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Autore: Venus80    15/06/2016    1 recensioni
Evelyn è una giovane strega forte e determinata amante delle avventure. Quando suo zio Gandalf le propone di raggiungerlo nella Terra di Mezzo per unirsi a lui e ad un gruppo di nani in un viaggio verso la Montagna Solitaria, non si lascia sfuggire l'occasione. Parte desiderosa di sperimentare questa nuova esperienza che la renderà ancora più forte, grazie anche ad un potere che finora non aveva mai conosciuto: il potere dell'amore.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7: chi la dura, la vince!
 
Ma cosa gli è preso? Sembra quasi che si sia offeso!, rifletté Evelyn pensando a ciò che era appena accaduto con Thorin. Beh, se così fosse, gli sta bene! Una piccola vendetta per tutte le volte che lui mi ha trattata con indifferenza!, sentenziò tra sé.
Gandalf notò che sua nipote era pensierosa, perciò le chiese con apprensione, “Eve! Cosa c’è?”. Evelyn si destò dai suoi pensieri e, dopo un primo momento di incertezza, rispose con calma, “Oh no, niente! Stavo solo pensando ad alcune cose”. “Che tipo di cose?”, domandò incuriosito lo stregone. “Beh, il viaggio verso Erebor, gli orchi che vi inseguivano e gli elfi che sono contrari a questa impresa. Insomma, gradirei una spiegazione!”, replicò prontamente Evelyn. “Sì, più che comprensibile! Hai diritto ad un chiarimento”, affermò Gandalf pacatamente. “Dunque, vediamo! Ehm…tu sai chi è Smaug?!”, dichiarò lo stregone. “Sì! Smaug è un drago che si è impossessato della Montagna Solitaria, una volta regno dei nani”, asserì Evelyn. “Certo, ma non nani qualsiasi…i discendenti di Durin. Prima dell’arrivo di Smaug, Erebor era il più potente tra i sette regni dei nani; vi regnava Thror, il nonno di Thorin”, disse Gandalf.
Un’espressione di sorpresa si disegnò sul volto di Evelyn che replicò, “Questo vuol dire che Thorin è…”. Non fece in tempo a finire di parlare che Gandalf la interruppe completando lui la frase, “…è il legittimo erede di Erebor! E’ il Re Sotto la Montagna!”.
E’ un re?! Adesso capisco perché ha sempre quell’atteggiamento fiero e sfacciato!, ragionò Evelyn. Poi ripensò al modo scortese con cui si era rivolta a lui la prima volta e la colpì un senso di vergogna. Però io non sapevo che fosse un re! E comunque, se l’è meritato! Così impara a comportarsi meglio! Il fatto che sia un re non gli da’ il diritto di trattare con sufficienza le persone!, pensò alla fine per non sentirsi in colpa.
Dopo un attimo Evelyn mise da parte le sue riflessioni e continuò il discorso, “Perciò adesso ha deciso di riprendersi ciò che è suo di diritto?!”, esclamò. “Esatto!”, rispose Gandalf. “Ma è passato tanto tempo da quando Smaug ha preso possesso di Erebor! Perché solo adesso i nani hanno deciso di agire?”, affermò Evelyn dubbiosa. “Perché adesso ci sono stati i segnali della profezia”, replicò lo stregone. Evelyn guardò suo zio con uno sguardo inquisitorio e allora Gandalf proseguì nel chiarimento, “Quando gli uccelli del passato torneranno ad Erebor, il regno della bestia avrà fine!”. “Gli uccelli del passato?!”, dichiarò Evelyn perplessa. “Corvi, mia cara Eve! I corvi sono stati visti volare verso la montagna come predetto”, asserì lo stregone. “Ah, capisco!”, disse Evelyn annuendo. “E gli orchi cosa hanno a che fare con questa storia? Perché vi stavano dando la caccia?”, domandò Evelyn con apprensione. “Perché c’è qualcuno che vuole la testa di Thorin!”, rispose Gandalf con un tono grave.
Evelyn a quelle parole si sentì quasi mancare. Qualcuno vuole Thorin morto?!, pensò sconvolta. Il pensiero che Thorin avrebbe potuto essere ucciso la fece angosciare e non riuscì ad evitare che suo zio se ne accorgesse.
“C’è qualcosa che non va?”, chiese Gandalf avendo notato una certa agitazione in Evelyn. “No, è che…non mi aspettavo una risposta del genere!”, replicò Evelyn cercando di nascondere al meglio la sua preoccupazione. Poi, dopo un momento di esitazione, chiese a suo zio, “E chi lo vuole morto?”.
Gandalf stava per risponderle quando si avvicinò un elfo che si rivolse allo stregone, “Mithrandir, volevo avvisarvi che il mio signore Elrond si è dovuto assentare. Parlerà con voi più tardi”. “Oh, va bene! Vi ringrazio per avermi avvisato”, rispose cordialmente Gandalf. L’elfo si congedò e se ne andò.
A quel punto, lo stregone si rivolse a sua nipote dicendo, “Beh, questo vuol dire che ho un po’ di tempo libero da dedicarti. Cosa ti andrebbe di fare?”. Evelyn ci pensò un po’ e poi rispose con entusiasmo, “Allenarmi con la spada!”. “Va bene! Però con quel vestito ti verrà un po’ difficile”, replicò Gandal con una calorosa risata. “Hai ragione! Vado a subito a cambiarmi!”, asserì allegramente Evelyn.

