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Autore: The_Lock    12/06/2016    1 recensioni
Tyler, Sydney, Kyle, Lydia e Skylar sono i nuovi prescelti per difendere Kandrakar e l'equilibrio dell'universo. Nove sono le missioni che dovranno affrontare, e nove saranno i temibili nemici che minacceranno la Pace e le loro vite; sì perché questi nuovi nemici sono più sanguinari di qualsiasi altro nemico mai affrontato e, per cominciare in bellezza, i ragazzi saranno costretti ad andare alla ricerca del Cuore di Kandrakar
Genere: Avventura, Commedia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Hay Lin, Wilhelmina (Will) Vandom
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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4.2- Acantha

 

Il campus di Bluebeech era spettacolare come Sydney e Lydia se l'erano immaginato. Un grosso istituto centrale dove erano locate tutte le aule e gli uffici dei professori principali, mentre altre costruzioni erano sparse per tutto il campus tappezzato di un perfetto prato all'inglese e delle altissime palme che facevano male al collo solo a guardarle. Il campus si estendeva per una superficie tale da essere considerata una frazione della città, con i suoi dormitori capaci di garantire l'ospitalità a più di trecento fra ragazzi e ragazze.

“È un sogno!” sussurrò Lydia, mentre la guida stava elencando tutti i tipi di laboratorio presenti all'interno del campus, da quello di cinema a quello di musica e quello di nuoto.

“Sentito, Sydney? C'è il club del nuoto! Perché non ti iscrivi?” domandò Lydia, tirandolo per la manica della camicia.

“Non so.” rispose lui, facendo spallucce.

“Oh avanti! Vedresti un sacco di fustacchioni in costumi talmente aderenti!” scherzò, facendo ridere il biondo e richiamando l'attenzione di un ragazzo alto che dava dapprima loro le spalle, e successivamente alla battuta della ragazza, si voltò per guardare entrambi con un certo rimprovero nello sguardo. Era Dylan.

“La parte interessante è lì!” sussurrò Lydia, indicando la guida, e Dylan si voltò ancora, provocando un'altra risata di Sydney, questa volta imitato dalla rossa.

Il gruppo si mosse ancora, capeggiato dalla guida, dal preside del Bluebeech campus e dal vicepreside Brown con il quale aveva intavolato un lungo discorso su qualche argomento. Mentre camminavano per il campus, i ragazzi del Bukowski High School non poterono non sentirsi osservati dal centinaio di studenti che, seduti sul prato o affacciati alle finestre, sembravano mangiare con gli occhi ogni singolo studente del liceo. Non che a tutti dispiacesse. Lydia, in effetti, era oltremodo lusingata da quegli sguardi e adorava condividere qualche pensiero con Sydney, cercando di mantenere una certa distanza dal biondo così da non sembrarne la ragazza.

“Ed infine, questa sera, ci sarà una festa di benvenuto!” annunciò il preside e il lungo scroscio di applausi che seguì, arrivò attutito alle orecchie di Lydia che, affascinata da un particolare giovane, si era persa a guardarlo giocare col frisbee.

 

“Stasera faremo qualcosa, altrimenti mi sentirò un irrimediabile sfigato!” disse Skylar.

“Amico, ti rendi conto che sei nello spogliatoio e non giochi nemmeno a football?” osservò Kyle, togliendosi la maglia e poi piegandosi per slacciarsi le scarpe.

“Sì. ok. Wow!” rispose sarcastico Skylar “Dai, una serata solo uomini!” piagnucolò il bruno, giungendo le mani davanti a Tyler.

“Va bene! Basta che non includi altre ragazze! Sono fidanzato!” rispose il rosso, togliendosi la maglia e rivelando la lunga cicatrice sul petto, resto della ferita di Damien quando provò a strappare il cuore del ragazzo. Skylar sussultò visivamente, e Tyler se ne accorse, aggiungendo con tono stanco che entro un mese o due la cicatrice sarebbe addirittura svanita.

“Anche a me sta bene uscire senza altre ragazze! Non mi piacciono.” sorrise Kyle, sfilandosi i pantaloni ed indossando quelli della squadra.

“Potremmo... potremmo uscire e voi due mi farete da spalla così che io possa cercarmi una fidanzata!” sorrise Skylar.

“Ok. Lo dico a Banquo?” domandò Kyle e gli altri due annuirono.

“Serata fra soli uomini! Da quanto tempo non ne facciamo una?” sospirò Skylar.

“La facevamo ogni volta che Lydia non voleva uscire.” tagliò corto Tyler, aggrottando la fronte e distruggendo l'entusiasmo dell'amico.

 

“Bevete!” disse Lilian, portando due cocktail rispettivamente a Lydia e a Sydney.

