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Autore: KiarettaScrittrice92    18/06/2016    4 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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La notizia

«Ma sei sicura?!» domandò dubbioso il ragazzo cercando di trattenere la donna con il suo bastone.
«Fidati di me Chat, ti ho forse mai deluso?» le rispose la ragazza in tuta rossa ammiccando verso di lui.
Gli venne da ridere al pensiero che fosse così sicura e spigliata con l’eroe in nero, ma quando poi si trovava davanti al vero lui non sapeva mai cosa fare. Scosse quel pensiero dalla testa, allontanandosi dalla segretaria con un balzo e, nello stesso istante, Ladybug lanciò il suo yo-yo per immobilizzarla.
«Cataclisma!» gridò, evocando il suo potere, ma senza sollevare il braccio che ancora gli doleva terribilmente.
Subito dopo tornò alla carica, poggiando i suoi artigli sul petto della donna. Come intuito detto la sua lady, qualcosa bloccò la sua mano prima di arrivare alla tuta viola: una specie di armatura invisibile che le dava quella forza mostruosa che, appena fu toccata dalla sua mano distruttiva, si frantumò in mille pezzi, tornando visibile e facendo uscire l’akuma. 
Ladybug lasciò andare la donna e lanciò il suo yo-yo verso la farfalla nera, purificandola.
Dopo che tutto tornò alla normalità si avvicinò a Nathalie, con aria un po’ preoccupata: in fin dei conti era l’unica che si prendeva davvero cura di lui, molto più di quanto facesse suo padre.
«Tutto ok, signorina? – disse con fare gentile e come al solito molto galante, porgendole il braccio sinistro per aiutarla ad alzarsi, mentre la donna rispondeva con un verso confuso, portandosi una mano alla testa – Vada a riposarsi, al resto ci pensiamo noi.» le suggerì poi, accompagnandola fuori dalla stanza, mentre con la coda dell’occhio vedeva già la sua compagna che si dirigeva verso la porta scorrevole del bagno, pronta, come suo solito, a bussare nella speranza di avere notizie di Adrien.

 

Stava bussando ormai da più di un minuto e cominciava davvero ad essere preoccupata. Ormai le mancavano solo due puntini neri ai suoi orecchini e non poteva farsi vedere mentre tornava normale, ma non se ne sarebbe andata finché non avesse saputo che Adrien era sano e salvo.
Stava per aprire la porta, quando invece fu aperta dall’altro lato. Davanti a lei apparve il ragazzo, sembrava affannato e si teneva ancora la mano sulla spalla, ma stava bene.
«Scusa se non ti ho risposto subito…» disse lui, anche la sua voce sembrava di nuovo normale, un po’ stanca, ma normale: il solito tono rassicurante e aggraziato che lo caratterizzava.
«Non importa, l’importante è che stai bene…» fece lei bloccandosi per poi guardare il punto in cui ancora si stava tenendo.
«Tranquilla, non è niente, domani sarà già passato.»
«Bene, allora io vado.» disse lei quando il suo orecchino suonò nuovamente, avvisandola che le mancava solo un minuto.
Stava già per uscire dalla finestra quando la voce del ragazzo la bloccò di nuovo.
«Ladybug, aspetta! – si bloccò e si girò verso di lui – Conosci Marinette?» domandò e per un attimo quello sguardo verde era diventato intenso, quasi malizioso, per un attimo aveva creduto che il suo segreto fosse stato scoperto e dovette controllare la voce, per rispondere in modo tranquillo.
«Perché?» chiese, senza dare una risposta affermativa o negativa, nel tentativo di non tradirsi.
«Ha lasciato qui la sua cartella, ed io non la rivedrò fino a domani a scuola... Se potessi riportargliela.» rispose lui con tono innocente, indicando lo zaino rosa.
La ragazza si sentì sollevata da quella risposta e, rispondendo in modo affermativo, prese il suo zaino e usci dalla finestra.

