a parlare rivolgendosi a re Elrond, “A proposito! Avremmo una cosa da farti vedere. Delle spade che abbiamo trovato lungo la strada”. Il re guardò lo stregone con curiosità. Quindi Gandalf si voltò verso Thorin ed esclamò, “Thorin mostragli la tua!”. Il nano esitò un attimo, poi prese la sua spada e la consegnò a Re Elrond che la osservò con interesse e disse, “Questa è Orcrist, la fendi orchi. Una lama famosa forgiata dagli Alti Elfi dell’Ovest, la mia famiglia. Possa servirti bene”, e la restituì a Thorin che annuì senza però lasciar trapelare dal suo volto alcuna emozione.
Dopo fu Gandalf a dare la sua spada a re Elrond che la guardò attentamente e affermò, “E questa è Glamdring, l’abbattinemici, spada del re di Gondolin.” Il re proseguì spiegando il motivo per cui erano state forgiate quelle spade. Evelyn non ascoltò neanche una parola della spiegazione poiché la sua attenzione fu nuovamente rivolta a Thorin. Non riesco proprio a capire il suo atteggiamento! Chissà cosa gli passerà per la testa?, pensò fissandolo. Ad un tratto, il nano si voltò verso di lei incrociando il suo sguardo. Evelyn, accortasi di essere stata colta in flagrante, si sentì in imbarazzo e abbassò gli occhi.   
Terminato con la delucidazione, re Elrond chiese a Gandalf, “Come ne sei entrato in possesso?”. “Le abbiamo trovate nel bottino dei Troll sulla grande via Est”, rispose lo stregone. Evelyn, ancora una volta, posò i suoi occhi su Thorin e notò che la sua espressione si fece più seria e sul suo volto intravide della preoccupazione. “Poco prima di un’imboscata degli orchi”, proseguì Gandalf. “E che stavate facendo sulla grande via Est?”, domandò il re.
A questa domanda Gandalf ebbe un momento di esitazione; invece Thorin si alzò e, scusandosi, se ne andò raggiungendo i suoi compagni. Evelyn lo guardò allontanarsi con dispiacere. “Eve! Tutto bene?”, le chiese suo zio con apprensione. “Sì, tutto bene!”, dichiarò Evelyn sorridendo e fingendo indifferenza. Ma Evelyn sapeva che non andava bene niente dall’istante in cui aveva conosciuto Thorin; non riusciva a smettere di pensare a lui e desiderava ardentemente la sua attenzione. Di questo non riuscì a capacitarsene, Che cosa mi sta accadendo? Non capisco!, pensò sconcertata.
Evelyn venne interrotta dai suoi pensieri da re Elrond che riprese a parlare dicendo, “Tredici nani e un mezz’uomo! Strani compagni di viaggio, Gandalf!”. “Sono discendenti della casa di Durin, gente nobile, onesta e sorprendentemente colta. Hanno un grande amore per l’arte”, rispose Gandalf con convinzione. Lo stregone non fece in tempo a finire la frase che Bofur si alzò in piede, salì sopra ad un piedistallo posto al centro del terrazzo e iniziò a cantare; tutti i nani si misero a cantare insieme e a lanciarsi addosso il cibo che finì da tutte le parti. Gandalf cercò di sembrare indifferente alla situazione, ma l’imbarazzo che provava si leggeva chiaramente sul suo volto. Invece Evelyn incominciò a ridere di gusto, però quando vide che re Elrond e gli altri elfi avevano un’espressione sbigottita cercò di trattenersi, tuttavia senza riuscirci.
Bofur finì di cantare e i suoi compagni lo applaudirono e lo acclamarono, continuando a lanciare il cibo, ed Evelyn si unì all’applauso sotto lo sguardo attonito di suo zio e di re Elrond. In quel momento si accorse che Fili la stava guardando sorridendo e compiaciuto del fatto che si fosse divertita e lei ricambiò il sorriso. Ma constatò subito che Fili non era il solo a guardarla; anche Thorin la stava fissando con un sorriso abbozzato sulle labbra. Evelyn fu allo stesso tempo felice, ma confusa; l’atteggiamento del nano era ambiguo e il suo modo di fare non l’aiutava a chiarire i suoi dubbi.    

