Bulma
e Son Goku si allontanarono con passo spedito da
quello che fino a qualche istante prima era stato il loro nascondiglio,
estremamente entusiasti all’idea della proposta della quale,
a breve, avrebbero
reso partecipi Goten e Trunks.
Si
avvicinarono quindi al buffet, dove ancora si trovavano
a discutere animatamente tutti i più giovani della
combriccola.
“Goten,
Trunks. Io e Bulma avremmo urgente bisogno di
parlare con voi. Potreste seguirci un momento in casa?”
I
due giovani si scambiarono uno sguardo interrogativo.
Trovarono che quella situazione fosse alquanto inquietante oltre che
assolutamente inusuale e bizzarra. Entrambi si ritrovarono quasi
inconsciamente
a scavare repentinamente nei più profondi abissi della
propria memoria per
individuare l’eventuale colpa della quale si fossero
macchiati per giustificare
quell’assurda richiesta di colloquio.
A
dir la verità tuttavia i loro timori erano palesemente
infondati.
Non c’era infatti alcuna traccia di rimprovero negli sguardi
dei rispettivi
genitori, che potessero lasciar trapelare qualche traccia di
risentimento o
rabbia nei loro confronti. Anzi, pareva al contrario che Bulma e Goku
fossero
di buonumore, e che fosse una buona notizia quella che avevano in serbo
per loro.
In seguito a queste constatazioni quindi lo sbigottimento iniziale
cedette il
posto nel cuore dei due giovani ad un sentimento di pura ed impellente
curiosità.
“Ehm…
Va bene!”
I
due ragazzi si allontanarono quindi al seguito di Bulma e
Goku, che li condussero in casa per esternare loro i progetti dei quali
erano
stati inconsapevolmente resi protagonisti.
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Era
splendido. Semplicemente splendido. Ad ogni passo, ad
ogni movimento, ad ogni sorriso, ad ogni sguardo.
Si
allontanava con leggiadria, borbottando sommessamente
con Goten. Si allontanava lento, inconsapevole della propria bellezza,
inconsapevole dell’aumentare vertiginoso del battito del
cuore che le provocava
ad ogni minima, insignificante azione.
E
guardandolo allontanarsi nella sua innata, straordinaria
bellezza non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un
sospiro sconsolato.
Perché
mai e poi mai quella bellezza le sarebbe
appartenuta.
Mai
sarebbe stato concesso alle sue mani di scorrere lungo
i muscoli scolpiti di quel suo splendido corpo statuario, mai le
sarebbe stato
concesso di affondare le dita in quei meravigliosi capelli color
glicine, mai
le sue orecchie avrebbero ascoltato dolci parole d’amore
fuoriuscire da quelle
sue labbra invitanti. Neppure una volta quegli occhi color del cielo le
avrebbero rivolto uno sguardo diverso da quello che si regala ad un
buon amico,
e mai si sarebbe inebriata del suo profumo di maschio perdendosi fra le
sue
braccia possenti.
Non
sarebbe mai accaduto, perché Trunks l’aveva
rifiutata.
L’aveva rifiutata senza neppure rendersi conto di averlo
fatto. Aveva rifiutato
l’amore che lei non aveva ancora neppure avuto il coraggio di
offrirgli, senza
capacitarsi della ferita che aveva inflitto al suo giovane cuore
innamorato,
senza accorgersi della sofferenza che, a partire da quel maledetto
giorno, il
suo falso sorriso celava ogni volta che si ritrovava davanti quel
meraviglioso,
dannato volto.
“Quanto
vorrei che ci fosse Marron…”
Quelle
stupide, dannate parole continuavano a tormentare il
suo povero cuore già ridotto in frantumi.
Erano
soli in quell’occasione, come raramente era capitato loro di
trovarsi. Soli nell’oscurità
di una splendida notte stellata. Soli di fronte
all’infinità di un manto nero
adorno di astri splendenti, gli occhi fissi sul cielo, i corpi
investiti da una
brezza leggera.
Non
era mai stata un’amante delle svenevolezze, Pan. Ma
quell’occasione era
diversa. Avvertiva distintamente agitarsi nello stomaco
quell’inconfondibile
sfarfallio, sentiva avvampare le guance ad ogni momento che quegli
splendidi
occhi di mare passavano a soffermarsi su di lei, le sentiva quasi
bruciare ai
lati per il prolungato sorriso che per ore non si era deciso ad
abbandonarla.
Ma soprattutto, più di ogni altra cosa, sentiva che quel
giorno sarebbe stato
decisivo. Perché proprio quel giorno avrebbe tirato fuori il
coraggio
necessario a liberarsi del peso che la opprimeva ormai da tanto, troppo
tempo. Gli
avrebbe rivelato ogni cosa, lì, sotto la luce di quelle
lontane, splendenti
stelle, lì, in mezzo al volteggiare delle lucciole, sotto le
fronde di un
grande salice.
Non
smetteva di fissarlo per evitare di perdersi anche un solo istante
della sua
bellezza. Lo guardava nell’illusione di poter immagazzinare
eternamente nella
memoria ogni singolo dettaglio di quel momento magico,
affinché fosse per
sempre scolpito lungo le pareti del suo cuore. Lo stesso cuore che
aveva
sentito frantumarsi nel momento esatto in cui Trunks, il suo Trunks
aveva
proferito quelle maledette parole, che nulla avrebbe mai potuto
cancellare.
“Quanto
vorrei che ci fosse Marron...”
La
piccola Pan trattenne a stento le copiose lacrime che
minacciavano di fuoriuscire dai suoi grandi occhi color ebano. Non
avrebbe
ceduto alla propria incontenibile tristezza lì, davanti a
tutti. Avrebbe
aspettato di far ritorno a casa, di chiudersi nella sua stanza,
l’unico,
infinitesimale angolo di mondo in cui potesse fare a meno di non essere
se
stessa, e piangere, piangere fino allo sfinimento, fino a quando tutto
intorno
a lei non fosse diventato buio.
“Va
tutto bene Pan?”
Quelle
parole la ridestarono all’improvviso, quasi
spaventandola. Da qualche tempo era diventata consuetudine per lei
estraniarsi
dal mondo, crogiolarsi nella prigione inesorabile della propria
sofferenza, e,
dimentica di ogni cosa che le stesse intorno, lasciar scorrere ogni
avvenimento
che stesse al di fuori del piccolo mondo che aveva creato intorno a se
stessa,
facendoselo scivolare addosso. Quasi le parve che quelle parole fossero
giunte
da un altro pianeta per quanto era persa tra i propri pensieri, per
quanto le
fossero sembrate distanti.
