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Autore: verystar02    02/06/2016    3 recensioni
«Tu credi in Dio?»
Alzo la testa con impeto, gli occhi spalancati e le labbra tese in quello che può sembrare un sorriso.
«Rispondimi, credi in un ente- un padre se vuoi. Credi in qualcuno che guida i fili del nostro destino? »Chiese perduto nei suoi stessi pensieri e dubbi. La guardava ma non la vedeva.
«Credi in tutto ciò? » Continua tranquillamente lui
Un mero silenzio sostituisce la sua voce inquieta.
Silenzio che lui però ignora con cura, attendendo una risposta.
«Oh sì, io sì. Io ci credo....
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ayato Sakamaki, Kanato Sakamaki, Laito/Raito Sakamaki, Nuovo personaggio, Subaru Sakamaki
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sentire i propri sensi acuirsi all'oscurarsi del cielo....
Rimanere incantati ascoltando una melodia malinconica...
Lasciarsi commuovere da scenari naturali suggestionanti...
Perdersi stregati a contemplare la Luna alta nel cielo buio...



Venti in punto.
Lenore si guardò allo specchio, uno, due, tre minuti... poi, sorrise.
Un sorriso finto e forzato, fu quello che però ricoprì il suo volto...
Lentamente oservava il proprio riflesso, poi aprendo il colletto della camicia e spostando in lato i lunghi capelli puntò lo sguardo sul suo collo, passando le mani sul sottile segno violaceo in esso, lasciato dalle mani del moro che poco tempo prima l'aveva aggredita.
Smise di fissarsi e riprese ciò che precedentemente stava facendo, andando verso la finestra.
Continuava a tormentarsi su chi fossero quei misteriosi personaggi che popolavano questa misteriosa e sconosciuta Villa persa nel cuore del bosco, senza però arrivare a una conclusione.
Questo stava pensando mentre teneva in mano una tazza di thé caldo guardando fuori dalla finestra bagnata dalle gocce di pioggia che scorrevano lungo il vetro dalla sua attuale camera.
Con uno scatto deciso l'aprì...
Aveva approfittato di quel momento di calma prima di cena, per provare a rilassarsi e, sebbene odiava non poter godere del fugace tepore del sole, anche la pioggia la rilassava parecchio.
Svogliatamente guardò fuori appoggiandosi al telaio della finestra, portandosi una  mano a reggersi il mento mentre con l'altra stringeva il suo thè.
Il curatissimo giardino della villa aveva sentieri in ghiaia costeggiati da basse siepi sempreverdi. Fra i vari sentieri vi erano piccoli tratti di prato tagliato perfettamente con aiuole di rose rosse.
Rosse come il sangue...
...Alzò la cornetta, quasi svogliatamente, a quella chiamata che non avrebbe mai voluto ricevere.
«Pronto» Sbuffò, convinta che fosse uno dei suoi soliti amici e invece dall'altra parte le rispose un uomo adulto di cui non riconosceva la voce.
«Pronto, mi scusi parlo con casa Allan?» Chiese l'estraneo.
«Si... Chi è?» Rispose allora Lenore con voce calma e secca.
«Chiamo dall'ospedale di Bath, Duskwalker...»
A quelle parole mille pensieri le invasero la testa facendole palpitare all'impazzata il cuore... cosa poteva essere successo?!
Che suo padre si fosse ferito durante il suo turno di lavoro?
Che sua madre fosse caduta da una scala slogandosi una caviglia mentre si trovava in ufficio?
«Che succede?» Le uscirono soltanto queste due misere parole dalla bocca.
«Mi scusi, sono il dottor Graceiries, la signorina Amber Allan ha avuto poco fa un incidente...»
Lenore perse un battito, sentiva le lascrime pizzicarle gli occhi, vogliose di scendere, ma, cercando di non pensare subito al peggio, continuò a dialogare con l'uomo dall'altra parte della cornetta.
«Mia sorella!? Che gli è successo?» Farfuggliò con tono sconvolto portandosi una mano ai capelli tirandoseli leggermente.
«Avvisi i suoi genitori signorina Allan, abbiamo bisogno che veniate quì il più prima possibile... grazie.»
Senza rispondere a nessuna delle sue domande la voce di quel dottore tristemente consumata riagganciò la chiamata.
Dopo aver avvisato i suoi genitori insieme a loro Lenore si diresse in ospedale.
Il dottore parlò dell'incidente alla sua famiglia, un uomo di mezza età ubriaco che guidava in controsenso fece cadere la moto, dove viaggiava Amber, sua sorella, insieme al suo ragazzo, in un burrone...
Morti entrambe sul colpo...