Dopo cena Re Elrond convocò per una discussione privata Gandalf e Thorin ai quali si unirono anche Balin e Bilbo, mentre tutti gli altri si ritirarono nella dépendance assegnatagli. Evelyn, prima di recarsi nella sua stanza, decise di fare una passeggiata; la città era illuminata da una luna splendente la cui luce creava un’atmosfera misteriosa e magica.
Evelyn era talmente assorta dalla piacevole sensazione di benessere che provava da non accorgersi che qualcuno la stava seguendo, “Buona sera!”. Si girò di soprassalto e si trovò di fronte Fili. “Scusate, non volevo spaventarvi!”, asserì il nano resosi conto di aver preso alla sprovvista Evelyn. “Oh no! E’ che ero sovrappensiero e non vi ho sentito arrivare”, rispose Evelyn cordialmente. “Così voi siete la nipote di Gandalf?!”, chiese Fili amichevolmente ed Evelyn annuì. “E da dove venite?”, domandò Fili con curiosità. “Vengo dall’Haradwaith”, replicò Evelyn sorridendo. “E avete affrontato questo viaggio da sola!?”, esclamò Fili sorpreso. “Perché, pensate anche voi che una ragazza non possa cavarsela da sola?”, protestò Evelyn indispettita. “No, scusate, non volevo offendervi”, rispose Fili nervosamente, “D’altronde…ehm…se siete una strega, sicuramente saprete cavarvela”.
Evelyn fu divertita dalla goffaggine di Fili e la collera lasciò il posto ad un sorriso sul suo viso. “Va bene, per questa volta siete perdonato. Comunque, fino a Minas Tirith ho viaggiato con una mia amica e un mio servitore e poi ho proseguito da sola”, dichiarò Evelyn con tono pacato. “E come mai si sono fermati a Minas Tirith?”, chiese il nano incuriosito. “Perché da quello che ho concordato con mio zio dovrò proseguire il viaggio con voi, ma i miei genitori non dovevano e non devono sapere niente, perciò per farli stare tranquilli ho finto di farmi accompagnare in modo da non destare sospetti”, asserì Evelyn con impassibilità. “Davvero?! Verrete con noi?!”, esclamò Fili con esultanza alle parole di Evelyn.
“Fili, a cosa è dovuta la tua frenesia?”. Evelyn riconobbe subito quella voce profonda e sensuale, la voce di Thorin. Un brivido di gioia percorse il suo corpo, anche se un po’ era intimorita all’idea di incrociare ancora il suo sguardo. Si girò e sorridendo guardò Thorin, ma la sua felicità svanì presto non appena vide che sul suo volto c’era la solita espressione seria e indifferente. Subito si accorse che era presente anche suo zio e questo la rasserenò.
“Zio, sai che Evelyn verrà con noi?!”, disse Fili con entusiasmo. Zio?! Così Thorin è suo zio?!, pensò Evelyn scioccata. “Sì, lo so! Gandalf mi ha appena messo al corrente. Certo, avrei preferito essere avvisato prima di metterci in viaggio!”, rispose Thorin con un tono impassibile e senza lasciar trasparire alcuna emozione. Gandalf si schiarì la voce e replicò con fermezza, “ Beh, non vedo che differenza avrebbe fatto!”. Thorin fissò prima lo stregone e poi Evelyn con uno sguardo severo.
Tutta la contentezza provata da Evelyn lasciò il posto alla collera. Perché si comporta così? Cosa gli avrò mai fatto di male?!, pensò adirata tenendo lo sguardo fisso su Thorin. La rabbia aumentò sempre di più ed Evelyn sentì il sangue ribollirle nelle vene; una potente energia l’attraversò da capo a piedi. In quel momento si sollevò un vento che sembrò provenire dal nulla. Thorin e Fili si guardarono attorno stupiti, mentre Gandalf scrutò Evelyn con un misto di interesse e apprensione.
