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Autore: ARed    05/06/2016    5 recensioni
Bella ed Edward stanno insieme, si amano molto, ma sono giovani e pieni di sogni, lei Los Angeles, lui New York. Troppo distanti, perciò decidono di lasciarsi senza urla e senza rancori, pur amandosi.
Cinque anni dopo, si ritrovano a Los Angeles, si erano sentiti in quei anni e si erano anche visti. Avevano un ruolo importante l'uno nella vita dell'altro, anche se non facevano più le loro lunghe chiacchierate. Diventano amici, ma siamo sicuri che un amore come il loro si possa limitare ad una, se pur bellissima, amicizia?
" Non parliamo più io e te"
" Già.. se non si tratta di Los Angeles o di New York"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Jessica | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Dove eravamo rimasti..
Edward e Bella parlano senza urlarsi nulla, lui le fa capire che lei non è colpevole dell'incidente e che quella che ha rischiato di farsi più male era lei e non Jessica.
Bella parla con il padre che le dice di non essere tropo orgogliosa e di essere felice, Bella ascolta il suo consiglio e gli dice che il giorno dopo parlerà con Edward.
Nel frattempo Edward con l'aiuto di Alice prepara una sorpresa a Bella, che il giorno dopo trova sul tavolo della cucina un biglietto:
"Ti ricordi dove ti ho dato il primo bacio? "

CAPITOLO 19
TI RICORDI?

Forks - Fine febbraio 2017


Ricordavo il nostro primo bacio, avevamo quattordici anni e stavamo insieme da circa un mesetto, nessuno sapeva nulla di noi, tutti ci credevano migliori amici, e non avevano torto lo eravamo stati fin da subito. Io ed Edward avevamo circa due mesi e mezzo di differenza, le nostre mamme erano amiche dal liceo, eravamo cresciuti insieme. Con Rosalie e Jasper ci chiamavamo i fantastici quattro, stavamo sempre assieme, sorrisi a quel ricordo. Quanto tempo era passato da una delle nostre classiche serate pizza, divano e film. Il trio perfetto. Mi mancavano quei giorno, ma lo avremmo rifatto, indipendentemente da come sarebbe andata tra me ed Edward, tutti insieme, con una piccola novità; Alice ed Emmet.
Edward era sempre stato il mio fedele compagno di giochi, il mio confidente, il mio migliore amico, l'uomo della mia vita, da sempre.
Raggiunsi l'albero di pesco al centro del parco cittadino, era raro trovarne uno in quella zona degli Stati Uniti, ma lui era li, sfidava il gelo di Forks, forte e fiero.
Era stato piantato da papà e dai suoi amici, tra cui Carlisle, il giorno del loro diploma nel 1983.
Aveva più di trent'anni ed era stato testimone di uno dei momenti più belli della mia vita.
Il sorriso che avevo sulle labbra svanì, quando mi accorsi della sua mancanza, Edward non c'era. Ero sicura, qui mi aveva dato il mio primo bacio. Non mi potevo sbagliare, per diamine ero una donna, certe cose noi non le dimentichiamo mai!
Il mio sorriso tornò quando sulle radici del pesco che entravano nel terreno, vidi un'altra rosa bianca, la presi e sotto trovai un altro bigliettino.
 
"Ti ricordi il nostro primo gelato da fidanzatini?"

A che gioco stava giocando? Era un quiz per testare la mia preparazione? Qualunque cosa fosse mi piaceva, mi faceva tornare in mente dei bellissimi ricordi. Anche questo amavo di Edward, la sua capacità di riuscire sempre a sorprendermi, nel bene e nel male.
Appoggiai la rosa accanto all'altra sul sedile della macchina e con il cuore a mille raggiunsi l'unica gelateria di Forks, la JT's Sweet Stuffs, parcheggiai la macchina e non vedendo nessuna rosa bianca decisi di entrare. Il locale, come tutta Forks non era cambiato, il classico stile da città di provincia predominava l'arredamento, quello stile che non avrei mai cambiato, perché era casa per me.
Mi guardai attorno e nessuna rosa faceva mostra di sé, l'anziana proprietaria, Mrs. Tiffany mi guardava curiosa, sicuramente si stava chiedendo che diamine stessi cercando.
<< Che gusto vuoi cara?>>, mi domandò con voce dolce.
Il nostro primo gelato, era un solo gelato, che io ed Edward avevamo preso mettendo assieme le nostre monetine. Avendo, in quel momento, solo i soldi  per uno. Lo avevamo condiviso sulla panchina davanti alla gelateria.
<< Stracciatella>>, dissi e vidi la signora sorridere.
<< Lo sapevo che te lo saresti ricordato>>, per cosa mi aveva preso?
<< Questa è per te>>, disse passandomi una rosa bianca con attaccato un altro bigliettino color avorio, << Grazie>>, dissi prendendolo.
 