Evelyn corse nella sua camera, si cambiò in fretta indossando gli stessi vestiti utilizzati durante il viaggio per Gran Burrone, prese la spada e tornò immediatamente da suo zio che la stava aspettando. Dopodiché cercarono un posto tranquillo e lo trovarono in una zona a ridosso del fiume sottostante la città.
Gandalf si sedette su una panchina posta vicino ad un albero. “Beh! Cosa fai, ti siedi? Io voglio allenarmi!”, esclamò Evelyn con fermezza. Lo stregone abbozzò un sorriso e dichiarò, “Inizia pure! Io mi riposo un attimo”. Evelyn lo guardò con aria di rimprovero, allora Gandalf asserì scherzosamente, “Abbi un po’ di cuore per un povero vecchio!”. Evelyn assunse un’espressione rassegnata e, senza dire niente, cominciò ad allenarsi tirando qualche colpo nel vuoto.
Dopo qualche minuto, Evelyn si fermò, si voltò verso suo zio che stava osservando con attenzione il suo allenamento e gli disse pacatamente, “Zio, però non mi hai ancora detto chi vuole la testa di Thorin”. Gandalf fissò sua nipote con aria inquieta e replicò sospirando, “Lo scoprirai ben presto!”. Evelyn e suo zio si guardarono con preoccupazione. “Ed è per questo motivo che gli elfi non approvano questa impresa?”, domandò Evelyn incuriosita. “Beh, non sono sicuro, ma credo che siano più preoccupati per cosa potrebbe accadere se si risvegliasse Smaug e cosa potrebbe accadere a Thorin una volta riconquistata la Montagna Solitaria”, rispose lo stregone con tono apprensivo. “Cioè?!”, esclamò Evelyn perplessa. 
Gandalf stava per risponderle quando, ad un tratto, sentirono un rumore, si voltarono verso il punto dal quale proveniva e videro Bilbo che se ne andava in giro per i fatti suoi. “Ah, Bilbo!”, esclamò lo stregone alzandosi e andando incontro a lo hobbit; Evelyn appoggiò la spada a terra e seguì suo zio. Bilbo si diresse timidamente verso Gandalf ed Evelyn e fece un cenno con la mano per salutare. “Cosa stai facendo?”, chiese lo stregone con curiosità. “Niente di particolare! Ammiravo la città e la valle…è molto bello qui!”, dichiarò il mezz'uomo guardandosi intorno. Evelyn sorrise e affermò con tono quieto, “Sì, è vero! E’ molto bello! C’è un’atmosfera magica che infonde serenità!”. Bilbo annuì abbozzando un sorriso. Poi, rivolgendosi sia a Gandalf che ad Evelyn, domandò, “E voi cosa stavate facendo?”. “Ci stavamo allenando con la spada”, rispose lo stregone. Evelyn guardò suo zio contrariata e replicò aspramente, “Veramente, io mi stavo allenando!”. Dopo si voltò verso Bilbo e disse con fermezza, “Mio zio con la scusa di essere un povero vecchio fa’ fare tutto a me!”. Gandalf fissò con aria di rimprovero sua nipote mentre Bilbo cercò di sembrare indifferente alla situazione. 
Lo stregone sospirò distendendo il volto e si rivolse a lo hobbit, “Bilbo! Perché non resti a farci compagnia?!”. “Oh, sì…volentieri!”, rispose il mezz'uomo annuendo. Mentre Evelyn riprese ad allenarsi con la spada, Bilbo e Gandalf si sedettero sulla panchina. Intanto che si esercitava, Evelyn chiese, “Mastro Baggins, ditemi! Ma perché voi sareste lo “scassinatore”?”. “Ah…ecco…vedete…il mio compito sarebbe quello di aiutare i nani ad entrare dentro Erebor!”, affermò Bilbo tentennante. Evelyn assunse un’aria perplessa e domandò, “Ma siete uno scassinatore per professione?”. “Ehm…”, lo hobbit si grattò la nuca, “…in verità è la prima volta”, replicò Bilbo con serietà. Evelyn si fermò di colpo, si avvicinò a lo hobbit tenendo in mano la spada in posizione di riposo e lo guardò stupita. “Ma allora perché hanno scelto voi?!”, asserì sbalordita.