“Beh, si è fatto tardi! Eve, sarà meglio che tu vada a dormire. E’ stata una giornata intensa e pesante”, esordì Gandalf rivolgendosi a sua nipote affettuosamente. Evelyn distolse lo sguardo da Thorin e fissò suo zio. Poi fece dei profondi respiri e si calmò; contemporaneamente si quietò anche il vento. “Sì, hai ragione!”, rispose con calma sorridendo. “Vi posso accompagnare?!”, propose prontamente Fili. Evelyn lo guardò sorpresa, così come Thorin e Gandalf. Fili, avendo notato lo stupore in Evelyn, affermò, “Se volete!”. Evelyn rifletté un attimo e pensò dando un’occhiata a Thorin, Perché no?! Potrebbe essere un modo per fargliela pagare per il suo comportamento nei miei confronti! A convincerla del tutto fu l’espressione irritata di Thorin. Allora guardò Fili con un sorriso malizioso e replicò, “Sì, vi ringrazio! Siete gentile!”. Poi si voltò verso suo zio che la stava fissando con uno sguardo di rimprovero, al quale lei fece finta di niente, e gli augurò la buona notte. Per educazione si congedò anche da Thorin accennando un inchino e guardandolo con aria di sfida.

Fili ed Evelyn si incamminarono e durante il tragitto conversarono un po’. “Allora, come si sta nell’Haradwaith?”, chiese Fili sorridente. “Uhm, non si sta male!”, rispose Evelyn allegramente. “Ed è la prima volta che venite nella Terra di Mezzo?”, domandò il nano. “Sì, è la prima volta!”, replicò Evelyn. “E come vi sembra?”, proseguì Fili. “Da quello che ho visto finora mi sembra bella!”, dichiarò sorridendo Evelyn. Fili la osservò ammaliato. Evelyn lo notò e chiese titubante, “Che…che c’è?”. “No, niente, scusatemi!”, asserì il nano distogliendo lo sguardo. Poi fece un profondo respiro e chiese timidamente, “E il vostro fidanzato vi ha lasciata partire da sola?”. Evelyn lo guardò sbalordita e sentì un calore divampare sulle sue guance. “Oh…ecco…io…veramente…non sono fidanzata!”, affermò Evelyn imbarazzata. “Ah, davvero?! Che strano!”, esclamò il nano felicemente meravigliato. “Perché lo trovate strano?”, domandò Evelyn stupita. “Beh…ehm…mi sembra strano perchè…perché…insomma…siete una bella ragazza e avrete sicuramente qualche spasimante!”, affermò Fili titubante e visibilmente in imbarazzo. Evelyn rimase a bocca aperta e senza parole all’affermazione del nano che si rese conto del disagio provato dalla ragazza e cercò di rimediare al danno, “Ehm…scusate…forse ho un po’ esagerato!”, disse mestamente. Dopo il primo momento di esitazione, Evelyn rispose infastidita, “In effetti sarebbe stato meglio da parte vostra evitare domande e affermazioni del genere! Questa idea che per forza bisogna essere fidanzati! Non lo concepisco proprio!”. Fili percepì l’irritazione di Evelyn e si sentì in colpa. “Perdonatemi! Non pensavo vi avrebbe dato così fastidio!”, affermò Fili malinconicamente. Evelyn capì che il nano era sinceramente pentito, allora si calmò e asserì, “Va bene! Facciamo come se non fosse successo niente!”. Fili guardò Evelyn con un’espressione di sollievo.
Alla fine giunsero davanti alla stanza di Evelyn che dichiarò abbozzando un sorriso, “Beh, io sono arrivata!”. Fili ricambiò il sorriso e replicò, “Sì! Allora buona notte!”. “Buona notte!”, rispose Evelyn ed entrò nella camera.     
 
Evelyn chiuse la porta, si guardò attorno nella sua stanza e fece dei profondi respiri; i suoi pensieri andarono subito a quanto accaduto poco prima con Thorin e un senso di rabbia riaffiorò nuovamente in lei. “Ma chi si crede di essere?! Come si permette di trattarmi con così tanta indifferenza?!”, protestò vibratamente. Poi, senza dire una parola, si diresse verso il letto con impetuosità, prese il cuscino e lo percosse violentemente contro il materasso sfogando tutta la sua collera.
Quando finalmente riuscì a calmarsi, lasciò cadere il cuscino per terra, andò verso lo specchio e si osservò; le sue guancie erano rosse e qualche ciocca dei suoi capelli era scombinata. Si diede una sistemata e, ammirandosi con fierezza, dichiarò aspramente, “Ma perché me la prendo così tanto?! Che mi importa di lui! Faccia quello che vuole!”.
Dopodiché, poiché era ancora accaldata per lo sfogo d’ira, si sciacquò il viso per rinfrescarsi e poi si preparò per la notte; il viaggio e tutto quello che era successo al suo arrivo a Gran Burrone l’avevano stancata talmente tanto che si addormentò subito.
