Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: MissJB2501    31/05/2016    1 recensioni
"Ci ripetono che l'amore è il sentimento più forte e puro che un essere umano possa provare in tutta la sua esistenza. Non ci credevo, o almeno è quello che mi imponevo di credere. Dopo le mie storielle da quattro soldi ero arrivata a pensare che forse non avrei mai provato amore per qualcuno, che non avrei provato tutte quelle sensazioni che erano scritte nei libri. Adesso posso garantire che mi sbagliavo perchè l'amore, quello vero, è anche meglio di come viene descritto , va oltre l'immaginario. Ma dobbiamo anche ricordare che l'amore è sofferenza e che amare vuol dire distruggere e che essere amati vuol dire essere distrutti."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeremy Bieber, Justin Bieber, Nuovo personaggio, Pattie Malette
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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-POV LIV-

"Ti vedo stralunata, è successo qualcosa?" fu mia madre a parlare quel pomeriggio. Guardavo il soffitto da un'ora a quella parte, ero immersa nei miei totali pensieri. Justin mi aveva detto che doveva sbrigare delle faccende con Marcus e Charlie, e non aveva avuto la minima intenzione di spiegarmi nulla, come al solito ero all'oscuro di tutto. Non sentivo Claire da due settimane, l'avevo vista poco anche a scuola, non rispondeva alle mie chiamate o ai miei messaggi, non capivo che cosa le prendesse. Sentivo il bisogno di dover fare qualcosa che mi avrebbe impegnata, che mi avrebbe lasciata attiva per qualche tempo "Posso dipingere la mia camera?" chiesi rispondendo alla domanda di mia mamma con un'altra domanda, corrucciò la fronte "L'hai sempre voluta rosa, che cosa non ti piace più?" alzai le spalle guardandola dalla mia posizione sdraiata "Vorrei che rispondessi alla mia domanda velocemente e che uscissi di qui il prima possibile." dissi antipatica, mi alzai sui gomiti "Sei la peggior figlia che si possa chiedere, lo sai questo vero?." sbuffò finendo di spazzare sotto il letto, mi rilasciai cadere sul cuscino "E di che colore vorresti dipingerla?" sorrisi a trentadue denti "Non lo so, volevo passare al negozio in centro per confrontare un paio di colori.." dissi togliendo la maglia che indossavo e lanciandola a terra seguita dal pantalone "Dannazione Liv ho appena pulito." mi rimproverò nervosa "Scusa scusa, ma voglio correre a scegliere la pittura più bella che ci sia."presi un jeans pulito con una maglietta abbastanza semplice "Vuoi che venga con te?" domandò poggiando le mani sui fianchi "No vado da sola."

Era uno dei negozio più belli di Seattle secondo il mio punto di vista, era grande e al suo interno si poteva sentire l'odore della pittura, un odore per il quale andavo matta. Non c'erano molte persone, e di conseguenza molti addetti erano liberi. Uno di loro mi aiutò a scegliere un colore stupendo, un verde tiffany intenso, uno dei miei preferiti in assoluto. Sentì un languorino alla stomaco e mi presi la briga di fermarmi ad un caffè li vicino per prendere un muffin al cioccolato. Dopo aver pagato mi avvicinai ad un tavolino vuoto e mi accomodai addentando il dolcetto calorico che avevo acquistato "Liv." sentì chiamarmi, alzai lo sguardo e mi trovai davanti la madre di Claire "Salve signora, si accomodi." la invitai gentilmente. Assomigliava molto a sua figlia, stesso colore di capelli, stesso modo di gesticolare, le trovavo davvero molto simili. Indossava sempre abiti vistosi, e quando si trovava con suo marito il contrasto netto tra i due era palesemente visibile, lui molto posato, lei piuttosto aggressiva anche nei lineamenti. "Si finisce sempre qui dopo aver comprato qualcosa vero?" affermò con una risata sedendosi accanto a me "E' da un po' che non ti vedo più con Claire." sorseggiò il suo caffè dopo aver girato il cucchiaino nella tazzina per amalgamare lo zucchero che ci aveva messo "Non è di certo colpa mia, Claire non risponde a nessuna delle mie chiamate, e anche a scuola la vedo poco ultimamente." la informai continuando a mangiare "Beh io la vedo innamorata, e ne sono davvero felice." conoscevo da molto tempo la donna che avevo di fronte, ma quel giorno mi accorsi di non sapere nulla ne di lei ne di sua figlia. Reputavo Claire la mia migliore amica, la persona che aveva condiviso con me ogni cosa, la sorella che non avevo mai avuto, ma in realtà non era tutte queste cose; una vera amica non mi avrebbe ignorata per più di due settimane, non avrebbe fatto di tutto per non tornare a casa con me dopo la scuola, non mi avrebbe lasciata a chiedermi che fine avesse fatto. Mi sentì d'un tratto lo stomaco sotto sopra, volevo andare a casa. "Sono molto felice per lei anche io- mi alzai prendendo la pittura- è stato un piacere averla vista oggi, arrivederci." conclusi andando via.