Gandalf si schiarì la voce ed intervenne nella discussione, “L’ho scelto io!”. Evelyn indirizzò il suo sguardo verso lo stregone e con aria inquisitoria chiese, “E perché?”. “Perché Smaug è abituato all’odore dei nani, invece l’odore degli hobbit gli è sconosciuto”, spiegò Gandalf pacatamente. Evelyn annuì con un’espressione dubbiosa.
In quel momento si avvicinò un elfo che andò da Gandalf e disse, “Mithrandir, re Elrond è tornato. Ora puoi ricevervi!”. “Oh, bene!”, esclamò lo stregone alzandosi dalla panchina sulla quale era seduto. Poi si diresse verso sua nipote affermando, “Io vado. Tu continua pure con il tuo allenamento”. Dopo si voltò verso Bilbo e dichiarò, “Bilbo! Potresti rimanere a fare compagnia a mia nipote?!”. Lo hobbit acconsentì sorridendo. “Ecco! E alla fine non ti sei allenato con me!”, protestò Evelyn dispiaciuta. Lo stregone guardò sua nipote affettuosamente e replicò con tono premuroso, “Ci alleneremo insieme un'altra volta”. Evelyn sbuffò mentre Gandalf si incamminò.
Dopodiché Evelyn fissò Bilbo e chiese, “Siete bravo con la spada?”. Il mezz’uomo la osservò stupito e rispose esitante, “Ehm…no! Non proprio! Cioè…ho una spada ma…in verità…non ne ho mai usata una in vita mia”. Evelyn lo guardò sorpresa e affermò con risolutezza, “Beh, forse sarebbe il caso di imparare visto che, da quello che ho capito, ci sarà da combattere parecchio!”.  “Ah…non saprei…è che…”, dichiarò Bilbo sempre titubante.
All’improvviso si udirono delle voci in lontananza; lo hobbit ed Evelyn guardarono verso il punto dal quale giungevano e nella parte superiore della città videro Thorin e Fili. Stavano scendendo la scalinata che conduceva al livello inferiore nel quale si trovavano Bilbo ed Evelyn. Fili, non appena vide Evelyn, alzò il braccio e lo agitò con entusiasmo per salutarla ed Evelyn ricambiò il saluto. Poi rivolse il suo sguardo verso Thorin e lo osservò con aria seria; il volto del nano era cupo e fissò Evelyn con disappunto. Mi sa che è ancora arrabbiato!, pensò Evelyn con fierezza.
Intanto Fili si affrettò a scendere per raggiungere Evelyn; Thorin lo seguì con passo esitante e poco entusiasta. Fili raggiunse Evelyn e, quando vide la spada nella sua mano, la guardò stupefatto. “Cosa fate con la spada?”, domandò dubbioso. “Mi sto allenando!”, esclamò Evelyn con vanto. “Ma perché, siete capace ad usare la spada?!”, chiese Fili sbalordito. Evelyn fissò Fili con rancore e stava per fargli una sfuriata quando sopraggiunse Thorin; il suo sguardo andò sul re dei nani che la stava osservando con un sorriso derisorio. Evelyn lo guardò con disprezzo per poi riportare immediatamente la sua attenzione su Fili. “Se volete, vi dimostro che sono in grado di usarla?!”, propose al nano con tono di sfida. “No, aspettate! Io non volevo dire niente di male…”, cercò di giustificarsi Fili che venne interrotto da Evelyn la quale sentenziò duramente, “Avete per caso paura di essere battuto da una donna?!”. “Fili, accontentala! Visto che dovrà venire con noi, almeno accertiamoci delle sue capacità”, intervenne Thorin con tono beffardo. Evelyn lanciò un’occhiata carica di ira al re dei nani il quale rimase impassibile mentre, nel frattempo, Bilbo osservò tutta la scena incuriosito.
Fili esitò un attimo prima di estrarre la spada dal fodero appeso sulla sua schiena. Evelyn rimase sorpresa nel vedere che il nano aveva con sé la sua spada, nonostante nella situazione e nel luogo in cui si trovavano non fosse necessario girare armati. “Ma voi non vi separate mai dalla vostra spada?”, chiese meravigliata. “Beh, non si sa mai! Meglio essere sempre pronti!”, replicò Fili con tono pacato.