Ma ecco che, un’altra volta, il suo sonno fu disturbato da un sogno:
 
Evelyn si trovava dentro una grotta nella quale aveva difficoltà a camminare a causa della scarsità di luce. Proseguì a tentoni senza sapere dove stava andando quando, ad un tratto, sentì un rumore; una voragine si aprì sotto i suoi piedi e lei precipitò in un pozzo che sembrò senza fondo.
 
Evelyn si svegliò di soprassalto respirando con affanno; cercò di calmarsi e pensò, E’ soltanto un sogno!, o almeno era quello che sperava. All’improvviso qualcuno bussò alla porta e questo la fece trasalire di nuovo. “A…avanti!”, rispose titubante. Nella stanza entrò l’elfo femmina che il giorno prima si era occupata di lei, “Buongiorno! Ben svegliata! Vi ho portato la colazione”, disse posando il vassoio con le vivande su un tavolo posto al centro della stanza. Appeso al suo braccio destro c’era un vestito il quale Evelyn intuì essere per lei. “Vi ho portato anche questo abito”, affermò l’elfo appoggiandolo ai piedi del letto. “Vi ringrazio!”, replicò Evelyn sorridendo.
Dopo che l’elfo femmina si congedò e uscì dalla stanza, Evelyn si alzò, si sedette al tavolo dove si trovava il vassoio con la colazione e mangiò assorta nei suoi pensieri che riguardavano sia Thorin sia i sogni che aveva fatto finora. Finito di mangiare si alzò, prese il vestito sul letto e si preparò; questa volta le avevano portato un abito in velluto bicolore, blu con disegni floreali nella parte centrale e tutto il resto bianco, con maniche strette che si allargavano all’altezza del polso.     
 
Evelyn uscì dalla stanza decisa a cercare suo zio per parlargli. Stava scendendo le scale esterne per dirigersi verso il giardino quando sentì delle risate; guardò oltre le siepi e vide alcuni nani intenti a farsi il bagno in una fontana. Distolse subito lo sguardo per l’imbarazzo; non aveva mai visto un uomo nudo, tanto meno un nano. Però, nonostante tutto, non riuscì a trattenersi dal sorridere.
“Non è educato spiare le persone!”. Evelyn sussultò, si voltò e si trovò faccia a faccia con Thorin; sentì un calore pervaderle il viso e fu certa di essere arrossita per la vergogna di essere stata scoperta ad origliare. Un misto di imbarazzo ed ansia permeò i suoi sensi. “Oh no, non stavo spiando! Ho sentito un rumore e volevo vedere di cosa si trattava, ma non era mia intenzione spiare!”, cercò di giustificarsi Evelyn.
Sulle labbra di Thorin si disegnò un sorriso calmo e rassicurante. “Va bene! Allora, se non sono indiscreto, posso sapere cosa stavate facendo?”, asserì pacatamente. “Stavo cercando mio zio”, rispose Evelyn tranquillizzata dal tono quieto con cui il nano le parlò. Ma la sua tranquillità svanì subito nel momento in cui Thorin cominciò a fissarla intensamente. Evelyn rimase disorientata dal suo comportamento e non riuscì a reagire.
All’improvviso il nano prese la parola e propose, “Vi accompagno io da vostro zio!”. Evelyn fu sbalordita da quella proposta e titubante disse, “Oh…beh…se voi sapete dove si trova, forse è meglio, altrimenti non saprei dove cercarlo!”. Thorin abbozzò un sorriso ed esclamò, “Bene! Allora andiamo!”. Evelyn annuì e aspettò che il nano le facesse strada.   