-POV JUSTIN-

"Wo wo wo che cosa è successo qui dentro?" mi guardai intorno spaesato. Il mobilio della camera di Liv era ricoperto da una plastica trasparente, fogli di giornale erano sparsi su tutto il pavimento come a proteggerlo. Liv era in un angolino con un rullo impregnato di un verde orribile, e non capivo come la sua salopette fosse già sporca, non aveva dipinto molto. "Cambiamenti Justin." rispose tracciando una linea verde sul muro "Tua madre ti lascia fare tutto questo?" domandai indicando quello che c'era nella sua stanza "Certo, è solo pittura." non avevo mai incontrato una ragazza così goffa, vederla cercare di pitturare mi faceva morire dal ridere. Aveva i capelli disordinati e un paio di calzini di colore differente "Mi aiuti oppure resti lì?" riscossi i miei pensieri e mi avvicinai a lei. Presi un pennelo"Sai che non basta un solo barattolo?" chiesi cominciando a pitturare la parete "Si, ma due erano troppo pesanti." starnutì e grattandosi il naso si sporcò di vernice , risi "Sei un po' sporca di pittura qui." le picchiettai con il dito sul naso e sorrise "Anche tu." disse, con la sua mano sporca mi prese il viso lasciandomi un' impronta verde. Spalancai la bocca "Non avresti dovuto." le spalmai con il mio pennello della pittura sui vestiti, e da quel momento cominciò una vera e propria battaglia. Finimmo col rovesciarci l'intero barattolo di pittura addosso, e quella camera divenne un disastro. I giornali scivolosi mi fecero cadere pesantemente a terra con Liv sopra; non smettevamo di ridere. "Abbiamo davvero bisogno di altra pittura." disse abbracciandomi, le diedi un bacio sulle labbra "La compreremo." risposi guardandola dritto negli occhi scuri "Questo verde ti sta bene, sei bellissimo." quello che non sapeva era che per me la più bella era lei, e se non l'avessi mai incontrata, sono sicuro che l'avrei cercata, o almeno ci avrei provato. "Bel modo di colorare la stanza." sua madre dalla porta ci guardava con le mani incrociate al petto, ci alzammo in fretta "Salve signora Tanner- dissi impacciato e colto in fragrante- auguri per il.. per il bambino." continuai guardandole la pancia "Grazie Justin, è sempre un piacere averti qui. Resti a cena?" mi chiese, alzai le spalle "Non credo di poter cenare in questo stato." risposi riferendomi ai miei vestiti verdi "Oh non preoccuparti, puoi darti una sciacquata anche a casa nostra- con un cenno del capo mi indicò il bagno personale di Liv- Ho preparato qualcosa di buono che non puoi davvero perdere."