“Uno è veleno e l'altro l'antidoto?” domandò Lydia, cercando di sovrastare il suono della musica per riuscire a parlare. Sydney scoppiò a ridere, ma prese entrambi i cocktail e ne porse uno alla rossa.

“Grazie Lilian!” le urlò all'orecchio.

“Consideratelo un segno di pace! Ora sto con Tyler e voglio seppellire l'ascia di guerra!” spiegò la bionda. Sydney e Lydia si guardarono, fecero collidere i bicchieri e fecero un brindisi a Lilian, facendola leggermente arrossire. Lydia prese Lilian per il gomito ed entrambe si diressero al bagno delle ragazze, lasciando Sydney da solo a fissare il grande falò allestito al centro del piazzale del campus. Era alto almeno tre metri e il calore era tale che chiunque sudava, tranne il biondo. Il ragazzo lasciò gli occhi vagare per le fiamme che serpeggiavano lungo i legni secchi, ignorando la musica, quando sentì una voce alla sua destra.

“Ti piace il fuoco?” domandò un ragazzo. Sydney si voltò e vide un bellissimo ragazzo. Era alto e dalla muscolatura ben definita, gli occhi verdi e dei capelli scuri come il carbone. Il biondo sorrise, imbarazzato e non sapendo cosa dire.

“Mi chiamo Nick.” disse il ragazzo, allungando la mano e stringendo quella fredda del biondo. “Sei del Bukowski?”

“Sydney.” rispose il biondo, ed insieme intavolarono un breve discorso grazie al quale Sydney scoprì che Nick era amante della buona musica- ed infatti non riusciva a ballare le note della musica da discoteca -era Bilancia e il suo colore preferito era l'azzurro. Lydia e Lilian ritornarono, e gli occhi di Lydia si spalancarono appena riconobbero in Nick il bel ragazzo che aveva visto prima, durante la visita del campus.

“Ti va se ci allontaniamo? Questa musica mi dà alla testa.” disse Nick all'orecchio di Sydney.

“Ehm... ok.” rispose il biondo, e Nick lo prese per il polso e si allontanò con lui.

“No! Non può essere gay!” rispose Lydia, sospirando.
“Adesso sai cosa si prova.” disse Lilian, facendo spallucce. “Dai, cerchiamo un altro ragazzo!” disse dando una pacca sul sedere della rossa e accompagnandola al centro della pista.

 

“Veramente ci siamo rinchiusi in un pub a guardare una stupida partita di football?” domandò Skylar, reggendosi la testa fra le mani.

“Sssht!” risposero in coro Tyler, Kyle e Banquo con gli occhi fissi sullo schermo.

“Siete terribilmente noiosi!” ribatté Skylar, prendendo a tamburellare le dita. “Kyle, dammi una sigaretta.” disse il bruno.

“Ma tu non fumi.” rispose il moro, staccando gli occhi solo per un secondo dalla tv.

“Lo so. Ma potrò rimorchiare con la scusa dell'accendino, no?” rispose. Kyle fece spallucce e tirò fuori il pacchetto delle sigarette, passandolo al ragazzo.
“Sai come funzionano?” domandò Kyle, facendo ridere Banquo e Tyler.

“Spero che la tua squadra perda dodicimila a zero!” fu la risposta di Skylar, prima di prendere il cappotto, pronto per uscire, quando Tyler si strinse una mano al petto, aggrottando la fronte. Kyle e Skylar si pietrificarono, davanti a quella mossa, ma il rosso ricambiò loro uno sguardo sereno, annunciando solamente che “Dovevano andare.”

“Dove?” domandò Banquo, distogliendo gli occhi dallo schermo.

“Ehm... coprifuoco. I nostri genitori sono molto ansiosi, ultimamente.” disse Skylar, sorridendo.

“Ma sono le nove e mezza!” protestò Banquo, dando un'occhiata veloce all'orologio.

“Molto. Molto ansiosi.” ripeté Skylar.

 

Lydia continuava a ballare, catalizzando su di sé l'attenzione di una gran parte dei ragazzi del campus. Era sensuale, elegante e, cosa che la rendeva ancora più eterea, ballava da sola, senza un compagno che le girasse attorno che potesse offuscarne la grazia. Unì le mani e sollevò le braccia sulla testa, mentre con il suo bacino ondeggiava dolcemente al ritmo della musica, lasciando tutti i ragazzi a bocca aperta, causando qualche lite fra quelli già fidanzati che non riuscivano a distoglierne lo sguardo.

La rossa aprì gli occhi, sorrise nel vedere Sydney che parlava appoggiato ad un albero con Nick vicino, qualche minuto ancora e avrebbero finito per baciarsi; si voltò e vide Dylan che armeggiava, annoiato con un bicchiere semivuoto, e quasi si sentì triste per lui, se non fosse che una strana sensazione si impadronì di lei, come del biondo e del moro.

