Crisis
Afferro un paio di indumenti dalla cassettiera, e li lancio con noncuranza sul letto, sbuffando frustrata.
Mi dirigo frettolosamente in bagno, dove mi sciacquo il viso e cerco di acquistare un minimo di lucidità mentale e contegno.
Alzo lo sguardo verso il mio riflesso, una sagoma pallida, scarna e cupa: scuoto la testa con rammarico e volto le spalle allo specchio, lasciando scivolare il mio corpo lungo il mobile del lavandino.
Infilo le dita nei capelli, e mi stropiccio gli occhi con i palmi delle mani, fino a scoppiare in un pianto silenzioso.
Quasi non mi accorgo della presenza di Uncino sullo stipite della porta.
Cautamente si pone al mio fianco e mi avvolge le spalle con il braccio, creando una nicchia in cui possa rifugiare il capo.
Dovrei ripetermi di essere forte, e invece sono nel bel mezzo di una crisi nervosa, incapace di proferire parola.
Mi sento impotente, ma soprattutto egoista. Henry è chissà dove, probabilmente in pericolo, e io non ho ancora mobilitato le ricerche. Sia Regina che Uncino sono pronti ad agire, ed io?
Io mi sento vuota.
<< Swan, ascoltami >> dice Killian, mentre mi solleva il mento con il suo uncino.
Deve avermi chiamata fino adesso, e non me ne sono minimamente accorta. Ma dove ho la testa?
<< Troveremo il ragazzo. Lo facciamo sempre >> cerca di rassicurarmi.
Non rispondo, ma mi limito ad annuire poco convinta.
<< Si può sapere cosa diavolo sta succedendo? >> chiede Regina, facendo capolino nella stanza e squadrandoci con disappunto.
Dopo una frazione di secondo, nota il percorso delle lacrime sul mio volto, e la sua espressione tramuta: ora trasuda preoccupazione.
<< Sto bene >> mento, prima che possa chiedere spiegazioni.
<< Si direbbe il contrario >> ribatte Regina.
<< No, sto bene >> insisto, chiudendo il discorso.
Killian mi aiuta ad alzarmi, e dopo essermi asciugata le tracce di pianto con le maniche della vestaglia, recupero i vestiti e li indosso velocemente.
<< Hai avvertito i miei? >> chiedo a Uncino, sperando vivamente che scuota la testa.
So quanto siano affezionati a Henry, ma non posso mettere in pericolo pure loro.
<< Volevi che lo facessi? >> mi domanda, confuso.
<< No, assolutamente. Teniamoli fuori da questa storia, è meglio così >> rispondo.
Regina interviene, stizzita:
<< Swan, scherzi vero? Sai che in un modo o nell'altro verranno a sapere della scomparsa di Henry. E, no, non dire che possiamo mantenere questa faccenda segreta, è fuori discussione. >>
Detto ciò, Regina si volta, afferra il mio cellulare dal comodino e me lo porge.
Non senza esitazione, sblocco lo schermo e apro il contatto di mio padre.
Con riluttanza, avvio la chiamata.
Dopo un paio di squilli, sento la voce assonnata di David.
<< Papà, Henry è scomparso.>>
<< Emma, che cosa? >> Posso immaginarlo scattare seduto sul letto, sveglio e con gli occhi spalancati.
Avverto in sottofondo Mary Margaret chiedere spiegazioni, e il piccolo Neal scoppiare a piangere.
<< Sí, hai capito bene... >> sussurro.
<< Arriviamo subito >> risponde, per poi chiudere la chiamata.
Infilo il cellulare nella tasca dei jeans, e inspiro profondamente, quasi ad inaugurare una delle notti più lunghe della mia vita.
Dopo attimi interminabili, prendo parola: << Dobbiamo parlare con Gold. Sicuramente nasconde qualcosa, deve essere colpa sua. >>
<< Sono d’accordo. Swan, tu verrai con me a controllare il suo negozio, e tu, pirata, rimarrai qui >> aggiunge Regina.
<< Certo, rimango a fare la guardia della porta di casa! Vuoi pure che spazzi il pavimento, nel frattempo? >>
Non può non scapparmi un accenno di sorriso a tale provocazione.
Regina ne rimane spiazzata per un secondo, ma ribatte con altrettanto sarcasmo: << Non sarebbe una cattiva idea, magari combineresti qualcosa di utile una volta tanto! >>
Sto per intervenire, quando sentiamo suonare il campanello.
<< Emma, siamo noi! >> esclama mia madre oltre la porta.
Scendiamo al piano di sotto, e Killian apre ai miei genitori.
<< Notte pesante, amico? >> domanda a mio padre, notando le occhiaie.
<< Non sai quanto >> risponde David, sorridendo.
Dopo aver mormorato il mio nome, mia madre si precipita da me.
Pone le mani sulle mie spalle e mi scruta attentamente, in un modo che solo lei sa fare: poi, con impeto, mi stringe in un abbraccio di conforto, cogliendomi di sorpresa.
Buonaseraa!
Spero che il capitolo vi piaccia. Ho aggiornato con un giorno d'anticipo, quindi sono stata puntuale.
È un capitolo di passaggio, lo so. L'azione sarà nel prossimo.
Un abbraccio a tutti e a martedì 21,
Molly