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Autore: Everian Every    11/06/2016    0 recensioni
Viaggiamo insieme alla scoperta del passato degli abitanti dell'Ever World, scoprendo la loro storia, ma anche vedendo scorci del futuro di un intero mondo in cui nulla, nemmeno l'eternità, garantisce certezze.
A voi alcune storie spin-off sui miei oc. O almeno. Su alcuni...
Enjoy this :D
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Over Worlds'
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Guardo fuori in giardino. È una giornata di sole. Il prato sembra giocare insieme al vento, frusciando allegro sino al limitare del boschetto. Guardo i lunghi alberi che si chiudono, poco distanti, davanti alla mia finestra. Appena pochi metri più in là dalla mia dimora, il bosco inizia, brusco, a crescere fermando il terreno come un gigante che impedisce il cammino con tante gambi dure e ruvide. Erano pini, le aveva spiegato suo nonno una volta, quelli che vedeva. Era la grande pineta che faceva da limitare tra il regno delle sette principesse e le Bad Lands. Gli alberi crescevano per miglia dal loro piccolo villaggio di confine fino a collegarsi alla grande Everfree Forest.
Mio nonno mi dice sempre di non andare nella pineta. Lì si nascondevano tutti gli incubi dei bambini e che non doveva andarci, mi aveva detto. Ovviamente io gli do ascolto tanto quanto darei retta ad sasso. Quindi tutti i giorni vado con i miei amici in mezzo a quegli alberi giganteschi e muti, nel silenzio innaturale della pineta. Una volta ci siamo spinti così lontano che per tornare a casa abbiamo dovuto chiedere informazioni ad uno strano signore con uno strano sorriso sempre in volto e gli occhi sbarrati come se non avesse le palpebre mancanti. Era tanto buffo, quando ci aveva visti si era rannicchiato contro un albero, stringendo tra le zampe bianche come la neve, macchiate qui e là con macchie stinte di pomodoro, un coltello dalla lama smussata e spezzata. Quel coso aveva perduto perfino il filo, tanto doveva essere vecchio, ed era coperto di ruggine.
Noi eravamo una decina. Jhona, Blue Whirl, Whisper, Amy Bell, Roselyn Moe, io, Guardian, Derreck Kogan, Nina Milligrass e Suzie Vlear. Lo abbiamo guardato per un attimo, non capivamo mica cosa gli stava prendendo. Io avrò avuto si e no sette anni. Ora ne ho ben dieci, sapete? Mamma dice che sono grande, ormai! Però ancora mi prega, come il nonno e la nonna, di non tornare più nella pineta.
Insomma, dicevo, ci eravamo allontanati troppo e non trovavamo più la strada di casa, così abbiamo chiesto a questo signore come tornare indietro. Lui si mise a mormorare parole senza senso, sul fatto che avremmo dovuto andare via, che non dovevamo stare lì, che dovevamo tornare indietro. Ripeteva continuamente la parola "paura no, paura no!" ed ogni volta che lo faceva, la testa scattava verso sinistra per poi tornare dritta. Noi iniziavamo ad essere un po' inquieti, almeno, io lo ero. Derreck si atteggiava come se lui non provasse paura. Al contrario Blue Whirl, il più fifone del gruppo, si era nascosto direttamente dietro le ali di mia cugina, Amy. Lei aveva sbuffato e io non ero riuscita a non pensare a quanto fosse buffa quando alzava gli occhi al cielo perché qualcuno la usava come scudo. Lei era il capo, più o meno. Cioè, in realtà noi seguivamo sempre Jhona e Guardian, che erano i più fighi di tutti.
Mi chiedo come stiano... Sono partiti non appena compiuti i quattordici anni per non so quale cosa. Ho sentito parlare mia mamma con i loro genitori e li ho sentiti dire che erano andati in guerra. Cosa sia la guerra non lo so, ma spero si stiano divertendo.
Comunque! Dicevo, ripeteva quelle cose e noi ci stavamo anche stancando. Allora Amy si è spazientita. Lei è una vera dura, lo è sempre stata. Ha due anni più di me, e tra poco partirà anche lei come gli altri due. La vedo sempre più triste però... Magari le mancano i bei vecchi tempi. Non appena ha provato a toccarlo, lui ha cacciato un urlo che ci ha terrorizzati. Roselyn, la più piccola (aveva cinque anni allora, mi pare...) si fatta avanti preoccupata. Aveva un cuore d'oro, lo ha sempre avuto, la cara Rose. Gli chiese se stesse bene, ma l'altro non fece altro che dirci di andarcene, indicando una direzione con lo zoccolo. Jhona sembrava sospettoso e ci disse di andarcene. Nina e Whisper protestarono, non volevano abbandonare quel poveretto lì. Avevano un anno di differenza rispetto a Jhona e Guardian, ed erano i miei idoli. Due fratelli che si sostenevano sempre, li ammiravo molto. Comunque, Jhona rifiutò di restare e se ne andò. Io e gli altri ci ritrovammo costretti a seguirlo per evitare che ci abbandonasse. Perfino Amy, che non permetterebbe mai a nessuno di darle ordine, lo seguì. Effettivamente, Jhona era l'unico che lei ascoltasse, anche se non capisco perché.
Uscimmo dalla pineta che era notte fonda. I nostri genitori erano preoccupatissimi e ci sgridarono, ma ricordo che quel giorno fu memorabile. Ci eravamo davvero divertiti da matti, si!
Ora ci ripenso e mi viene un po' di tristezza. Magone, lo chiama mia mamma, e quando gliene parlo lei mi sorride con gli occhi un po' strani, come se stesse piangendo senza lacrime, e mi arruffa i capelli. E mi fa ridere e poi mi cucina tante cose buone! Poi però lei deve lavorare e io resto sola di nuovo. E penso di nuovo a quei giorni. Quando Jhona e Guardian erano qui. Quando Amy sorrideva ancora. Quando una cosa strana chiamata "cancro" non aveva portato via per un viaggio non ho mai capito dove mio papà. Quando tutti i miei amici erano ancora qui. Ora restavamo io, mia cugina Amy e Blue.