Senza dire più una parola, Evelyn si mise in guardia e così fece anche Fili. Il nano iniziò ad attaccare, ma senza caricare troppo con la forza ed Evelyn non ebbe difficoltà a parare il colpo. “Non abbiate timore! Usate tutta la forza che avete!”, dichiarò Evelyn con sicurezza. Allora Fili attaccò di nuovo mettendoci più vigore; questo non scoraggiò Evelyn che riuscì ancora una volta a difendersi bene e contrattaccò senza esitazione. Il nano evitò abilmente il colpo scagliato da Evelyn e partì nuovamente all’attacco. Evelyn fu in grado di fermare anche questo fendente, ma questa volta Fili con una veloce roteazione le fece abbassare la spada e la blocco al suolo. Evelyn e Fili si trovarono faccia a faccia e si guardarono dritti negli occhi; Evelyn rimase a bocca aperta per lo stupore.
“Ho vinto!”, esclamò Fili con orgoglio. “Ne siete proprio sicuro?”, domandò Evelyn con convinzione. Fili guardò Evelyn perplesso mentre lei recitò la formula, “Vatos expelliamus!”. La spada volò via dalle mani del nano e andò a finire vicino a Thorin che lasciò trapelare un accenno di incredulità. Fili guardò la sua spada che giaceva a terra ai piedi di suo zio e poi si voltò verso Evelyn con un’espressione sbigottita. “Ehi! Così non è valido!”, protestò il nano con disappunto. Evelyn lo fissò con uno sguardo malandrino e replicò sfacciatamente, “Sono una strega! Cosa vi aspettavate?!”. Poi sorrise e dichiarò con tono calmo, “Però bella mossa! Me la dovrete insegnare!”. Fili ricambiò il sorriso e rispose esaltato, “Con molto piacere!”.
“Ma come? Non avevate detto che volevate dimostrare di riuscire a fare qualcosa che non implicasse l’uso della magia?!”, disse con tono provocatorio Thorin. Fili guardò suo zio confuso e chiese, “E quando l’avrebbe detto?”. “Poco prima quando la stavo accompagnando a cercare Gandalf!”, asserì il re dei nani con fermezza. Fili fissò Evelyn con uno sguardo inquisitorio. Evelyn, senza perdere la calma, diede un’occhiata veloce a Thorin per poi indirizzarsi a Fili abbozzando un sorriso e replicando con sarcasmo, “Sì! E’ stato così stranamente gentile da volermi accompagnare a cercare mio zio, nonostante non sapesse neanche dove si trovava!”. Dopo si girò verso Thorin con un sorriso derisorio sulle labbra e lo guardò con aria di sfida; il volto di Thorin assunse un’espressione seria e fissò Evelyn con rancore. Intanto Fili e Bilbo assistettero alla scena con incredulità e continuarono a osservare sia Thorin che Evelyn con sbigottimento. “E per rispondere alla vostra domanda, ogni tanto dovrò pur allenarmi anche con quella che è la mia arma principale, cioè la magia?!”, asserì Evelyn stizzita.     
“Ma come vi…”, esordì Thorin con tono adirato, ma fu interrotto dall’arrivo di un elfo, verso il quale si voltarono tutti e quattro, che dichiarò, “Scusate il disturbo! Volevo avvisarvi che è quasi pronto il pranzo”. “Molto bene! Grazie!”, replicò Evelyn cordialmente. L’elfo si congedò e se ne andò.
Evelyn diede un’occhiata veloce a Thorin che aveva ancora sul suo volto un’aria seria e irata. Poi guardò Fili e Bilbo, che nel frattempo si era alzato dalla panchina e si era avvicinato al gruppo, ed esclamò con tono quieto, “Beh, io vado a darmi una sistemata! Ci vediamo dopo!”. Lo hobbit e Fili annuirono mentre Thorin continuò a mantenere la sua espressione autorevole senza dire una parola.
 