-POV LIV-

"Sicura che non devi dirmi nulla?" chiesi a mia madre che continuava a girare il sugo che aveva preparato "Assolutamente nulla, perchè?" rispose con aria innocente "Di solito vuoi che Justin resti a cena solo quando devi annunciare qualcosa che molto probabilmente non mi starà bene e mi darà da pensare, puoi dirmelo anche adesso senza tirare in ballo l'unica persona alla quale sembri importare qualcosa dei miei sentimenti." gettai fuori quelle parole senza pensarci su due volte, era tipico di mia madre far esplodere le bombe con ospiti a pranzo e a cena. "Sei totalmente fuori strada, volevo solo che passassimo una bella serata in compagnia, ma non mi stupisce che tu abbia pensato questo." aveva uno sguardo severo in volto, ma che cosa pretendeva. Le rivolsi un sorriso finto pronta a raggiungere Justin in soggiorno "Liv- mi chiamò- prima che tu vada di là, porta l'insalata in tavola." la sua voce gelida mi fece alzare gli occhi al cielo, perchè doveva essere tutto così difficile. Quando mi avvicinai a Justin che parlava con Rob, notai che la sua espressione era più tesa di prima "Ehi tutto bene?" gli sussurrai all'orecchio, mi accarezzò un braccio "Certo Liv." la conversazione cadde senza lasciarmi modo di capire che cosa gli avesse cambiato l'umore. "A tavola." urlò mia madre dalla cucina, e tutti prendemmo posto a tavola. Non parlai molto durante la cena, ero troppo impegnata a cercare di carpire qualcosa. Justin continuava ad avere un'aria strana, e anche se rideva alle battute insensate di Rob, sapevo che non riusciva a smettere di pensare a qualcosa. Si alzò di scatto dalla sedia quando controllò il suo cellulare, che cosa stava succedendo? "Dovete scusarmi, ma dovrei proprio andare via." aveva parlato alla mia famiglia, ma guardava me. "Ma non hai finito la cena." tentò mia madre "La cena è stata davvero ottima, ma la mia famiglia chiama." mi alzai non sapendo che cosa fare "E' successo qualcosa di grave?" chiese Rob confuso, Justin scosse la testa e mi mandò uno sguardo d'intesa "Niente che non si possa risolvere con il mio aiuto." in quel momento capì che non si trattava della sua famiglia "Justin sicuro che non può aspettare?" domandai sentendo la gola bruciare. Brenton aveva fatto qualcosa, ne aveva combinata un'altra delle sue ed ero spaventata a morte. "Devo andare." salutò velocemente mia madre e suo marito, poi lo accompagnai alla porta "Dimmi che non ti succederà nulla." lo abbracciai nascondendo il viso nell'incavo del suo collo "Non mi succederà nulla, promesso." mi baciò le labbra " Perchè ho la sensazione che sia un addio?" gli occhi mi si riempirono di lacrime "Liv non dirlo, non dirlo neanche per scherzo- riguardò il telefono- devo ... devo andare adesso." aprì la porta, e quando la richiuse alle sue spalle cominciai a piangere. Sapeva anche lui come me che stava andando a farsi ammazzare.

"Posso entrare, ho dei biscotti" mia madre fece capolino dalla porta, voleva mostrarmi un sorriso rassicurante e un po' di calore, ma mi limitai a non rispondere continuando a stringere il mio morbido cuscino "Ti prego non è il momento." quello che mia madre non poteva capire era che non si trattava di una litigata qualunque o di un vero problema in famiglia, qui ci andava di mezzo la vita di una persona, una persona che per la sua stupidità non si era allontanata dalla quella vita quando era ancora in tempo, quando tutto non era così pericoloso. Mai prima di quel momento mi ero sentita tanto preoccupata, questa volta superava anche le precedenti. Avrei voluto seguirlo, stargli dietro e impedirgli di lanciarsi in quella missione suicida da solo, ma quello che avevo fatto era stato salire in camera a piangere. Non ero abbastanza forte, e anche se ero sicura che avrebbe fatto di tutto pur di impedirmi di seguirlo, almeno avrei dovuto provarci. Mi tremavano le mani e avevo mal di stomaco, il sudore mi faceva appiccicare i capelli al viso, ma la cosa stramba era che non faceva caldo. "Non so cosa sia successo, ma non preoccuparti, Justin sistemerà tutto." lei non sapeva, e detestavo il suo consolarmi, era così inutile. "Mamma non vorrei parlarne." dissi secca. Apprezzavo in ogni caso la sua buona volontà nel venirmi a parlare nonostante il nostro rapporto distaccato, ma l'unica cosa di cui avevo bisogno in quel momento era una chiamata da parte di Justin che mi diceva che stava bene e che era tutto finito. "Che cosa è successo di così grave nella sua vita da farti piangere? Liv io vorrei davvero capire.." la bloccai non volendo che continuasse "Piangevo perchè non mi piace vederlo stare male." mentì senza guardarla in faccia "Capisco piangere, ma la tua era una vera e propria crisi isterica." mi toccò i capelli tenendo tra le mani una ciocca "Se stasera non vuoi parlarne lo capisco, ma spero che almeno domani riuscirai a spiegarmi qualcosa. Ora dormi un po', e sogna che non fa mai male- mi rimboccò le coperte come faceva quando ero bambina- sono sicura che domani sarà una bella giornata." mi diede un ultima occhiata quando raggiunse la porta, poi spense la luce ed uscì. Mi allungai prendendo il cellulare, nessun messaggio. Composi il numero di Justin e lo chiamai, ma nessuna risposta. Strinsi a pugno la coperta ed urlai nel cuscino, ma non mi sentì per niente meglio. Mi accorsi di dormire solo quando la suoneria del mio cellulare squassò il silenzio e mi fece letteralmente saltare nel sonno. Cercai il telefono nella massa intricata di coperte e mi affrettai a rispondere. "Pronto Justin." il cuore mi batteva all'impazzata "Liv." la sua voce era angosciata, piangeva "Oh mio Dio Justin.." aspettai che parlasse, che cosa aveva combinato? "Marcus è.. Marcus è morto." 


   
 
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