La
fanciulla si voltò istantaneamente nella direzione dalla
quale aveva sentito provenire quella voce amica e familiare.
Ub.
Gli
rivolse il sorriso malinconico che ormai per abitudine
soleva offrire a chiunque le parlasse, ma non poté in ogni
caso non sentire in
fondo al cuore un piccolo barlume di felicità.
La
tenera apprensione che Ub continuava a riservarle
incondizionatamente le faceva piacere. Perché Ub era una
delle poche, forse
addirittura l’unica persona che avesse intorno ad essersi
dimostrata veramente
sua amica.
Ed
era per via delle persone come lui che non si sentiva
ancora di mandare tutta la sua vita allo scatafascio, che tentava
ancora,
giorno dopo giorno di cavare il meglio da ogni singola esperienza, che
non
aveva ancora perso la speranza di essere felice e il coraggio di aprire
nuovamente all’amore la porta del proprio cuore.
Il
malinconico sorriso che lui le rivolse in risposta,
carico di tristezza mista a comprensione e rassegnazione mise
improvvisamente
Pan di fronte alla consapevolezza del fatto che Ub provasse qualcosa
per lei. Qualcosa
che andava ben oltre l’amicizia che, praticamente da sempre
li teneva uniti.
E
si ritrovò a pensare che fra tutti i sentimenti umani
l’amore fosse di certo il più terribile.
Amava
alla perdizione una persona che neppure era stata in
grado di accorgersi del suo amore. Ed era amata a sua volta da una
persona che
non avrebbe mai ricambiato.
Ub,
il suo dolce, generoso, amico del cuore.
Innamorarsi
di lui sarebbe stata effettivamente la
soluzione migliore ad ogni suo problema. Perché Ub
c’era sempre stato. E sempre
avrebbe continuato ad esserci, senza ombra di dubbio. Avrebbe
continuato a
proteggerla, a farle da spalla, e mai, per nessuna ragione al mondo le
avrebbe
arrecato una sofferenza.
Sorrise
tristemente alla consapevolezza dell’assurdità di
tale constatazione.
Era
decisamente troppo giù di corda anche solo per tenere
minimamente in considerazione l’assurda
eventualità di cominciare a pensare ad
un altro ragazzo, e soprattutto l’assurda
eventualità che quel ragazzo potesse
essere proprio Ub. Come avrebbe mai potuto il fraterno rapporto che li
legava
da anni, anche in un remoto futuro, trasformarsi in qualcosa di diverso?
Al
cuor non si comanda….
E
questo la piccola Pan lo aveva imparato a proprie spese.
“Oh
nulla Ub. Sono solo un po’ stanca, tutto qui. Credo di
non aver dormito bene stanotte.”
Pan
rivolse al ragazzo il sorriso più dolce che
riuscì a
cavare dal cuore. Per quanto non lo ricambiasse, non gli avrebbe mai
causato
un’atroce sofferenza, come Trunks aveva avuto la premura di
fare con lei.
Perché
lei aveva un cuore, a differenza di qualcuno. Un
cuore ridotto in mille pezzi ma pur sempre presente. E ancora pronto,
nonostante tutto, a continuare a battere.
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
“Che
cosa??? No non se ne parla nemmeno!!!”
I
due giovani sbraitarono quasi all’unisono, e, senza
neppure effettuare il minimo tentativo di mascherare i sentimenti che
quell’assurda proposta gli aveva scatenato
nell’animo, tenevano gli occhi
carichi di tacite suppliche fissi sui genitori, nella speranza che
ciò servisse
a far desistere entrambi da quell’assurdo proponimento che si
erano messi in
testa di portare a termine.
Piagnucolavano
in maniera del tutto infantile, spremendosi
le meningi nel tentativo di riuscire a trovare argomentazioni valide,
nel minor
tempo possibile, per poter uscire indenni da quell’assurda
situazione.
“Ma
perché no figliolo? Sono certo che vi divertirete un
mondo tu e Trunks a girovagare per lo spazio in cerca di nuove
avventure!!”
“Stai
scherzando spero! Cosa ci trovi di divertente nel
girovagare per la galassia rischiando la vita ad ogni momento che
passa? E poi,
cosa dovrei raccontare alla mia ragazza? A questo non ci hai pensato,
non è
vero??”
“Ehm…
Beh effettivamente no, non ci avevo pensato …
Eheheheh.”
Goku
si grattò la nuca ridacchiando.
Il
suo piano si era dimostrato perfetto fin dal primo
istante in cui l’aveva formulato, eppure non aveva tenuto
presente la più ovvia
delle eventualità. Ovvero, che Goten e Trunks potessero non
essere d’accordo.
Del
resto, chi mai si sarebbe dimostrato entusiasta
all’idea di sbarcare su un pianeta di scimmioni sanguinari,
per di più con una
percentuale fin troppo alta di probabilità di non concludere
un accidente?
Probabilmente
nessuno che avesse tutte le rotelle a posto.
E di certo non Goten e Trunks.
Eh
già. Avevano fatto un tremendo errore di calcolo, lui e
Bulma.
Bulma
sbuffò sonoramente, profondamente infastidita dalla
cocciutaggine di quei due sciocchi perdigiorno.
Ma
ugualmente, nonostante tutto lo sdegno celato
all’interno del cuore della turchina, la donna era
perfettamente consapevole
del fatto che non ci fosse molto da fare a quel punto.
L’unica cosa della quale
Bulma fosse certa in quel momento, era il fatto che quei due avrebbero
pagato a
caro prezzo la propria indolenza. E l’avrebbero fatto molto
presto.
Goku
al contrario non sembrò risentire molto di quel
rifiuto. Congedò bonariamente i due ragazzi che
abbandonarono a capo chino,
carichi di sensi di colpa, la sala da pranzo di casa Briefs, lasciando
i due
adulti da soli ad effettuare le proprie congetture.
“Abbiamo
un problema temo…”
“A
quanto pare…”
“Non
possiamo certo mandarceli a forza! Ma dobbiamo
assolutamente trovare un’altra soluzione, Goku.
Poiché di certo non possiamo neppure
permetterci di mandare al diavolo il nostro piano per colpa di questi
due
dongiovanni! Che ne diresti se fossimo io e te a partire? Potrei
tranquillamente farmi passare per una Saiyan costruendo un apposito
travestimento, e nel caso in cui dovessi trovarmi in
difficoltà ci saresti tu a
difendermi, non è vero?”
La
turchina rivolse a Goku i propri occhioni di zaffiro
carichi di dolcezza, nel tentativo di convincere l’amico che
quella fosse la
soluzione più adeguata.