Amy passava quasi tutto il suo tempo con la nonna. Erano entrambe unicorni e la loro nonnina le doveva insegnare qualcosa, ma quando chiedo cosa o se posso assistere tutti mi dicono di non preoccuparmi di quelle faccende. Come sono strani gli adulti. Mi rimane solo Blue con cui giocare, visto che il nonno era partito anche lui per la capitale giusto qualche giorno prima. Aveva indossato la sua vecchia uniforme "da colonnello", come aveva detto la mamma, e se n'era andato su un grande carro coperto del tutto da freddo metallo verde e tirato da una decina di grandi signori vestiti con strani abiti di metallo scintillante. Mi manca il nonno. Mi mancano le sue storie e stare sulle sua groppa grande e che non si stanca mai. Mi mancano i suoi rimproveri seguiti da una strofinata di capelli con lo zoccolo gigante e duro come un sasso.
Decido che è il momento di reagire. Voglio potermi divertire di nuovo, accidenti! Magari, se convincesse anche Amy, riuscirei a farla sorridere di nuovo. Corro giù per le scale di corsa e non saluto nemmeno la mamma che sta lavando i piatti in cucina. Esco in strada. La nostra è una casa grande, a tre piani, un po' lontana dal villaggio. Correndo mi ci vogliono almeno dieci minuti per arrivarci. Sento mamma dire che devo essere a casa per cena e le grido di sì, poi mi fiondo verso la piazza cittadina. Oh, come sono felice, solo il pensiero di fare un altra gita nella pineta con la mia cuginona e il mio migliore amico mi eccita tantissimo! Sento il vento che mi carezza il pelo color nocciola e mi viene una voglia matta di ridere.
Il sole batte forte, ma sta già iniziando a calare. Potremo stare fuori solo per un paio d'ore, ma a me basta. E anche Blue sembra felice della proposta. È da quando suo fratello Derrek, di un anno più grande di me, era partito per andare a studiare lontano che non lo vedo così raggiante. Mi sorride dalla porta e mi chiede di aspettare, deve chiedere a suo padre. Ovviamente non dirà nulla di dove vogliamo andare, altrimenti ci caccerebbero subito in camera e niente gita. Torna ancor più raggiante poco dopo e non deve nemmeno dirmi che gli hanno dato il permesso. Lo capisco dal suo sorriso. Corriamo verso la casa di mia nonna. Non è molto grande. In realtà, la casa in cui abito io era dei miei nonni, ma poi loro ce la diedero quando nacqui io e loro si fecero costruire un cottage nel villaggio, più piccolo. Insomma, io dopotutto ho sette fratelli e sorelle, ora dispersi per tutta Equinia! Eravamo tanti, accidenti!
Ci viene ad aprire Amy e quando le faccio la proposta lei esita. Per un attimo ho paura che dica di no, ha un'espressione così indecisa in faccia... Oh, ti prego... Si! Ha accettato! Adesso sono davvero felice! Lei da un grido alla nonna per dirle che starà fuori per un po', poi partiamo al galoppo verso la pineta. Ci mettiamo un soffio, anche se il villaggio è a abbastanza lontano, più a valle del bosco che invece si inerpica su per le pendici delle montagne giganti. Il bosco ci accoglie come sempre, con il suo aroma inconfondibile di umidità e resina. Inspiro a pieni polmoni, occhi chiusi ed espressione soddisfatta sul musetto fino a riempirmi il petto. Che buona l'aria della pineta.
Blue propone di tornare alla vecchia casa coperta di scritte che avevamo trovato qualche anno prima durante una spedizione. Era una casa stranissima, a due piani, col tetto spiovente e una cappa per camino che sbuffava nuvolette grigiastre sempre, pur non essendo collegata a nessun camino dentro l'edificio. Ma la parte più buffa era che qualcuno si doveva essere divertito a ricoprire tutto quanto, sia all'interno che all'esterno dell'edificio, con la scritta "exit".
Amy sbuffa e dice che non è una grande idea. La casa è troppo lontana. Storco la bocca dispiaciuta. Un tempo, mio cugina si sarebbe fiondata all'avventura di quello strano posto. Ora invece stava a farsi problemi per la distanza, come se le importasse di non cacciarsi nei guai. Poi però lei sorride con aria furba e spalanca le ali color cobalto, facendo lampeggiare gli occhi. Dice che il capanno per le provviste è molto meglio, perché ci si può arrampicare e perché ci sono le gallerie da esplorare sottoterra. Blue ed io sgraniamo gli occhi e poi gridiamo eccitati. Il silos è la parte che io preferisco. Fa una paura tremenda, soprattutto quando entri nella botola che sta dentro il grande cilindro di pietra. Quando c'era tutto il gruppo facevamo a gara a chi ci stava dentro per più tempo. Jhona e Guardian uscivano per ultimi, insieme e solo perché ormai era troppo tardi. Una volta io giuro che ci ho visto qualcosa. Come un grande essere bipede che correva per i cunicoli. Però poi lo persi di vista e non ne seppi più nulla. Tutti mi diedero della svitata e poi però ridemmo.
Decidiamo che l'idea di Amy è ottima e ci mettiamo a correre, facendo a gara per vedere chi arriva prima. Sappiamo tutte le strade come se fossero parte del villaggio, ormai. Corriamo e corriamo. Io inizio ad essere stanca, però! Non mi pare che la strada fosse così lunga. Chiedo una pausa e Blue mi prende in giro, ma Amy lo zittisce. Sembra preoccupata. Si guarda intorno come se non si ritrovasse più nella foresta, come se non avesse più punti di riferimento. Per un attimo penso che ci stia prendendo in giro, ma poi, alzando lo sguardo, mi rendo conto che il grande sasso a forma di fungo non c'è. Eppure giurerei di averlo visto poco più indietro, non dovremmo averlo superato. Blue si accorge che qualcosa non va e inizia ad agitarsi. Amy prova a volare, ma dice che dall'alto sembriamo vicinissimi al villaggio. Ci incamminiamo nella direzione che ci ha indicato.
In lontananza, tra gli alberi, scorgo la figura di una puledra vestita con un abito strana. Ha una mascherina bianca che gli copre la bocca ed è bellissima. Scorgo il luccichio di quelle che credo siano forbici sporgere da una tasca. Dico agli altri di fermarsi, ma la ragazza ci vede e scappa subito sparendo nel sottobosco. Continuiamo a camminare.
Io inizio ad avere paura però...
 
