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Autore: Generale Capo di Urano    14/06/2016    1 recensioni
"Gli italiani perdono guerre come se fossero partite di calcio e partite di calcio come se fossero guerre" disse una volta Churchill. Ma quando si parla di calcio, nessuno scherza.
Quando le nazioni danno il proprio peggio. Guerra, calcio, che differenza fa?
***
#1. Francia-Romania (2-1)
#2. Belgio-Italia (0-2)
#3. Austria-Ungheria (0-2)
#4. Germania-Polonia (0-0)
#5. Italia-Spagna (2-0)
Il primo tempo si concluse così, con l’Italia in vantaggio e la speranza accesa negli animi. Il secondo tempo fu pieno di urla, momenti di puro terrore alternati a momenti di illusa speranza; avevano bisogno di quella seconda rete, ma fallirono troppe volte e il Meridione pareva sul punto di avere una crisi nervosa.
“Vendetta, vendetta” gridavano intanto gli sguardi accesi dei due.
Genere: Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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BelgioItalia


*Belgio – lunedì 13 giugno, ore 21 (fuso orario belga)*
Erano tra le favorite, dicevano. Avrebbero sicuramente vinto, dicevano.
Da un iniziale stato di euforia e un energico tifo che avrebbe fatto intimidire chiunque, Manon era passata ad una fase di crisi nervosa e isterismo acuto che si manifestava stringendo convulsamente tra le dita l’orlo della bandiera belga e gemendo imprecazioni contro la terribile difesa italiana.
Dal canto loro, Michel e Abel tenevano d’occhio la sorella con fare preoccupato, l’uno cercando di trovare un modo per rassicurarla e l’altro già pronto ad uscire di casa per andare a prendere un certo Romano e trascinarglielo davanti di peso per costringerlo a consolarla.
Per almeno un’ora la povera ragazza era rimasta in quello stato, tra le lievi speranze che si presentavano ogni volta che i suoi giocatori riuscivano anche solo ad avvicinarsi alla porta avversaria e i colpi al cuore di ogni tiro degli avversari. Dal 32’ in poi non aveva fatto alto che supplicare per quel gol che li avrebbe fatti almeno pareggiare, ma a nulla parevano servire le sue preghiere.
Al 92’, il colpo di grazia. Trattenne il fiato, mentre Lussemburgo la raggiungeva quasi temesse di vederla svenire da un momento all’altro; sentì che le stringeva l’avambraccio, chiamandola allarmato.
Rimase lì ferma davanti al televisore, con lo sguardo basso e nelle orecchie le grida esultanti dei tifosi italiani.

*Italia – lunedì 13 giugno, ore 21 (fuso orario italiano)*
Già dall’inizio della partita, Romano si ritrovò in una crisi, incastrato tra il suo insuperabile spirito patriottico e l’amore per la sua bellissima Manon –cosa poteva fare? Certo che voleva che la sua squadra vincesse! Ma come l’avrebbe presa, lei?
Si consolò con il pensiero che dopotutto Belgio era una donna –non che non potesse amare il calcio per questo, ma probabilmente non ne era ossessionata come loro, giusto? Probabilmente era solo un modo per auto-convincersi di poter fare l’ultrà davanti al televisore senza problemi, ma funzionò, grazie anche all’entusiasmo di Veneziano che saltava sul divano con il viso dipinto e armato di vuvuzela azzurra.
Il programma era formidabile: calze, mutande, vestaglione di flanella, tavolinetto di fronte al televisore, frittatona di cipolle, familiare di Peroni gelata, tifo indiavolato, rutto libero!* Aspettate, un dejà vu…
Tutti potevano anche nutrire poche speranze, ma loro credevano ancora nella loro squadra. La speranza è l’ultima a morire, dicono, giusto?
E infatti, dopo mezz’ora, ecco il primo gol di Giaccherini, che li fece saltare in piedi ed esultare come forsennati. Il maggiore alzò un pugno in aria, mentre Feliciano aveva già preso in mano il telefono per rendere partecipe della sua gioia il povero Germania, con urla del tipo “Vinceremo!” “Aspettaci!” e “Quando saremo passati vi faremo il culo come tutte le altre volte!”
Era così fiero del suo fratellino.
I restanti minuti di gioco li avevano passati stringendosi a vicenda, tra incitamenti appena sibilati e grida di disappunto per ogni gol mancato, finché, al 92’,  grazie a Pellè, era successo.
«GOOOOOOOOOOOL!!»
Un unico boato si alzò in tutta Italia, e i due fratelli saltarono in piedi abbracciandosi tra grida di esultanza. Gliel’avevano fatta vedere, a quelli! (O, testuali parole di Romano, “Gli abbiamo fatto un culo così!”) Altro che favoriti!
Si accasciarono sul divano rilassati, con dei sorrisi a trentadue denti dipinti sui volti beati. Veneziano si girò verso il più grande: «Ci avranno sentito fino in Belgio!»
L’espressione di Romano cambiò. «Già… in Belgio…»
 