Non
poteva assolutamente permettere che quel piano
fallisse. Ci avrebbe messo la sua stessa anima affinché
andasse a buon fine,
perché ne valeva della felicità del suo adorato
Vegeta. In qualsiasi tentativo,
funzionale o fallimentare che fosse, si sarebbe cimentata pur di avere
anche la
minima possibilità di veder splendere sul viso del suo
Principe quel sorriso
sereno che mai a nessuno era stato concesso di vedergli addosso.
“Va
bene Bulma. In fondo non abbiamo molte altre
alternative.”
Sul
volto della turchina fiorì un sorriso carico di pura
felicità. Carico di speranza nella buona riuscita di quel
piano in cui avrebbe
messo tutto il cuore, tutta l’anima e tutto ciò di
cui disponeva. Tuttavia la
loro conversazione venne repentinamente interrotta
dall’ingresso di un terzo
spettatore.
“Ehm…
Non ho potuto fare a meno di ascoltare il vostro
discorso, e se posso avrei un’altra alternativa da
proporvi.”
Il
giovane Gohan entrò lentamente nella stanza, dove Goku e
Bulma lo osservavano con sguardo carico di curiosità.
Lo
sguardo del giovane, estremamente serio lasciava
trasparire attraverso i grandi occhi neri una intima e profonda, quanto
inspiegabile preoccupazione.
“Che
ne direste se al posto di Goten e Trunks facessimo
partire le due ragazze?”
Goku
e Bulma, a sentir proferire una simile assurdità,
sbiancarono in volto e spalancarono gli occhi increduli nel giro di un
istante.
“Che
cosa? Gohan starai scherzando spero!! Come puoi
credere che Pan e Bra possano affrontare una missione del genere con
tutti i
pericoli che ne conseguono? Sarebbe un’assurdità
affidargli un simile
incarico!!”
“Sai
figliolo, credo che Bulma abbia ragione. Le ragazze
sono troppo deboli per poter far fronte alle difficoltà che
incontrerebbero una
volta arrivate lì… Ma toglimi una
curiosità. Cosa ti fa credere che mandarci
Pan e Bra potrebbe essere la soluzione migliore?”
“Beh
in realtà non sono sicuro che questa sia
effettivamente la soluzione… Ma Pan è molto forte
papà, lo sai anche tu, e sarebbe
perfettamente in grado di far fronte agli eventuali pericoli. Pensa
soltanto
che il male peggiore in cui si possano imbattere è
Freezer… E lui non era poi
tutta questa potenza.”
“Mmm…
Effettivamente non era poi molto forte…”
Rifletté
Goku, massaggiandosi il mento con le dita.
“Ma
dimentichi, figliolo, che quando ho sconfitto Freezer
io ero già un Super Saiyan, mentre Pan non lo è
ancora!!”
“Beh,
se le facessimo allenare? Entrambe hanno grandi
capacità, scommetto che potrebbero conseguire buoni
risultati!!”
Bulma,
che dal suo cantuccio aveva ascoltato stizzita e
sdegnata tutta la conversazione interruppe repentinamente il dialogo
che si
stava tenendo tra padre e figlio, indispettita e sconcertata
dall’estrema
incoscienza delle congetture dei due Saiyan.
“Gohan,
ma si può sapere perché mai ti preme tanto far
partire Pan e Bra? Io non ho alcuna intenzione di mandare le bambine
allo
sbaraglio!! E’ troppo rischioso, levatelo dalla
testa!”
Gohan
sembrò rabbuiarsi a sentir proferire quelle parole.
Con lo sguardo tristemente abbassato verso il pavimento si
voltò di spalle, e
si diresse malinconicamente verso la finestra, appoggiandosi al
davanzale.
“Se
devo essere sincero, sono preoccupato per Pan. E’
triste, immotivata, spenta… E non riesco a spiegarmene la
ragione. Sembra che
viva fuori dal mondo, non parla con nessuno, quasi non esce di casa!!
Ha perso
completamente la sua grinta, la sua allegria, il suo spirito
avventuriero, la
sua voglia di mettersi continuamente in gioco, la sua
competitività… Vorrei
solo fornirgli un diversivo, una distrazione, un motivo per cui tornare
ad
essere la bambina allegra di sempre. Vorrei aiutarla a superare questo
brutto
momento, qualsiasi sia la causa di esso… E ho pensato che
questa fosse
l’occasione perfetta. Ma se non siete d’accordo non
se ne farà nulla.”
Bulma,
a sentire le parole di Gohan sentì stringersi il
cuore, e si pentì immediatamente delle parole sgarbate che
gli aveva
precedentemente rivolto.
Cominciò
quindi a riflettere sul fatto che probabilmente
quella soluzione non fosse poi così assurda. In fondo anche
Gohan era un guerriero
di alto livello, ed era ovvio che fosse perfettamente consapevole di
ciò che
diceva. Ciò che era certo più di ogni altra cosa,
inoltre, era che mai e poi
mai Gohan si sarebbe sognato di mettere a repentaglio la vita delle due
ragazzine.
“Ehm…
Aspetta Gohan. Non pensavo che ci fossero sotto delle
motivazioni del genere… Beh magari Goku può
assumersi il compito di allenarle a
dovere!! Saprà rendersi conto del momento in cui saranno
pronte per partire
senza correre alcun rischio… Dico bene? In fondo,
pensandoci, è molto meglio
che siano Pan e Bra a partire. Le ragazze hanno più giudizio
dei maschi, si sa,
Goten e Trunks avrebbero combinato soltanto guai!!!”
Affermò
Bulma nel tentativo di autoconvincere se stessa più
che i due Saiyan di ciò che stava dicendo.
Quello
a non sembrare troppo convinto era tuttavia Son
Goku.
Aveva
certamente ragione Gohan. Suo figlio aveva senza
ombra di dubbio tutte le ragioni del mondo. Ma sarebbe davvero stata
un’azione
saggia far partire per lo spazio due ragazze che, per quanto forti, non
avevano
mai avuto occasione di trovarsi di fronte al pericolo completamente da
sole?
Son
Goku non avrebbe permesso che la sua piccola Pan si
trovasse in pericolo. E neppure avrebbe permesso che fosse Bra a farlo.
Tra
questi pensieri si pose due dita sulla fronte e
scomparve, lasciando Bulma e Son Gohan in preda allo sbigottimento
più totale.
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
“Salve
re Kaioh! Mi scusi se la disturbo, ma avrei urgente
bisogno della sua consulenza!”
L’anziano
re Kaioh ebbe appena il tempo di sobbalzare
all’indietro per lo spavento prima di riconoscere
l’inconfondibile voce del
giovane ospite che si era preso la premura di giungere da tanto lontano
per
causargli un infarto.