La sottile brezza che aveva soffiato lentamente per tutto il tempo cessò, lasciando tutto statico e immobile.
Una...due...tre...
Le lacrime scendevano dal suo volto, ricordarsi quell'avvenimento, per causa di quello stupido ragazzo moro, aveva nuovamente aumenato il suo odio e disprezzo verso il genere maschile.
Con l'intenzione di andarsi a sedere sulla splendida poltrona rossa cremesi accanto al letto, dopo aver chiuso la finestra e poggiato la tazza di the ormai vuota sulla scrivania, iniziò a camminare.
Ma un idea le balenò per la mente e prima di raggiungere la poltrona cambiò la sua direzione e, con passo deciso, uscì dalla stanza.
Fece a ritroso la strada che precedentemmente aveva dovuto percorrere per raggiungere il corridoio con le stanze da letto, attraversando i corridoio scuri e lugubri illuminati di tanto in tanto da qualche piccola lampada, senza alcun timore; oltrepassò parecchie stanze con la porta chiusa, fin quando non raggiunse il punto da lei precedentemente scelto.
La porta era chiusa.
L'aprì lentamente, poi guardò dentro e non vedendo nessuno entrò.
La stanza in cui si ritrovò era piena di oggetti stravaganti.
Pesanti tende rosso cremisi oscuravano parzialmente le grandi finestre a specchio, giusto davanti lei, proiettando strane ombre sul pavimento di marmo chiaro.
C’era qualcosa di strano in quella stanza. Era colma di oggetti a cui non sapeva dare un nome e o di cui ne aveva solo sentito parlare nei libri, tipo le strane ampolle che si trovavano sul tavolo alla sinistra della stanza che servivano probabilmente per fare esperimenti.
Addossato a entrambe le pareti si trovavano diverse librerie scure.
All'interno dei mobili vi erano vecchi manoscritti rilegati in pelle.
Data la sua natura curiosa non potè fare a meno che avvicinarsi a essi, infondo il morivo per cui era li era proprio per scoprire di più su quella stanza che, da subito, aveva attirato la sua attenzione.
Ne prese uno ed iniziò a sfogliarlo.
Era pieno di disegni e appunti.
Ne prese un altro.
Pieno anche questo di riflessioni ed avvenimenti.
Erano diari...
Iniziò a leggere delle pagine alla rinfusa, sfogliandoli velocemente.
Parlavano di esperimenti, alcuni legati all'anatomia, altri ai veleni e altri ancore perfino alle torture per i processi di morte...
Quest'ultimo argomento in particolare attirò l'attenzione di Lenore... La morte, le torture, possibile che gli studi che hanno essi come fodamenti possano risultare così interesanti agli occhi di una sedicenne?
«Bene bene... Guarda un po, mi allontano una manciata di minuti e la plebe osa intrudursi nei miei studi privati... Cosa dovrei farci con te ora?» Lenore rabbrividì nel sentire una voce alle sue spalle, tra l'altro sapeva esattamente a chi apparteneva e ciò la preoccupava maggiormente.
«Di nuovo te...cosa vuoi?» Sospirò girandosi a fissare il ragazzo moro negli occhi, tenendo la testa alta come era solita fare contro un ragazzo.
«Io cosa voglio?! Pff, lurida umana sei te che ti sei intrufolata nel mio studi iniziando a rovistare tra i miei effetti personali senza permesso.» Il moro aveva tutti i motivi per essere arrabbiato e Lenore sapeva di essere dalla parte del torto ma non poteva ignorare che quel ragazzo l'attirava e il solo discutere con lui le provocava un inebriante senso di piacere.
«Il gatto ti ha mangiato a lingua? Come mai adesso non parli più?» Chiese leggermente irritato a Lenore.
«No, scusami, me ne stavo giusto andando...» Lo ammonì avviandosi alla porta con il libro che stava sfogiando prima, cercando di nasconderselo sotto la giacchetta che le copriva le spalle. Cosa che al ragazzo non passò inosservata facendolo sorridere e dire.
«Mi piacerebbe continuare a chiaccherare con te ragazzina ma ho degli affari più importanti da sbrigare, tieni con cura il mio diario, mi raccomando quello è uno dei miei preferiti. Credo che ci vedremo molto presto noi...»
A quel punto allora Lenore si fermò sulla soglia della porta aspettando che il moro la sorpassase uscendo anch'esso e vedendolo chiudere, a chiave questa volta, la porta di quello che aveva capito fosse il suo studio.
«Ah, per sicurezza chiudo a chiave la porta, non vorrei mai che curiosassi troppo, comunque mi chiamo Reiji»
Detto questo lasciò li la ragazza e si avviò dalla parte opposta del corridoio fino ad essere completamente inghiottito dall'oscurità sparendo dalla vista della ragazza.


<3




 

Angolino di Veronique

Dopo veramente troppo tempo ecco finalmente il nuovissimo capitolo.
La cara Lenore curiosa negli studi del caro Reiji, che in realtà non ne sembra poi così dispiaciuto...
Il prossimo capitolo sarà su Amay e finalmente si scoprirà chi è il ragazzo che si presenta come suo fratello.
Amay si ricorderà qualcosa del suo passato? Bah sta a voi scoprirlo.
Grazie a tutti per chi commenta<33 è grazie a voi che continuo a scrivere.
  
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