*Belgio – lunedì 13 giugno, ore 23 circa (fuso orario belga)*
Qualcuno bussò alla porta. «Manon… Manon, sono io!»
La belga sospirò, tirando su col naso e andando di malavoglia ad aprire la porta. «C-che vuoi?»
A Romano si spezzò il cuore nel vederla ridotta in quello stato; si sentì quasi in colpa per tutto l’esultare di poco prima. «Va tutto bene?»
«Certo che va tutto bene, perché non dovrebbe andare bene? È solo una stupida partita di calcio, dopotutto!» La sua voce pareva essersi alzata di un’ottava, mentre lo fissava con gli occhi lucidi e arrossati. L’italiano temette che stesse per avere una crisi isterica da un momento all’altro.
«D-dai, amore…» Fece per entrare in casa a consolarla, ma la ragazza non parve d’accordo. «Non ne voglio parlare, vai via.»
«Ma, Manon-»
«VAI VIA!»
Cercò di chiudergli la porta in faccia, ma Romano la bloccò con un piede, tra gemiti di dolore. «Dai, fammi entrare… ti prometto che non parlerò della partita.»
Manon socchiuse l’uscio e lo tenne d’occhio a metà tra il minaccioso e il depresso. «Non farai commenti su come hanno giocato?»
«Lo giuro.» La belga aprì la porta e il fidanzato sorrise mentre metteva un piede avanti per entrare. «Certo però, che il più divertente era il tizio con quel cespuglio sulla testa!»
Cadde all’indietro, con il naso sanguinante dopo che la ragazza gli aveva sbattuto la porta in faccia.
 
Rimase a guaire per il dolore davanti alla porta per una decina di minuti, finché ad aprire non fu qualcun altro. Abel lo fissava con sguardo glaciale, quasi ad accusarlo per lo stato in cui si trovava la sorella, prima di afferrarlo per le spalle e trascinarlo dentro.
Lo trascinò ai piedi delle scale, spingendolo su in un tacito messaggio: “Ora tu vai su e la consoli.”
Esitò. «Non so, non mi pare abbia voglia di parlare con me… non è che ha le sue cos- ho capito, vado.» Un lampo feroce negli occhi del fiammingo lo convinse a salire le scale e a bussare nuovamente, stavolta alla porta della camera della ragazza. Entrò silenziosamente, trovandola raggomitolata tra le coperte.
«Manon-»
«Vai via.»
Quella volta però l’italiano non ci fece caso, avvicinandosi per poi sdraiarsi accanto a lei e stringerla da dietro. Ci volle un quarto d’ora buono, ma alla fine ella si decise a girarsi verso di lui e riprendere a parargli.
«Allora, ti lasci consolare ora?»
Belgio annuì, sorridendo di nascosto tra le coperte.







*passatemi la citazione, pls--

Angolo patriottico
Cuccioli, loro :') I miei piccolini adorati~ <3
Loro sono l'amore, ma ciò non toglie che VI ABBIAMO FATTO IL CULO, BELGI! ...prima o poi mi passerà lo sclero...davvero.
E siccome Scottie non vuole essere spammata (tanto la tua storia è comunque nella prima pagina quindi MUHAHAHAHAHA- te se ana), mi limito a ringraziare lei e la mia bellissima moglie per le idee :*
Austria-Ungheria anche loro 0-2, dev'essere la maledizione delle mie OTP :D 


 
   
 
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