"Ti ricordi il nostro primo bagno in piscina? "

Ma quanto era scemo? Sorrisi a quel biglietto e annusai il dolce e delicato profumo della rosa bianca.
<< Il gelato vieni a prenderlo dopo, ora va>>, qualcosa mi diceva che Mrs. Tiffany sapesse qualcosa, ma evitai di chiedere per non rovinarmi la sorpresa.
La salutati e sempre con il sorriso e la rosa, che si aggiunse alle altre due sul sedile, a farmi compagnia raggiunsi casa Cullen, davanti all'entrata non c'era nessuna macchina, la cosa era molto strana. Casa Cullen non era mai vuota. Scesi dall'auto e raggiunsi il retro della villa, dove si trovava la piscina, e tranne le rose di Esme non ce n'era nemmeno una bianca.
Il nostro primo bagno, cercai di ricordare. Il bigliettino non specificava da quando eravamo fidanzati, poteva essere anche prima. Mi sedetti sulla sdraio e cominciai a fissare l'acqua limpida della piscina. Avevo sempre avuto paura dell'acqua alta, Edward mi aveva aiutato a superare la mia fobia, ma con parziale successo. L'idea di tuffarmi in mare per la sottoscritta era inconcepibile, al massimo la piscina. Avevo otto anni quando i Cullen fecero mettere la piscina interrata nel loro giardino, tutti ne erano entusiasti tranne io, al momento dei primi tuffi, mi nascosi nel capanno degli attrezzi. Fu Edward a trovarmi e prendendomi per mano mi aveva fatto sedere a bordo piscina, mettendo solo i piedi in acqua, poi mi aveva passato i braccioli e standomi sempre accanto avevamo cominciato a schizzarci con Rosalie e Jasper.
Non poteva ricordarsi anche di questo piccolo, ma prezioso per me, ricordo. Mi alzai dalla sdraio e raggiunsi il vecchio capanno situato in fondo al giardino. All'interno sul tavolo di legno da lavoro trovai un'altra bellissima rosa.
 
"Ti ricordi le nostre battaglie con i cuscini?"

Diceva il biglietto, e chi se le scordava? Sapevo benissimo dove andare, entrai nel grande salone dalla porta sul retro, che era aperta. Come il giardino, anche l'interno della casa era vuoto. Ladri accomodatevi pure.
Il salone era il nostro campo di battaglia, maschi contro femmine, da sempre. Io e Rosalie eravamo imbattibili. Quando io ed Edward c'eravamo messi assieme, era ancora più facile distrarlo.
Ognuno di noi aveva la sua base; Jasper dietro al tavolo, Edward dietro al pianoforte, Rosalie dietro la poltrona di Carlisle ed io dietro al divano bianco. Al via si scatenava l'inferno, Esme aveva sostituito i cuscini di piuma d'oca con quelli sintetici per evitare di trasformare il suo salone in un pollaio ogni fine settimana.
Proprio come immaginavo, dietro al divano bianco trovai un'altra rosa con allegato il suo indizio.
Edward si ricordava ogni singolo dettaglio di me.
 
"Ti ricordi la nostra prima volta? "

Avevamo da poco sedici anni, quella notte avrei dormito a casa Cullen perché i miei erano partiti per festeggiare il loro ventesimo anniversario di matrimonio.
In teoria avrei dovuto dormire assieme a Rosalie e Jasper nella camera degli ospiti, ma in piena notte sono sgattaiolata da Edward per dargli la buonanotte.
Nulla era programmato, ci siamo scambiati un dolce bacio che poi è sfociato in un altro ancora più passionale. Ci siamo ritrovati a fare l’amore per la prima volta quella notte. Era tutto magico ed inaspettato. Era tra i ricordi più belli della mia vita, in casa regnava il silenzio salii le scale ed andai in camera di Edward. Nulla era cambiato, era tutto uguale, ricordai la notte di Natale quando avevamo dormito abbracciati, circa due mesi prima. Ricordai i nostri pomeriggi spesi a studiare, ad amarci, a litigare. Poco dopo il diploma, quella stanza aveva fatto da sfondo alle nostre discussioni continue, al nostro allontanarci senza accorgercene.
Sul letto, su quel letto, perfettamente in ordine vi era posata una rosa rossa, la presi e ne lessi il bigliettino allegato.
“Ti ricordi il nostro primo ti amo?”