Thorin fece qualche passo avanti e si voltò verso Evelyn facendole cenno con la testa di seguirlo; si incamminò anche lei portandosi di fianco a lui. Evelyn lo scrutò con la coda dell’occhio e pensò perplessa, Ma che strano! E chi lo capisce?! Una volta è arrogante e scorbutico e un’altra volta è gentile e premuroso! Ad un certo punto Thorin si voltò verso di lei e la guardò; lei distolse immediatamente lo sguardo sperando che lui non si fosse accorto di essere osservato. “Da quello che mi ha detto Gandalf sembra che ve la cavate bene con la spada e con arco e frecce”, esordì Thorin. Evelyn lo fissò severamente e replicò con fermezza, “Cosa vorreste insinuare?!”. Il nano abbozzò un sorriso e con impassibilità dichiarò, “Niente! Solo che non capisco come mai una strega decida di imparare ad usare le armi quando può affidarsi alla magia per difendersi!”. Il volto di Evelyn si distese e abbandonò l’espressione austera. “Beh, è per una sfida con me stessa e con gli altri”, affermò con tono pacato. Thorin la guardò confuso, quindi Evelyn cercò di dissipare i suoi dubbi, “Ecco, vedete, cavarsela con la magia è facile. Più difficile è cavarsela usando armi non sovrannaturali. Voglio dimostrare di riuscire a fare qualcosa che non implichi l’uso della magia”. “E finora com’è andata?”, domandò Thorin incuriosito. “Beh, abbastanza bene!”, rispose Evelyn con fierezza. Thorin annuì sorridendo ed Evelyn ricambiò il sorriso. “Una strega temeraria ed impavida! Mi ricorda un certo Stregone Grigio!”, asserì Thorin in tono allegro. Evelyn si meravigliò nel sentirlo parlare così vivacemente, ma in fondo questo la rallegrò.
Però il riferimento a suo zio le fece notare che era da un po’ che stavano camminando e di Gandalf nemmeno l’ombra. Allora Evelyn, con noncuranza, chiese, “Perdonatemi, ma siete sicuro di sapere dove si trova mio zio?!”. Uno sguardo serio e di rimprovero prese il posto dell’espressione cordiale sul volto di Thorin; Evelyn capì che il nano non aveva gradito quella domanda. Oh oh! Forse era meglio se stavo zitta!, pensò con apprensione guardando Thorin mestamente.
 Per fortuna quel momento imbarazzante fu interrotto dall’arrivo di Gandalf, “Oh, Thorin, Eve! Vi stavo cercando”. Evelyn si rincuorò nel vedere suo zio perché questo significò evitare la situazione spiacevole che si era creata tra lei e Thorin. “A quanto pare non sei il solo che stava cercando qualcuno”, replicò Thorin con austerità fissando Evelyn con sguardo severo. “Anche tua nipote ti stava cercando”, proseguì poi voltandosi verso Gandalf. Lo stregone guardò perplesso sia sua nipote che Thorin.
Evelyn sapeva benissimo che a suo zio raramente sfuggiva qualcosa e che l’atteggiamento del nano nei suoi confronti non sarebbe passato inosservato agli occhi di Gandalf, perciò per evitare che giungesse a qualche conclusione affrettata, cercò di distrarlo. “Zio, perché ci cercavi?”, domandò prontamente per distogliere l’attenzione dello stregone dall’attuale circostanza. “Beh, dovrei chiederti anch’io perché mi stavi cercando!”, rispose Gandalf con un tono rilassato. Evelyn fissò suo zio con inflessibilità sospirando e affermò pacatamente, “Te l’ho chiesto prima io!”. Lo stregone abbozzò un sorriso e, spostando lo sguardo da Evelyn a Thorin e viceversa, asserì, “Per dirvi di tenervi pronti a partire appena possibile. Re Elrond ha chiesto di parlarmi e credo proprio che l’argomento della nostra conversazione sarà il motivo del nostro viaggio”. Il volto di Thorin si fece cupo, “Lo sapevo! Gli elfi non approvano”, dichiarò con un tono di voce che lasciò trasparire del risentimento. Evelyn guardò dubbiosa sia il nano che suo zio e pensò, Cosa non dovrebbero approvare gli elfi?! Nel frattempo Gandalf affermò con compostezza, “Non ho mai detto il contrario!”.
Detto ciò, lo stregone stava per mettersi in cammino per recarsi da Re Elrond, ma Evelyn lo fermò, “Aspetta zio! Ti accompagno”. Gandalf si voltò verso sua nipote, le sorrise e rispose, “Ma certo! Così nel frattempo potremo chiacchierare un po’”. Evelyn ricambiò il sorriso e fece per incamminarsi quando si ricordò di non essersi accomiatata da Thorin. Allora si girò verso di lui per congedarsi e fu così che notò sul suo volto un’espressione mista di delusione, amarezza e rancore; questo sconcertò Evelyn che, presa alla provvista, non riuscì a dire niente e si affrettò ad andarsene con suo zio.
   
 
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