“BRUTTO
IDIOTA TI SEMBRA IL MODO DI PRESENTARTI A CASA DI
UN ESSERE SUPERIORE??”
Goku
prese a grattarsi la nuca in quel gesto infantile che
tanto gli era abituale.
“Eheheheh,
le chiedo perdono re Kaioh, ma purtroppo non ho
molto tempo per i convenevoli. Ho qualcosa da chiederle con una certa
urgenza…”
Goku
espose quindi in breve la situazione, e in modo
particolare l’idea di far partire Pan e Bra, esternando i
motivi e le
preoccupazioni che avevano spinto Gohan a formulare tale proponimento.
“Sei
matto Goku? Come hai potuto anche solo lontanamente
tenere in considerazione un’ipotesi del genere? Sai
perfettamente quanto sia
pericoloso Freezer. Dimentichi che c’è mancato un
pelo che tu stesso ci
lasciassi le penne? E tu eri in grado di trasformarti in Super
Saiyan!!”
Goku
prese a massaggiarsi il mento, assorto più che mai nel
soppesare le parole che l’anziano re Kaioh aveva appena
pronunciato.
“Mmm,
tecnicamente non è esatto re Kaioh. Stavo per
lasciarci le penne è vero, ma a causa
dell’imminente esplosione di Nameck, non
a causa di Freezer! Mi creda, Pan è molto forte, se la
allenassi a dovere
potrebbe anche trasformarsi in Super Saiyan!! E anche Bra non
è da meno… E’ pur
sempre la figlia del principe Vegeta!!”
“Ammesso
che fosse come dici tu, non hai tenuto in
considerazione il fatto che i Saiyan stessi, ancor prima di Freezer
potrebbero
rivelarsi dei nemici per loro?”
“Si,
ci ho pensato… Ma non credo che abbiamo motivi validi
per cui preoccuparci. I Saiyan saranno anche stati dei guerrieri
spietati e
senza scrupoli, ma che motivi avrebbero avuto per farsi del male tra di
loro?
Sotto questo punto di vista non credo che le ragazze corrano un grande
pericolo… L’importante è che passino
inosservate e che nessuno si accorga del
fatto che sono Saiyan soltanto per metà! Lei che ne pensa?
E’ un rischio troppo
grande?”
“Mmm…
Beh devo ammettere che non ne ho la più pallida idea,
figliolo. Sicuramente affrontare questa missione non sarà
una passeggiata per
loro, e di pericoli ne incontreranno parecchi. Potrebbero cavarsela,
come del
resto potrebbero anche fare una brutta fine. Non me la sento di
prendere
posizione su questa faccenda, cerca di capirmi Goku. Ti chiedo solo di
riflettere prima di prendere una qualsiasi decisione e di soppesare
ogni
possibile eventualità.”
Goku
si fermò a riflettere, rielaborando razionalmente
tutto ciò che gli era stato detto.
Re
Kaioh, come del resto era nelle sue previsioni, non gli
era stato di grande aiuto. Anzi, col suo ben noto pessimismo era stato
unicamente in grado di far aumentare vertiginosamente la
quantità di dubbi che
gli si agitavano nell’anima.
Per
prendere una decisione adeguata avrebbe avuto bisogno piuttosto
del consiglio di qualcuno che potesse fornirgli delle certezze
concrete.
Ritenne
che ci fosse un’unica persona sulla faccia della
Terra che potesse offrirgli delle delucidazioni utili in tal senso.
“La
ringrazio infinitamente re Kaioh. Arrivederla.”
E
postosi nuovamente due dita sulla fronte scomparve
velocemente com’era arrivato.
:::::::::::::::::::::::::::::::::
“Salve
Baba!”
L’immenso
giardino che circondava la piccola residenza
della maga era completamente solitario, ed il Saiyan non fu in grado di
scorgervi anima viva.
Cominciò
quindi a guardarsi intorno, e quasi gli parve di
essere tornato ai tempi dell’infanzia. Poiché ebbe
l’illusione che da allora non
fosse cambiato nulla. Rammentò con indicibile nostalgia i
momenti
indimenticabili che aveva trascorso in quei luoghi quando era soltanto
un
bambino.
Eppure,
nonostante sembrasse che pochi istanti lo
separassero dalle fantastiche esperienze che aveva vissuto
lì, tantissime cose
erano successe da quando, abbandonata la solitudine delle montagne,
aveva
intrapreso il proprio viaggio avventuriero alla ricerca delle sfere del
drago
insieme alla sua inseparabile Bulma.
A
partire da allora aveva imparato tutto ciò che sapeva,
aveva avuto modo di scoprire le proprie misteriose origini, aveva avuto
l’opportunità di conoscere un mondo sconfinato al
di fuori di quel piccolo
pianeta azzurro, di confrontarsi con un universo immenso, di conoscere
i propri
limiti, di superarli.
Era
soltanto un moccioso pieno di curiosità e di voglia di
fare l’ultima volta che era stato lì. E adesso che
ci era ritornato era una
persona diversa. Era invecchiato, carico di esperienza. Era diventato
padre e
nonno, ma soprattutto, un guerriero completo. Un guerriero completo che
mai
tuttavia avrebbe smesso di imparare.
Sorrise.
Ma
fu interrotto nei propri nostalgici ricordi e nei propri
pensieri nel momento in cui comparve alle sue spalle la vecchia
sibilla.
“Son
Goku? Quanto tempo! Qual buon vento ti porta?”
Il
Saiyan si voltò, inspiegabilmente sorpreso da
quell’interruzione. Quasi aveva dimenticato il motivo per cui
con tanta fretta
si era recato fin lì, ma la visione dell’anziana
signora lo aveva bruscamente
riportato alla realtà. Sorrise nuovamente, ma si decise a
non perdere tempo in
inutili convenevoli.
“Sono
qui perché avrei bisogno della tua consulenza!
Purtroppo però non ho i soldi per pagarti, perciò
naturalmente affronterò uno
dopo l’altro i cinque guerrieri al tuo servizio.”
“Sei
matto? Quale guerriero con un po’ di sale in zucca
avrebbe voglia di battersi con te? Dovrò offrirti gratis la
mia consulenza!”
Affermò stizzita la vecchia signora, incrociando le braccia
al petto.
Son
Goku non riuscì a trattenere il divertimento misto ad
un piccolo impeto di entusiasmo. Ridacchiò sommessamente, ma
deciso a non
perdere tempo espose in breve i motivi che lo avevano spinto a recarsi
fin
laggiù.