Io ed Edward c’eravamo messi insieme il 13 agosto del 2006, sapevamo di amarci, ma nessuno dei due aveva il coraggio di ammetterlo, eravamo troppo timidi entrambi.
La notte di Natale, mi fece trovare il mio regalo sugli scalini di casa Cullen, in quell’occasione mi aveva detto “ti amo” per la prima volta, io felice come una pasqua lo avevo baciato dicendogli di amarlo anche io. Il momento magico fu interrotto da Charlie, che aveva detto: “Cullen avrai tutta la vita per baciare mia figlia, ora dentro entrambi, e mani apposto!”, sorrisi a quel ricordo. Charlie era sempre stato molto geloso di me, ma aveva sempre adorato Edward, terrorizzarlo era il suo sport preferito.
Emozionata raggiunsi l’entrata della casa, uscii e sugli scalini faceva bella mostra di sé un’altra rosa rossa.

“Ti ricordi il nostro addio?”

Come potevo scordarmi di uno dei momenti più dolorosi della mia vita, in cui per la prima volta avevo preso una decisione da persona adulta. Quel momento in cui avevo rinunciato ad una parte di me, pur di vederlo felice di realizzare il suo sogno. Quel periodo dove la mia unica priorità era Los Angeles, dove al tempo con lui preferivo quello dedicato ai progetti da presentare una volta arrivata all’UCLA.
Quel momento in cui quando c’eravamo lasciati, mi sono sentita leggera, nonostante tutto l’amore che avevo per lui.
Salii di nuovo in macchina e posai le quattro rose vicino alle altre tre sul sedile del passeggero. Il teatro del nostro addio era stato il giardino di casa mia.
Ricordavo quel giorno, Edward era tornato da poco dal suo soggiorno a New York, era il compleanno di Rose e lui doveva venire a prendermi. Entrambi c’eravamo accorti che qualcosa nel nostro rapporto si era rotto, che c’eravamo allontanati, che c’amavamo ma che era finito il nostro tempo.
Parcheggiai la macchina sul vialetto, non c’era anima viva, scesi dall’auto e sul primo scalino trovai una margherita.
La presi e sotto trovai un altro biglietto.
 
“Io la tua promessa l’ho mantenuta, ho realizzato il mio sogno. Ma devo deluderti per la seconda parte, sarò felice solo con te al mio fianco”