Camminiamo per ore. Il cielo è di un nero agghiacciante. Sembra che voglia piombarci addosso e che solo i fitti aghi di pino che lasciano appena intravedere la volta possano sorreggerlo, anche se non per molto. Camminiamo da ore e io sono stanca, ho freddo, fame e ho anche paura. Blue sta tremando. Il vento che prima ci faceva ridere di gioia ora ci fa congelare.
La paura diventa frustrazione e la frustrazione rabbia.
Grido contro Amy che ci ha mentito. Aveva detto che eravamo vicini al villaggio, quasi al limitare del bosco! Mi ha mentito! Lei si arrabbia e ribatte che non è vero, ma io non le do retta. Mi volto e mi allontano verso un'altra direzione. Non la voglio seguire più. Lei mi grida di fermarmi, adesso si scusa pure, ma io non la ascolto. La sento avvicinarsi e allora corro, corro a più non posso, anche se so che mi raggiungerà. Lei sa volare, dopotutto.
Però ora sento qualcosa di strano. Non mi ha presa. E non la sento più. Mi fermo e mi volto smarrita. Dove... Dove sono finiti Amy e Blue. Non aveva corso che per due minuti, con loro che le andavano dietro, avrebbero... avrebbero dovuto essere ancora lì... Che... Grido una volta. Non è divertente. Glielo dico, NON È DIVERTENTE! USCITE! EDDAI, USCITE! Perché non escono? Perché non uscite? Ragazzi...