“Oh,
non so come ringraziarti! Beh ecco, mi piacerebbe che
mi mostrassi all’interno della tua sfera cosa succederebbe se
facessi partire a
bordo della macchina del tempo mia nipote e la figlia di Bulma alla
volta di
Vegeta-sei!”
L’anziana
maga parve sorpresa ad una simile richiesta. Ed il
suo sguardo divenne cupo nel proferire la propria risposta.
“Mi
dispiace Son Goku, ma la mia sfera non può mostrarti
ciò che succederebbe nel passato se alterassimo il corso
degli eventi.”
“Dannazione,
questa proprio non ci voleva…” Disse Goku
massaggiandosi la nuca con preoccupazione.
“Che
cosa volevi sapere in particolare? Sono pur sempre una
sibilla, e forse grazie ai miei poteri potrei aiutarti
comunque.”
Un
piccolo barlume di ottimismo si riaccese sul volto del
Saiyan, il quale cominciò a parlare speranzoso.
“Vorrei
sapere unicamente se affrontando questo viaggio le
due ragazze corrono il rischio di lasciarci la pelle.”
La
Sibilla rivolse a Goku uno sguardo serio e carico di
preoccupazione. Dopodiché gli voltò le spalle e
cominciò a meditare ad occhi
chiusi.
Dopo
cinque minuti trascorsi in silenzio la vecchia Sibilla
fu pronta per dare il proprio oracolo.
“Non
moriranno, se è questo che vuoi sapere. Purtroppo non sono
in grado di dirti
altro.”
Goku
non riuscì a trattenere l’entusiasmo a sentire
quelle
parole.
“Ti
ringrazio infinitamente Baba. Prometto che un giorno
verrò a pagarti tutte le consulenze gratuite che mi hai
offerto!”
“Mpf.”
“Beh
allora arrivederci e grazie ancora!!”
:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
“Rieccomi
qui!!”
“Hei
Goku ma dove ti eri cacciato?”
“Sono
stato a chiedere consiglio a re Kaioh e a Baba.”
Gohan
e Bulma si scambiarono uno sguardo entusiasta a
quella notizia, ed impazienti di ricevere il resoconto di
ciò che era stato
detto a Goku dai due si accomodarono sul divano con il volto
sorridente.
“Ottima
idea!! E cosa ti hanno detto?”
“Beh,
re Kaioh non mi è stato di grande aiuto, ma Baba,
grazie ai suoi poteri è stata in grado di prevedere che le
due ragazze non
corrono il rischio di morire.”
“Bene!!
Non potevamo ricevere una notizia migliore di
questa!!!”
“Allora
andiamo ad avvisare anche loro?”
Bulma
incrociò le braccia sul petto, infastidita al
pensiero della precedente reazione di Goten e Trunks alla loro proposta.
“Andiamo
ad avvisarle. Ma giuro che se anche loro dovessero
rifiutarsi di partire non sarò più responsabile
delle mie azioni!!”
La
turchina serrò i pugni, visibilmente irritata. Ma i due
Saiyan non riuscirono tuttavia a non trovare ugualmente buffa la sua
sfuriata.
Non
riuscirono a fare a meno di sentirsi sereni e
rincuorati all’idea di aver finalmente trovato una
sistemazione adeguata per
dare contemporaneamente una soluzione a tutti i problemi che si erano
venuti a
creare in un lasso di tempo tanto breve. Vegeta sarebbe tornato sereno,
la
piccola Pan avrebbe ritrovato se stessa e la propria voglia di vivere.
Nulla
sarebbe andato storto questa volta. Nulla sarebbe
andato diversamente da come era giusto che fosse.
Così
Gohan e Goku scoppiarono a ridere all’unisono, e in
breve anche Bulma prese a far compagnia a quell’allegra
risata liberatoria.
::::::::::::::::::::::::::::::::
Le
due ragazze si guardarono stranite.
Era
a dir poco assurda la proposta che era stata fatta
loro, ma forse effettivamente era proprio ciò che ci voleva.
Esattamente ciò di
cui entrambe avevano un estremo bisogno.
Vivevano
dei dissidi molto contrastanti, Bra e Pan. Ma in
fondo il loro stato d’animo non era poi tanto diverso.
La
piccola Pan sentì di aver bisogno di un cambiamento. Di
un qualcosa che la spronasse a sentirsi nuovamente se stessa, la
nipotina di
Son Goku, la piccola Saiyan attaccabrighe e piena di grinta, piena di
spirito
avventuriero, piena di coraggio.
Sentì
scoppiare dentro il suo cuore l’impellente bisogno di
sentirsi felice, di ricominciare a vivere. E di trovare una nuova
ragione per
farlo, soprattutto.
Sentì
di avere il bisogno di scacciare dalla mente e dal
cuore quei due grandi occhi di cielo che di colpo erano stati in grado
di farle
dimenticare di tutto il mondo che le stava intorno. E forse, dopotutto,
il
destino era stato benevolo a concederle una chance.
La
piccola Bra sentì invece riscaldarsi il cuore della
tenue luce di un barlume di speranza. La speranza di riveder sorridere
suo
padre, di saperlo felice al loro fianco.
Di
ripercorrere il suo atroce passato, trovare in esso la
fonte di tanto malessere e sradicare all’origine il motivo di
tanta sofferenza.
Avrebbe affrontato qualsiasi rischio per conseguire questo risultato.
Si
sarebbe armata di coraggio e volontà, avrebbe persino
cominciato ad allenarsi
duramente qualora fosse stato necessario. E avrebbe dato il meglio di
se
stessa. Avrebbe portato avanti con orgoglio la propria
identità di principessa
dei Saiyan.
Le
ragazze, entrambe immerse tra i propri contrastanti
pensieri si scambiarono nuovamente uno sguardo. Uno sguardo che non
lasciava
ormai trasparire tuttavia sorpresa o sdegno. Al contrario, parve invece
che le
due piccole Saiyan avessero compreso al volo l’una i
sentimenti dell’altra,
senza neppure il bisogno di aprire la bocca.
Perciò
non ebbero bisogno di consultarsi. Né Goku e Bulma
ebbero bisogno di un consenso da parte loro.
Il
consenso che avevano tacitamente concesso trapelava
palesemente attraverso i loro occhi limpidi e determinati, carichi di
grinta e
volontà.
“Per
noi va bene. Possiamo prepararci per la partenza.”
Goku
e Bulma si scambiarono uno sguardo carico di
soddisfazione, entrambi consapevoli del fatto che l’idea di
Gohan era stata a
dir poco geniale.
Perché
le due ragazze parevano serie e determinate, pronte
ad affrontare qualsiasi difficoltà, profondamente motivate
da una ragione
oscura, che né Bulma né Goku erano in grado di
spiegare.