I tre si scambiarono uno sguardo. Lydia smise di ballare e prese Lilian per il polso, allontanandosi dalla pista da ballo, subito raggiunta da Dylan che vuotò il bicchiere in un sorso solo e Sydney che, dopo una semplice scusa, si allontanò da Nick.

I quattro ragazzi camminarono in silenzio fino a raggiungere un antro oscuro del campus, sotto un albero deserto dove non vi era l'ombra di nessuno studente. Poco dopo, un varco si aprì e Tyler, Kyle, Skylar e Vyvyen uscirono da quel portale, già con le divise di Kandrakar addosso.

Lilian salutò Tyler gettandoglisi al collo e baciandolo a lungo, riempiendolo di parole e di un riassunto non tanto breve, mentre il cuore permetteva anche agli altri tre guardiani di trasformarsi. La divisa dei due fratelli era nera e resistente come quella degli altri cinque ragazzi, ma avevano le loro modifiche personalizzate. Quella di Vyvyen aveva ricami gialli, il simbolo della Luce cucito vicino al cuore, due anfibi alti fino alle ginocchia, una gonna stretta che terminava all'altezza di metà coscia, una canotta con un ampio collo a U e due semplici guanti; in più i suoi capelli erano legati in una elegante treccia laterale. Quella di Dylan era più semplice: pantaloni, scarponi ed una maglia che terminava a dolcevita. I ricami della sua divisa erano tutti viola, ed il simbolo del suo potere, le Ombre, era cucito vicino al cuore.

“Pronti per andare?” disse Tyler, e tutti obbedirono.

“Fate attenzione!” disse Lilian.

 

A Kandrakar, i guardiani furono accolti dall'Oracolo e basta. Né Taranee, né Will erano presenti in quella sala, ma solo Hay Lin con la sua solita aria assorta e meditabonda.

“Guardiani, vi ho convocati per illustrarvi la vostra prossima missione.” disse l'Oracolo.

“Pensavo fosse una prova.” mormorò Lydia, aggrottando la fronte.

“Ed infatti verrete giudicati ed osservati per tutto il periodo necessario al compimento di questa missione. La squadra di Guardiani che porterà a termine la missione con il miglior risultato, continuerà il proprio compito di difesa dell'universo. Ma badate bene a non scontrarvi uno con l'altro. Kandrakar non approverebbe una condotta del genere. Per portare a termine questa missione, occorre innanzitutto la stretta collaborazione di tutti e sette i guardiani.” spiegò l'Oracolo, aprendo gli occhi solo alla fine di quel lungo discorso. Non sentendo obiezioni, l'Oracolo continuò “Dovrete andare sul pianeta Acantha ed indagare sull'epidemia che si sta diffondendo. Acantha era uno dei più floridi pianeti dell'universo, superiore alla Terra sotto molti punti di vista; un vero e proprio paradiso della democrazia e della modernità. Tutti gli abitanti di Acantha possedevano dei poteri magici, dai più semplici ai più potenti, ma da qualche settimana abbiamo perso tutti i contatti con gli abitanti del pianeta. Abbiamo inviato degli ambasciatori, ma solo uno di loro è tornato, ma il suo stato di shock ci impedisce di capire cosa sia successo.”

“Promettente.” mormorò Tyler, aggrottando la fronte. L'Oracolo mosse il braccio e aprì un portale verso il suddetto pianeta ed i ragazzi vi saltarono dentro.

 

Il paesaggio era tutto fuorché florido. Gli alberi erano spogli, le piante erano secche, la terra si sbriciolava sotto ogni passo ed un'insistente nebbia copriva, fitta come un mantello, la maggior parte del perimetro. I ragazzi si guardarono attorno per molto tempo, tendendo le orecchie e facendo attenzione ad ogni dettaglio, prima di decidere ed incamminarsi in una direzione non specifica.

“Lydia, puoi provare a parlare con le piante?” domandò Tyler. Lydia annuì ed accostò le orecchie al tronco dell'albero secco, ma nessuna parola uscì da quello scheletro di legno.

“Non mi pare questo sia un pianeta sviluppato.” mormorò Skylar, raccogliendo da terra dei sassi freddi come il ghiaccio.

“È come se qualcosa avesse succhiato via la vita da questo posto.” mormorò Vyvyen, mordendosi le labbra carnose.

“Vi viene in mente qualcosa che possa fare una roba del genere?” domandò Sydney, sentendosi a disagio in quel paesaggio spettrale.

“Non conosco creature capaci di eliminare la magia di un intero pianeta.” specificò Dylan.