I miei occhi s’inumidirono, avevo trattenuto le lacrime per troppo tempo, ma queste erano solo di pura gioia.
<< Ciao>>, mi disse una voce, la sua voce. Mi voltai e lo vidi, era bellissimo nella sua maglietta della Nike e nel suo jeans chiaro, era vestito esattamente come quella volta.
<< Ciao>>, risposi e lui regalandomi il suo bellissimo sorriso mi diede un bacio sulla fronte, io mi beai del suo buonissimo profumo.
<< Se sei qui, vuol dire che hai dato una risposta alle mie domande>>
<< Avevi qualche dubbio?>>
<< Nessuno>>, disse prendendomi per mano e portandomi davanti alla casa, in quella stessa posizione di sei anni prima.
<< Proviamo a ricominciare da dove eravamo rimasti>>, mi disse regalandomi un’altra rosa.
<< Anch’io ho realizzato il mio sogno.. Anche tu sei la mia felicità>>, dissi felice più che mai.
<< Tu sei la mia di felicità..>>, continuò lui prendendo il mio volto tra le mani.
<< Ricominciamo da qui?>>, domandai avvicinandomi a lui, ormai i nostri nasi si sfioravano.
<< Da qui>>, disse avvicinandosi di più a me.
<< Mi concedi un primo bacio>>
<< Un primo bacio>>, ripetei ad un soffio dalle sue labbra.
Le sue morbide labbra tornarono sulle mie, in un bacio lento e dolce, le nostre lingue tornarono a giocare assieme, ad amarsi. Era un bacio nostro, non un bacio rubato, un bacio dato alla luce del sole.
Le mie mani tornarono a giocare con i suoi morbidi capelli, le sue a circondare stretta la mia vita.
Non c'era nessuna Jessica, nessun Jacob,nessun passato. C'eravamo solo noi due pronti a ricominciare da dove tutto era stato messo in pausa.
<< Ti amo>>, mi disse quando ci staccammo per mancanza d'ossigeno.
<< Ti amo>>, risposi tornando a guadare i suoi bellissimi occhi verdi, pieni di felicità, di amore, di speranza. Erano lo specchio dei miei.
<< Perché piangi?>>, mi domandò asciugando le mie lacrime con dei dolci baci.
<< Sono felice>>, risposi abbracciandolo forte, tra le sue braccia ero a casa.
<< Ti amo>>, disse nascondendo il suo volto nell'incavo del mio collo.
Rimanemmo così abbracciati a lungo, senza dirci nulla, in un silenzio pieno di parole.
Non eravamo in California, eravamo a Forks, dove puntualmente, giusto per rendere il momento più particolare, comincia a piovere. Presi per mano il mio ragazzo e, cominciando a correre, rientrammo in casa.
Appena dentro mi prese di nuovo tra le sue braccia e cominciò a baciarmi con passione.
<< Avevo paura di averti persa per sempre, che la mia stupidità ti avesse allontanato da me>>
<< Ti amo ed amo anche la tua stupidità>>, amavo ogni cosa di lui, ogni suo difetto, ogni sua perfezione.
Ci andammo a sedere sul divano, posi la testa sul suo petto mentre lui dolcemente mi lasciava delle carezze sulla schiena. Era tutto cosí semplice, naturale, speciale, nostro.
<< Vieni a vivere con me>>, disse d'un tratto, mentre fuori diluviava.
<< Non ti sembra un po' troppo presto?>>, gli domandai, la sua proposta era bella, ma eravamo tornati insieme da circa un'ora.
<< No, voglio recuperare tutto il tempo che siamo stati lontani e poi ci avviciniamo ai venticinque..>>, disse avvicinandosi a me.
<< Parla per te signor Cullen!>>, lo ripresi facendolo ridere, era cosí bello vederlo felice accanto a me.
<< Abbiamo solo due mesi di differenza signora Cullen>>, mi fece notare lui, ma la cosa che più mi colpì era il modo in cui mi aveva chiamata, mi piaceva piú del lecito.
<< Signorina Swan prego!>>, ribattei.
<< Si, si>>, disse avvicinandosi e dandomi un bacio sulle labbra.
<< La camera da letto va cambiata>>, quella era la mia unica condizione.
<< Mhm, mhm>>, rispose mettendo una mano nei miei capelli e continuando quella bellissima battaglia fatta di labbra e lingua.
<< Ed aggiungiamo anche il tavolo da bigliardo>>, il signorino stava cercando di ammorbidirmi con i suoi baci, ma questo con una Swan non funziona.
<< Mai>>, risposi sulle sue labbra sorridendo trionfante.
<< Vedremo..>>, disse con voce roca che fece solo aumentare la mia voglia di lui, ma era meglio contenerci.
Presi, comunque, possesso delle sue labbra in un bacio che di casto aveva ben poco.
<< Ragazzi vi prego, certe cose non sul mio divano>>, disse il vocione di mio padre, mi voltai verso di lui e lo vidi felice, di slancio mi alzai dal divano ed andai ad abbracciarlo.
<< La mia bambina è felice?>>, mi domandò stringendomi forte a sé.
<< Ora si>>, risposi sinceramente, non ero mai stata più felice in vita mia.
Basta nasconderci, avere paura del futuro, ci bastava rimanere uniti e l'avrei seguito fino in capo al mondo.
<< Io, ehm, vado>>, disse Edward alzandosi dal divano.
<< Non ci provare>>, ora che c'eravamo ritrovati avrei passato ogni mio singolo momento con lui, eravamo rimasti lontani per troppo tempo.
<< Speravo lo dicessi>>, disse avvicinandosi, io mi staccai dall'abbraccio di papà ed andai al suo fianco, lui mi prese per la vita e mi diede un bacio sulla tempia.
<< Siete una delle cose più belle che abbia mai visto, ma tu..>>, disse indicando Edward, << ..fa soffrire ancora la mia bambina e ti spezzerò le ossa che non ti ho spezzato l'altro giorno!>>.
<< Sono troppo egoista per farla soffrire ancora, se soffre lei soffro anch'io>>, disse rinforzando la sua presa.
Aveva ragione, era arrivato il momento di essere egoisti.



Buongiorno, qui come a Forks piove ma per i nostri protagonisti splende il sole dell'amore.
Allora, vi è piaciuta la sorpresa di Edward?
Cosa ne pensate? Fatemelo sapere, mi fa piacere leggere i vostri pareri.
Un bacio, ci vediamo al matrimonio di Alice e Jasper.

Ps. Ditemi le vostre frasi preferite (se ce ne sono).
   
 
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