Evelyn ritirò la spada nel fodero e si incamminò per andare in camera sua; quando vi arrivò, fece un bagno veloce e si cambiò indossando sempre l’abito bianco e blu. Poi raggiunse gli altri nel solito luogo adibito per il pranzo e la cena. Il momento del pranzo trascorse tranquillo con re Elrond che ogni tanto chiacchierava con Evelyn, curioso di sapere qualcosa di più su di lei, e ogni tanto con Gandalf. Thorin era silenzioso e l’unica cosa che fece fu annuire qualche volta a delle affermazioni del re degli elfi e di Gandalf. Per tutta la durata del pranzo Evelyn e Thorin continuarono a lanciarsi occhiate cariche di risentimento.
 
Dopo pranzo Evelyn decise di fare una passeggiata per Gran Burrone. Mentre camminava tranquillamente per i corridoi e i viali si imbatté in Thorin che le andò incontro con impeto. “Eccovi qua! Proprio voi stavo cercando!”, disse con rabbia. Evelyn lo guardò stupita e poi domandò infastidita, “Cosa volete?”. “E me lo chiedete?! Come vi siete permessa di mancarmi di rispetto davanti a mio nipote e a Mastro Baggins?!”, replicò Thorin con tono grave. Evelyn lo fissò con ira e affermò con furia, “Ah! Io vi avrei mancato di rispetto?! E voi? Voi che continuate a trattarmi con indifferenza e assumete sempre un atteggiamento presuntuoso quando vi rivolgete a me?! Vi ho per caso fatto qualcosa di male da meritare un trattamento simile?”. A quelle parole il volto di Thorin assunse un’espressione mesta e distolse lo sguardo da Evelyn che rimase sorpresa da quell’atteggiamento; si aspettava un’altra sfuriata da parte del re dei nani il quale invece, senza dire niente, se ne andò in fretta e furia.
“Oh beh, questa poi! Chi lo capisce è bravo!”, esclamò Evelyn sbalordita. Rimase un momento in silenzio a riflettere su ciò che era appena accaduto e poi mormorò, “Sarà meglio che vada in camera, se voglio evitare altre situazioni del genere e stare tranquilla”. Detto ciò, rientrò in camera sua e notò subito che sul letto c’era un bel vestito di raso rosso con delle lunghe maniche che scendevano morbide quasi fino a terra e delle rifiniture d’argento all’altezza dell’avambraccio. Evelyn lo sollevò e lo osservò attentamente. “Questo vestito è proprio bello! Lo porterei con me, se non fosse per il viaggio che dovrò affrontare! Sarebbe solo un impiccio e comunque non potrei indossarlo”, asserì Evelyn pacatamente posando l’abito sul letto. Ma pensandoci bene trovò una soluzione, “ Beh, al massimo potrei chiedere agli elfi di spedirlo a Minas Tirith a Kaytria e Daron!”, disse Evelyn compiaciuta.
Citando la sua amica e Daron, le venne in mente che non aveva ancora avvertito del suo arrivo a Gran Burrone né loro né i suoi genitori. “Oh no! Mi sono dimenticata di mandare un messaggio ai miei genitori e a Daron e Kaytria! Saranno preoccupati!”, affermò con apprensione. “Con tutto quello che è successo dal mio arrivo, mi sono completamente dimenticata!”, dichiarò contrariata. Allora, senza perdere tempo, si affrettò a mandare un messaggio prima a suo padre e sua madre e poi a Kaytria nel quale si scusava di non essersi fatta subito sentire al suo arrivo a Gran Burrone e le scrisse tutto quanto riguardo a Thorin e al sogno che aveva fatto a Minas Tirith.
Dopo aver provveduto a scrivere ai suoi genitori e a Daron e alla sua amica, decise di dedicarsi alla lettura. Prese uno dei pochi libri che si era portata con sé, si sedette sulla poltrona e lesse fino a quando non fu l’ora di prepararsi per la cena. Quando fu il momento, si cambiò indossando l’abito di raso rosso e, dopodiché, si recò nel luogo adibito ai banchetti.
 