Ma
non era importante in fondo. La sicurezza e la forza di
spirito espresse dagli sguardi delle due ragazze risultavano
più che
sufficienti a colmare i dubbi eventuali che potessero farsi largo nelle
menti
dei due adulti.
Tuttavia
sarebbe stato saggio in ogni caso esporre in
maniera chiara alle due ragazze quali fossero i rischi ai quali avevano
accettato di andare incontro, e in modo particolare avvertirle del
fatto che
avrebbero dovuto seguire uno strenuo allenamento prima che la loro
avventura
avesse realmente inizio.
“Non
così in fretta ragazze.”
Lo
sguardo di Goku passò velocemente dall’entusiasmo
che si
era impadronito di lui fino a qualche istante prima ad una
serietà che non gli
era abituale se non in situazioni di estrema emergenza. Posò
quindi i propri
occhi neri sulle due giovani, ispezionandole con aria assorta e
corrucciata.
“Immagino
che sappiate che il pianeta sul quale sbarcherete
è un posto pericoloso, perciò è bene
che siate ben preparate a qualsiasi
eventualità prima di intraprendere questo viaggio. Occorre
che vi alleniate
duramente affinché siate in grado di tener testa ai nemici
che incontrerete
lungo il tragitto, e di questo mi occuperò io stesso nei
prossimi giorni.”
Goku
si spinse ancora di qualche passo in direzione delle
due ragazze, senza tuttavia staccare loro gli occhi di dosso.
“Tuttavia
non dovete dimenticare il motivo primordiale per
cui state intraprendendo questa missione… Il vostro
obiettivo primario è Vegeta
naturalmente. Cercate di avvicinarvi a lui per quanto vi è
possibile, almeno
fin quando non riuscirete a capire cos’è che lo
turba. Una volta che lo avrete
scoperto potrete agire come meglio credete per aiutarlo … Ma
categoricamente
nessuno deve venire a scoprire la vostra vera identità. Le
cose potrebbero
prendere una brutta piega in questo caso… Sono stato
chiaro?”
Le
due ragazze si scambiarono uno sguardo di assenso.
“Cominciamo
subito con gli allenamenti, Goku.”
La
piccola Bra pareva mossa da una determinazione che mai
in maniera tanto viva si era manifestata nella sua persona. Sua madre
quasi
stentò a riconoscerla.
L’aveva
vista crescere, la sua bambina, le era rimasta
accanto ogni singolo istante della sua vita. E mai per tutta la durata
della sua
giovane esistenza la principessina dei Saiyan aveva desiderato con
tanto ardore
avere a che fare con gli allenamenti.
Ed
effettivamente la piccola Bra detestava combattere. Questo
era un dato di fatto alquanto risaputo. Combattere era qualcosa che non
aveva
mai fatto, qualcosa di cui mai le era importato qualcosa. La sola idea
di avere
lo smalto delle unghie ammaccato, i capelli fuori posto, ed il rischio
costante
che i muscoli delle braccia e delle gambe le si ingrossassero al punto
di
renderla simile ad un uomo le causavano l’emicrania.
Ma
quel caso era sporadico e del tutto particolare. La
giovane principessa avrebbe fatto qualsiasi cosa che fosse in suo
potere per
suo padre, per il grande Principe dei Saiyan. Avrebbe compiuto
l’impossibile,
avrebbe concentrato ed impiegato al massimo tutte le proprie
potenzialità nel
tentativo di aiutarlo a conseguire ciò che lo avrebbe reso
un uomo felice.
Son
Goku dal suo canto, piacevolmente sorpreso dalla forza
di volontà delle due ragazze, non aspettò che
quella richiesta gli fosse posta
un’altra volta.
Sorrise
soddisfatto, ed estremamente curioso di capacitarsi
egli stesso delle effettive capacità delle due ragazzine si
tele-trasportò
insieme a loro in una sconfinata area desolata, adatta
all’allenamento che presto
vi si sarebbe tenuto.
::::::::::::::::::::::::::::::::
L’allenamento
affrontato dalle due ragazze fu duro e
faticoso, ma allo stesso tempo estremamente producente. Per lo meno per
la
piccola Pan, che ebbe modo di dimostrare al nonno la portata del
proprio
miglioramento sul campo di battaglia.
Goku
ebbe occasione di sentirsi estremamente orgoglioso
della sua piccola Saiyan. Perché non poté fare a
meno di riconoscere se stesso
nella sua grinta, nella sua voglia estrema di superare i propri limiti.
Era
migliorata tantissimo la sua bambina, dall’ultima volta
in cui aveva avuto modo di testare le sue capacità. Era
migliorata tantissimo
in un lasso di tempo estremamente breve, con una rapidità
che neppure lui
stesso, nei suoi strenui e costanti allenamenti, era mai stato in grado
di
raggiungere. Perché Pan era la piccola copia di suo padre.
Un talento senza
eguali. Ma carica di quella determinazione e di quell’amore
per il
combattimento che non erano mai appartenuti a Gohan. Perché
la piccola li aveva
ereditati dal nonno, senza ombra di dubbio.
Tuttavia
lo stesso non si poteva dire di Bra. Per quanto la
fanciulla si sforzasse di riuscire alla perfezione in ciò
che stava facendo,
per quanto ce la mettesse tutta, i risultati che riusciva a conseguire
erano
piuttosto scarsi.
Era
un dato di fatto evidente che la giovane non si fosse
mai dedicata con costanza agli allenamenti, ad eccezione di qualche
raro caso
sporadico.
E
di certo, tentare di rendere la principessa dei Saiyan un
guerriero che fosse per lo meno al livello di Pan sarebbe stata una
missione
alquanto ardua.
A
meno che, naturalmente Son Goku non avesse preso la
rischiosa decisione di utilizzare nei suoi riguardi un metodo
più drastico. Un
metodo che soltanto con una mente cocciuta e orgogliosa avrebbe potuto
sortire
dei risultati utili.
“Così
non va bene, Bra. Sei lenta e prevedibile, avrei
potuto farti fuori un milione di volte se lo avessi voluto.”
Son
Goku squadrò la ragazzina con aria severa, piazzandosi
nuovamente in posizione di combattimento a qualche centimetro da lei,
nonostante lei già ansimasse copiosamente per i numerosi e
fallimentari sforzi
compiuti.
“Mi
dispiace Goku … Ma credo di non essere proprio tagliata
per il combattimento.”
“Eh?
Guarda un po’ cosa mi tocca sentire… La figlia del
principe Vegeta, il più forte di tutti i Saiyan non sarebbe
tagliata per il
combattimento? Mpf. Sono
contento del
fatto che tuo padre non sia qui, altrimenti sono sicuro che si
vergognerebbe
atrocemente di te e del tuo pessimo metodo di combattimento.”