Sono sola nel bosco e cammino da non so quanto. L'alba non arriva, anzi... Sembra solo più lontana ogni attimo che passa. Finalmente sento qualcosa. È un fruscio. Viene da dietro quel cespuglio... ora mi avvicino. Magari sono loro. Spero di sì. Ti prego, fa che siano...
Scosto il cespuglio. Mi blocco inorridita. Ho così male al petto e alla pancia che non riesco né a piangere, né a vomitare. Davanti a me sta Amy. Ha la... La...
I suoi occhi vitrei mi guardano, mentre a qualche metro di distanza, in una pozza di liquido nero che non voglio sapere cosa sia, ancora freme una sua zampa. Un'altra spunta da sotto il cespuglio e io salto all'indietro quando la vedo. Per un istante ho abbassato lo sguardo. E mentre ho gli occhi bassi, in quel solo secondo, la sensazione di essere osservata mi colpisce come un calcio dritto in faccia. Alzo la testa, incapace di gridare anche se vorrei sgolarmi dal dolore. E lo vedo... Lo vedo... O miei dei, lui mi sta... Mi sta fissando... Non ha occhi, ma mi fissa...
Mi volto e corro, mentre quella cosa sta ancora ferma. Ma la sento, sento che vuole seguirmi, braccarmi! È un mostro, è... Alto, vestito di nero, sta su due zampe e altre due gli pendono lungo i fianchi, lunghe fino a terra. Lunghi tentacoli viscidi gli escono dalla schiena. E la testa... Ovale, bianca come la luna piena, terrificante.
Corro a perdifiato fino a giungere in vista di casa mia. Finalmente il bosco mi permette di uscire. Arrivo davanti alla porta e busso, ma è già aperta. Non ci penso due volte ed entro, chiudendo in fretta il catenaccio. Faccio di corsa le scale e mi chiudo in soffitta. Mia madre non c'è, probabilmente è fuori a cercarmi preoccupata. Ma io devo stare qui o quella cosa mi... Finalmente riesco a piangere, mentre la tensione mi abbandona e la sofferenza subentra. Poggio la testa sulla porta. O dei, che cosa è successo? Che cosa ho fatto? Il nonno aveva ragione, quel bosco era...
Mi blocco. Sbarro gli occhi. Lentamente alzo la testa. La sensazione è di nuovo lì. Vorrei fuggire, ma ho sbarrato la porta, non posso. Mi volto lentamente e lo vedo. Non so come sia entrato. Forse magia. Fatto sta che è lì, immobile. E mi fissa. E mi vuole. Chiudo gli occhi urlando con tutto il fiato che ho, mentre quello si avvicina senza nemmeno muovere le zampe...
 