Durante la cena non accadde niente di particolare e il tempo trascorse serenamente; re Elrond, Gandalf ed Evelyn si intrattennero nella solita chiacchierata conviviale alla quale Thorin intervenne ogni tanto quando interpellato, mantenendo un atteggiamento distaccato ed obiettivo. Inoltre, il re dei nani evitò di rivolgere il suo sguardo verso Evelyn che percepì sul suo volto un’espressione malinconica. Ma cosa avrà?, si chiese perplessa.
 
Terminata la cena, Evelyn andò subito in camera per verificare se Kaytria avesse già risposto alla sua lettera. Quando entrò nella sua stanza scrutò attorno e sul tavolo vide un foglio; lo prese in mano, lo osservò e riconobbe la scrittura della sua amica. “Bene! Mi ha già risposto!”, esclamò Evelyn sorridendo soddisfatta.
Poi si sedette sulla poltrona e iniziò a leggere:
 
Cara Eve,
 
finalmente ti sei fatta sentire, incominciavo a preoccuparmi. Mi fa piacere sapere che sei arrivata sana e salva a Gran Burrone.
 
Ma perché non mi hai detto prima del sogno? Comunque, da quello che mi racconti, sembrerebbe un sogno premonitore. Però forse sarebbe meglio se chiedessi a tuo zio; lui sicuramente ne saprà di più.
 
Per quanto riguarda questo Thorin, beh, secondo me ti stai innamorando di lui. E per questo non posso fare a meno di rimproverarti; hai rifiutato uno come Jago per poi innamorarti di un nano. Però, considerando che si tratta di un re, tutto sommato non è un pessimo affare, ma dovresti aspettare la fine dell’impresa per decidere cosa fare; d’altronde non è detto che riesca a riconquistare il suo regno.
 
Ad ogni modo, tienimi aggiornata sulla tua avventura.
 
Un abbraccio,
 
Kaytria   
 
Evelyn rimase sconcertata da ciò che aveva appena letto; non solo per la risposta ai suoi dubbi che le aveva dato Kaytria, ma anche per il modo superficiale con cui l’amica aveva affrontato la questione. “Cioè, Thorin andrebbe bene come possibile pretendente solo se riconquista il suo regno e diventava re?!”, questionò scioccata. Poi sospirò scuotendo il capo e dichiarò rassegnata, “Sempre la solita! Avrei dovuto aspettarmelo!”. Detto ciò, rimase un attimo in silenzio a pensare mentre rileggeva la lettera; la sua attenzione si soffermò su una frase in particolare, “secondo me ti stai innamorando di lui”. Si alzò in piedi di scatto e si mise a camminare avanti e indietro nervosamente per la stanza stringendo la lettera tra le mani e riflettendo ad alta voce, “E se avesse ragione Kaytria?! Io non mi sono mai innamorata, perciò non so come si fa a capire di esserlo, però mia sorella mi diceva che se si è attratti da un uomo, pensi spesso a lui e desideri la sua attenzione!”. Si fermò di colpo e si sedette. “E se fosse così, che faccio?!”, esclamò con inquietudine. Dopo un momento si alzò, lasciando cadere la lettera a terra, e scuotendo la testa replicò fermamente, “No, è impossibile! Kaytria si sta sbagliando! Probabilmente sarà colpa del sogno che mi ha confusa”. Si fermò a riflettere e, dopo qualche istante, asserì con calma, “Già, a proposito del sogno! Almeno su questo Kaytria ha ragione; sarà meglio che chieda a mio zio. Lui di certo ne saprà di più”.
Ad un tratto qualcuno bussò alla porta. “Sì, avanti!”, esclamò Evelyn. La porta si aprì e fece capolino Gandalf. Evelyn sorrise a suo zio e affermò pacatamente, “Zio! Entra pure!”. “No, grazie! Sono solo passato a prenderti per raggiungere gli altri della compagnia”, rispose lo stregone abbozzando un sorriso. “Oh! Va bene!”, replicò Evelyn con tono quieto. Lo stregone si incamminò seguito da Evelyn.