La
piccola Bra digrignò ferocemente i denti e strinse i
pugni in preda alla rabbia più totale. Non si sarebbe mai
sognata di sentir
proferire parole tanto dure proprio da una persona come Son Goku, che
aveva da
sempre dimostrato di essere, ed effettivamente era sempre stato
svenevolmente
buono, ed estremamente comprensivo.
Avrebbe
potuto ignorarlo, far finta di nulla. Eppure quelle
parole facevano male. Le causavano un’atroce fitta
all’altezza del cuore.
Perché la principessa era perfettamente consapevole della
cruda realtà che esse
trasmettevano. Sapeva perfettamente quanto quelle dure parole fossero
vere.
“Tornatene
a casa Bra. Questa missione è troppo rischiosa
per essere affidata ad una ragazzina capricciosa e viziata. Oltre a non
essere
una presenza utile potresti costituire un intralcio per Pan. E di
intralci non
ne abbiamo proprio bisogno. Ma stai pure tranquilla, troveremo qualcun
altro che
possa sostituirti.”
A
questo punto la rabbia celata nel cuore di Bra esplose
senza ritegno. La giovane mezzosangue si fece liberamente guidare
dall’incontenibile rabbia che si era fatta largo in ogni sua
singola cellula,
espellendola dal proprio corpo sotto forma di una splendente aura
azzurra, che
nel giro di qualche istante aveva avvolto completamente il suo corpo
minuto.
In
preda ad una ormai incontrollabile ed incontenibile ira,
la principessa dai capelli turchini si scaglio a velocità
fulminea contro il
corpo di Goku, e prese ad attaccarlo ininterrottamente, assestando di
volta in
volta colpi non eccessivamente potenti, ma ben calibrati e precisi.
E
Son Goku non poté che provare in fondo al cuore una
profonda soddisfazione.
Avrebbe
potuto respingerla. Avrebbe potuto strattonarla
lontano nel giro di qualche istante. Avrebbe potuto renderla
inoffensiva con un
solo colpo di risposta. Ma aveva volontariamente deciso di non farlo.
Poiché
aveva finalmente trovato il modo di raggiungere
l’obiettivo che si era prefissato fin dal momento in cui
l’allenamento aveva
avuto inizio.
Conoscere
le potenzialità delle due giovani guerriere.
Non
aveva voluto credere che Bra non avesse alcun tipo di
attitudine alla lotta. E aveva avuto ragione a non crederlo nemmeno per
un
singolo istante. Perché aveva avuto ragione alla fine. Bra
era un portento. Un
piccolo uragano fuori allenamento, ma pronto in ogni caso a scatenarsi
al
momento opportuno. Un forte guerriero all’occorrenza. Un
guerriero
straordinario, esattamente come suo padre.
La
giovane interruppe la propria forsennata, rabbiosa
vendetta solo nel momento in cui sentì echeggiare attorno a
sé la fragorosa
risata del nonno di Pan. E non poté fare a meno di entrare
in un assurdo stato
confusionale.
Perché
non era assolutamente in grado di capire cosa
potesse spingere quello “sciocco babbeo”, come suo
padre soleva definirlo, a
ridere senza contegno in un momento come quello.
Così
Bra cominciò ad attendere. Attendere che le venisse
data una spiegazione, una spiegazione al maltrattamento subito, a
quella
stupida, inspiegabile risata.
In
qualche istante Goku riemerse dalle rocce contro le
quali era stato catapultato, e, quasi come se gli attacchi subiti non
gli
avessero sortito altro che il solletico, prese a spolverarsi i vestiti.
“Ti
chiedo scusa per tutto quello che ho detto Bra. Sappi
che non pensavo assolutamente nulla di tutto ciò. Volevo
soltanto dimostrare
sia a me stesso che a te, che non è assolutamente vero che
non hai talento nel
combattimento. E soprattutto volevo aiutarti a trovare dentro te stessa
una
motivazione valida per cui combattere, per cui dare tutta te stessa.
Sei molto
forte, Bra. Spero che tu te ne sia resa conto dopo questa
dimostrazione.”
Sorrise
paternamente ed accarezzò con delicatezza la testa
della giovane turchina.
“Sapete
ragazze? Credo che voi due non abbiate bisogno di
ulteriori allenamenti. Siete già pronte per partire alla
volta di Vegeta-sei.”
Le
due giovani si scambiarono uno sguardo carico di
entusiasmo, e non potendo trattenere la felicità
cominciarono ad esultare,
ricevendo in cambio da parte dell’adulto unicamente uno
sguardo carico di
tenerezza.
“Che
ne direste di correre alla Capsule Corporation per
ultimare i preparativi alla partenza?”
“SI!!!!”
Le
ragazze esultarono in coro, e posate le proprie piccole
mani sulle spalle del guerriero Saiyan si ritrovarono in un batter di
ciglia
nuovamente nel luogo dal quale erano partite.
::::::::::::::::::::::::::::::::
“Mmm,
bene, direi che non questo ci siamo. Bra hai finito
di preparare i bagagli?”
“Non
ancora Pan. Che ne dici, è meglio portare due paia di tacchi
oppure uno soltanto? E poi gentilmente, potresti portare
l’asciugacapelli? Io
porterò la piastra e il make-up!!”
La
corvina guardò l’amica con gli occhi carichi di
sorpresa.
“I
t-tacchi? Scusami tanto Bra, ma quando credi che avremo
occasione di indossare qualcosa di diverso da una battle-suit? Dai,
leva dalla
valigia tutte quelle paillettes!! Se ti venisse la brillante idea di
indossare
roba del genere su quel pianeta di scimmioni ci sgamerebbero
subito!!”
“Uffa
Pan, sei proprio un maschiaccio!! Pianeta di
scimmioni o meno, io non posso fare a meno di pensare a coltivare al
meglio la
mia straordinaria bellezza in ogni istante della mia vita!”
“Mpf.”
Pan
si voltò contrariata dalla parte opposta. Sarebbe
eternamente rimasto un mistero per la sua giovane mente scoprire se ci
fosse
qualcosa di sbagliato in lei o nel resto del mondo femminile.
Detestava
le svenevolezze, le scemenze ed ogni forma di
perdita di tempo. Per il semplice fatto che le considerava cose
estremamente
superficiali. Roba da oche.
Preferiva
di gran lunga la praticità di un paio di leggins
al fastidio di una minigonna abbinata a scomodissimi tacchi. Era fin
troppo
affezionata alla sua bandana arancione per pensare di buttarla via
sostituendola con uno stupido cerchietto adorno di fiori di stoffa.