Apro gli occhi. Sono in soffitta. Perché sono in soffitta? Che è successo? Mi massaggio la testa. Mi fa male, devo aver preso una botta. Poi lo vedo. Sta ritto sulle zampe, altissimo, e mi fissa senza occhi. Mi torna tutto in mente e faccio per urlare. Fuori è ancora buio e nessuno a parte io e il mostro si trova in casa o nei dintorni. Lui però si agita. Sembra preoccupato. Alza lentamente le zampe anteriori e si porta le lunghe propaggini degli zoccoli, sottili e affilate come artigli, sul viso, come a farmi segno di stare zitta.
Mi zittisco. Non sembra cattivo, ma mi fa una paura innaturale. Solo guardarlo mi fa venire voglia di morire per non doverlo vedere più. Lui mi fa dei gesti con i tentacoli e con le mani, muovendosi molto lentamente. Penso che non sia in grado di fare gesti più rapidi di così. Sembra volermi calmare. Smetto di urlare e lo guardo intimorita. Se lo assecondo magari non mi farà nulla.
Lui sembra felice della mia reazione e cerca di mettersi seduto, tenendo però le zampe posteriori ritte, così da doversi piegare a novanta gradi per poggiarsi a terra.
 
"Chi sei?" gli chiedo.
 
Non risponde. Fa dei segni con la punta di un tentacolo sul pavimento impolverato. Disegna l'immagine stilizzata di sé stesso e di altre strane creature. Mi pare di riconoscere la sagoma scura che avevo visto nelle gallerie sotto il silo tra quelle disegnate. Tutte sembrano terrorizzate. Vicino al gruppo di figure disegna una macchia informe con due puntini in mezzo come fossero occhi. Quei puntini mi ipnotizzano subito. La macchia che, se l'avessi disegnata io o chiunque altro mi sarebbe parso solo una macchia, appunto, mi fa sentire a disagio più del grande mostro che l'ha fatta. Mi mette in allarme.

"Tu e... i tuoi amici... Siete spaventati da quella macchia?" chiedo.
 
Annuisce con forza. Sembra sempre più soddisfatto.

"Cos'è?" continuo.
 
Lui riprende a disegnare. Fa molte figure. Prima sé stesso che fa paura a un puledrino come me. Poi la scena dopo rappresenta il piccolo impaurito e la macchia che appare e spaventa il mostro. La scena dopo mostra la macchia e il puledrino, ma nessuna traccia del mostro.
 
"È... qualcosa che attacca te e i tuoi amici quando fate... paura a qualcuno?" tento di indovinare.
 
Lui annuisce di nuovo, visibilmente soddisfatto.
 
"Cioè... è un mostro che uccide chi fa paura?"
 
Annuisce ancora.
Il mostro non mi fa più paura. Mi fa pena.
Mi vengono due domande da fargli.
 
"Hai paura di me?" inizio con la prima.
 
Annuisce dopo un attimo di indecisione. Deglutisco. Ora la seconda.
 
"Cos'è quell'ombra dietro di te?"
 
...
..
.
 
Angolo di ME:
 
Bene! Una storia su di ME! Finalmente!
Come dite? Di che sto parlando? Ma non è ovvio?
Oh, ho capito, voi avete sempre pensato che con "angolo di ME" si intendesse quella parte delle storie in cui Every parlava, vero? Spiacente di darvi la delusione. Ma ME sono io, ME! Potremmo dire che sono... la dark side di Every.
Oh, via non fate quelle facce. Non siete felici di conoscermi?
Beh, spero che la piccola storia vi sia piaciuta. Magari un giorno si parlerà più profusamente di ME... eheheh...
Ora vado, mi spaventate molto, e io odio avere paura.
Ma prima due domande:
Avete capito cosa sono?
E soprattutto...
Sapete dirmi cos'è quell'ombra dietro di voi?
   
 
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