Durante il tragitto Evelyn pensò dubbiosa, Potrei già parlare a mio zio del sogno?! O forse è meglio se aspetto un altro momento quando saremo più tranquilli?! Rifletté un attimo e poi asserì tra sé con convinzione, Ma sì! Potrei parlargliene già adesso! Ma non fece in tempo ad iniziare a parlare che sentì delle voci in lontananza e capì di essere in prossimità della dépendance assegnata alla compagnia di nani. Come non detto! Gliene parlerò un’altra volta!, esclamò Evelyn. 
Ad un certo punto, si sentirono delle risate ed Evelyn pensò compiaciuta, Beh, se sono sempre così allegri, almeno non mi annoierò con loro! Gandalf ed Evelyn entrarono nella stanza dove si trovavano tutti i membri della compagnia, seduti attorno ad un falò, intenti a cucinarsi della carne. Evelyn notò che uno di loro, il più robusto tra tutti, Bombur, era al suolo a gambe all’aria e sotto di lui c’erano i pezzi di quello che una volta era un tavolino. Tutti i nani stavano ridendo di gusto quando, notando la presenza dello stregone ed Evelyn, smisero di ridere. Bofur andò loro incontro, “Gandalf, Evelyn! Venite! Unitevi a noi! Stiamo cucinando del cibo più sostanzioso dell’insalata che ci propinano gli elfi!”, disse allegramente. “Oh sì, volentieri. E tu Eve?!”, replicò lo stregone. “Sì, grazie! Non ne posso più di mangiare solo insalata e verdura”, dichiarò Evelyn con tono avvilito.
Bofur annuì sorridendo mentre cercava un posto dove farla sedere. In quel momento Fili si alzò di scatto, si avvicinò e propose entusiasta, “Potete sedervi con me e Kili?!”. Evelyn non ebbe il tempo di rispondere che Fili prese la sua mano e l’accompagnò a sedersi accanto a lui.
“Vi presento mio fratello Kili”, disse indicando il nano seduto al suo fianco. “Molto piacere!”, replicò Evelyn abbozzando un sorriso. Kili prese la mano di Evelyn e la baciò. Poi le fece l’occhiolino e asserì, “Il piacere è tutto mio!”. Evelyn rimase esitante davanti all’atteggiamento del nano. “Sì, va bene! Adesso basta!”, si intromise Fili, visibilmente irritato, allontanando suo fratello in modo che lasciasse la mano di Evelyn. Kili guardò attonito Fili che lo rimproverò, “Kili! Ti sembra il modo di comportarti?”.
Kili, a differenza degli altri del gruppo, aveva solo un accenno di barba ed Evelyn trovò la cosa alquanto strana per un nano. Che strano! I nani di solito hanno la barba più lunga! Magari è dovuto alla sua giovane età, ma pensandoci bene, anche Fili è abbastanza giovane, eppure ha la barba più lunga di suo fratello!, pensò Evelyn dubbiosa.
Evelyn abbandonò i suoi pensieri e si mise a conversare con i due nani che stavano discutendo. “Così siete fratelli?!”, domandò con tono quieto. Fili e Kili smisero di litigare e si voltarono verso Evelyn. “Sì!”, replicarono all’unisono, mettendosi a vicenda il braccio sulle spalle, lasciando da parte ogni dissapore. Evelyn abbozzò un sorriso. “E voi non avete fratelli o sorelle?”, chiese poi Kili. “Sì, una sorella!”, affermò Evelyn annuendo. “E perché non è venuta con voi?”, chiese Fili. “Beh, primo perché lei non ha il senso dell’avventura come me e poi perché è impegnata ad occuparsi della sua famiglia”, asserì Evelyn.