“Continuiamo a camminare.” disse Tyler e gli altri sei ragazzi lo seguirono, continuando a guardarsi attorno alla ricerca di qualche indizio, ma trovandosi solo circondati dalla nebbia e dalla terra secca. Dopo un'ora, un timido sole, più piccolo di quello terrestre, sbucò dal cielo coperto ed asciugò l'atmosfera, sebbene la nebbia non si poté definire diradata. I ragazzi camminarono fino al punto più alto della collina, e quando arrivarono, si trovarono circondati solo da chilometri e chilometri di bosco morto e marcio.

“Siamo sicuri questo pianeta sia abitato?” domandò Sydney.

“L'Oracolo ha detto così.” sbottò Dylan, lasciando i cinque guardiani con una grande voglia di prenderlo a pugni in faccia.

“Chiederò al cuore.” intervenne Tyler, aprendo le dita della mano e aspettando che il cuore si palesasse sul palmo, ma dopo qualche secondo, il cuore ancora non compariva. “Che cavolo?” domandò il rosso, tastandosi il petto.

“Che succede?” domandò Lydia,

“Non vuole uscire. Ha... paura.” disse il rosso, e poco dopo sentirono un grottesco ululato provenire da qualche parte del bosco.

 

“Ok. Ci serve un piano!” disse Lydia, avvicinandosi a Kyle in cerca di qualche protezione.

“Direi di andare nella città più vicina... se ne è rimasta qualcuna.” disse Skylar.

“E come facciamo ad orientarci? Le piante sono morte, il Cuore si rifiuta di uscire...” ribadì Lydia.

“Posso... chiedere al vento.” disse Skylar, facendo spallucce.

“Ma se non si muove una foglia!” sbottò, sull'orlo dell'isteria. Dylan e Vyvyen si scambiarono uno sguardo spazientito, poi il ragazzo si inchinò per terra, poggiando una mano sul terreno. Immediatamente, tutte le ombre degli alberi ondeggiarono e poi si tesero come corde di violino, unendosi una all'altra, creando una rete d'ombra che si espandeva fino a perdita d'occhio.

“Ci sono persone a quasi dieci miglia da qui.” spiegò Dylan, alzandosi e pulendosi le mani dalla terra. Gli altri guardiani annuirono, leggermente impressionati da quell'azione, ma fin troppo orgogliosi per ammetterlo. I due fratelli si incamminarono, subito seguiti dagli altri cinque che, silenziosi come non mai, non osarono proferir parola per molto tempo; fu solo dopo circa mezz'ora che i ragazzi videro dei ruderi marcescenti sbucare all'orizzonte. La città si presentava in uno stato d'abbandono totale, sebbene l'architettura fosse diversa da quella terreste, con palazzi a cono dalla punta smussata, marciapiedi in marmo e molte costruzioni di vetro. Ma ora quel che rimaneva della città era polvere e crepe. I vetri erano resi opachi dalla polvere, alcuni palazzi erano crollati a causa dell'avanzata decadenza, le strade si spaccavano ad ogni passo e l'unica cosa che sembrava resistere era il marmo, sebbene fosse scalfito in più punti.

“Spettrale...” mormorò Sydney, guardandosi attorno.

“C'è qualcuno?” urlò Tyler, mettendo le mani a coppa vicino alle labbra così da amplificare il suono; ma nessuno rispose, se non una folata di vento che portava con sé polvere e pezzi di carta stracciata ed ingiallita.

“Che facciamo? Ci dividiamo?” domandò Kyle, grattandosi la testa.

“No, non mi piace questa storia. Restiamo uniti.” disse Tyler.

“Aspettate, ragazzi. Dobbiamo ragionare come dei rifugiati! È chiaro che qui è successo qualcosa, allora mettiamoci nei panni dei superstiti. Se davvero sono qui come ci ha detto Dylan, allora dove cerchereste rifugio?” domandò Lydia, premendosi le tempie.

“Durante un disastro naturale le persone si raccolgono in luoghi comuni molto ampi.” disse Skylar, facendo spallucce.

“Ma qui non è accaduto nulla di naturale, per quanto ne sappiamo.” intervenne Vyvyen, guardandosi attorno.

“Andate via!” sussurrò una voce sopra le loro teste. I sette ragazzi volsero gli sguardi e videro un uomo dalla lunga barba bianca e con un turbante di un viola scolorito che diceva loro di andare via, scacciandoli con il braccio quasi volesse allontanare delle mosche.

“Andate via! Non farete altro che attirarla qui!” disse, ancora, con un tono fortemente disperato.

“Signore, ma di cosa sta parlando?” domandò Tyler. “Siamo i guardiani di Kandrakar e siamo venuti qui per aiutarvi.” spiegò il rosso.

“Peggio per voi! Ma andate via!” urlò, un'ultima volta, prima che un ululato poco lontano da lì, fece vibrare tutte le finestre dei palazzi. “È troppo tardi. È già qui.”

  
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