 

«È una notizia stupenda Nathalie!» disse il ragazzo entusiasta.
Erano nella camera della segretaria: era una stanza molto semplice e spartana, caratterizzata dai toni del grigio e del bianco. La donna era seduta sul suo letto, mentre lui era su una sedia.
«Sì forse, ma suo padre non mi lascerà mai fare una cosa simile. Gliel’ho già chiesto e non è sembrato molto contento.» disse la donna.
«Ci penso io. Sono abbastanza grande per cavarmela da solo e anche lui potrà fare a meno di una segretaria per un po’ di tempo durante la giornata.» le sorrise lui dolcemente.
«Davvero?» chiese la donna, arrossendo a quel suo gesto altruista.
«Certo. Tanto è una cosa che richiede tempo, no? In due o tre mesi saprò convincerlo e sapremo organizzarci al meglio tutti insieme.»
«Grazie mille signorino Adrien, siete davvero un ragazzo d’oro.» disse la donna alzandosi e lui fece altrettanto, per poi uscire con lei dalla stanza.
«Questo ed altro per te Nathalie, ma devi promettermi che appena lo prenderai me lo farai conoscere.» concluse il ragazzo con un tono forse un po’ troppo euforico.
La donna gli rispose affermativamente, dopodiché si separarono.
Era davvero contento di quella notizia: il pensiero che Nathalie volesse adottare un bambino lo rendeva stranamente emozionato, non solo perché finalmente lei sarebbe stata un po’ più felice, ma anche perché sarebbe stato come avere un fratellino più piccolo con cui giocare e parlare. 
Convincere suo padre sapeva che non sarebbe stato un grosso problema, insomma effettivamente lui era severo, ma ormai lo conosceva bene, come conosceva bene le leve per farlo cedere e sapeva esattamente come fargli accettare la scelta della segretaria.

 

Marinette si buttò sulla chaise-longue esausta. Tra il combattimento contro Nathalie e la preoccupazione per Adrien, si era completamente prosciugata.
Si accorse ben presto che la giornata per lei non era finita, quando avvertì un rumore ormai alquanto conosciuto, provenire dalla finestra. Alzò lo sguardo dal cuscino e vide Chat Noir, appollaiato come suo solito, che la salutava.
Con un sforzo e un verso di protesta, si alzò e andò ad aprire l’anta di vetro che separava l’eroe in nero dalla sua stanza. Appena gli fu possibile entrare, fece un balzo a piè pari dentro la camera, per poi afferrare una mano della ragazza e baciarla delicatamente.
«Buonasera purrincipessa!» la salutò, mentre lei scostava quasi immediatamente la mano, irritata.
«Chat, capisco che mi consideri un’amica, ma ultimamente stai esagerando. Ho la mia vita io!» protestò, ma lui sembrò non curarsi di quel rimprovero, anzi sorrise, come se avesse semplicemente risposto al suo saluto.
«È stata una giornata stancante.» disse sedendosi tranquillamente sulla sedia della scrivania.
«Non fare finta di non ascoltarmi.» lo rimbeccò lei, mettendosi le mani sui fianchi e avvicinandosi a lui.
«E tu non fare finta di non essere contenta che io sia qui.» le rispose lui a tono, con quel suo solito sorriso divertito.
«Cosa?! Io… Tu… Ma che…?!» d’improvviso non trovava più le parole, era diventata sicuramente rossa come un peperone, mentre la rabbia le saliva velocemente. 
Lei contenta per lui: sì certo. Però, effettivamente, non poteva mentire a se stessa. Era stata spesso preoccupata per il suo compagno di avventure, soprattutto nell’ultimo periodo e non le dispiaceva affatto che il giovane felino avesse fatto amicizia anche con la sua vera lei, ma tra l’apprezzare ogni tanto la sua presenza e l’essere contenta di vederlo un giorno sì e l’altro no nella sua stanza c’era un’abisso.
«Allora fanciulla… – fece lui ignorando i suoi balbettii furiosi – Come va con il tuo principe azzurro? Avete scelto il progetto?»
La ragazza sospirò, rassegnandosi all’evidenza e lasciando penzolare le braccia lungo i fianchi.
«Ci siamo già divisi i compiti... Prima che la sua segretaria c’interrompesse…» gli rispose.
«Ah già. Problema risolto a proposito.» disse lui facendole l’occhiolino.
«… Gra-Grazie…» l’aveva presa alla sprovvista, non aveva pensato al fatto che lui era stato a combattere con lei, ovviamente, e che quindi sapeva bene la situazione.
Quei pensieri però durarono poco, perché la mano artigliata di Chat si avvolse sul suo polso tirandola e facendola sedere sulle sue gambe.
«Hai seguito il mio consiglio quindi?» chiese usando di nuovo quel tono sensuale che la fece sobbalzare.
«S-sì… L’abbiamo scelto assieme… Ed io… Io disegnerò i vestiti per le foto…» subito dopo che finì quella frase mezza balbettata, lui fece un verso eccitato, che la fece innervosire ancora di più.
«Giurami che potrò vederti quando sarai vestita da Satine…» proseguì lui ignorando il fatto che la ragazza era sempre più irrigidita sulle sue gambe.

  
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