La loro chiacchierata fu interrotta da Bofur che porse loro i piatti con, in ognuno, una bistecca e una salsiccia; Evelyn si mise a mangiare con gusto e così fecero anche Fili e Kili. Intanto che mangiava, Evelyn si guardò intorno e notò l’assenza di Thorin; i suoi occhi scrutarono bene ogni angolo nella speranza di scorgerlo, ma inutilmente.
“Sapete…sono contento che…che veniate con noi”, dichiarò Fili esitante. Evelyn si girò lentamente verso il nano e con fare impassibile rispose, “Scusate! Cosa avete detto?”.  “Oh! Niente…niente!”, replicò mestamente Fili. Evelyn, troppo presa dal cercare Thorin, non si accorse che sul volto del nano comparve un’espressione di sconforto.
Fu ad un tratto che la speranza di Evelyn si realizzò: Thorin finalmente arrivò. “Oh, Thorin! Eccoti qua! Stavo aspettando te per aggiornarvi sulle novità”, disse Gandalf. “E’ successo qualcosa?”, domandò il re dei nani col suo solito atteggiamento noncurante. Evelyn lo guardò con aria rassegnata e pensò, Non cambierà mai! In quel momento Thorin si accorse della presenza di Evelyn e la fissò con un’espressione seria. Allora Evelyn lo osservò indignata e si voltò subito verso suo zio che iniziò a parlare, “Dovete essere pronti a partire domani mattina il prima possibile”, affermò lo stregone con fermezza. “Oggi ho parlato con re Elrond e mi ha detto che domani mattina ci sarà un Consiglio nel quale si discuterà con Lady Galadriel e Saruman della vostra impresa”. Saruman?! Lo zio di Jago è qui?!, pensò sorpresa Evelyn. Intanto il volto di Thorin si fece cupo mentre gli altri nani si guardarono tra di loro preoccupati. Poi Gandalf proseguì, “Mentre io li terrò occupati voi partirete. Io vi raggiungerò appena possibile”. Evelyn a quelle parole rimase stupita. “Come zio?! Tu non vieni?”, chiese con apprensione. “Mia cara Eve, non ti preoccupare! Come ho detto, vi raggiungerò appena possibile”, replicò Gandalf con tono rassicurante e abbozzando un sorriso. “Oh, state tranquilla! Al massimo ci penserò io a difendervi!”, dichiarò prontamente Fili con fierezza. Evelyn guardò il nano con risentimento e questionò duramente, “Io sono capace di difendermi da sola!”. Fili capì di averla offesa con la sua affermazione e questo provocò in lui un senso di afflizione; nel frattempo Kili osservò con malizia sia Evelyn che suo fratello.
Possibile che tutti pensino che non sia in grado di cavarmela da sola?!, sentenziò Evelyn. Mentre cercava di calmarsi, incrociò lo sguardo di Thorin che la stava fissando con un’espressione provocante; allora la sua rabbia aumentò e, contemporaneamente, arrivò una folata di vento. “Ah…ehm…Eve! Sarà meglio che tu vada a dormire. Domani mattina dovrai alzarti presto”, intervenne Gandalf con un atteggiamento pacato. Evelyn guardò suo zio abbozzando un sorriso e replicò con calma, “Sì! Sarà meglio!”. Detto ciò, guardò dritto negli occhi Thorin, si alzò con grazia e sensualità, si congedò da tutti augurando la buona notte e con un andamento aggraziato si incamminò passando accanto a Thorin a testa alta, sfiorandolo intenzionalmente con la lunga manica del suo vestito.
 
 
 
 
 
   
 
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