Ma
soprattutto non si era mai paragonata al resto del
mondo. Mai si era sentita strana. E mai prima di allora si era posta la
problematica di essere sbagliata. Eppure, se fosse stata diversa almeno
un po’,
forse Trunks, il suo adorato Trunks, avrebbe trovato in fondo al
proprio cuore
un motivo per cui guardarla con occhi diversi…
Sospirò.
Di certo quello non sarebbe stato il momento
opportuno per perdersi fra quei pensieri. Era in procinto di
intraprendere una
straordinaria avventura che le avrebbe liberato la mente da ogni triste
pensiero del genere. Si sarebbe divertita, avrebbe ritrovato tutto
ciò che di
se stessa le era parso di aver perso, e sarebbe ritornata a vivere,
come la Pan
si sempre. Allegra, coraggiosa e vivace. Maschiaccio forse. Ma
speciale.
Chi
mai avesse scelto di amarla l’avrebbe accettata per
com’era, e lei non avrebbe dovuto preoccuparsi di rendersi
diversa.
Ebbe
per la prima volta, dopo tanto tempo, la
consapevolezza, o forse la ferrea speranza che al mondo, nascosto da
qualche
parte, ci fosse anche il suo principe azzurro.
Un
principe azzurro che già, da qualche parte
dell’universo
la stava attendendo per offrirle il suo amore.
Sorrise
tra sé fra questi ottimistici pensieri, che da
tempo ormai avevano preso a non sfiorarle più neppure la
mente. Sorrise
ammirando la natura fuori dalla finestra, al pensiero che non fosse mai
troppo
tardi per tornare ad essere felici.
:::::::::::::::::::::::::::
“Scusate
l’interruzione ragazze. Ho appena finito di
ultimare i macchinari. Grazie al cielo la macchina del tempo che Cell
ha
utilizzato per arrivare fin qui non era ridotta troppo male,
così ho avuto modo
di procurarvi anche altre cose che potrebbero esservi utili.”
La
scienziata tirò fuori dalla tasca destra del proprio
grembiule da lavoro un contenitore di capsule, e cominciò ad
enunciarne il
contenuto alle due giovani.
“Prendete
nota ragazze. Le capsule sono numerate, perciò
non dovreste avere difficoltà a riconoscerle
all’occorrenza. All’interno della
numero 1 troverete un appartamento. Le dimensioni sono un po’
modeste, ma è
stata pensata affinché sia facile per voi piazzarla in un
luogo desolato e fuori
dalla portata di occhi indiscreti! Tuttavia naturalmente ho provveduto
personalmente a fornirla di ogni comfort necessario. Avrete una camera
da letto
e un bagno ciascuno, così non dovrete litigare!! Mentre
invece la cucina e il
salotto saranno in comune. Ho installato inoltre una piccola Gravity
Room, nel
caso in cui decidiate di allenarvi.
La
capsula numero 2 contiene una quantità considerevole di
battle-suit, nel caso in cui qualcuna si rovinasse o fosse a lavare.
Sono
costituite di un materiale resistente, e le ho disegnate io stessa
secondo una
descrizione dettagliata che Vegeta stesso mi ha fornito tempo fa sul
vestiario
femminile Saiyan. C’è da ringraziare il cielo che
talvolta mi vengano simili
curiosità!
La
capsula numero tre contiene invece una quantità di cibo
tale da sfamare un esercito per almeno un anno. Non abbiamo idea di che
cosa
mangino quegli scimmioni, e non voglio certo correre il rischio che
siate
costrette a mangiare carne di alieno!!
E
infine nell’ultima capsula, la numero 4,
c’è un
travestimento costruito appositamente per te, Bra. Pan ha i capelli
neri e la
coda, perciò non ha alcuna difficoltà ad essere
facilmente scambiata per una
Saiyan purosangue, ma tu hai necessariamente bisogno di un
travestimento coi
fiocchi. Dentro questa capsula troverai una parrucca e una pratica
mutandina
con la coda incorporata. Geniale vero?”
Le
due ragazze si scambiarono uno sguardo interrogativo.
Bra pareva preoccupata e inorridita allo stesso tempo, mentre invece
Pan
tratteneva a stento le risate alla malsana immaginazione di Bra, che
per tutta
la durata della loro permanenza su Vegeta-sei avrebbe dovuto indossare
lo
stesso paio di mutande.
Bra
dal suo canto, profondamente stizzita da un tale errore
di calcolo da parte della madre, colse al volo l’occasione
per evidenziare il
problema, con la dolcezza che da sempre la caratterizzava.
“Già
mamma, geniale. Perché secondo i tuoi calcoli dovrei
passare tutto quel tempo SENZA CAMBIARMI LA BIANCHERIA INTIMA,
giusto?”
“C-cosa?
Oh giusto, non ci avevo pensato… Hai ragione
tesoro, apporterò subito una modifica.”
Bulma
ridacchiò piuttosto imbarazzata. Tuttavia il suo
volto tornò repentinamente ad essere serio nel rammentare
ulteriori
delucidazioni da fornire alle due ragazze.
“Un’ultima
cosa. Ho installato a bordo della navicella uno
speciale macchinario, in grado di collegare due diverse dimensioni
temporali.
Così potremmo comunicare facilmente, e voi avrete la
possibilità di aggiornarci
in tempo reale di ciò che sta succedendo laggiù.
Inoltre, una volta arrivate a
destinazione ricordatevi di richiudere la macchina del tempo in questa
capsula
vuota. Se qualcuno la vedesse in giro sarebbero guai seri per
voi.”
“Ti
ringrazio Bulma, hai pensato proprio a tutto!”
Affermò
Pan, incapace di contenere la propria felicità e la propria
impellente voglia
di intraprendere quell’avventurosa missione.
“Di
nulla, piccola. Sono io a dover ringraziare voi per
aver accettato questo incarico. Beh credo di avervi detto tutto
ciò che
dovevate sapere. Occupatevi degli ultimi preparativi e badate a non
dimenticare
nulla che possa servirvi! La partenza è prevista per domani
mattina.”
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Angolo
autrice: Rieccomi con il secondo capitolo di questa
Long Fic. Alla fine a partire non saranno Goten e Trunks, ma Pan e
Bra… Sorpresi?
Come se la caveranno le due ragazze in questa missione? Spero di avervi
incuriosito almeno un po’ con questo secondo capitolo, e che
i tanti taciti
lettori vogliano lasciarmi un’opinione!! Ringrazio comunque
anche solo chi
legge e chi segue!! Un bacio :*